Manutenzione stradale: nel 2020 incremento del 6,3% dei consumi di conglomerato bituminoso

28 Maggio 2021

La pandemia da COVID-19 non ha bloccato la ripresa dei lavori stradali (avviata 2 anni fa) nel nostro Paese. A fine 2020 il consumo di asfalto ha superato quota 32 mln di tonnellate, la cifra più alta raggiunta negli ultimi 10 anni e nel primo trimestre dell’anno si stima un’ulteriore crescita.

Secondo l’Associazione SITEB – Strade Italiane E Bitumi si tratta di “segnali positivi per la sicurezza della nostra rete stradale che evidenziano una netta inversione di tendenza rispetto all’ultimo decennio, in cui i mancati investimenti in questo settore hanno raggiunto i 10 mld di euro. L’impiego dei fondi legati al Pnrr costituisce un’opportunità unica per sostenere un piano straordinario di manutenzione green del patrimonio stradale nazionale”.

Incremento del 6,3% dei consumi di conglomerato bituminoso

La nuova analisi trimestrale effettuata dall’Associazione mostra che nel 2020 la produzione di conglomerato bituminoso, principale indicatore delle attività di manutenzione stradale nel nostro Paese, è stata di 32 mln di tonnellate (nel 2019 si era fermata a 30 mln di tonnellate), nuovo record assoluto dell’ultimo decennio.

L’incremento del 6,3% dei consumi di conglomerato bituminoso, registrato lo scorso anno rispetto al 2019, è stato prevalentemente sostenuto dagli appalti ANAS e dalla notevole attività di manutenzione delle concessionarie autostradali, che hanno evidenziato una crescita della richiesta del cosiddetto “bitume modificato”. Un andamento positivo che sta proseguendo anche nel 2021, con un primo trimestre che fatto segnare un nuovo aumento della produzione di bitume rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

L’incremento appare tanto più sostenuto se confrontato con il triennio 2015-2016-2017 in cui la produzione di conglomerato aveva fatto segnare il record negativo con 23 mln di tonnellate, a testimonianza di un’attività di manutenzione stradale ridotta al minimo indispensabile.

Anche in piena fase di pandemia l’attività di manutenzione stradale non si è mai fermata ed è stata considerata strategica per il paese e quindi inserita tra i codici ATECO esentati dal blocco previsto dai DPCM governativi. Il Paese è oggi, inoltre, tornato a produrre bitume e ad esportarlo in modo significativo: in Italia l’export vale addirittura il 78% del mercato interno.

Rete stradale sicura con 22 miliardi di investimenti

“Si tratta di un segnale certamente positivo per la sicurezza della nostra rete stradale per troppi anni dimenticata e per cui abbiamo pagato spesso un elevato costo sociale – sottolinea il Presidente SITEB – Michele Turrini -. Rimettere in sesto il nostro patrimonio stradale significa, oltre a garantire che sciagure come quelle vissute nel recente passato non si ripropongano, anche rilanciare la competitività delle nostre imprese e ridurre il divario tra le diverse aree del Paese. I fondi del Pnrr che arriveranno dall’Europa costituiscono un’occasione unica per riparare ai 10 miliardi di euro di mancati investimenti che hanno seriamente compromesso il nostro patrimonio stradale, provocandone il graduale deterioramento; in alcuni casi il degrado è entrato negli strati profondi delle pavimentazioni e ora sono necessari interventi di rifacimento strutturale molto costosi. Oggi stimiamo occorrano 22 mld di euro di investimenti per rendere sicure e al passo con i tempi l’intera rete stradale”.

Trasporti-Italia.com – 28/05/2021

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Bus Rapid Transit: in Trentino trasporto su gomma più rapido in vista delle Olimpiadi

Un sistema di trasporto di massa con autobus che viaggiano su corsie preferenziali per aumentare la rapidità del trasporto su gomma, raggiungendo prestazioni assimilabili a quelle di una metropolitana. Non necessita di nuove infrastrutture viarie, ma di un potenziamento di strade esistenti, con allargamenti localizzati della sede stradale e nuove fermate attrezzate.

Si tratta del BRT- Bus Rapid Transit ed è la soluzione infrastrutturale di mobilità sostenibile considerata dalla Provincia di Trento un upgrade tecnologico e di servizio nell’ambito del trasporto pubblico locale che verrà realizzata nelle valli di Fiemme e Fassa in vista delle Olimpiadi invernali del 2026.

Superare il veicolo privato

La Giunta provinciale ha approvato uno schema di accordo di collaborazione che permette di definire gli interventi sulla mobilità pubblica, inserendo le due Comunità di Valle interessate in un apposito Tavolo di confronto interistituzionale, per la partecipazione attiva del territori coinvolti.

Nel provvedimento approvato è contenuto anche lo studio di fattibilità che esplora la compatibilità tecnico-funzionale di una linea BRT con le caratteristiche dell’area di studio e le specificità della domanda di trasporto che essa esprime. L’analisi svolta individua anche tre componenti sinergiche tra loro e caratterizzanti un sistema BRT: l’infrastrutturazione della sede, delle fermate e delle opere complementari; le tecnologie di supporto (ITS, Infomobilità, semaforizzazioni); il materiale rotabile come elemento distintivo (capacità, comfort, allestimenti interni, motorizzazioni a basse emissioni).

In generale, è rilevante il conseguimento di servizi più regolari, senza ritardi, anche nelle ore e nei giorni di punta, vista la possibilità di “superare” localmente il veicolo privato, scongiurando i problemi legati alla congestione del traffico.

70 milioni di euro di investimenti complessivi

“Con il decreto del dicembre scorso a firma del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con Ministro dell’Economia e delle Finanze, sono state individuate le opere da realizzare per garantire la sostenibilità delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Le infrastrutture erano già presenti nel dossier di candidatura, con il decreto sono stati definiti i finanziamenti assegnati. Fra queste opere trovano spazio anche gli interventi per la realizzazione di un sistema di mobilità di tipo Bus Rapid Transit nelle valli olimpiche di Fiemme e Fassa e l’adeguamento del deposito Bus di Cavalese, per i quali sono previsti 70 milioni di euro di investimenti complessivi” ha spiegato il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti.

Trasporti-Italia.com – 28/05/2021

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Trasporto passeggeri: pandemia, Ue approva aiuti di Stato per 20 mln di euro per le imprese

Venti milioni di euro a sostegno delle imprese attive nel trasporto passeggeri su strada colpite dalla pandemia di coronavirus. Arriva il via libera dalla Commissione europea per gli aiuti di Stato per il comparto.

I fondi saranno erogati, si legge in una nota dell’esecutivo Ue, sotto forma di sovvenzioni dirette. Il regime è aperto alle imprese di autobus che gestiscono servizi di trasporto passeggeri su strada su tratte a medio e lungo raggio che non sono soggette a obblighi di servizio pubblico.

Il sostegno sarà concesso entro il 31 dicembre 2021

Scopo della misura è attenuare l’improvvisa carenza di liquidità che le imprese colpite si trovano ad affrontare a causa della pandemia di coronavirus. La Commissione europea ha constatato che il regime è in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo. In particolare, il sostegno non supererà 1,8 milioni di euro per impresa e sarà concesso entro il 31 dicembre 2021.

La Commissione ha concluso che “la misura è necessaria, adeguata e proporzionata per porre rimedio al grave turbamento dell’economia di uno Stato membro, in linea con l’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del TFUE e con le condizioni del quadro temporaneo”. Su queste basi la Commissione ha approvato le misure in conformità delle norme dell’Unione sugli aiuti di Stato.

Trasporti-Italia.com – 28/05/2021

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Trasporti, nasce la figura del Mobility Manager per ridurre l’impatto degli spostamenti delle persone

Ripensare i tempi della città e i tempi degli spostamenti delle persone. Dopo la pandemia questa esigenza si è fatta ancora più necessaria. Ed ecco che il Mobility Manager si delinea con nuove e importanti funzioni.
Tale figura ha come obiettivo principale la creazione di un Piano Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL), uno strumento di razionalizzazione degli spostamenti del personale realizzato attraverso l’analisi, lo sviluppo e la verifica di una serie di aspetti.

Anita ha comunicato che il ministero delle Transizione Ecologica ha emanato recentemente le disposizioni attuative con un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Obiettivo concreto della figura, che in realtà ha le sue radici in un decreto del 1998, è la riduzione strutturale e permanente dell’impatto ambientale derivante dal traffico veicolare privato nelle aree urbane e metropolitane, promuovendo la realizzazione di interventi di organizzazione e gestione della domanda di mobilità delle persone che consentano la riduzione dell’uso del veicolo privato individuale a motore negli spostamenti sistematici casa-lavoro e favoriscano il decongestionamento del traffico veicolare.

Il mobility manager aziendale è in questo senso la figura specializzata nel governare la domanda di mobilità e nella promozione della mobilità sostenibile nell’ambito degli spostamenti casa-lavoro del personale dipendente.

Le funzioni principali del Mobility Manager

Le sue funzioni sono le seguenti: promozione, attraverso l’elaborazione del PSCL (Piano degli Spostamenti Casa Lavoro), della realizzazione di interventi per l’organizzazione e la gestione della domanda di mobilità del personale dipendente; supporto all’adozione del PSCL; adeguamento del PSCL anche sulla base delle indicazioni ricevute dal comune territorialmente competente; verifica dell’attuazione del PSCL, anche ai fini di un suo eventuale aggiornamento, attraverso il monitoraggio degli spostamenti dei dipendenti e la valutazione, mediante indagini specifiche, del loro livello di soddisfazione; cura dei rapporti con enti pubblici e privati direttamente coinvolti nella gestione degli spostamenti del personale dipendente; attivazione di iniziative di informazione, divulgazione e sensibilizzazione sul tema della mobilità sostenibile; promozione con il mobility manager d’area di azioni di formazione e indirizzo per incentivare l’uso della mobilità ciclo-pedonale, dei servizi di trasporto pubblico e dei servizi ad esso complementari e integrativi anche a carattere innovativo; supporto al mobility manager d’area nella promozione di interventi sul territorio utili a favorire l’intermodalità, lo sviluppo in sicurezza di itinerari ciclabili e pedonali, l’efficienza e l’efficacia dei servizi di trasporto pubblico, lo sviluppo di servizi di mobilità condivisa e di servizi di infomobilità.

Il mobility manager aziendale è nominato tra soggetti in possesso di un’elevata e riconosciuta competenza professionale e comprovata esperienza nel settore della mobilità sostenibile, dei trasporti o della tutela dell’ambiente.

Ecco quali sono le imprese che devono adottare il piano degli spostamenti

Sono tenute ad adottare – entro il 31 dicembre di ogni anno – un piano degli spostamenti casa-lavoro (PSCL) del proprio personale dipendente, le imprese e le pubbliche amministrazioni con singole unità locali con più di 100 dipendenti ubicate in un capoluogo di regione, in una città metropolitana, in un capoluogo di provincia ovvero in un comune con popolazione superiore a 50.000 abitanti.
L’esigenza di perseguire obiettivi ambientali e sociali che garantiscano una maggiore sostenibilità delle aree urbane comporta l’adozione e l’attuazione di un PSCL che limiti gli spostamenti sistematici effettuati col il veicolo motorizzato e il solo conducente a bordo e al contempo favoriscano lo shift modale verso modalità di trasporto collettivo, condiviso e a ridotto o nullo impatto ambientale.

Il PSCL definisce, inoltre i benefici conseguibili con l’attuazione delle misure in esso previste, valutando i vantaggi sia per i dipendenti coinvolti, in termini di tempi di spostamento, costi di trasporto e comfort di trasporto, sia per l’impresa o la pubblica amministrazione che lo adotta, in termini economici e di produttività, nonché per la collettività, in termini ambientali, sociali ed economici.
Il Piano va trasmesso entro 15 giorni dall’adozione, al Comune territorialmente competente il quale, attraverso il proprio mobility manager d’area, può individuare eventuali modifiche e può stipulare con l’impresa intese e accordi per una migliore implementazione dello stesso.

Trasporti-Italia.com – 28/05/2021

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Porti: Brugnaro, concorso idee per approdo in mezzo al mare

27 Maggio 2021

Per crociere serve scavare Canale dei Petroli per ingresso

“Il nostro porto è stato abbandonato da più di dieci anni: è un porto di grande effervescenza, riusciamo a restare competitivi perché è un porto per i contenitori, un porto industriale e delle rinfuse. Un porto molto importante per la pianura padana, ma per per anni è stato abbandonato a se stesso”. Lo ha detto al Propeller Club di Venezia il sindaco della città lagunare, Luigi Brugnaro, parlando anche del futuro delle crociere. “C’è un groviglio di competenze. I ministeri precedenti non sono riusciti a colloquiare con noi. Il tema è principalmente quello dello scavo nei canali – chiarisce parlando del futuro delle crociere -. E’ vero, l’attuale governo ha varato una norma, dando soddisfazione ai movimenti i quali sostengono che i porti turistici debbano essere in mare. Ora si aprirà un concorso di idee, del costo di due milioni di euro, per fare un porto in mezzo al mare”. Il sindaco non nasconde la sua posizione. “Se è il prezzo da pagare per il rilancio del porto, va bene – puntualizza -. Ma ora dobbiamo scavare il canale dei petroli, che entra da Malamocco. Si tratta di canali demaniali e non cittadini: sono sotto l’egida dell’Autorità portuale e della Sovrintendenza. Il Comune in quelle acque non ha nessuna potestà: vale anche per i canali di navigazione del bacino di San Marco e della Giudecca. Il precedente Esecutivo ad agosto scorso ha istituito un’Agenzia per la laguna – ricorda – che ancora non è partita, la cui presidenza sarà affidata sotto l’egida del governo. Dovrebbe gestire tutte le acque lagunari, tra cui questi lavori di scavo che devono essere realizzati. Laddove spettava intervenire allo Stato è tutto fermo. L’ex presidente del porto ha detto che non poteva scavare, la Capitaneria ha ridotto i fondali per sicurezza. Abbiamo perso una nave di linea per un’incuria burocratica. Vorrei che il governo attuale venisse a parlare con me, che vivo qui da sempre”. Il primo cittadino di Venezia ha infine spostato l’attenzione sul Salone nautico: “il Comune ha deciso tre anni fa di avviare il Salone nautico all’Arsenale, un luogo importante per Venezia, dove costruivamo le navi, dove ha ancora sede la Marina militare. Un evento che prende il via sabato prossimo: qui mostreremo il meglio della nostra nautica da diporto, e mostreremo le sperimentazioni per la transizione ecologica delle barche da lavoro, da trasporto lagunare. Non abbiamo solo le imbarcazioni turistiche, noi lavoriamo sull’acqua tutto l’anno, è la nostra specialità. Sono certo che questo ministro dell’Ambiente mi ascolterà. Gli operatori sono stanchi, abbiamo perso molti posti di lavoro. Serve prendersi le responsabilità. Proporremo con il ministro Brunetta – conclude – una modifica dell’Agenzia, affinché la sua presidenza sia affidata al sindaco”.

Ansa/Mare – 27/05/2021

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INDUSTRIA, LE STRADE DEL NORD ITALIA NON PASSANO PIÙ PER MILANO

di Dario Di Vico

Come sta uscendo il nuovo triangolo industriale Milano-Bologna-Treviso dalla crisi pandemica? Quali novità è utile annotare per cercare di capire le prospettive che ha davanti a sé l’area forte dell’economia italiana? Detto che la manifattura del Nord si è riconfermata nel ruolo di «pavimento del Paese» e che è riuscita a rimanere saldamente agganciata alle altre economie forti, sarebbe sbagliato affrontare la fase che si apre con un atteggiamento di «scampata paura» e tralasciare quanto è successo in superficie e sotto.

La Pedemontana Veneta

Partiamo allora da alcune istantanee che si prestano a documentare le più recenti dinamiche del triangolo industriale. La prima ci porta all’inaugurazione prevista venerdì 28 maggio del tratto che collega i caselli di Bassano del Grappa e di Montebelluna della Pedemontana veneta, un’arteria centrale nel sistema nordestino visto che nel solo raggio di 10 minuti vivono 330 mila persone, operano 35 mila imprese che danno lavoro a 154 mila persone. Seguendo le linee di un dettagliato Libro bianco redatto dalla Confartigianato veneta, interrogarsi sugli effetti della Superstrada ci porta lontano, perché si modificano le geografie dei mercati del lavoro, cambiano mobilità e flussi regionali, si rafforza la consapevolezza di Treviso come punta Est del triangolo. E si creano le condizioni per riaprire la discussione sulla «grande città terziaria» di cui il Nord Est ha bisogno per attrarre capitali e manager. È chiaro che della Pedemontana si parla da almeno 30 anni, che la crisi del coronavirus ha dimostrato le difficoltà del project financing (con previsioni forzosamente incerte di ritorno degli investimenti) eppure il nuovo collegamento tra Bassano e Montebelluna è un’iniezione di adrenalina per il sistema nordestino.

I pendolari

La seconda fotografia viene dalla pubblicazione nei giorni scorsi di un report Istat sugli spostamenti per motivi di lavoro/studio riferito all’anno 2019, prima della pandemia, ma a consuntivo dei cambiamenti determinati dalla Grande Crisi 2008-15 e dai successivi anni di ripresina. Presi in esame gli anni Dieci ne viene fuori che gli spostamenti per lavoro sono aumentati, il pendolarismo si è intensificato e l’epicentro di quest’accentuata mobilità quotidiana è proprio il Nord in virtù di un sistema manifatturiero rappresentato dalle Pmi del contado e un mercato del lavoro di fascia medio-alta calamitato da Milano. Si può pensare verosimilmente che la mobilità delle persone sia legata all’intensificazione degli spostamenti indotti dal successo della formula delle filiere che collegano imprese di territori diverse, le selezionano in base alle performance e non più alla prossimità e determinano di conseguenza maggiore traffico di beni intermedi. Una sorta di Tir economy.

L’effetto Amazon

La terza fotografia che merita di essere analizzata riguarda gli effetti (contraddittori) causati dalla pandemia sulla contabilità degli spostamenti. Cominciamo dallo smartworking: le previsioni degli esperti ci dicono che a regime circa il 30% dei colletti bianchi in un giorno medio della settimana lavorerà da casa. È facile pensare, vista la difficoltà di organizzare per tutti nella propria abitazione «la stanza in più», che assisteremo alla proliferazione di stazioni di lavoro intermedie come i coworking e che, come sostiene il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, città come la sua possano trattenere sul territorio persone che pendolavano su Milano. Ma, accanto alla riallocazione verso casa delle persone, la pandemia ha messo in moto un movimento contrario di merci grazie al boom dell’ecommerce. Ormai la dislocazione in tutto il Nord di magazzini e centri di smistamento di Amazon si configura come una rete privata alternativa che movimenta beni e assume una rilevanza del tutto nuova nel sistema produttivo settentrionale. Va aggiunto che già oggi Amazon è l’interfaccia di molte Pmi che hanno potuto restare sul mercato grazie al canale dell’ecommerce e un successivo scossone potrebbe arrivare dalla decisione, già ventilata, del gruppo di Jeff Bezos di passare direttamente alla produzione con private label di una serie di beni di consumo.

Lo schema milanocentrico

Come stanno insieme queste fotografie che sovrapposte non identificano una tendenza unica ma contraddizioni e dispersioni? Quali direttrici si possono individuare? Prima del virus il Nord aveva adottato uno schema milanocentrico, la città di Ambrogio era il posto in cui metaforicamente «tutto il settentrione si ritrovava a mezzogiorno», l’unica che poteva offrire un terziario di sembianze europee a una manifattura bisognosa di innovazione. I simboli di questa centralità erano l’Alta velocità che attirava competenze da Torino e Bologna e il Salone del Mobile che coniugava glamour metropolitano e valori artigianali.

L’Emilia Romagna

Oggi Milano è chiamata a leccarsi le ferite della pandemia e le divergenze di opinioni con i produttori brianzoli, proprio sul Salone, non sono casuali. Dovrà ritrovare la via della sua vocazione europea (è in corso un interessante studio sul corridoio Milano-Bologna coordinato dalla professoressa Valeria Fedeli del Polimi), ma giocoforza avrà tempi di riorientamento sfalsati rispetto alla ripartenza del triangolo industriale e quindi, quantomeno in una prima fase, avremo un Nord policentrico. Già oggi vediamo affermarsi esperienze che fanno intravedere traiettorie differenti. Una di esse è il capitalismo politico-amministrativo della Regione Emilia-Romagna, capace di superare l’epopea dei distretti nati dal basso offrendo idee di sistema che esaltano la capacità del territorio di attrarre investimenti e di legare la novità 4.0 al sistema universitario delle competenze.

Il caso Trieste

Un’altra novità è quella che per comodità chiameremo «germanizzazione di Trieste», gli investimenti di Amburgo e di Duisburg sulla logistica e il porto giuliano e tutte le conseguenze che questa scelta sta comportando in termini di riorganizzazione delle attività produttive retro-porto e dei collegamenti ferroviari con la Germania. In questa chiave forse vale la pena ripetere come gli investimenti di Amazon abbiano carattere sistemico non solo in termini di copertura del territorio ma anche dei rapporti di partnership con il sistema delle imprese.

La dispersione

Il venir meno, seppur temporaneo, di Milano-capitale aggiunge però nell’immediato dispersione. Il Nord non ha più il suo centravanti ma non per questo è più squadra, quando invece la sua accentuata interdipendenza con il capitalismo renano 2.0 proprio questo richiederebbe. Per non rappresentare in Europa solo un Paese di fornitori ci sarebbe bisogno che la maggiore piattaforma produttiva massimizzasse gli input positivi di mercato ma riducesse gli elementi di anarchia. Di fronte alle sfide — prime fra tutte la transizione ecologica e la gestione del Pnrr — che si aprono la risposta che si diede, con le filiere, alla Grande Crisi non basta più: c’è bisogno di costruire una cooperazione di sistema tra imprese, università e amministrazioni.

Le scelte politiche

Purtroppo però la Regione A4 è suddivisa in tanti contenitori politico-amministrativi che nella pandemia si sono dimostrati un fattore dispersivo e lo sono ancor di più nell’ottica delle scelte di programmazione di cui avrebbe bisogno il Nord. Non è un caso che i leghisti non abbiamo mai pensato nemmeno di armonizzare le scelte di sviluppo del territorio delle amministrazioni che guidano o di cui sono comunque l’azionista di riferimento. A loro basta l’autonomia identitaria di ciascun contenitore.

Corriere della Sera/L’Economia  – 27/05/2021

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Ambiente: Scoccimarro, burocrazia impedisce dragaggio canali

26 Maggio 2021

“Il problema dei dragaggi ci sta a cuore e ci stiamo adoperando da tempo per predisporre le procedure necessarie a un rapido avvio dei lavori ormai indispensabili per rendere regolarmente navigabili le acque interne, in particolare quelle destinate al traffico delle navi e alle attività diportistiche. Tuttavia la Regione, nonostante abbia saputo predisporre celermente tutta la documentazione necessaria, si deve scontrare con un sistema farraginoso, che di fatto, anziché tutelare l’ambiente in modo sostenibile, rischia a lungo andare di ottenere l’effetto opposto, danneggiando nel contempo l’economia collegata”.
Lo ha ribadito a Marano Lagunare l’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, Fabio Scoccimarro, in occasione di un sopralluogo effettuato nella struttura turistica Porto Maran e in un incontro nella sala consiliare del Comune con gli operatori maranesi dei settori collegati alla navigazione e alla percorribilità dei canali, che ha avuto assieme ad alcuni consiglieri regionali.
Come aveva avuto modo di evidenziare nel corso del sopralluogo il sindaco di Marano, Mauro Popesso, presenti il sindaco di Palazzolo dello Stella, Franco D’Altilia e il vicesindaco di Muzzana, Massimiliano Paravano, sia nel porto turistico che nei canali principali di Marano la navigazione è ormai difficile a causa della progressiva riduzione dei fondali nei tratti deputati al passaggio delle imbarcazioni, rendendo ormai critica la movimentazione anche degli scafi più piccoli.
“Il problema dei fondali – ha precisato Scoccimarro – lo conosciamo benissimo e il presidente Fedriga ne ha informato anche la conferenza Stato-Regioni con l’obiettivo superare blocco dei dragaggi: la Regione ha predisposto gli stanziamenti necessari, espletato il percorso burocratico per il loro impiego, ha provveduto a far redigere i relativi progetti ed è pronta a espletare le gare d’appalto per un rapido avvio dei lavori, che potrebbero partire in poche settimane”.
“È incredibile – ha proseguito l’assessore – che non si possano fare i dragaggi a causa di interpretazioni normative che vedono enti pubblici in disaccordo tra di loro. Un blocco burocratico difficile da spiegare nei contenuti e negli effetti agli operatori interessati e ai cittadini”.
“Bisogna assolutamente – ha aggiunto – che venga sbloccata urgentemente la situazione da parte del Governo, oppure che si addivenga rapidamente alla risoluzione dei nodi che ostacolano i lavori, anche nella prospettiva dell’utilizzo delle cospicue risorse destinate all’ambiente dal ‘recovery found'”.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 26/05/2021

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Osservatorio delle infrastrutture: «La piattaforma logistica di Trieste al top delle grandi opere»

Il rapporto delle Confindustrie del Nord esamina i progetti infrastrutturali nel Friuli Venezia Giulia: «Lavori più lenti del previsto» per la terza corsia. Promosso invece il treno veloce Venezia-Trieste e il Porto giuliano

di Maurizio Cescon

Due semafori verdi, per la modernizzazione della linea ferroviaria Venezia-Trieste e per la piattaforma logistica del porto di Trieste, e uno giallo, che riguarda la terza corsia dell’autostrada A4. È questo il giudizio sintetico finale che l’Osservatorio territoriale infrastrutture (Oti) delle Confindustrie del Nord dà sulle tre grandi opere che riguardano il Friuli Venezia Giulia. In sostanza due promozioni e un giudizio sospeso, in quanto l’avanzamento dei lavori, nel corso del 2020, è stato inferiore alle attese. Il rapporto è stato realizzato da 13 associazioni confindustriali del Nord Italia, tra cui Confindustria Fvg. Su 68 progetti monitorati in tutto il Nord Italia, 23 risultano completamente fermi (pari al 34%); 24 invece (35%) hanno avuto un avanzamento inferiore ai programmi e solamente 21 (31%) hanno soddisfatto le aspettative.

La terza corsia dell’A4

I lavori, per un costo complessivo di 1,274 miliardi di euro, sono stati suddivisi in quattro lotti costruttivi. Il secondo lotto riguarda il tratto San Donà di Piave-Svincolo di Alvisopoli. Rispetto al primo sub-lotto funzionale, sono in corso i lavori il cui termine è previsto nella prima metà del 2021. Per quanto concerne il secondo e il terzo sub-lotto funzionale, con decreto numero 423 del 27 marzo 2020, si è disposto l’annullamento delle procedure di gara per la progettazione esecutiva, che pertanto dovranno essere rifatte. Sarà dunque necessario predisporre una nuova gara. Il terzo lotto coinvolge il tratto tra Alvisopoli e Gonars, per il quale risultano in corso i lavori la cui ultimazione è programmata entro l’estate.

Le grandi opere in Friuli Venezia Giulia

Ferrovia Venezia-Trieste

La linea interessa tutta la pianura veneto–friulana da Venezia-Mestre fino a Monfalcone per poi dirigersi verso Trieste ai piedi del Carso. Le province di Venezia, Udine, Gorizia e Trieste sono attraversate dal tracciato, il quale si congiunge con molte altre linee importanti per i collegamenti tra Veneto, Friuli e il confine con l’Austria.

La soluzione dell’upgrading si è imposta rispetto alla prospettiva di una nuova linea Av/Ac, sebbene la decisione non chiuda definitivamente le porte a un futuro progetto relativo all’Alta velocità. In generale, il progetto prevede l’eliminazione di punti singolari o tratte che condizionano l’attuale velocità di tracciato, per far viaggiare i treni a una velocità massima di 200 chilometri orari e ridurre i tempi di viaggio a poco più di un’ora, circa 25 minuti in meno rispetto all’attuale percorrenza. Per il 2021 sono programmati i lavori sulla porzione di ferrovia Mestre-Ronchi.

Il porto di Trieste

La nuova piattaforma logistica, prevista nell’area tra lo “scalo legnami” e le aree ex Italsider, rappresenta il primo nucleo del futuro modello di sviluppo del porto in direzione Sud-Est. Com’è noto il progetto prevedeva una riqualificazione di aree industriali dismesse e una rettifica della linea di costa.

Nell’ambito dei lavori portuali, si affianca al progetto l’intervento di ampliamento della banchina del Molo VII, volto a incrementare le capacità di accoglienza di navi container e di stoccaggio sul relativo molo. Il potenziamento della piattaforma logistica consente di recuperare all’utilizzo portuale un’area complessiva di 250 mila mq, in parte occupata da raffinerie, impianti industriali e altre strutture dismesse o riconvertite, e 140 mila mq ricavati da aree occupate dal mare. L’opera, avviata nel 2016, è stata inaugurata il 30 settembre 2020 in concomitanza con l’annuncio relativo all’ingresso nel capitale societario di Piattaforma logistica di Trieste di Hamburger Hafen und Logistik Ag (Hhla).

Nordest Economia – 26/05/2021

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Dl Sostegni, tutte le misure per la mobilità: Tpl, mobility manager e sicurezza stradale

In arrivo nuove misure per migliorare la mobilità sostenibile e le infrastrutture introdotte con il Dl “Imprese, Lavoro, Giovani e Salute” (‘Sostegni bis’) approvato dal Consiglio dei Ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Tpl: 450 milioni di euro per i servizi aggiuntivi

Per il trasporto pubblico locale sono stati stanziati ulteriori 450 milioni di euro per il 2021 da destinare ai servizi aggiuntivi, per favorire spostamenti in sicurezza tenendo conto della graduale ripresa delle attività e delle esigenze di mobilità legate alla riapertura delle scuole a settembre, contestualmente alla necessità di contenere la diffusione del virus Covid-19.

Il nuovo stanziamento si aggiunge ai 390 milioni già previsti per lo stesso scopo dal precedente governo. Una parte delle nuove risorse, fino a un massimo di 45 milioni, sarà erogata per compensare i maggiori costi sostenuti dalle aziende per le attività di sanificazione e igienizzazione dei mezzi e per le altre iniziative volte a ridurre i rischi di diffusione del virus per gli utenti del trasporto pubblico locale.

Per mettere a disposizione dei cittadini i servizi aggiuntivi, le Regioni e i Comuni possono anche ricorrere ad altri operatori economici, taxi o servizio di noleggio con conducente (Ncc), stipulando apposite convenzioni. Nei limiti delle risorse assegnate alle Regioni e alle Province autonome, le convenzioni possono essere stipulate anche dagli uffici dirigenziali periferici del Ministero dell’Istruzione nel caso in cui dai tavoli prefettizi emerga la necessità di erogare servizi aggiuntivi di trasporto destinati esclusivamente agli studenti.

La figura del mobility manager per i piani di mobilità

Il decreto legge assegna anche risorse importati per mettere in atto i piani di mobilità predisposti dal ‘mobility manager’. Per favorire un più efficace utilizzo dei mezzi pubblici, con un adeguato raccordo tra orari di lavoro e di scuola e gli orari dei servizi di Tpl, è stato istituito presso il Mims un fondo di 50 milioni per l’anno 2021. Di questi, 35 milioni sono destinati alle pubbliche amministrazioni e alle imprese che abbiano nominato il mobility manager e predisposto, entro la fine di questa estate, il piano di spostamenti casa-lavoro del personale. I restanti 15 milioni sono destinati agli istituti scolastici che abbiano nominato il proprio mobility manager e disposto il piano degli spostamenti per gli studenti e per il personale scolastico. In entrambi i casi i contributi sono rivolti a iniziative di mobilità sostenibile, inclusi car-pooling, car-sharing, bike-pooling, bike-sharing.

La rete e le infrastrutture: ecco gli altri interventi

Altre misure approvate riguardano:

  • l’assegnazione ad Anas di 35,5 milioni di euro per il 2021 per la manutenzione, il monitoraggio, la sicurezza e la sorveglianza delle strade statali in seguito all’aumento di 3.716 chilometri della rete di propria competenza. Inoltre, per potenziare l’attività di manutenzione e ispezione sull’intera rete stradale, l’Anas potrà assumere con contratto a tempo determinato 370 unità di personale di alto profilo professionale (ingegneri, tecnici specializzati nell’impiantistica e nell’elettronica, ispettori e manutentori);
  • lo stanziamento di ulteriori 100 milioni di euro per il 2021 per sostenere gli operatori nazionali del trasporto aereo (diversi da Alitalia) in considerazione dei danni economici subiti dal settore dell’aviazione per il calo dei passeggeri a causa della pandemia. Per Alitalia è prevista invece la concessione, con un decreto del Ministro dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, di un finanziamento a titolo oneroso non superiore a 100 milioni di euro per assicurare la continuità operativa e gestionale;
  • misure di sostegno sono previste anche per le imprese che svolgono attività aeroportuali (gestori aeroportuali e prestatori di servizi a terra). Il fondo per gli aiuti al settore, partito con una dotazione di 500 milioni, viene incrementato di 300 milioni per il 2021;
  • viene prorogato fino al 31 dicembre 2021 l’esonero dal pagamento degli oneri previdenziali e assistenziali per le imprese che svolgono attività di cabotaggio;
  • l’autorizzazione di spesa delle Capitanerie di porto/Guardia Costiera pari a oltre 1,9 milioni di euro per la sanificazione e l’acquisto di materiale di protezione individuale e il pagamento del lavoro straordinario in relazione all’emergenza sanitaria.

Trasporti-Italia.com – 26/05/2021

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Porti: Venezia, tavolo per nuovo collegamento a reti Europee

25 Maggio 2021

Con Rfi, Cav e Authority per bypassare il ‘nodo’ di Mestre

Il Porto di Venezia avrà un nuovo collegamento multimodale con le reti Transeuropee di trasporto, che consentirà di raggiungere l’area portuale di Marghera bypassando il nodo di Mestre. La Giunta regionale ha infatti approvato uno schema di protocollo di intesa con Rfi Spa, Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, la concessionaria Cav Spa, Comune e Città Metropolitana di Venezia per un tavolo tecnico per lo studio e la progettazione della nuova infrastruttura.

Attorno al Porto di Venezia gravitano, sia su gomma che su ferro, differenti tipologie merceologiche (prodotti siderurgici, energetici, agroalimentari, chimici), che favoriscono la congestione della viabilità cittadina. I volumi si attestano su circa 100 treni alla settimana, mentre il traffico su gomma rappresenta uno dei maggiori problemi per la Tangenziale di Mestre provocando intasamenti sia nelle aree di Mestre che in quelle di Marghera.

“Con questo progetto – afferma la vicepresidente veneta con delega alle infrastrutture, Elisa De Berti – facciamo uscire dal cuore della città il traffico delle merci sfruttando al meglio il grande potenziale del trasporto intermodale e ambientalmente sostenibile. In più, valorizziamo i raccordi ferroviari”.

Il tavolo tecnico avrà anche il compito di reperire risorse in ambito comunitario per la progettazione e, successivamente, di seguirne l’evoluzione tecnica e le fasi approvative da parte di tutti i soggetti interessati. Rfi, Cav ed Autorità portuale si impegnano a reperire le risorse finanziarie rispettivamente per la progettazione ferroviaria, stradale e delle infrastrutture complementari in ambito portuale.

Ansa/Mare – 25/05/2021

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