Canova, test rumore inadeguati Il caso è alla Corte dei Conti

31 Agosto 2020

La segnalazione di Codacons all’ente veneziano con l’ipotesi di danno erariale nel mirino le centraline di rilevamento: «modelli superati, così nessuno paga».

di Alessandro Bozzi Valenti

Centraline vecchie, che non permettono la verifica del rispetto delle norme antirumore: la Corte dei Conti di Venezia chiede documentazione a Save. La possibile accusa, avanzata da Codacons Veneto, è quella di danno erariale. Senza centraline moderne, tecnicamente chiamate di tipo “V”, che a Treviso non sarebbero state installate (a favore di centraline “M”, a monitor), non è infatti possibile accertare se un aereo in atterraggio, o decollo, a Treviso rispetti o meno i limiti del rumore.Risulta quindi impossibile irrogare eventuali sanzioni alle compagnie aeree. Nonostante lo scalo trevigiano sia chiuso al traffico da mesi, tra Procura di Treviso e Corte dei conti di Venezia del Canova si continua a parlare. Al centro di tutto, su sollecitazione del Codacons Veneto – con supporto del tecnico ed ex controllore di volo Valdo Tamantini e del comitato No Aeroporto – le centraline di rilevazione del rumore. Tutto ha avuto inizio a marzo con l’ invio di un esposto alla Procura della Repubblica di Treviso dopo il pericoloso atterraggio – al terzo tentativo – del volo Pobeda proveniente da Mosca che passò inspiegabilmente sui tetti di Treviso e Quinto, atterrando sul lato Treviso. L’esposto avanzato da Codacons faceva riferimento alle problematiche relative al rilevamento del rumore, richiamando quanto giù segnalato lo scorso anno dal Comitato, con uno specifico esposto alla Corte. «Chiediamo la verifica delle responsabilità per presunto danno erariale causato dalla mancata installazione delle centraline di misurazione del rumore di tipo “V”» scriveva Codacons. Un’ osservazione che non è passata inosservata e che è stata anzi presa in considerazione dalla Corte dei Conti di Venezia, che l’ ha messa sotto la propria lente di ingrandimento, riprendendo in mano quanto inviato precedentemente (già lo scorso anno) anche dal Comitato. Tanto da chiedere a Save nelle scorse settimane, l’ invio di specifica documentazione entro la fine di luglio. Il danno erariale, secondo Codacons, Tamantini e Comitato, si rileverebbe perché a Treviso non sarebbe possibile verificare il rispetto o meno delle procedure antirumore che la legge prevede per gli aeroporti civili. A Treviso «da sempre le sole centraline di registrazione del rumore in esercizio, nei pressi dell’ aeroporto Canova di Treviso, sono quelle del tipo “M” che possiedono una vetusta tecnologia che non è in grado di registrare i singoli sforamenti dei limiti di legge sul rumore» ha fatto notare Codacons, «che invece per competenza di Enac andrebbero sanzionati al vettore aereo di competenza». Niente multe, insomma, a Ryanair e alle altre compagnie che operano sul Canova che – stando alle ultime campagne di monitoraggio – avrebbero più volte sforato i limiti di legge, arrecando disagio ai residenti tra Quinto e Treviso. Ad essere prese di mira, come detto, le centraline antirumore. Considerate vetuste, ma non solo. «Il fatto tecnico ancora più grave, a nostro giudizio, è rappresentato dal fatto che le centraline sono installate in luoghi fuorilegge che favoriscono una forte attenuazione del rumore. Infatti esse sono posizionate al suolo nella direzione opposta rispetto alla direzione di provenienza del rumore e accanto ai muri di fabbricati alti 10-12 metri e coperte da alberature alte oltre i 20 metri che si trovano lungo la linea di provenienza del rumore aereo». Su tutti questi aspetti, di cui le autorità sono comunque informate da anni, a fronte dei vari esposti che si sono succeduti nel tempo, la Corte dei conti potrebbe imprimere una significativa svolta.

La Tribuna di Treviso – 31/08/2020

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Il MOSE dovrà consentire l’accesso permanente delle navi al fine di garantire il futuro del porto di Venezia

La Venezia Port Community esorta ad affidare la gestione dell’opera ad una cabina di regia che tenga conto delle esigenze delle attività economiche

Il MOSE, l’opera realizzata per salvaguardare Venezia e la sua laguna dai picchi di marea, dovrà consentire l’accesso permanente delle navi al fine di garantire il futuro del porto veneziano. Lo ha sottolineato la Venezia Port Community, associazione che rappresenta operatori dello scalo portuale, evidenziando che la gestione delle chiusure del MOSE dovrà avvenire attraverso una cabina di regia che includa tutti i livelli di governo e che tenga conto delle esigenze legate alle attività economiche.

Ricordando che Venezia nei mesi di novembre e dicembre del 2019 ha registrato sette casi di alta marea superiore ai 130 centimentri e che, considerata la volontà espressa dal governo di operare le barriere del MOSE già da questo inverno per maree superiori ai 130 centimetri, «quello che si è fatto finta di non prendere in considerazione – ha rilevato la Venezia Port Community – diventa un’emergenza per garantire, in particolare, l’operatività del porto». Secondo l’associazione, «è quindi prioritario formulare alcune precise considerazioni sull’opera a partire dai principi fondanti della stessa, al fine di garantire un’efficace ed equilibrata messa in servizio dell’infrastruttura. Questo – ha osservato l’associazione – anche alla luce dell’art. 95 del Decreto Agosto che dà vita all’Autorità della Laguna, un soggetto che teoricamente concentrerà in se stesso una serie di funzioni strategiche oltre a quella della gestione e manutenzione del MOSE».

«È necessario innanzitutto ricordare – ha specificato ancora la Venezia Port Community – che la salvaguardia della laguna, obiettivo primario del MOSE, riguarda tutti gli aspetti della laguna stessa. È una salvaguardia unitaria della città dalle acque alte, ambientale, sociale ma anche economica a partire dalle attività portuali e dalla pesca; altrimenti si sarebbe potuto optare per soluzioni tecniche diverse, più semplici e decisamente meno costose. La nuova Autorità – secondo l’associazione – sarà quindi chiamata a salvaguardare le attività portuali e garantire il cosiddetto “accesso permanente” nonché garantire in maniera unitaria l’attività di pianificazione morfologica e di manutenzione di tutti i canali della laguna, evitando gli inaccettabili stalli dovuti alla frammentazione e sovrapposizione di competenze».

Ribadendo che la gestione del MOSE dovrà essere attuata attraverso una cabina di regia che tenga conto delle esigenze delle attività economiche, la Venezia Port Community ha pertanto evidenziato la necessità di evitare «che la chiusura del MOSE e la intrinseca garanzia di accesso permanente al porto e alla laguna sia di competenza solo statale o guidata da sole necessità di protezione fisica dalle alte maree».

La Venezia Port Community ha precisato inoltre che, non essendo il futuro solo legato alle modalità di utilizzo del MOSE, «per garantire il principio di accesso permanente al porto – ha spiegato l’associazione – si devono portare a compimento le opere cosiddette “complementari” quali le conche di navigazione (di Marghera e Chioggia) come pure dare l’avvio nella realizzazione di un terminal container ad alto fondale; l’infrastruttura che verrà consegnata, a seguito di collaudo – ha osservato l’associazione – si deve comporre, quindi, anche delle opere che devono garantire l’accesso permanente delle navi al porto anche a barriere alzate e di cui queste ne sono parte integrante come da previsione contenuta negli atti amministrativi di approvazione del MOSE».

InforMare – 31/08/2020

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Chiusura fino a domani della Superstrada Pedemontana Veneta per allagamento: precisazione della Struttura di progetto SPV

30 Agosto 2020

In merito all’odierna chiusura, in via precauzionale, della Superstrada Pedemontana Veneta nel tratto compreso tra la A31 e Malo (Vi), la Struttura di progetto della SPV puntualizza quanto segue:

La chiusura fino a domani si è resa necessaria in quanto, a causa delle forti e violente precipitazioni abbattutesi in questi giorni nell’area vicentina, la sede stradale è stata invasa anche dall’acqua proveniente dai terreni ad essa adiacenti, estesamente inondati.

Si precisa che per quanto riguarda la Pedemontana, sulla base degli studi idraulici effettuati in fase di progettazione, il dimensionamento del sistema di smaltimento idraulico è tarato al fine di allontanare le acque scolanti delle scarpate e della piattaforma stradale: la tracimazione dai campi alla strada dipende dall’inadeguatezza del sistema di raccolta delle acque piovane nelle ampie superfici coltivate a nord dell’infrastruttura, che conferma la necessità di provvedere con continuità ai lavori di manutenzione da parte dei Consorzi di Bonifica della rete di scolo, ma anche all’efficientamento e al ripristino del reticolo minore dei fossati.

La problematica era già stata tecnicamente sollevata e per questo sono in fase di studio delle soluzioni individuate nell’ambito dei “tavoli idraulici” già attivati dalla Regione con i Consorzi interessati e con il Concessionario.

Regione del Veneto – Comunicato n°1223 del 30/08/2020

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«Interrare l’elettrodotto è ancora possibile»

L’elettrodotto tiene banco in questi ultimi giorni anche nel dibattito elettorale. Dopo il Polo civico autonomista del candidato sindaco Roberto Valcanover e della coalizione SìAmo Pergine del candidato sindaco di Giuseppe Faccchini (con in mezzo la presa di posizione degli Amici della Storia), è di ieri l’intervento della coalizione delle Civiche di Roberto Oss Emer.

«La nostra posizione in merito sulla questione elettrodotto può essere riassunto in pochi punti – scrive Oss Emer -. L’attuale linea di alta tensione deve essere dismessa e in qualsiasi altro tipo di valutazione questo deve essere un punto fermo, inamovibile, indiscutibile ed imprescindibile. Un problema, ed in questo caso anche un danno, si risolve quando viene rimosso o quando il danno viene ridotto possibilmente senza introdurre tutta una serie di nuove maggiori problematiche ambientali, paesaggistiche e sanitarie. Le amministrazioni che si sono succedute negli anni, compresa l’ultima, pur cercando di portare avanti l’iter di realizzazione dell’opera per risolvere il problema dell’attuale tracciato, hanno sempre sostenuto la necessità di valutare soluzioni alternative alla linea aerea». E quindi sottolinea che «la tecnologia si evolve. Il progetto dell’elettrodotto aereo nasce oltre 10 anni fa ed era stato preferito da Terna soprattutto per la differenza di costi rispetto a quello interrato, differenze che ora sono sicuramente più contenute. Sembra, ma è tutto da verificare, che la differenza sia ridotta a 6/7 milioni di euro che riteniamo abbordabili e spendibili per una Provincia autonoma come la nostra soprattutto in considerazione dei risultati e benefici in termini ambientali che un interramento della linea porterebbe. Ricordiamo che la Valsugana è la prima destinazione al mondo che ha ottenuto la certificazione per il turismo sostenibile». Oss Emer quindi sottolinea che «i cittadini che vivono sotto l’attuale linea di alta tensione aspettano da troppi anni e non possono sopportare ulteriori ritardi nell’iter che è già in fase avanzata. Tutto da verificare, ma l’introduzione di una variante nel progetto per l’interramento sembra possa avvenire in tempi molto più rapidi rispetto a quelli che sono stati necessari per la soluzione aerea in quanto non dovrebbero sussistere questioni di valutazione di impatto ambientale. Nel frattempo le parti dell’opera, che prescindono dalla scelta aerea o interrata possono essere realizzate e quindi il progetto non dovrebbe partire da zero ma solo rivisto in alcune parti e magari più semplici e veloci da realizzare. La sinergia con nuovi percorsi ciclabili potrebbe essere vincente e magari abbassare i costi dell’interramento». E Oss Emer conclude: «Sarà impegno mio continuare a portare avanti la questione e interloquire non appena insediato con le parti interessate per risolvere il problema e portare a casa un risultato che soddisfi tutti. Non sarà facile ma non impossibile».

Trentino – 30/08/2020

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Ampliamento strada statale Val Pusteria: a settembre via ai lavori

La strada statale della Val Pusteria è una delle strade più percorse della provincia. Con un traffico medio giornaliero di 17.011 veicoli in entrambe le direzioni ed un traffico estivo di 20.005 veicoli al giorno, nei giorni di punta l’asse principale della Val Pusteria è sovraccarico.

L’assessore alla mobilità ha per questo avviato negli scorsi mesi la preparazione di un progetto presso il posto nevralgico della stazione di servizio Lanz nel comune di Naz-Sciaves, dove nella direzione di marcia verso Bressanone si formano spesso ingorghi. “L’entrata ed uscita presso la stazione di servizio sono attualmente motivo di ingorghi. Con un piccolo ma mirato intervento sarà ampliata la strada e creata una nuova corsia, che renderà il traffico più scorrevole e sicuro” ha affermato l’assessore alla mobilità.

Il cantiere sarà curato dal dipartimento servizio strade da inizio settembre. I lavori saranno assegnati alla ditta di costruzioni Ploner Gmbh e dureranno tre mesi. “Desideriamo ringraziare i proprietari terrieri e preghiamo tutti gli utenti della strada Val Pusteria di avere pazienza e comprensione per i prossimi tre mesi, perché sicuramente ci saranno delle restrizioni. L’obiettivo è quello di finire i lavori il prima possibile”. Durante tutta la fase dei lavori il traffico sarà incanalato attraverso il cantiere. Nel totale saranno investiti in questo progetto di costruzione 400.000 euro.

Alto Adige Innovazione – 28/08/2020

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Coronavirus: l’Aeroporto Marco Polo di Venezia riceve l’Airport Health Accreditation di ACI

L’Aeroporto Marco Polo di Venezia ottiene il riconoscimento per il suo impegno nel fronteggiare la diffusione del Covid-19. L’Airport Health Accreditation – certificazione che nei giorni scorsi era già stata riconosciuta agli scali romani di Fiumicino e Ciampino, primi nell’Unione Europea, e terzi a livello globale – consegnato allo scalo dall’Airports Council International, certifica infatti l’efficacia dei protocolli e delle misure introdotti da Save, società di gestione dello scalo, che risultano del tutto allineati alle linee guida fornite dall’ ACI Aviation Business Restart and Recovery e alle raccomandazioni dell’ Icao – Council Aviation Recovery Task Force e dell’Easa (European Union Aviation Safety Agency).

Parte integrante della valutazione da parte di ACI sono stati la pulizia e la disinfezione degli spazi aeroportuali, il mantenimento delle distanze fisiche, le protezioni in dotazione al personale, la comunicazione ai passeggeri. Dall’inizio dell’emergenza, Save ha costituito una task force dedicata, che si è concentrata sulla sicurezza di passeggeri e lavoratori mettendo a punto interventi come l’organizzazione degli spazi per garantire il distanziamento sociale, l’incremento delle attività di pulizia e disinfezione delle aree, i controlli della temperatura corporea con termoscanner, la distribuzione all’interno del terminal di gel igienizzanti, una nuova organizzazione delle aree check-in e di imbarco sia per il distanziamento dei passeggeri che per la protezione degli operatori, la fornitura di dispositivi di protezione individuale ai dipendenti dell’aeroporto, la segnaletica dedicata ai percorsi interni che sono stati parzialmente modificati, integrata da frequenti comunicazioni sonore e dal costante aggiornamento delle informazioni sul sito dell’aeroporto.

A tutto ciò si è aggiunta, in tempi più recenti, l’effettuazione dei tamponi ai passeggeri in arrivo da Grecia, Spagna, Croazia e Malta che, primi in Italia, gli aeroporti di Venezia e Verona (dove è in corso la procedura per l’ottenimento della stessa certificazione) hanno tempestivamente introdotto in collaborazione con le Ulss locali. “Siamo molto orgogliosi per questo risultato, che riconosce il lavoro portato avanti in questi difficili mesi da tutto il personale degli aeroporti gestiti dal nostro Gruppo – ha dichiarato Monica Scarpa, amministratore delegato del Gruppo Save –. La prontezza di reazione che abbiamo dimostrato rispetto a una situazione nuova e in costante evoluzione è stata sostenuta dalla forte coesione tra tutti gli operatori presenti nei nostri aeroporti e ha permesso di raggiungere standard di salute e igiene elevati, a beneficio di passeggeri e dipendenti. In termini operativi, la complessità di questa esperienza, così piena di incognite e variabili, andrà certamente a costituire un tassello importante del complessivo patrimonio organizzativo dei nostri scali”.

Trasporti-Italia.com – 28/08/2020

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Venezia: portuali protestano per crisi post-Covid

Nel mirino stop a crocieristica, difficoltà migliaia famiglie

A Venezia i lavoratori portuali del settore crociere e dell’indotto ad esse collegato hanno manifestato contro la mancata ripartenza della crocieristica che, secondo le loro motivazioni, sta mettendo in seria crisi migliaia di famiglie compromettendo il loro futuro.

Con decine di barche da lavoro a sirene spiegate i lavoratori della categoria hanno fatto sentire la loro ‘voce’ nel Canale della Giudecca fino davanti all’isola di San Giorgio.

Per gli addetti del settore vittime degli effetti del Covid-19 “la crocieristica è un’industria fondamentale per l’economia del territorio, un porto quello di Venezia che non è semplice porto di transito ma porto di imbarco e sbarco che quindi coinvolge un’ampia ed articolata filiera economica con un valore che si attesta su oltre 400 milioni di euro tra spesa diretta ed indotto”.

Ansa/Mare – 28/08/2020

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