Assaeroporti: ad aprile passeggeri in crescita del 4,7%

28 Maggio 2019

Sono cresciuti del 4,7% ad aprile i passeggeri sugli aeroporti italiani, raggiungendo quota 16.090.918. In aumento del 3%, secondo i dati di Assaeroporti, anche i movimenti aerei, per un totale di 134.102 unità mentre le merci hanno segnato un forte calo, pari al -6,3%, per un totale di 89.093 tonnellate. Ottime performance per l’aeroporto di Milano Malpensa, che ha segnato ad aprile un incremento del 9,5% a quota 2.243.465 passeggeri, mentre il principale scalo italiano, ovvero Fiumicino, è cresciuto solo dell’1% con un totale di 3.709.509 passeggeri. Incrementi a due cifre per gli aeroporti di Bologna (+11,7% a quota 797.437 passeggeri), Brindisi (+14,2% a 217.583) e Napoli (+11,5% a 948.778), ma i risultati sono stati ottimi anche per Genova (+9,5%), Palermo (+7,7%) e Venezia e Verona, entrambi con un +6,2%. Nei primi quattro mesi dell’anno, invece, i passeggeri sono stati 53,6 milioni, con un incremento del 5,1% rispetto allo stesso periodo de 2018, i movimenti di aeromobili sono cresciuti del 4,7% mentre il cargo aereo ha riportato un calo del 5,5%.

Trasporti-Italia.com – 28/05/2019

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In treno fino all’aeroporto il Mit: la bretella si farà L’ipotesi del commissario

25 Maggio 2019

Due fasi,ma è già polemica. Marchi: ridicola una stazione di testa

di Alberto Zorzi

Il «giallo» è durato pochi giorni. Ma se da un lato ieri il ministero delle Infrastrutture ha tolto ogni dubbio sul fatto che non ci sarà alcuna modifica al tracciato che porterà il treno all’aeroporto Marco Polo – ora definito «cappio» perché scende dalla linea VeneziaTrieste e poi, in prossimità dello scalo, fa una specie di asola per consentire di avere una stazione «passante» – e annunciato che ci sarà un commissario per accelerare i cantieri, dall’altro ha messo un po’ di incertezza. Il Mit, infatti, conferma che i tecnici di Rfi (Rete ferroviaria italiana) hanno proposto di suddividere il progetto in due fasi funzionali: nella prima verrà realizzata una linea a doppio binario e predisposta la futura chiusura a cappio, da realizzare però in una seconda fase. Un’ipotesi che però non piace a Enrico Marchi, presidente di Save, il gestore dell’aeroporto. «Escludo la possibilità di farlo in due fasi, io voglio essere sicuro che si fa tutto, altrimenti niente sbotta Marchi – Sarebbe ridicolo che il terzo aeroporto intercontinentale italiano fosse collegato con una stazione di testa». E anche il deputato del Pd Nicola Pellicani, che aveva depositato nei giorni scorsi un’interrogazione al ministro Danilo Toninelli sull’argomento, non è soddisfatto della risposta, peraltro avvenuta non in aula ma a mezzo stampa: «Sono solo promesse elettorali – dice – E’ una soluzione pasticciata, il M5s è in difficoltà alla vigilia delle elezioni, ma i veneziani non possono essere presi in giro». Un aspetto positivo è che, con l’avvio della versione «light» del progetto, si potrebbero veder circolare i treni prima del 2025. «Ma questo lo potremmo dire solo con il cronoprogramma definitivo, che sarà stabilito entro fine anno», spiegano da Rfi.

Tre anni fa Rfi aveva avviato la progettazione sulla base dell’ipotesi che prevedeva appunto la stazione di passaggio e non più quella «di testa», come inizialmente affermato. Una modifica che per Marchi è fondamentale, anche perché il presidente rigetta l’ipotesi che quella linea serva solo per collegare lo scalo con Venezia. «La funzione principale sarà portare il traffico della linea Torino-Milano-Trieste con l’alta velocità e questo non lo dice Enrico Marchi, ma il piano nazionale degli aeroporti – spiega – Nelle stazioni di testa si perdono fino a 20 minuti per ripartire». Nei giorni scorsi era circolata la voce che, per una questione di «analisi costi-benefici», Mit e Rfi volessero tornare al binario unico, ma il comunicato di ieri smentisce l’ipotesi. «Il progetto non è in fase di revisione né sottoposto ad alcuna analisi costi-benefici», afferma il Mit. Il problema delle due fasi sarebbe piuttosto tecnico-finanziario, dovuto al fatto che l’opera è finanziata per 425 milioni di euro, ma ne costa 67 in più. Per evitare di bloccare tutto, si parte prima con il lotto finanziato, il resto arriverà. «In questo modo il progetto rimane invariato e i lavori possono partire il prima possibile», dice il ministero. «Ma in Italia non c’è niente di più definitivo del provvisorio – si lascia scappare una battuta Marchi – E comunque sia dal punto di vista economico che logistico costa molto di più chiudere e riaprire un cantiere».

Il Mit annuncia poi che l’infrastruttura sarà una di quelle «la cui realizzazione verrà accelerata con il commissariamento, grazie alle novità normative introdotte dal decreto Sblocca cantieri». Ma anche a Ca’ Farsetti tutte queste novità vengono viste con molta prudenza. «L’amministrazione non è stata coinvolta in tutte queste decisioni – dice la consigliera di Forza Italia Deborah Onisto, che per la maggioranza segue le partite aeroportuali – Le comunità di Dese e Tessera sono preoccupate e chiedono di essere convocate a un tavolo prima di tirare le linee su documenti e mappe, pur non essendo ostili all’infrastruttura».

Corriere del Veneto – 25/05/2019

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Sensori hi-tech sui 550 ponti veneti: «Primi in Italia per la sicurezza»

Ponte sul Rudavoi, Veneto Strade: «Test positivo»

di Martina Zambon

A novembre scorso lo choc per il crollo del ponte Morandi, a Genova, era ancora dolorosamente intatto. Si scrutavano con occhi diversi i ponti dei tragitti quotidiani, si compilavano in fretta e furia elenchi di ponti e viadotti corredati dal loro «stato di salute». A novembre, Veneto Strade annunciava, con l’assessore regionale alle Infrastrutture, Elisa De Berti, una sperimentazione decisamente hi-tech: sensori da incollare ai ponti per avere un monitoraggio h24 e, tramite il cloud, i report sarebbero finiti direttamente sui cellulari dei tecnici. Una tecnologia inedita, messa a punto da una start up trevigiana, Diecipoints.

Fase uno conclusa

A distanza di altri sei mesi, la fase uno è conclusa e Silvano Vernizzi, ad di Veneto Strade, annuncia che, visti gli esiti positivi, dopo altri sei mesi di ulteriori test si partirà: i sensori che rendono i ponti autosufficienti nel monitorare sé stessi saranno applicati a tutti e 550 i ponti veneti in gestione alla società regionale. Spesa stimata: 7,5 milioni, tempo di realizzazione, da due a tre anni. La prima regione in Italia a farlo «A quel punto chi viaggerà sulle strade venete – spiega Vernizzi – avrà la certezza di viaggiare in sicurezza». Si è iniziato dal ponte sul torrente Rudavoi. La scelta è caduta sullo slanciato arco di cemento precompresso per una serie di motivi: «È un ponte molto recente – spiega Vernizzi – costruito nel 2012 e di cui abbiamo tutti i dati di progettazione, cosa che per manufatti più datati non sempre è possibile. Sappiamo, cioè, come si deve comportare il ponte a determinate condizioni di carico, di stress».

I sensori

Così i quindici sensori – per la precisione, 4 inclinometri, estensimetri, termometri e 3 distanziometri – che hanno il vantaggio di costare poco, di essere facilmente incollabili al ponte e di poter contare su batterie che durano dai 3 ai 4 anni, sono stati messi alla prova. Il confronto, per valutare l’affidabilità del sistema di «Internet of things», è stato con misurazioni manuali, classiche e incontrovertibili. È andata bene, tutti i parametri sono risultati in linea. Si è proceduto, poi, a una prova di carico identica a quella fatta, sette anni fa, per il collaudo statico del nuovo ponte. Otto tir a pieno carico posizionati, due per volta, fino ad arrivare a 386,68 tonnellate. I sensori hanno registrato e trasmesso in tempo reale le inclinazioni, la frequenza di oscillazione, la torsione della struttura. «L’aspetto cruciale – spiega ancora Vernizzi – è che le travi della struttura, dopo essersi abbassate sotto al peso dei transiti, tornino alla posizione iniziale. Questa è la garanzia di una struttura elastica».

Il futuro

Il futuro dei ponti veneti, insomma, si sta giocando all’ombra del passo Tre Croci, sulla regionale 48 di Cortina. Fino ad oggi il protocollo prevedeva controlli a campione, soprattutto sui manufatti ammalorati o, al più, la registrazione dei dati su centraline fisicamente ai piedi del ponte in questione. A un operatore, poi, il compito di recuperare i dati andando sul posto. Il nuovo sistema di sensori collegati al cloud, invece, registra in automatico tutti i parametri ogni 5 minuti e ogni quarto d’ora li carica sul cloud e quindi sui dispositivi anche mobili dei tecnici di Veneto Strade. In più, il software ha previsto tre livelli di alert. Giallo se la variazione della struttura è entro un centimetro e mezzo e in quel caso si programma un controllo, arancio entro i 3 centimetri di variazione e a quel punto scatta subito la chiusura di una corsia del ponte per alleggerirlo dal carico eccessivo, infine rosso quando le variazioni sono oltre i 5 centimetri e il ponte viene immediatamente chiuso al traffico. E, intanto, proseguono i cantieri sui 20 ponti veneti che necessitano con più urgenza di una manutenzione straordinaria. Obiettivo: finire entro il 2019.

Corriere del Veneto – 25/05/2019

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Fugatti sceglie Cattoni per la guida dell’A22

24 Maggio 2019

La nomina. Il manager che ha lavorato per vent’anni nel gruppo Lunelli è stato designato ieri mattina in giunta regionale. In Cda anche Raffaele De Col, Francesca Gerosa e Gigi Olivieri.

Sarà Diego Cattoni, 53 anni, trentino ex manager del gruppo Lunelli, il nuovo amministratore delegato dell’A22. Ieri il suo nome è stato proposto alla giunta regionale dal presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti. Nel cda per il Trentino entreranno anche l’esponente di fratelli d’Italia Francesca Gerosa, che è anche candidata alle elezioni e europee e membra del cda di Rtc, e il dirigente provinciale Raffaele De Col. Il quarto consigliere trentino sarà l’attuale presidente Luigi Olivieri che è stato indicato dal sindaco di Trento Alessandro Andreatta dopo un accordo tra il Pd e lo stesso Fugatti che ha apprezzato molto il lavoro fatto dal presidente in questa fase delicata. Al momento la designazione è formalmente solo una proposta che dovrà passare il vaglio della commissione in consiglio regionale e poi dovrà essere accolta dall’assemblea dei soci. Ma non ci saranno sorprese. I quattro trentini si vanno ad aggiungere ai quattro altoatesini Hartmann Reichalter, Richard Amort, Walter Pardatscher e Maria Chiara Pasquali, designata dal comune di Bolzano. Modena e Reggio Emilia dovrebbero confermare Giulio Santagata, per Mantova dovrebbe restare il sindaco Mattia Palazzi. Resta da vedere chi sarà designato dai soci veronesi.

Fugatti ha cercato di tenere riservata la scelta di Cattoni fino all’ultimo, tanto che ieri mattina lo ha incontrato per l’ultimo colloquio alle sei e mezzo di mattina, prima della riunione decisiva di giunta. Ora il presidente spiega così la scelta di Cattoni: «In passato, le nomine trentine alla guida dell’A22 avevano sempre riguardato o dirigenti o politici. Potevamo fare la stessa cosa, ma abbiamo preferito un manager dalla lunga esperienza come Cattoni che ha lavorato a lungo nel gruppo Lunelli ed è stato anche vicepresidente di Dolomiti Energia. Un manager che, in più, è trentino e conosce bene il territorio e sa bene cosa rappresenta l’A22». Fugatti saluta con favore anche il ritorno di Olivieri: «Condivido la scelta del sindaco Andreatta visto che Olivieri ha fatto un ottimo lavoro in questa fase ed è importante che ci sia una certa continuità nel consiglio d’amministrazione anche per gestire il passaggio alla nuova società in house».

Le nomine di Francesca Gerosa e Raffaele De Col avranno, poi, il vantaggio di non costare nulla in più alle casse dell’A22. Infatti entrambi non percepiranno l’indennità da consigliere, Decol perché è dirigente della Provincia che è azionista dell’A22 e la Gerosa perché è già consigliera d’amministrazione di Rtc (rail traction company), società controllata sempre da A22 che opera nel settore dell’intermodalità.

Ieri mattina, dopo la giunta, il Consiglio regionale ha approvato le modifiche alla legge che rendono possibile la proroga, nel cda di Autostrada del Brennero spa, dei rappresentanti di Verona, Mantova, Reggio Emilia e Modena. Il testo nasce per rispondere alle richieste dei soci del sud che hanno espresso l’esigenza di mantenere l’attuale assetto rappresentativo di tutti i territori che avrebbero perso il posto per la legge Madia che riduce il numero dei posti nei cda di società pubbliche.

Trentino – 24/05/2019

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Lavori a Ponte Alto, mezzi pubblici gratuiti per tre mesi sulla Valsugana

L’intervento durerà almeno diciotto mesi, ma si è decisa una sperimentazione a partire da fine estate

Mezzi di trasporto pubblici, sia treni che autobus, gratuiti, per tre mesi a partire dalla fine dell’estate, lungo la Valsugana, tra Primolano e Trento e viceversa, nelle seguenti fasce orarie di maggior traffico: tra le 5.30 e le 8.30, tra le 12.30 e le 14.00, tra le 16.30 e le 19.00. Lo ha deciso oggi la giunta provinciale in previsione dell’inizio dei lavori sul viadotto di Ponte Alto,  che precede la galleria dei Crozi nella direzione verso Pergine Valsugana.

L’intervento durerà almeno diciotto mesi e si prevede possano essere causa di disagi per la circolazione, in particolare per i pendolari che giornalmente dalla Valsugana devono recarsi a Trento. Si è deciso di prevedere la gratuità dei mezzi pubblici in via sperimentale per tre mesi per poter verificare il loro reale utilizzo da parte degli utenti, in particolare di coloro che di norma utilizzano il proprio mezzo.

Dopo una ulteriore valutazione la gratuità potrebbe essere estesa a tutta la durata dei lavori a Ponte Alto. La gratuità riguarderà l’intera tratta tra Primolano e Trento: per esempio, un utente che deve recarsi da S. Orsola a Trento o viceversa, con cambio di mezzo a Pergine Valsugana, si limiterà a pagare il biglietto o abbonamento da S.Orsola a Pergine o viceversa. Saranno inoltre rimborsati gli abbonati, che non siano studenti e pensionati, che hanno già sottoscritto un abbonamento annuale o semestrale e rientrano nei termini previsti per la gratuità.

Al fine di ridurre ulteriormente i disagi per chi viaggia saranno intensificati i servizi di collegamento tra Pergine e Trento tramite navette, riproponendo quanto già positivamente sperimentato in occasione della adunata degli Alpini, mentre per il servizio ferroviario sulla Valsugana già dallo scorso dicembre è attivo un incremento delle corse dirette e velocizzate, con un’offerta del 25% in più rispetto all’organizzazione precedente.

Trentino – 24/05/2019

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Pedemontana, sotto inchiesta lavori di cantiere e autorizzazioni

La procura sospetta danni ambientali. La Regione: «Rifiuti scoperti e spostati, non prodotti dall’opera»

Superstrada Pedemontana Veneta: i riflettori della procura di Vicenza accesi sul più importante cantiere autostradale aperto oggi in Italia puntano al lavoro di valutazione di impatto ambientale fatto a monte; i magistrati vogliono capire quantomeno se fosse esauriente. E poi ai lavori di cantiere. Gli accertamenti per scovare reati ambientali passano anche attraverso i materiali utilizzati e movimentati finora lungo la tratta vicentina. Su quanto rinvenuto di inquinante ed inquinato. Inevitabile pensare alle 270 tonnellate di materiali trovati con lo scavo delle trincee a Trissino nel 2015. Quelli che di recente, accumulati in giacenza, avevano allarmato i residenti, poi tranquillizzati sul contenuto. Scontato anche il richiamo alla montagna di rifiuti rinvenuti lungo il cantiere a Montecchio Maggiore e già denunciati dal Movimento 5 Stelle, che aveva segnalato le infiltrazioni provenienti dall’ex discarica confinante. Quei materiali su cui ieri il direttore della struttura di progetto SPV, Elisabetta Pellegrini, e il direttore dell’area tutela e sviluppo del territorio, Nicola Dell’Acqua, hanno puntualizzato: «Non è la costruzione di Pedemontana che produce i rifiuti che si rinvengono durante gli scavi; semmai l’obbligo di passare con il tracciato su queste aree occupate da masse di rifiuti, più o meno conosciute, obbliga il concessionario alla bonifica». Rifiuti che infatti «vengono smaltiti e portati a discarica», con la conclusione che «la costruzione di Pedemontana non peggiora la situazione, semmai la allevia».

Il ministro Costa

Nella nota in risposta alle affermazioni del ministro dell’ambiente Sergio Costa sull’inchiesta della procura c’è appunto un aggiornamento sulla discarica di Montecchio, su quelli che Arpav aveva classificato come rifiuti urbani indifferenziati: «Buone notizie a riguardo della situazione del terreno di fondo scavo: le analisi effettuate sui campioni raccolti non hanno rilevato parametri fuori da quanto ammesso dalla norma» si legge del comunicato diffuso dal commissario straordinario per la Spv, Marco Corsini, che rassicura anche per la qualità delle acque di falda. «Le indagini non hanno evidenziato criticità» la rassicurazione. Quanto ai Pfas, anche dopo un recente sopralluogo di Arpav «sono presenti in quantità modesta (120 ng/l) comunque inferiore a quella della falda di zona». Eppure non ci sarebbero solo rifiuti e materiali inquinanti sotto la lente della procura che ha già nominato un ingegnere ambientale come consulente e ottenuto dal concessionario la documentazione tecnica e amministrativa di un altro cantiere, quello della galleria di Malo. La più lunga delle 38 complessive. L’acquisizione delle «carte» mercoledì, con il sopralluogo a Vallugana di Malo del pm Cristina Carunchio con i carabinieri forestali. E potrebbe essere solo il primo sopralluogo di una serie considerando che si tratta di un’indagine complessa, monstre, al momento senza indagati e per ora senza la necessità di sequestri. Quelli che ci sono già stati – a Malo, per un infortunio mortale, e a Castelgomberto, per un cedimento – e che hanno portato, su variante approvata dal ministero dell’Ambiente, ad utilizzare la galleria di soccorso di Vallugana per velocizzare i lavori di escavazione del tunnel principale. Con i residenti della piccola valle che lamentano disagi e problemi di salute dovuti a continui rumori, esplosioni anche notturne e deterioramento dell’aria.

La disponibilità del concessionario

«Il concessionario si è reso disponibile a cambiare a proprie spese gli infissi e a trasferire temporaneamente coloro che avessero ritenuto insopportabile la situazione – si legge nella nota – Nessun cittadino ha aderito ad alcuna offerta». Non si può smettere infatti: l’opera, da consegnare entro il 2022, ad oggi è stata realizzata per il 65% rispetto alla spesa, con 914 milioni di euro già versati. A convivere la procura ad avviare un’indagine in questo momento gli esposti ricevuti da più parti, risultati «verosimili» dalle prime indagini di polizia giudiziaria. Si valuterà così la compatibilità ambientale dell’intera opera, accertando tra l’altro se poteva essere realizzata in quei punti. «Se – per usare le parole del procuratore capo Antonino Cappelleri – o per abuso nel capitolato o per inosservanza, abbia derogato alle norme di sanità ambientale». Sempre la procura indagherà sui pannelli trasparenti installati lungo il tracciato, quelli contro cui i volatili si schiantano. Ieri il vicepresidente della Commissione ambiente in Regione, Andrea Zanoni, ha incontreto il procuratore »per denunciare Regione e SIS e chiedere il sequestro delle barriere».

Corriere del Veneto – 24/05/2019

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Soldi in anticipo per i comuni che ospitano la banda larga

23 Maggio 2019

Erogati 175mila euro da Polesine Tlc per le amministrazioni che ospitano gli impianti della Rete Polesana a Banda Larga, costituita da oltre 75 km di cavidotti per fibra ottica e 25 siti radio

Polesine Tlc, società a prevalente capitale pubblico soggetta alla direzione e coordinamento del Consorzio per lo Sviluppo del Polesine, ha predisposto il pagamento anticipato per l’anno in corso dei canoni di locazione ai Comuni polesani che ospitano gli impianti dell’infrastruttura “Rete Polesana a Banda Larga”, costituita ad oggi da oltre 75 km di cavidotti per fibra ottica e 25 siti radio concessi agli operatori (Irideos, Aesse, Fastweb, Tim, Infratel, Evia, Tiscali, Eolo),  che raggiungono con i loro servizi gran parte del territorio provinciale, ai quali vanno aggiunti il servizio di controllo e di sicurezza (Axitea e Protezione Civile) ed i collegamenti per reti di videosorveglianza e wifi pubblico. La superficie totale di copertura della provincia è 942 kmq (52%), mentre  la superficie coperta in divario digitale è 410 kmq (30%) .

Grazie a questa infrastruttura gli operatori collegano oltre 1500 unità immobiliari; con la rete di proprietà sono servite in particolare 180 unità, suddivisi in 131 collegamenti radio/fibra e 48 fibra.

L’amministratore unico Angelo Zanellato, annuncia di avere  disposto l’erogazione anticipata per tutto il 2019 dei canoni per affitti e concessioni, beneficiari comuni e società di servizi del territorio, per un totale di competenza 2019 pari a complessivamente oltre 175.000 euro, che portano l’ammontare, dal 2005 (inizio del progetto) ad oggi, a superare i 2.100.000 euro di risorse date al territorio.

“La società – dichiara Zanellato – con il suo intervento ha permesso il raggiungimento di importanti risultati in termini di utilizzo e riuso delle infrastrutture pubbliche e attivazione di servizi soprattutto nelle aree più svantaggiate, in coordinamento con lo sviluppo dei progetti infrastrutturali che interessano il nostro territorio previsti dal piano nazionale per la Banda Ultra Larga; prosegue inoltre con successo la gestione del progetto di wifi pubblico “PolesineFreeWiFi” con circa 120 punti di accesso attivi nel territorio e l’innovativa funzionalità di memorizzazione del dispositivo registrato per evitare noiose procedure di autenticazione e permettere la navigazione libera e diretta in piena sicurezza.

Nel prossimo periodo si andrà ad incrementare l’impegno di Polesine Tlc per il territorio, – prosegue Zanellato – con l’importante obiettivo di estendere le  infrastrutture del Polesine ed agevolare l’attivazione di servizi innovativi da parte degli operatori che possano supportare il nostro tessuto produttivo, in modo particolare nelle aree industriali che rimarranno escluse dagli interventi previsti dai piani nazionali.

Continua la collaborazione con Consvipo e Infratel per l’ottimizzazione degli interventi del piano nazionale Banda Ultra Larga in Polesine e nelle provincie limitrofe e sono allo studio progetti di potenziamento dei servizi attuali e di sviluppo di nuovi servizi in ottica IoT e Smart City, per cogliere le sfide lanciate dagli ambiziosi obiettivi posti dall’agenda digitale”.

RovigoOggi.it – 23/05/2019

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Orari dei treni proibitivi. Da Adria la richiesta di cambiarli

Comune, conservatorio, istituto alberghiero, liceo e museo di Adria chiedono a Sistemi territoriali di riconsiderare le corse dei convogli.

“Siamo qui a scrivervi in merito alla linea Adria – Mestre che interessa molti studenti e pendolari del nostro territorio – si legge nella missiva inviata dai vari apparati scolastici e istituzioni – I nuovi orari mettono purtroppo in seria crisi gli istituti ed enti che sono l’eccellenza del Polesine e che, con il loro lavoro, apportano indubbi vantaggi economici a tutto il territorio. Per questo motivo ci siamo ritrovati insieme per fornire alcune proposte che speriamo possiate mettere in pratica nel nuovo orario di settembre prossimo, dando comunicazione con largo anticipo, al fine di risolvere una problematica generata dal nuovo orario e che rischia di mettere in seria difficoltà le nostre istituzioni, il benessere sociale ed economico delle centinaia di famiglie ad esse collegate, la nostra realtà territoriale che si caratterizza soprattutto per la quantità dei servizi erogati e costituisce il polo culturale di riferimento del Basso Polesine”.

Insomma, oltre alle varie problematiche che si verificano lungo tale tratta, bisogna anche “sopportare” gli orari non proprio agevoli.

“Per questo motivo – prosegue la lettera – vi chiediamo un incontro in cui possano essere presenti tutti gli enti coinvolti. AI mattino chiediamo che sia ripristinato il treno che arriva ad Adria alle 7.53, che permette sia a studenti che a dipendenti pubblici di prendere il treno in un orario accettabile in modo da non arrivare in città con eccessivo anticipo rispetto all’inizio delle lezioni o delle attività lavorative; ciò significa garantire anche una migliore qualità della vita a chi sceglie di lavorare o studiare nella nostra città”.

Viene lanciata una proposta anche per quanto riguarda le partenze da Adria: “Chiediamo che vi siano alle 13.55 e 14.55 invece di 12.55, orari più coerenti per studenti e lavoratori e la sera alle 16.55, 18.55 e 19.55, magari, riferita alla corsa delle 18.55, che possa arrivare a coprire l’intera tratta fino a Mestre-Venezia, cercando di prevedere corse veloci che fermino solo nei centri di snodo principali, utili per conservatorio di musica e Museo archeologico nazionale. Si precisa che quanto richiesto mira sia a tutelare l’utenza di questa tratta ferroviaria sia a salvaguardare il nostro territorio già in sofferenza a causa delle crisi economiche che si sono susseguite, ma che non hanno mai scalfito il settore culturale che negli anni ha mantenuto e, per molti aspetti, potenziato la qualità dei servizi”.

“Va considerato, peraltro – conclude la lettera – che Adria costituisce la “porta del Delta”, un’area arrivata allo sviluppo, ma che necessita di una particolare attenzione per la sua salvaguardia sia sotto l’ aspetto culturale che economico. Lo sviluppo potenziale del cosiddetto turismo lento e del cicloturismo, legato anche al riconoscimento di area Mab Unesco, si basa necessariamente sull’ottimizzazione di tempi e modalità del trasporto pubblico su rotaia.

Sicuri che saprete prendere in giusta considerazione queste proposte e rimanendo in attesa di una cortese risposta, auspichiamo che quanto prima si possa convocare un tavolo tecnico per un confronto tra le varie parti”.

RovigoOggi.it – 23/05/2019

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Nuovo servizio ferroviario Giappone-Europa inaugurato dalle russe FESCO e RZD Logistics

Previsto un transit time di 19 giorni

Un nuovo servizio ferroviario denominato Trans-Siberian Landbridge che collegherà l’Estremo Oriente (Giappone) e l’Europa è stato presentato oggi dal gruppo armatoriale e logistico russo FESCO e dalla società logistica RZD Logistics del gruppo ferroviario russo JSC Russian Railways. Il servizio, che è stato avviato sperimentalmente oggi con partenza dal porto di Yokohama, collegherà i porti giapponesi con il porto francese di Brest passando per il porto russo di Vladivostok e transitando sul territorio russo con l’utilizzo della linea ferroviaria transiberiana. Le due aziende russe hanno evidenziato che il transit time sarà di 19 giorni rispetto ad una spedizione per via marittima attraverso il canale di Suez che richiederebbe un tempo di percorrenza di circa 45 giorni. La spedizione sperimentale odierna si prevede che arriverà a Breslavia, in Polonia, a metà giugno.

Il vice amministratore delegato della JSC Russian Railways, Alexander Misharin, ha spiegato che l’iniziativa segue un accordo con il Ministero dei Trasporti del Giappone volto a sviluppare congiuntamente il trasporto multimodale attraverso i porti russi dell’Estremo Oriente e la Transiberiana. «negli ultimi cinque anni – ha ricordato Misharin – Russian Railways ha investito oltre cinque miliardi di dollari nel potenziamento delle linee ferroviarie nella Russia orientale e i volumi trasportati lungo questa direttrice sono aumentati di oltre un terzo. Riteniamo che la collaborazione con i nostri colleghi giapponesi offra un grande potenziale e sarà volta al trasporto di merci provenienti dal Giappone».

«Oggi – ha ricordato il presidente della FESCO, Alexander Isurin – tutto il traffico annuo pari a tre milioni di teu tra il Giappone e l’Europa transita per il canale di Suez. In collaborazione con i colleghi delle ferrovie russe possiamo offrire ai nostri clienti un servizio di trasporto più rapido ed efficiente lungo la ferrovia transiberiana. Attrarre carichi in transito attraverso le infrastrutture russe soddisfa sia gli obiettivi strategici nazionali che i concreti interessi economici dei partecipanti al mercato. Sono certo – ha sottolineato Isurin – che il Trans-Siberian Landbridge sarà apprezzato dai partner giapponesi e rafforzerà e amplierà la nostra proficua cooperazione reciproca».

InforMare – 23/05/2019

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Nordest, l’export dei distretti va su dell’1,9%, nuovo record a 33,9 mld

I distretti industriali del Nordest continuano a trainare l’export italiano: nel 2018 il totale delle vendite all’estero ha toccato il nuovo record di 33,9 miliardi di euro, con un avanzo commerciale di 21,6 mld, circa un terzo del totale distrettuale nazionale.

I distretti industriali del Nordest continuano a trainare l’export italiano: nel 2018 il totale delle vendite all’estero ha toccato il nuovo record di 33,9 miliardi di euro, con un avanzo commerciale di 21,6 mld, circa un terzo del totale distrettuale nazionale. La crescita tendenziale sull’anno precedente è stata dell’1,9%, leggermente più bassa di quella nazionale (2,2%), ma il Triveneto – scrive il monitor distretti industriali curato dalla direzione studi di Intesa San Paolo – ha mostrato una maggiore reattività dei suoi distretti al rallentamento del commercio internazionale causato dalla guerra dei dazi Usa-Cina e dalla frenata della Germania, primo mercato di sbocco per l’export triveneto (14% del totale esportato). Il quarto trimestre 2018 ha dato segnali di rafforzamento della crescita (+2,6%) in linea con l’andamento distrettuale nazionale.

Nettamente al di sopra degli altri sono stati i distretti della metalmeccanica (+6,3% nel 2018 pari a +564,4 mln) che hanno chiuso l’anno tutti in positivo: spiccano la Meccatronica di Trento, seguita dalla Meccanica strumentale di Vicenza e dalla Termomeccanica di Padova. I distretti veneti, pur con un nuovo massimo delle esportazioni di 25,7 mld e 35 trimestri consecutivi di crescita, hanno registrato un aumento minore della media nazionale (+1,5%, pari a +391,9 mln), dimezzando il passo rispetto all’anno precedente. Tuttavia l’avanzo commerciale dei distretti veneti è stato di 16 miliardi di euro, l’89% dell’avanzo manifatturiero regionale, confermandosi locomotiva del territorio. In rallentamento anche i distretti del Trentino AA, che hanno raggiunto 4,5 mld di euro e una crescita apprezzabile (+2,4%, pari a +106,3 mln) nonostante la battuta d’arresto dell’agroalimentare. Più dinamici nel 2018, invece, i distretti del Friuli VG che hanno toccato 3,6 mld (+3,5%, pari a +124,8 mln) spinti dalla filiera legno arredo, che è stata il vero motore della crescita delle esportazioni. «Nel ricco panorama italiano delle aree di eccellenza distrettuale – afferma Renzo Simonato, direttore regionale Veneto, Friuli VG e Trentino AA – tra i primi 20 distretti per crescita e redditività troviamo 7 distretti Triveneti a conferma della vocazione di questo territorio. Inoltre emerge sempre di più il ruolo delle filiere di prossimità come fattore competitivo dei nostri distretti, dove il legame con il territorio è assolutamente fondamentale e la vicinanza favorisce l’adozione di tecnologie 4.0». «Nel 2018 Intesa Sanpaolo – ricorda Simonato – ha erogato a queste tre regioni 7,1 miliardi di euro di finanziamenti a medio lungo termine, sostenendo le imprese che hanno investito sulla crescita del proprio business. Anche quest’anno faremo la nostra parte e continueremo a promuovere l’apertura delle imprese ai mercati internazionali, all’innovazione e alla crescita dimensionale, offrendo loro la nostra consulenza e il network globale del nostro Gruppo».

Il Piccolo/Nordest Economia – 23/05/2019

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