Fondi per quattro milioni di euro dalla Regione al porto di Trieste

25 Marzo 2019

Sono destinati alla promozione del trasporto intermodale

La giunta regionale del Friuli Venezia Giulia ha deliberato l’erogazione di fondi per quattro milioni di euro a favore dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, risorse che dovranno essere destinate alla promozione dei “servizi di trasporto combinati multi cliente delle unità di trasporto intermodale da e per il porto di Trieste”. In particolare, si tratta di risorse destinate “al consolidamento dei flussi di traffico verso il mercato, sviluppati dai vettori marittimi che fanno scalo a Trieste con servizi diretti e/o oceanici e rivolti in particolare a favorire gli instradamenti alternativi alla modalità stradale”.
L’assessore alle Infrastrutture, Graziano Pizzimenti, che ha proposto la delibera, ha sottolineato che la Regione conferma il sostegno all’attività dell’Autorità di Sistema Portuale in linea con quelle che sono le performance che il porto di Trieste è riuscito a conseguire in questi anni, aprendo un’importante stagione in cui proprio i collegamenti intermodali su rotaia hanno consentito di sviluppare i flussi con i mercati del Centro e Nord Europa. «La nostra visione – ha precisato Pizzimenti – prevede una prospettiva allargata a tutta la regione, che attraverso le sue articolazioni degli spazi retroportuali deve trarre beneficio da questo trend positivo. Una crescita che, anche alla luce dei recenti accordi internazionali, promette di essere ulteriormente rafforzata».

InforMare – 25/03/2019

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Ferrovie di Adria all’abbandono

Il Pd, in un incontro tenutosi a Piove di Sacco, denuncia lo stato di degrado e la situazione paradossale che si trovano a dover affrontare gli utenti che si spostano in treno.

Lo stato di completo abbandono della ferrovia Mestre – Adria è stato il tema dell’incontro tenutosi nella mattinata di sabato 23 marzo a Piove di Sacco tra amministratori ed esponenti del Partito democratico.

Il Pd chiede il rispetto del contratto di servizio da parte di Sistemi Territoriali; interventi urgenti di manutenzione straordinaria sui ponti – come quello che attraversa il fiume Adige – che, a causa della loro instabilità, obbligano i macchinisti a rallentare fino a velocità anche di 10 chilometri l’ora e il potenziamento del servizio con l’acquisto di nuovi convogli.

All’incontro erano presenti il segretario regionale del Pd, Alessandro Bisato, il consigliere regionale, Bruno Pigozzo, membro della commissione trasporti del Consiglio, il segretario provinciale Pd di Padova, Vittorio Ivis, il segretario della città metropolitana di Venezia, Valerio Favaron, il candidato sindaco di Camponogara, Antonio Fusaro, il sindaco di Piove di Sacco, Davide Gianella e il presidente del consiglio comunale di Cavarzere.

Risale a giovedì 21 marzo l’ultimo grave disservizio causato dalla mancanza di treni. In orario di punta il treno da Venezia per Adria era composto da un solo vagone e ha lasciato a terra decine di studenti e di lavoratori. Il Pd spiega che da anni la società Sistemi Territoriali, di proprietà della Regione Veneto al 100 per cento, trascura il servizio e le continue modifiche agli orari non hanno mai visto il confronto tra il gestore e gli enti locali. La linea serve direttamente centri abitati dove complessivamente vivono 110 mila persone e un’area dove ne abitano 250 mila.

Anche nella giornata del 25 marzo sono stati segnalati dei treni lumaca ad Adria: i mezzi viaggiavano infatti con circa 15 minuti di ritardo facendo come sempre montare la rabbia dei pendolari.

“Il treno potrebbe essere un’alternativa valida per alleviare il traffico e l’inquinamento che ciclicamente affligge la pianura – sostiene il segretario del Pd, Bisato – Ma con una velocità commerciale di 30 chilometri l’ora difficilmente può risultare attrattiva o competitiva. Mentre centinaia di migliaia di cittadini chiedono a gran voce politiche per ridurre le emissioni in atmosfera e salvare il pianeta, la giunta regionale risponde incentivando l’utilizzo delle automobili e depotenziando il trasporto pubblico”.

“Per gli investimenti promessi da anni, tra cui l’elettrificazione – rimarca il consigliere Pigozzo – la giunta non ha finora stanziato un solo euro. L’ennesima presa in giro per i pendolari da parte della giunta di Zaia”.

RovigoOggi.it – 25/03/2019

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Venezia, mini-porto con i cinesi, le carte a Roma

Dopo il no all’Off shore, Venezia consegna al ministero lo studio di «Cccc» per la banchina alti fondali. Investimento di 1,3 miliardi. Musolino: «Intanto l’ accordo commerciale col Pireo porta già risultati».

di Francesco Bottazzo

I primi studi sono stati presentati la scorsa settimana al ministero delle Infrastrutture: un terminal in mare per far attraccare le grandi navi container con la collaborazione dei cinesi, proprio nei giorni in cui il governo italiano ha tagliato fuori il porto di Venezia dagli accordi con la Cina.

Il progetto

È la rivisitazione (in piccolo) del terminal off shore su cui aveva puntato l’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa per garantire l’accessibilità a Venezia anche con il Mose alzato. Ma né il successore Pino Musolino, tanto meno il governo hanno mai appoggiato il progetto su cui aveva cominciato a lavorare (aggiudicandosi il bando da circa 4 milioni di euro) il consorzio 4C3 composto da 3Ti Progetti Italia, E-Ambiente e la Cccc (China Communication Construction Compani Group) protagonista in questi giorni degli accordi che il presidente cinese Xi Jinping ha firmato con l’Italia sulla «Via della Seta» sui quali sono state comprese le Autorità portuale di Genova e di Trieste, lasciando fuori Venezia, così come aveva fatto già il precedente governo Gentiloni. «Ma Venezia è molto attiva con veri e propri accordi economici che portano già oggi risultati — spiega il presidente Musolino — Nei mesi scorsi abbiamo ad esempio siglato un’intesa con il porto di Pireo che ricordo essere a maggioranza cinese. E’ l’unico accordo di collaborazione rafforzata sottoscritto con gli scali del Mediterraneo». Il risultato è una nuova linea settimanale con Cosco Shipping (l’azionista di maggioranza) che collega Venezia al Pireo, che si va ad aggiungere alle portacontainer che arrivano nel terminal della Serenissima dall’Indonesia e dalle località sulla Via della Seta.

Polemiche e intese

D’accordo, le intese firmate da Genova e Trieste, dopo le polemiche delle settimane scorse alla fine sono state annacquate («Non sanno nemmeno cosa firmano. Prima di siglare un memorandum con la Cina, dobbiamo consolidare le alleanze principali, Stati Uniti e Europa, rafforzando i rapporti con Germania e Francia», aveva detto il sindaco Luigi Brugnaro nei giorni scorsi, promettendo un suo intervento nelle settimane successive per promuovere lo scalo lagunare), ma si fa notare eccome l’assenza di Venezia: problema di peso specifico (che manca) dice qualcuno, assenza di fondali (di qui il terminal a mare vuole essere una soluzione) dall’altra. «È chiaro che la Via della Seta aveva come terminale Venezia e su questo la scelta non è di nessuno dal momento che per i cinesi la Via della Seta significa Venezia come per i greci la via della Magna Grecia significava la Calabria e lo Ionio», aveva detto l’ex ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio durante la missione italiana in Cina del maggio scorso. Non a caso dice il sindaco Luigi Brugnaro: «Alla Via della Seta ci lavoriamo da tanto, vorrei ricordare che Marco Polo è veneziano. Il governo cinese dice da dieci anni “noi vogliamo aprire le grandi rotte” e parla di Venezia. I nostri politici capiscono Trieste e Genova, credo ci sia un problema di lingua».

Prime documentazioni

La dimostrazione arriva dalla China Communication Construction Company Group che aveva già puntato su Venezia per la progettazione del terminal off shore, finalizzata alla gestione futura. E nonostante il memorandum tagli fuori proprio lo scalo veneziano, la prima opera realizzata potrebbe essere proprio la banchina alti fondali fuori dalla laguna di cui Pino Musolino ha presentato le prime documentazioni, con tanto di studio di fattibilità economica al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli la settimana scorsa. Se infatti gli accordi Italia-Cina sui porti rimangono vaghi (quello con Trieste ad esempio parla di eventuali collaborazioni tra porto e Cccc per progetti logistico-industriali in Cina con lo scopo di facilitare i flussi logistici e il commercio), Venezia è già più avanti con il vivo interesse dei cinesi per il progetto del «mini off-shore».

L’investimento

Un investimento complessivo che dovrebbe arrivare a 1,3 miliardi di euro, e che potrebbe coinvolgere la Cccc nella gestione oltre che nella progettazione anche se Musolino ha avuto già modo di sottolineare in passato che un’eventuale partecipazione sarebbe solo di minoranza. Tutta da costruire l’architettura economico-finanziaria così come il trasporto delle merci dal terminal a mare alla banchina a Porto Marghera dove verrebbero trasportate le merci. L’idea iniziale era quella di due approdi sulla scogliera già realizzata alla bocca di porto di Malamocco (comunque protetta per evitare la forza del mare) per consentire alle mega navi container di arrivare a Venezia senza entrare in laguna. L’intervento sarebbe modulare, non chiuderebbe a sviluppi futuri, e porterebbe anche l’adeguamento alle moderne necessità della conca di navigazione. «In questa fase di mercato la risposta del progetto penso sia la più consona alle nostre esigenze, costa molto meno di altri e non preclude il futuro, dobbiamo farlo prima che dell’inizio di funzionamento del Mose per non compromettere il lavoro degli operatori — aveva detto Musolino dopo il suo arrivo alla guida del Porto di Venezia — Quando e se il mio successore avrà la possibilità, assieme al successore del ministro delle Infrastrutture di ragionare sui mercati futuri potrà espandere il terminal».

Corriere del Veneto – 25/03/2019

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Turismo: Pizzimenti, nel 2019 più treni storici per 32 località Fvg

23 Marzo 2019

“Visto il risultato raggiunto nel 2018 abbiamo voluto aumentare il numero dei treni e investire maggiormente su questo progetto turistico che pone al centro le infrastrutture ferroviarie, con un successo determinato dal coinvolgimento diretto del territorio, dei sindaci, delle associazioni e delle loro proposte”.

Così l’assessore alle Infrastrutture e Territorio, Graziano Pizzimenti, ha presentato oggi a Udine il programma dei treni storici per il 2019, in collaborazione con Trenitalia, Fondazione Fs Italiane, Ferrovie Udine-Cividale (Fuc), PromoTurismoFvg e le aziende di trasporto pubblico locale.

“È una manifestazione avviata lo scorso anno in via sperimentale che ci ha dato grandi soddisfazioni – ha proseguito Pizzimenti – poiché consente di mettere in evidenza le eccellenze della nostra regione con l’intento di stimolare anche una microeconomia locale e indurre i visitatori a tornare”.

La Regione ha investito 420mila euro su questo progetto, capace di coinvolgere 32 località che, al passaggio dei treni storici, ospitano iniziative correlate, con l’intento di sostenere la promozione del patrimonio naturalistico, ambientale, storico ed enogastronomico regionale.

Il programma include 26 treni storici (erano 20 nel 2018), di cui 11 a vapore, con la conferma di tutti i 16 treni già previsti lo scorso anno sulla linea Sacile-Gemona, e portando da 4 a 10 i treni sulle altre linee regionali.

Uno o più treni sono correlati alle manifestazioni principali dei quattro capoluoghi: la Barcolana a Trieste, il festival internazionale èStoria a Gorizia, la manifestazione enogastronomica Friuli Doc a Udine e il festival #Pordenoneviaggia a Pordenone.

Il programma si apre domenica 31 marzo con il treno delle Città Unesco, in occasione della Unesco Cities Marathon, quando oltre alla maratona podistica, che unisce i tre siti patrimonio dell’umanità di Cividale del Friuli, Palmanova e Aquileia, un convoglio ferroviario partirà da Trieste e toccherà Palmanova, Udine e Cividale, in collaborazione con Fuc. Sarà possibile effettuare due visite guidate alla scoperta di itinerari inconsueti che includono le gallerie delle fortificazioni veneziane nella città stellata, il Duomo, i musei e due mostre nella città ducale.

I successivi appuntamenti sono: 12 maggio Treno dei Giardini, a vapore da Udine a Sacile (visita al parco della tenuta Conti Brandolini d’Adda, chiesetta medioevale e degustazioni); 18 maggio treno a vapore #PordenoneViaggia, da Trieste a Pordenone (collegato alla manifestazione omonima); 19 maggio Treno delle orchidee, da Pordenone a Osoppo (correlato all’omonimo festival di Osoppo, con visita al forte osovano); 26 maggio treno a vapore èStoria da Trieste a Gorizia (correlato alla manifestazione internazionale di storia che si svolge nel capoluogo isontino); 2 giugno Treno del Vino, da Trieste a Cormons (correlato a Enjoy Collio, con tappe enogastronomiche a Cormons e Gorizia); 9 giugno Treno Natura, da Treviso a Forgaria nel Friuli, via Sacile (correlato alla festa della trota di Cornino con visita ai laghetti Pakar e al fiume Tagliamento); 23 giugno Treno Aria di Festa, a vapore da Treviso a San Daniele (correlato alla manifestazione che celebra il prosciutto crudo di San Daniele); 30 giugno treno lungo le ciclovie del Friuli, con dotazione di due bagagliai portabicilette, da Pordenone a Gemona (correlato a Bike festival, giornata della bicicletta lungo la ciclovia Alpe Adria in collaborazione con Fiab); 7 luglio treno a vapore La Valcellina tra borghi e natura, da Treviso a Montereale Valcellina (con 4 itinerari tra storia e natura); 14 luglio, treno tra Laguna e mare, da Portogruaro a Trieste (con visita alla riserva naturale di Canal Novo a Marano lagunare e al parco di Miramare); 21 luglio treno delle Lame, da Treviso a Maniago (con visita al castello, al battiferro e al museo delle coltellerie); 4 agosto Tempus Express, da Sacile a Gemona (correlato alla manifestazione Temspus est Jocundum a Gemona); 25 agosto Treno del Confine e paesaggi tra la Repubblica di Venezia e la Grande Guerra, da Trieste a Palmanova, Gradisca e Redipuglia (viaggio tra le storie di confine); 1 settembre treno dei borghi più belli d’Italia, a vapore da Gemona a Budoia (con visita alla sagra dei cesti a Polcenigo e al borgo di Toppo di Travesio); 14 settembre Treno di Friuli Doc a vapore da Trieste a Udine (correlato alla manifestazione enogastronomica del capoluogo friulano); 15 settembre Treno di Pasolini da Udine a Casarsa della Delizia e San Vito al Tagliamento (lungo i luoghi pasoliniani nel settantesimo del romanzo Il sogno di una cosa); 22 settembre, treno della Poesia, da Pordenone a Meduno (spin off della manifestazione PordenoneLegge); 29 settembre treno tra mosaici, castelli e natura da Udine a Spilimbergo (correlato alla manifestazione Art&Mosaico con visita alla scuola mosaicisti); 6 ottobre, treno Sapori d’autunno, da Udine a Fanna-Cavasso e Pinzano al Tagliamento (per la festa d’Autunno con visita al castello di Pinzano); 13 ottobre Barcolana Express, treno a vapore da Udine a Trieste per la manifestazione velica; 13 ottobre treno delle mele antiche da Treviso ad Andreis; 27 ottobre, treno della zucca, a vapore da Trieste a Venzone (correlato alla festa della Zucca); 3 novembre treno della Grande Guerra, a vapore da Udine a Cornino e Pinzano al Tagliamento (lungo i luoghi della Grande Guerra); 10 novembre treno festa del Formaggio da Sacile a Gemona del Friuli; 8 dicembre treno dei presepi, a vapore da Gemona a Sacile (con visita al mercatino di Natale sacilese e al Borgo di Poffabro).

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 23/03/2019

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Trieste e Genova, porti della Via Seta in Europa

Si parte da infrastrutture e logistica, ma niente scambi azionari

di Francesco De Filippo

Genova e Trieste sanciscono il loro ingresso nella Via della Seta marittima, la Belt & Road Initiative. Ad oggi le due città sono, teoricamente, terminale di quell’epico programma, per merci salpate dalla Cina e giunte nel Mediterraneo attraverso lo stretto di Suez. Risalendo Adriatico e Tirreno, i cargo evitano almeno altri quattro giorni di navigazione per doppiare Gibilterra e giungere agli scali del Nord Europa, facendo risparmiare cifre considerevoli agli armatori. A Trieste e a Genova container, rimorchi e quant’altro vengono caricati sui treni e in breve raggiungono qualunque destinazione in Europa centro-orientale.

Per il momento, gli accordi prevedono infrastrutture e logistica, ma le intese sono generiche: potranno trovare articolazione nei modi più confacenti alle parti. A stringere la cooperazione con i due porti è il colosso CCCC, China Communication Construction Company, braccio operativo del governo per le infrastrutture. Stamani è stato con il leader del gruppo, Song Hailang, che le due Autorità hanno siglato intese.

Nello specifico, l’accordo per Genova prevede interventi per lo sviluppo dello scalo, in qualche modo anche legati al crollo del ponte Morandi: il più importante è il faraonico progetto da un miliardo per la nuova diga (una delle due iniziative italiane inserite fra i progetti strategici della EU-China Connectivity Platform, per rafforzare le connessioni di trasporto tra Europa e Asia e aumentare la competitività del sistema portuale del Nord Italia). Altri investimenti pubblici sono destinati ad altri interventi in ambito portuale, come a Sestri Ponente, dove lo stabilimento Fincantieri andrà esteso. Tutte iniziative che potrebbero raddoppiare i volumi (da 1 a 2 milioni di TEU) e le entrate (da 11 a 20 milioni di euro).

Con Zeno D’Agostino, presidente Autorità di Trieste, Mr. Song Hailang ha invece formalizzato un accordo sulle infrastrutture ferroviarie collocate nell’ambito portuale, in particolare le nuove stazioni di Servola e Aquilinia, rientranti nel progetto “Trihub”, piano di rinforzo del sistema infrastrutturale ferroviario nell’area fra Cervignano del Friuli, Villa Opicina e Trieste, in collaborazione con il gestore della rete ferroviaria italiana RFI. Trihub ha tre finalità: oltre alla ferrovia, c’è la possibile partecipazione del Porto al progetto di CCCC per la costruzione e gestione di un grande terminal intermodale a Kosiče (Slovacchia), e, soprattutto, progetti logistico- industriali congiunti in Cina, per facilitare i flussi logistici e il commercio dall’Italia verso Pechino. Lo sottolinea anche il presidente dell’Authority, Zeno D’Agostino: “Il nostro impegno è supportare le esportazioni in Cina e nel Far East delle nostre PMI, che non hanno le dimensioni idonee ad affrontare questo tipo di investimenti. L’Autorità di Sistema si mette a disposizione delle imprese italiane per sviluppare in Cina piattaforme logistiche e portuali che permettano al Made in Italy di raggiungere i flussi commerciali verso questo grande mercato in espansione.” D’Agostino ha partecipato anche a incontri b2b con importanti soggetti cinesi, fra i quali Power China.

Ansa/Mare – 23/03/2019

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La promessa delle Ferrovie e quei 120 mila posti da creare

22 Marzo 2019

di Michelangelo Borrillo

«Quest’anno chiuderemo 15 cantieri e stiamo cercando di portare avanti i 6 cantieri principali», che sono Terzo valico, nodo di Firenze, Alta capacità/Av Napoli-Foggia-Bari, Brennero, Alta velocità Milano-Venezia e Alta capacità/Av Messina-Catania-Palermo. Infrastrutture che – questa la promessa dell’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Gianfranco Battisti – creeranno 120 mila posti di lavoro in 5 anni. «Il prossimo piano industriale Fs, che presenteremo tra qualche giorno, Alitalia permettendo, sarà il più grande investimento infrastrutturale dei prossimi anni. Stimiamo per i prossimi cinque anni nuovi 120 mila posti di lavoro, di cui 15 mila diretti». Gli investimenti del piano sono pari a 58 miliardi, ha aggiunto, di cui 9 già quest’anno. «E di questi posti di lavoro, 4 mila sono previsti già quest’anno», ha spiegato Battisti, ribadendo che con il Piano «produrremo qualcosa come lo 0,9% del Pil». Insomma, il traino sarà l’Alta velocità, che negli Usa invidiano all’Italia. Come ha raccontato Battisti quando ha illustrato gli investimenti al ceo di Delta Ed Bastian. «La cosa che più lo ha impressionato – ha concluso Battisti – è la nostra Alta velocità, che è un benchmarck mondiale. La sfida dei prossimi anni non è tra Stati ma tra Metropoli».

Corriere della Sera – 22/03/2019

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Porto, piano da 22 milioni per la rete ferroviaria

La giunta regionale ha dato il via libera alla progettazione e alla realizzazione Oggi dall’area industriale partono per l’Italia e l’Europa cento treni alla settimana.

di Gianni Favarato

Con la pubblicazione sul bollettino ufficiale del Veneto del relativo decreto approvato dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore Elisa De Berti, è arrivato il via libera per la cura del ferro. Ovvero per la progettazione e realizzazione del piano strategico da 22 milioni di euro per il «potenziamento infrastrutturale della rete ferroviaria di collegamento con il porto di Venezia e per la verifica e lo studio delle attività necessarie per il ripristino del collegamento ferroviario tra il porto di Chioggia e la rete nazionale». Un intervento che contribuirà, oltretutto, a ridurre il divario esistente con il porto concorrente più vicino (Trieste) che è il più importante scalo portuale ferroviario del Sud Europa, dotato di 70 chilometri di binari che servono tutte le banchine e rendono possibile la composizione dei treni direttamente nei terminali. Il Porto di Venezia è stato classificato dall’Unione Europea come “core port” nell’ambito della rete Trans European Network-Transpor (Ten-T), in particolare da quello Baltico-Adriatico e a quello del Mediterraneo legato al programma “Autostrade del mare” e ai corridoi di traffico europeo su rotaia est-ovest. L’area portuale di Venezia è già stata adeguata con un apparato ferroviario costituito da complessivi 45 chilometri di binari che includono la stazione di Marghera Scalo e i raccordi con i terminal del porto e le imprese che vi operano, con un fascio base di 12 binari elettrificati, gestito da Rete Ferroviaria Italiana, oltre che da un fascio di appoggio di 18 binari, in gestione alla società di manovra Erf. L’assessore De Berti in sede di approvazione del decreto della giunta regionale ha spiegato che «attualmente i volumi di traffico caratterizzanti il Porto di Venezia si attestano su circa 100 treni alla settimana con prevalenza delle relazioni nazionali, ma con una quota rilevante di traffico internazionale in crescita, circa il 24%, grazie al previsto potenziamento del terminal Autostrade del Mare e alla realizzazione di un nuovo terminal container nell’area Montesyndial». Come documentato dai dati dell’Autorità di Sistema Portuale, i raccordi ferroviari movimentano via ferro per il sistema produttivo del Nord Italia e dell’Europa Centro Orientale – con un notevole risparmio delle emissioni inquinanti che causerebbe, invece, il traffico di queste merci su strada – prodotti siderurgici (il 54% del traffico complessivo nel 2018), energetici (17%), agroalimentari (15%), chimici (7%), semirimorchi e container (6%). Del resto la cosiddetta “cura del ferro”, avviata negli ultimi anni nel Porto di Venezia, ha permesso di movimentare nel 2018 ben 93.643 vagoni ferroviari (+11,3% sul 2017), pari a oltre 2,4 milioni di tonnellate di merci trasportate su rotaia, con un +10,7% in peso rispetto allo stesso periodo 2017. Fin dal 2017 un gruppo di lavoro composto oltre che dalla Regione Veneto e dall’Autorità di Sistema Portuale anche dal gestore della rete ferroviaria (Rri) che ha individuato due interventi prioritari da realizzare nei prossimi cinque anni. In primo luogo «predisporre i necessari apparati tecnologici e gli interventi infrastrutturali quali il modulo ferroviario per il trasporto merci da 750 metri di lunghezza coerente con gli interventi programmati da Rfi sui corridoi che convergono sul Porto di Venezia, e che prevedono l’attrezzaggio del modulo anzidetto sul corridoio Baltico-Adriatico e Mediterraneo entro 2021, con unica esclusione il tratto Venezia – Trieste rinviato al 2026». In secondo luogo la realizzazione, nel medio periodo, del potenziamento ferroviario per la connessione tra comprensorio e infrastruttura nazionale».

La Nuova di Venezia – 22/03/2019

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L’Ance: «Le misure sono deludenti e poco trasparenti»

di Nicoletta Picchio

Due parole «salvo intese». Il mondo delle imprese sottolinea questa formula inserita nel decreto sblocca cantieri nella speranza che possano essere accolte le osservazioni presentate.

Sul testo in entrata ci sono molte riserve: «Abbiamo chiesto un atto di coraggio per sbloccare l’Italia ma dalle bozze uscite finora questa volontà di cambiare pagina con regole chiare, procedure veloci e trasparenti non emerge», ha commentato il presidente dell’Ance, Gabriele Buia, a proposito del decreto sblocca cantieri approvato «salvo intese» dal governo.

«Speriamo che vengano accolte le nostre proposte», ha aggiunto il vicepresidente di Confindustria, Stefan Pan, al convegno organizzato dalla Fondazione Necci e da Italia Protagonista sul tema “Sì alle infrastrutture, sì allo sviluppo”.

«Abbiamo chiesto di semplificare le procedure a monte e invece vediamo che si fa ricorso a commissari dotati di ampi poteri in deroga al Codice e al massimo ribasso senza l’obbligo dell’esclusione automatica dell’offerta anomala. Abbiamo proposto un pacchetto che può sbloccare veramente i cantieri senza cedere nulla in fatto di trasparenza e legalità invece ci sembra di capire che si sta scegliendo un’altra strada, meno utile al settore e al paese intero», ha continuato Buia.

Pan, nel suo intervento al convegno di ieri, ha elencato alcune misure proposte dal mondo delle imprese: una unità presso Palazzo Chigi che esamini le criticità e possa adottare provvedimenti per risolverle in fretta; usare lo strumento dei commissari dove serve, su modello della NapoliBari; per quanto riguarda la responsabilità di danno erariale, per evitare la fuga dalla firma dei funzionari pubblici, chiarire le esclusioni di colpa grave. Inoltre bisogna creare un fondo di garanzia per aiutare le pmi subappaltatrici in crisi ad accedere ai crediti; recepire la direttiva Ue sui pagamenti entro 30 giorni.

Buia ha sottolienato l’importanza di approvare subito un pacchetto di misure urbanistiche, edilizie e fiscali per rilanciare la rigenerazione urbana: «bisogna evitare di sprecare un’occasione importante».

Il presidente Ance ha poi sottolineato che «il vice premier Salvini ha annunciato queste misure, ma finora non vi è traccia nei testi in circolazione. L’auspicio è che nelle prossime ore ci sia spazio per migliorare le misure che noi per primi abbiamo chiesto».

«Il confronto con il governo è continuo – ha spiegato Pan – bisogna aprire i cantieri con le risorse che abbiamo, faremo molta attenzione a quanto troveremo nel testo». Le perplessità dei costruttori sono state espresse al convegno anche dal vice presidente dell’Ance, Edoardo Bianchi, che si è soffermato sul no alla figura dei supercommissari e sulla gestione delle crisi di impresa. «Bisogna tornare a progettare e guardare al futuro, lasciando da parte le polemiche», ha detto in apertura Alessandra Necci, ricordando l’operato del padre Lorenzo, che nel suo ruolo al vertice delle Ferrovie fu promotore dell’Alta Velocità.

«L’immobilismo crea solo decrescita», ha sottolineato Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato.Numeri positivi sono stati citati dall’ad di Fs, Gianfranco Battisti: il nuovo piano industriale, che sarà presentato tra qualche giorno, creerà nei futuri 5 anni 120mila posti di lavoro, di cui 15 mila diretti. Gli investimenti previsti sono 58 miliardi, di cui 9 già quest’anno. Fs, ha annunciato Battisti, chiuderà nel 2019 15 grandi cantieri e si concentrerà per portare avanti altre sei grandi operazioni tra cui il Terzo Valico, la NapoliBarie il nodo di Firenze.

Il Sole 24 Ore/Economia & Imprese – 22/03/2019

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Da Terna investimenti in Veneto per 355 milioni di euro in cinque anni

Nel “Piano strategico 2019-2023”, investimenti in crescita del 14% rispetto al piano precedente.

Ammontano a 355 milioni di euro gli investimenti che Terna sosterrà in Veneto nei prossimi 5 anni. L’obiettivo è rendere più sicura ed efficiente la rete elettrica regionale, attualmente caratterizzata da notevoli criticità. È quanto emerge dal “Piano strategico 2019-2023”, presentato a Milano.

“Il Veneto si conferma una regione prioritaria per Terna. Gli investimenti previsti dal Piano Strategico per i prossimi 5 anni, pari a 355 milioni di euro e in crescita del 14% rispetto al Piano precedente, si inseriscono nel quadro del più ampio accordo di programma sottoscritto recentemente con la Regione del Veneto e avvalorano la centralità di questo territorio nella strategia di sviluppo di Terna. Un impegno importante che porteremo avanti proseguendo nel percorso già intrapreso di dialogo e confronto costante con le comunità locali e il territorio per realizzare una rete elettrica sempre più sicura, resiliente e sostenibile in grado di rispondere ai cambiamenti che la transizione energetica in atto richiede.” Ha dichiarato Luigi Ferraris, Amministratore delegato di Terna.

Inoltre, sono previste ricadute positive anche per l’indotto (90 imprese, 50 fra professionisti e studi tecnici e 380 lavoratori coinvolti) e per le attività ricettive, di ristorazione e di servizi, presenti nei territori interessati dai cantieri.

Tra i principali interventi previsti: il riassetto della rete elettrica nell’Alto Bellunese; un nuovo collegamento in cavo interrato tra Cortina e Auronzo di Cadore necessario per migliorare l’affidabilità e la sicurezza del servizio elettrico nell’area; la razionalizzazione tra Venezia e Padova, la razionalizzazione della Media Valle del Piave e la nuova stazione elettrica di Volpago.

Treviso Today/Economia – 22/03/2019

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Immatricolazioni 2018: crescono (+18,8%) i camion e calano gli autobus (-20,7%)

Nel 2018 in Italia le immatricolazioni di veicoli pesanti (e cioè con PTT – peso totale a terra – superiore a 16 tonnellate) per il trasporto merci sono state 28.277, con un aumento del 18,8% rispetto al 2017. Sempre lo scorso anno le immatricolazioni di nuovi autobus nel nostro Paese sono state 3.290, con un calo del 20,7% rispetto all’anno precedente. Questi dati emergono da un’elaborazione del Centro Ricerche Continental Autocarro su dati Aci.

“Le immatricolazioni di veicoli pesanti per il trasporto merci e di autobus – sottolinea Enrico Moncada, Responsabile della Business Unit Truck Replacement and Original Equipment di Continental Italia – hanno fatto registrare dati negativi negli anni della crisi economica, ma a partire dal 2015 il saldo è tornato ad essere positivo. Il 2018 si conferma positivo per ciò che riguarda il comparto dei veicoli pesanti per trasporto merci. Per il comparto degli autobus, invece, il calo registrato frena il processo di rinnovo del parco circolante che era in atto da qualche anno a questa parte”.

L’elaborazione del Centro Ricerche Continental Autocarro fornisce anche una graduatoria delle regioni in base alla percentuale di crescita delle immatricolazioni. In testa alla graduatoria delle regioni in cui le immatricolazioni di veicoli pesanti per il trasporto merci sono cresciute di più c’è la Valle d’Aosta (+180,6%), seguita da Toscana (+37,8%) e da Trentino Alto Adige (+37%). E’ da sottolineare che in tutte le regioni italiane è stato registrato un aumento delle immatricolazioni di veicoli pesanti per il trasporto merci.

Nel comparto degli autobus, invece, vi sono solo poche regioni in cui è stato registrato un aumento delle immatricolazioni nel 2018 rispetto al 2017. A guidare la graduatoria è ancora una volta la Valle d’Aosta (+371,4%), seguita da Puglia (+92,9%) e Trentino Alto Adige (+50,4%). Positivi anche i dati di Calabria (+49,4%), Lombardia (+34,3%) e Veneto (+12%). Tutte le altre regioni hanno fatto registrare dati in calo.

Trasporti-Italia.com – 22/03/2019

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