Il Marco Polo vola: quarto scalo nazionale, passeggeri in crescita del 7,9%

28 Marzo 2019

Nel 2018, secondo i dati forniti da Enac, l’aeroporto di Tessera è stato utilizzato da oltre 11 milioni di passeggeri.

Il traffico aereo continua il suo trend di crescita a livello nazionale, con circa 185 milioni di passeggeri (184.810.849 per la precisione) nell’arco dell’intero 2018, in aumento del 5,8%. L’aeroporto principale si conferma ancora una volta quello di Roma Fiumicino, mentre il Marco Polo di Venezia si piazza al quarto posto, con poco più di 11 milioni di passeggeri (11.092.525), in crescita del 7,9%.

I numeri del Marco Polo

Nel complesso, per il solo scalo di Tessera, sono 4.912.884 i passeggeri che partono o arrivano con vettori low cost, mentre i restanti 6.179.641 sono quelli che si servono di aerei di linea. Estendendo l’analisi agli altri aeroporti gestiti da Save, al Canova di Treviso 3.204.962 passeggeri volano con vettori low cost, mentre 69.324 si servono di voli di linea. Numeri più elevati all’aeroporto Catullo di Verona per i vettori tradizionali, con 1.776.371 passeggeri, che pareggiano più o meno i numeri dei voli a prezzo contenuto (1.630.260).

Voli più frequentati da e per Venezia

Spostando l’attenzione ai vettori tradizionali verso Paesi extra UE, la tratta Venezia – Istanbul, con 283.745 passeggeri, è stata quella che ha registrato maggior affluenza nello scalo veneziano, piazzandosi al 22esimo posto a livello nazionale (la classifica è guidata dal volo Roma Fiumicino – Tel Aviv con 813.363 passeggeri totali). Rimanendo all’interno dei confini dell’Unione, invece, al nono posto si è piazzata la tratta Venezia – Parigi con 764.517 passeggeri totali. La tratta Napoli-Venezia, tra le low cost, è stata la 27esima più utilizzata dai viaggiatori, mentre la Venezia-Napoli la 28esima. Entrambi i voli sono operati da easyJet. A livello internazionale, invece, la tratta Venezia-Gatwick (operata sempre da easyJet), è stata la decima più frequentata.

Crescita importante

«Il trasporto aereo vale già oggi quasi il 4% del Pil. – ha commentato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli – E sappiamo quanto sia grande l’effetto moltiplicatore degli investimenti in questo comparto. Soltanto coniugando servizi di qualità e una sempre maggiore attenzione alla sicurezza, riusciremo a intercettare i nuovi flussi di traffico. Il nostro Paese ha una fortissima vocazione turistica che va ulteriormente esaltata con una rete efficiente di scali aeroportuali e un impegno dei concessionari a potenziare sempre più le prestazioni degli asset in gestione». I dati di traffico del 2018 testimoniano ancora una volta quanto sia importante la crescita del settore: «Il mercato italiano suscita un forte interesse nel panorama internazionale, – ha spiegato il presidente dell’Enac Nicola Zaccheo –  caratterizzato da una forte competitività. Lo sviluppo del comparto ha un peso fondamentale anche sull’economia nazionale, con importanti ricadute occupazionali dirette e indirette sul territorio».

Venezia Today/Cronaca – 28/03/2019

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Assaeroporti: a febbraio passeggeri ancora in forte crescita

Sono cresciuti del 5,8% a febbraio i passeggeri sugli aeroporti italiani, per un totale di 11.551.769 unità. Bene anche i movimenti aerei che hanno riportato un incremento del 7,7% a 104.627 unità mentre risulta in forte diminuzione il cargo aereo, che cede il 5,6% per un totale di 77.378 unità. Molto bene i due principali scali italiani, Roma Fiumicino e Milano Malpensa, che hanno riportato rispettivamente un incremento del 5,5%, a quota 2,7 milioni di passeggeri, e del 10,7%, con 1,7 milioni di passeggeri. Tra gli aeroporti che hanno riportato i maggiori incrementi c’è Lamezia Terme (+11,4%), Palermo (+11,1%), Cagliari (+10,3%) e Verona (+9%). Molto bene comunque anche Bari e Bologna, che segnano rispettivamente un +8,8% e un +8,5%, e Venezia, con un +7,2%.

Trasporti-Italia.com – 28/03/2019

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Valdastico, sì di Trento all’autostrada. Cambia il tracciato: sbocco a Rovereto

Vertice a Roma, svolta della Provincia autonoma. Fugatti: «Studio di fattibilità entro aprile»

L’ultima riunione ufficiale al ministero delle Infrastrutture e Trasporti sul tormentone Valdastico (già Pirubi) risaliva al 15 ottobre dello scorso anno. Una settimana prima dell’elezione del primo governatore leghista del Trentino. Una settimana prima che cambiasse tutto. L’arrivo di Maurizio Fugatti è stato salutato con particolare calore dal Veneto perché portava con sé la promessa di rianimare l’esangue progetto di completamento dell’A31 da Piovene Rocchette all’A22. E la riunione «tecnica» al Mit (presente per il Veneto l’assessore regionale alle Infrastrutture, Elisa De Berti) ha un sapore tutto politico con la formalizzazione da parte di Fugatti in persona del sì trentino all’opera dopo decenni di inflessibili dinieghi in nome della tutela ambientale del territorio. Risorge la Valdastico, quindi, ma come ventilato nei mesi scorsi, non più con l’approdo a Besenello (il piccolo Comune trentino che ha vinto la sua battaglia arrivata al Consiglio di Stato per non essere attraversato da un’infrastruttura considerata monstre) bensì con l’intersezione all’altezza di Rovereto sud. Progressivamente l’arco d’asfalto progettato per arrivare a nord di Trento si è abbassato fino ad arrivare, appunto, all’altezza di Rovereto. Anzi, della parte sud di Rovereto. Una zona, va detto per inciso, su cui il neo governatore punta molto. Niente di meglio di un crocicchio autostradale, dunque, per valorizzare l’altro centro trentino. La scelta di Rovereto sud pare definitiva visto che al tavolo del Mit si sono già definiti i primi sopralluoghi in programma nelle prossime settimane. E sancisce, di fatto, l’addio a una delle funzioni originarie della Valdastico: l’alleggerimento della Valsugana che, a questo punto, non godrà neppure di una bretella di collegamento. Archiviata, infine, anche l’ipotesi di minima elaborata negli anni scorsi di declassare l’opera a un «corridoio» non autostradale.

L’incontro

L’incontro tra la direzione generale per la Vigilanza sulle Concessioni autostradali del Mit, Regione Veneto e Provincia autonoma di Trento si è concluso, spiega in una nota il Mit, «con la decisione di fissare al 10 aprile la presentazione di un tracciato complessivo sia per il lato veneto che per quello trentino in modo che il Ministero possa procedere con le sue valutazioni sia sul merito della nuova ipotesi sia in relazione all’adempimento degli impegni contrattuali dell’attuale concessionario». Non manca, neppure in questo caso, la sottolineatura del dicastero guidato da Danilo Toninelli, di una «valutazione» sull’opportunità dell’opera. E l’appello, definito proprio dal Consiglio di Stato in merito al ricorso del Comune di Besenello per un tracciato unitario fra Veneto e Trentino. A realizzare la tanto sospirata Valdastico sarà la Brescia-Padova, già concessionaria anche dell’A31. E il lavoro, va detto, è tutto da fare. Sul tracciato verso Rovereto sud, il meno gettonato fino ad ora, c’è appena uno studio di fattibilità che risale al 2013. Lo studio parla di un territorio sostanzialmente suddivisibile in due tratti omogenei: da Piovene Rocchette ad Arsiero e da Arsiero a Rovereto. Sui 40,85 km complessivi, oltre 32 saranno in galleria, meno di un chilometro e mezzo in viadotto e poco più di 7 all’aperto. «È la prima volta che la Provincia di Trento dice chiaramente che questa opera la vuol fare: il ministero ci ha detto che è stato perso già troppo tempo – dice perentorio Fugatti -. Entro il 15-30 aprile presenteremo con il Veneto, assieme a cui stiamo lavorando, uno studio di fattibilità che preveda l’uscita a Rovereto sud». Il cosiddetto tracciato T5 (la quinta delle sei ipotesi affastellatesi negli anni ndr)contestato dagli ambientalisti: «Non è mai stato fatto un progetto, ci sono solo due righe su un documento. Lo studio serve a capire l’impatto ambientale– ribatte Fugatti – e siamo ottimisti che andrà bene». In caso contrario nessun dietrofront: «Troveremo un’altra opzione, una cosa è certa: la Valdastico la vogliamo fare».

Corriere del Veneto – 28/03/2019

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«Tav Brescia-Verona? L’alternativa è low cost»

27 Marzo 2019

Ponti: «Per la ferrovia esistente non sembra in vista una saturazione. Si può decidere di potenziarla gradualmente in funzione del traffico»

L’appuntamento a Roma è già fissato (data segreta, porte chiuse, ma pare non oltre questa settimana) per dare modo al ministro Danilo Toninelli di discutere l’analisi costi-benefici della Tav Brescia-Padova insieme agli autori: il professor Marco Ponti e il suo «pool» di esperti di infrastrutture e di economia dei trasporti.

L’analisi infatti viene data per pronta, consegnata ai primi di marzo e forse già integrata con l’analisi tecnico giuridica, che considera le cosiddette «penali» da pagare in caso di stop al progetto.

Non sarà però un incontro per «decidere», ma per studiare le carte e mettere sulla bilancia costi, benefici e possibili alternative dell’opera.

Ponti lo conferma a Bresciaoggi, ma non fornisce numeri, perché sui contenuti dell’analisi ha con il ministero un vincolo di riservatezza. Più costi o più benefici? Il professore può dirlo solo al ministro. E comunque la questione è più complessa di un segno «più» o «meno».

«GIUSTO TRE COSE posso anticipare – rivela a Bresciaoggi il professor Marco Ponti -. La prima: non è in vista una saturazione della ferrovia esistente tra Brescia e Padova, né per il traffico merci né per i passeggeri. La seconda: in coerenza con il metodo dell’analisi costi benefici, abbiamo incluso anche un esame delle possibili alternative al progetto, basate su un potenziamento graduale della ferrovia esistente. La terza: indipendentemente dal “saldo” positivo o negativo, sul quale non posso rivelare nulla, la decisione finale sarà politica».

Tre punti interessanti. Sul primo, Ponti spiega di aver esaminato la domanda di servizi ferroviari attuali e futuri, arrivando alla conclusione che, per oggi e per anni a venire, la ferrovia esistente è più che sufficiente: «Non sembra in vista una saturazione della capacità esistente, né per i passeggeri, né per le merci», queste le sue parole.

Tra il detto e il non detto, la conclusione implicita è la seguente: al di là dei costi, che bisogno c’è di realizzare un nuovo corridoio ferroviario, se c’è ancora posto su quello già esistente?

L’ALTERNATIVA è il nocciolo della questione. La Tav Brescia-Padova costerebbe circa 8 miliardi. Ponti non ci dice (ma lo dirà al ministro) se e in che misura i benefici sociali compensino questo costo. Ma spiega: «Se anche il saldo dell’analisi risultasse positivo, lo sarebbe probabilmente meno di possibili alternative, come capita frequentemente quando queste non sono esplicitamente oggetto di analisi comparative. Per esempio: graduali miglioramenti della linea storica, in funzione della crescita del traffico, per altre linee hanno dimostrato di poter dare gli stessi benefici, ma con costi notevolmente inferiori. Posso anticipare che l’indicazione dell’opportunità di una verifica di questo tipo è contenuta tra le considerazioni della nostra analisi».

Terzo punto: gli aspetti politici del processo decisionale. «Decidono i politici – dice Ponti -, ma un aspetto di cui dovranno tenere conto sarà quello delle cosiddette penali. Un’anomalia: lo Stato al momento dell’affidamento, oltre due decenni fa, ha imposto una “multa” a sé stesso per centinaia di milioni, in favore di imprese che hanno avuto l’affidamento senza gara, poche settimane prima che scattasse l’obbligo europeo di mettere a gara opere come questa. La auto-multa pare che scatti sia se l’opera non si facesse, sia se venisse affidata a un soggetto diverso. Al tempo, del progetto esisteva solo una striscia di pennarello su una mappa: già allora lo Stato si era impegnato a pagare una penale al “general contractor”. Dunque si tenga pur conto delle penali, se così è scritto, ma io sottolineo l’inquietante peculiarità di questo affidamento».

Brescia Oggi – 27/03/2019

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Valdastico: Fugatti, innesto su A22 a Rovereto sud

Nuova ipotesi presentata al Mit, entro 10/4 proposte da Regioni

Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha presentato oggi al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti una nuova ipotesi progettuale relativa all’autostrada Valdastico nord.
La nuova ipotesi di tracciato anticipata da Fugatti mantiene il primo lotto che si sviluppa nella regione Veneto, già condiviso dalle amministrazioni, e per la parte trentina ipotizza l’innesto sulla A22 all’altezza di Rovereto sud.
Anche alla luce della recente sentenza del Consiglio di Stato – sottolinea una nota del Mit – qualunque ulteriore valutazione del ministero non può prescindere da una ipotesi di tracciato complessiva. L’impegno delle Regioni è stato quindi quello di formalizzare l’ipotesi complessiva del tracciato sia per il lato veneto che per quello trentino, entro il prossimo 10 aprile, in modo che il ministero possa procedere con le sue valutazioni sia sul merito della nuova ipotesi sia in relazione all’adempimento degli impegni contrattuali dell’attuale concessionario.

Ansa/Trentino A.A. – 27/03/2019

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Fbk, tecnologia 5G lungo l’Autobrennero

Progetto europeo guidato da Fbk Trento da Monaco a Bologna

Il progetto “5G-Carmen”, coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento, creerà un corridoio digitale lungo i 600 chilometri che collegano Monaco a Bologna, con l’obiettivo di sviluppare la mobilità connessa e automatizzata del futuro sulle strade europee. Le nuove tecnologie permetteranno di avere auto connesse tra loro e alle strutture di terra per una migliore gestione del traffico veicolare. Il fattore chiave sarà la tecnologia 5G che consentirà di evolvere l’attuale rete radiomobile 4G per ottenere una migliore risposta alle esigenze di servizi in termini di velocità di dati scambiati e tempi di reazione dell’infrastruttura di rete per l’implementazione di veicoli connessi, cooperativi e automatizzati di nuova generazione. Fbk, nei prossimi tre anni, guiderà a livello europeo un consorzio di 25 realtà industriali, accademiche e della ricerca che collaboreranno al progetto, finanziato con 18,5 milioni di euro di cui 14,9 dall’Unione europea.

Ansa/Trentino A.A. – 27/03/2019

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La Tav Trieste-Venezia sul binario morto

26 Marzo 2019

Costerà 1,8 miliardi accelerare la linea Come il progetto è finito in un cassetto a vantaggio di una soluzione più soft un progetto tormentato.

di Marco Ballico

Avrebbe dovuto essere la Tav è invece sarà, ma i tempi sono a questo tempo indefiniti, il potenziamento della linea ferroviaria Venezia-Trieste, con costi abbattuti da 7 a 1,8 miliardi di euro e treni con velocità massima di 200 chilometri orari. Una ricalibrazione del progetto rimasta per ora sulla carta. Perché, dopo la prima tranche di fondi nazionali del 2016, 200 milioni di euro stanziati con Graziano Delrio ministro, nulla si è più aggiunto. Un binario morto, al momento. A partire dall’annunciata Tav, visti i costi prospettati a inizio millennio. Sin dagli anni Ottanta la linea ha mostrato usura ma anche limiti strutturali, a partire dal nodo di Latisana, con la curva repentina direzione Nord e virata a Est verso Monfalcone e Trieste. Ma il progetto di una nuova ferrovia ad alta velocità ha perso appeal poco a poco: come pensare di spendere quasi 7 miliardi con un enorme impatto sul territorio, con tanto di galleria in Carso? Regione Veneto e Friuli Venezia Giulia, preso anche atto del sottoutilizzo dell’esistente, in particolare per il trasporto merci, decidono così di lasciar perdere e di concentrarsi su una soluzione ritenuta più logica: potenziare la linea storica. E il ministero delle Infrastrutture, d’intesa con Rfi, nel 2014 manda in soffitta il tracciato condiviso nel 2010 e dà il via libera a un piano da 1,8 miliardi.

Si ridimensionavano i sogni e si punta solo su ciò che si può fare davvero. In tempi non biblici. «Costerà 1,8 miliardi la velocizzazione della ferrovia Venezia-Trieste, con lo scopo di collegare i due capoluoghi in poco più di un’ora, solo una decina di minuti in più rispetto all’alta velocità», confermava l’amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile a margine del Forum ferroviario Italia-Balcani a Trieste nel 2015. L’ad di Fs Renato Mazzoncini, due anni dopo, aggiungeva: «Entro il 2025 il sistema Av sarà completato fino a Venezia e la linea ammodernata fino a Trieste». I fondi? Risparmiati dalla voce ben più corposa che avrebbe riguardato la Tav, non sembravano un problema. Delrio stanziò appunto 200 milioni. E il cronoprogramma era definito. Prevedeva a partire dal 2016 una decina di mesi per il progetto preliminare e altri quattro-cinque per la conferenza dei servizi con gli enti locali. Quindi un altro anno per il progetto definitivo e sette-otto mesi per lo svolgimento della gara. In sostanza, tre anni per le attività preparatorie e altri cinque per i lavori. Quello che è successo dopo, invece, in assenza di cantieri, sono solo i confronti e gli scontri della politica.

Il più acceso a fine 2018 quello tra Movimento 5 Stelle e Pd. La commissione Lavori pubblici del Senato dà infatti il via libera allo schema di contratto di programma 2017/21 tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Rete ferroviaria italiana, un documento che prevede un incremento di risorse per gli investimenti ferroviari pari a 13,2 miliardi. Secondo i grillini, si tratterebbe dell’altolà all’alta velocità in Fvg. La «pietra tombale» dei progetti Tav da Venezia a Trieste, sottolinea Stefano Patuanelli, capogruppo grillino a Palazzo Madama. Secca la replica di Debora Serracchiani, ex presidente del Fvg e deputata dem: «I 5telle erano e restano dei venditori di bufale un tanto al chilo: il progetto dell’alta velocità Venezia-Trieste non esiste più da anni, eppure la vendono come se fosse la grande rivoluzione di questa legislatura. Già nel 2016 Delrio aveva dato il colpo di freno decisivo e l’alta velocità Venezia-Trieste nel 2017 era uscita dall’allegato Infrastrutture che ha accompagnato il varo del Def: c’era invece, e rimane, la velocizzazione della Venezia-Trieste a carico di Rfi per 1,8 miliardi».

I grillini tuttavia, dopo aver letto nel testo approdato in commissione la definizione “nuova linea”, hanno sentito puzza di bruciato all’interno di un contratto Mit-Rfi che avrebbe dovuto essere ratificato dallo scorso Parlamento e invece è rientrato all’ordine del giorno di questo avvio di legislatura. «Alla nostra lettura, in due passaggi del documento si rimetteva mano ai 28 chilometri di galleria che devasterebbero il Carso con risparmi complessivi in termini di tempo, tra Mestre e Trieste, di non più di 11 minuti. Con questo definitivo stop si procederà finalmente al potenziamento della linea esistente».

Nel febbraio scorso un altro botta e risposta. L’assessore regionale del Fvg ai Trasporti Graziano Pizzimenti e il consigliere regionale M5S Cristian Sergo evidenziano la mancanza di risorse per avviare i cantieri e Mariagrazia Santoro, assessore ai Trasporti della precedente giunta Fvg Serracchiani, ribatte: «Gli esponenti di M5S e Lega dovevano darsi da fare prima, quando si costruiva la finanziaria nazionale».

Il Piccolo di Trieste – 26/03/2019

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Trieste Airport: Zilli-Pizzimenti, verso completamento iter cessione

La Giunta regionale ha deliberato la presa d’atto dell’aggiudicazione, da parte di 2i Aeroporti spa di Milano, del 55 per cento del capitale sociale di Aeroporto Fvg spa e l’autorizzazione alla modifica dell’accordo di investimento, così come proposto dall’assessore alle Finanze, Barbara Zilli, di concerto con l’assessore alle Infrastrutture, Graziano Pizzimenti.

Nel dettaglio, come spiegato da Zilli, la modifica proposta da Aeroporto Fvg prevede l’inserimento di una condizione sospensiva alla conclusione della compravendita delle azioni e alle altre operazioni che devono essere effettuate al closing. Questi passaggi, infatti, vengono sospensivamente condizionati all’avvenuta dichiarazione da parte dell’Autorità antitrust in ordine alla compatibilità dell’operazione di cessione delle quote con la normativa sul controllo delle concentrazioni.

L’ingresso del nuovo socio, infatti, comporta una serie di modalità, tra le quali la sottoscrizione dell’accordo di investimento, l’assemblea straordinaria della società per deliberare la conversione delle azioni ordinarie e l’adozione dello statuto, il trasferimento all’acquirente della titolarità delle stesse azioni e, infine, la sottoscrizione del contratto di opzione.

Come ricordato dall’assessore Fvg alle Finanze, l’offerta di 2i Aeroporti ammontava a 32,8 milioni di euro, con prefissato l’obiettivo di migliorare le proiezioni del piano industriale su tre target: l’incremento del numero di passeggeri totali sul quadriennio 2019-22 (raggiungendo 3.750.000 unità), l’aumento dell’indice di redditività operativa dello scalo e il potenziamento degli investimenti in infrastrutture, accessibilità e servizi con 3 milioni di euro.

“Il livello e le competenze di questo nuovo partner di maggioranza – ha sottolineato Zilli – rappresentano delle concrete basi per avviare un autentico rilancio dello scalo, alle quale dovranno essere affiancati degli investimenti mirati nel settore turistico, in considerazione anche del polo intermodale di Ronchi dei Legionari che unisce gli spazi aeroportuali alla ferrovia e al traffico su gomma. Un’infrastruttura, questa, che ha potenzialità di utilizzo ancora in buona parte inespresse”.

Da parte sua, Pizzimenti ha rimarcato come con questo atto si prosegua con l’iter burocratico dell’operazione per dare pienamente slancio alla nuova composizione sociale che consentirà al privato di poter fare al meglio il proprio mestiere, ovvero quello di mettere in atto un piano industriale di sviluppo dello scalo, e alla Regione di svolgere in tale ambito le proprie funzioni di controllo e di indirizzo.

“In chiave strategica – ha detto ancora l’assessore alle Infrastrutture – il fatto di far parte di una rete più ampia e con una visione spiccatamente internazionale non potrà che portare beneficio allo scalo del Friuli Venezia Giulia, in considerazione anche della centralità della regione nelle linee che collegano la parte occidentale e quella orientale dell’Europa”.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta  – 26/03/2019

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Al via la cooperazione tra Porto di Trieste e China Communication Construction Company

25 Marzo 2019

Firmato a Roma l’accordo di cooperazione tra il porto di Trieste e il gruppo cinese China Communication Construction Company – CCCC che favorirà l’infrastrutturazione in Centro Europa e aumenterà le possibilità di accesso dei prodotti delle piccole e medie imprese italiane presso i mercati cinesi.
L’accordo permetterà l’accrescimento dell’influenza del porto di Trieste sia in Europa centrale, sia presso i mercati marittimi cinesi, consentirà all’Autorità di Sistema Portuale di esplorare nuove opportunità collegate al progetto di CCCC per la costruzione e gestione del grande terminal intermodale di Kosiče (Slovacchia). Il patto siglato oggi permetterà inoltre ad entrambi i firmatari di valutare collaborazioni per progetti  logistico-industriali in Cina con lo scopo di facilitare i flussi logistici e il commercio.

Alla presenza dei capi di stato di Italia e Cina, il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale Zeno D’Agostino e il leader del gruppo cinese CCCC Mr. Song Hailang hanno formalizzato quindi un accordo chiave circa le infrastrutture ferroviarie collocate nella regione portuale del Mare Adriatico Orientale, in particolare le nuove stazioni di Servola e Aquilinia, rientranti nel progetto “Trihub”, il piano integrato di rinforzo del sistema infrastrutturale ferroviario nell’area fra Cervignano del Friuli, Villa Opicina e Trieste, sviluppato in collaborazione con il gestore della rete ferroviaria italiana RFI.

“Con questo accordo – ha dichiarato il presidente dell’Authority Zeno D’Agostino – puntiamo ad organizzare la logistica in uscita dal porto. Il nostro impegno è quello di supportare le esportazioni in Cina e nel Far East delle nostre PMI, che non hanno le dimensioni idonee ad affrontare questo tipo di investimenti. L’Autorità di Sistema si mette a disposizione delle imprese italiane per sviluppare in Cina piattaforme logistiche e portuali che permettano al Made in Italy di raggiungere i flussi commerciali verso questo grande mercato in espansione.”

Il presidente D’Agostino e Mr. Song Hailang  hanno suggellato oggi un accordo di cooperazione che si inserisce a latere del protocollo fra Italia e Cina, sancendo di fatto l’ingresso del porto di Trieste nella cornice dell’iniziativa Belt and Road Initiative.
L’impresa CCCC, detenuta dallo Stato cinese, è una delle più grandi imprese mondiali del settore delle infrastrutture, quotata alle borse di Hong Kong e Shanghai. CCCC è presente in 155 paesi, con un fatturato annuale di gruppo superiore ai 90 miliardi di dollari USA, in possesso di elevato know-how nel settore delle infrastrutture di trasporto.

La firma dell’accordo conclude la due giorni collegata alla visita del presidente cinese, nell’ambito della quale si è svolto, fra gli altri eventi ufficiali, anche il Business Forum Internazionale Italia Cina per i Paesi Terzi, organizzato fra gli altri da Assindustria e dal Ministero dello Sviluppo Economico, al quale l’Autorità di Sistema Portuale ha partecipato fra i delegati e nel corso del quale si sono svolti incontri b2b con importanti soggetti cinesi, fra i quali Power China.

Trasporti-Italia.com – 25/03/2019

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ACI Europe: rallenta la crescita a gennaio

A gennaio la crescita passeggeri sugli aeroporti europei, secondo i dati di ACI Europe, è stata del 4,2%, in rallentamento rispetto ai mesi passati, a causa soprattutto degli aeroporti dei Paesi non Ue, saliti solo del 2,6%. A trascinare al ribasso le performance sono stati soprattutto gli aeroporti turchi (-4,1%) a causa dell’andamento economico del Paese, e quelli islandese, che segnano un -6% dopo dieci anni di crescita del traffico. Tuttavia l’andamento è stato buono per Georgia, Bielorussia, Ucraina e Israele, dove gli scali hanno registrato un aumento a due cifre, e per gli aeroporti russi, con Mosca Sheremetyevo in miglioramento del 17,4%, Mosca Vnukovo dell’11,6% e San Pietroburgo del 14%. Gli scali dei Paesi Ue hanno invece riportato un +4,7%, con una crescita a doppia cifra per Austria (+20,8%), Estonia (+17,2%) e Grecia (+10,6%). I cinque principali aeroporti europei hanno visto il loro traffico salire dell’1,3%, a causa dell’andamento negativo di Istanbul-Ataturk (-2,6%) e di una bassa crescita per Parigi Charles de Gaulle (+2,9%), Francoforte (+2,3%), Londra Heathrow (+2,1%) e Amsterdam Schiphol (+1,7%).

Trasporti-Italia.com – 25/03/2019

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