Aeroporto: Giunta boccia modifiche Puc

18 Dicembre 2018

A Laives si voleva creare un biotopo nella zona aeroportuale

La Giunta provinciale ha dichiarato “improcedibili” le modifiche del piano urbanistico comunale e del piano paesaggistico del Comune di Laives in merito all’aeroporto. L’obiettivo del Comune era creare un biotopo nella zona dell’aeroporto di San Giacomo.
In sostanza, secondo la delibera, la zona aeroportuale doveva essere riportata alla situazione antecedente la modifica del 2013, ovvero prima del masterplan (convalidato dall’ENAC) che prevedeva l’ampliamento della pista di decollo e atterraggio da 1.294 a 1.432 metri. Oggi, sulla base del parere espresso dagli uffici competenti, la Giunta provinciale ha dichiarato “improcedibili” le modifiche proposte dall’amministrazione municipale, e che avevano già incontrato il dissenso sia della società di gestione dell’aeroporto (ABD), sia dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC), e di rendere inefficaci i relativi vincoli.

Ansa/Trentino A.A. – 18/12/2018

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Venezia, l’aeroporto «Marco Polo» raddoppia: «Investiamo 350 milioni»

Presentato il nuovo piano di sviluppo del terzo scalo italiano. L’obiettivo di Marchi (Save): 16 milioni di passeggeri e mille posti di lavoro in più.

di Alberto Zorzi

«Le domande dopo, ora firmiamo che magari ci ripensano e non ci danno più i soldi», sorride Enrico Marchi, presidente di Save. Ma Dario Scannapieco, vicepresidente della Banca europea degli investimenti, non è certo arrivato in laguna per tirarsi indietro: la firma arriva e tra sette anni, con un investimento di 350 milioni, l’aeroporto Marco Polo di Venezia praticamente raddoppierà le dimensioni (ai 78 mila metri quadri attuali se ne aggiungeranno altri 59 mila) e potrà accogliere 16 milioni di passeggeri, 5 in più del nuovo record di quest’anno: proprio nei prossimi giorni lo scalo di Venezia supererà quota 11 milioni, dopo che l’anno scorso aveva chiuso a 10,4, dietro solo a Fiumicino e Malpensa e in concorrenza con Bergamo per il terzo gradino del podio. «Quello che annunciamo, lo realizziamo – dice orgoglioso Marchi – ci sono 8 cantieri in corso, una trentina se contiamo quelli minori. Se, come spero, Cortina conquisterà le Olimpiadi invernali del 2026, il Marco Polo sarà pronto». Save snocciola con orgoglio i numeri dell’intero sistema del Nordest. «Treviso chiuderà a quota 3,3 milioni di passeggeri – dice Marchi – Verona sta finalmente decollando con 3,4 milioni: a inizio 2019 presenteremo anche lì i nuovi investimenti e i lavori per un nuovo terminal».

Gli investimenti

Tocca all’architetto Giulio De Carli spiegare il lavoro della sua OneWorks per continuare nell’opera del collega Giampaolo Mar, che vent’anni fa si inventò un terminal con i tetti a capanna che ricordavano le celeberrime Gaggiandre dell’Arsenale di Venezia. «Con il presidente Marchi c’è stata un’attenzione maniacale a dettagli e materiali – spiega – La maggior parte dei pezzi sarà prefabbricata e assemblata, in modo da ridurre al massimo i disagi per l’utenza». Perché, come aggiunge l’ad di Save Monica Scarpa, la difficoltà dei lavori di questi ultimi due anni e dei prossimi a venire è proprio quella di coordinare i cantieri con l’operatività della scalo, mantenendo la massima sicurezza. La scelta è stata quella di occupare meno territorio possibile e dunque, invece che creare «capannoni» diversi, si allargherà il terminal esistente. Il nuovo ampliamento sarà sul lato nord e sarà dedicato all’area Schengen, cioè ai voli europei, mentre a maggio sono stati inaugurati i cantieri del nuovo polo «Extra-Schengen» di 3500 metri quadri, con investimenti per 30 milioni. Alla costruzione del terminal lavoreranno 2700 persone, mentre una volta realizzato ci saranno un migliaio di posti che si aggiungeranno ai circa 10 mila già presenti allo scalo.

Masterplan

Anche per questo la Bei ha deciso di finanziare con 150 milioni questo intervento, ma anche quello da 130 milioni per sistemare le piste, fondamentali per accogliere più aerei. «Privilegiamo interventi con un impatto occupazionale importante», dice Scannapieco. «Sono contenta che l’Ue sostenga questo progetto», è il messaggio a distanza del commissario ai Traporti Violeta Bulc. Il direttore generale dell’Enac Alessio Quaranta sottolinea invece che lo Stato non sborserà un euro. «Sono tutti interventi con risorse private, grazie a quel contratto di programma di cui siamo orgogliosi – dice – Save è un esempio per tutti gli scali d’Italia di cooperazione virtuosa e rapidità». Il Masterplan in corso prevede 904 milioni di euro di investimenti, di cui 417 già realizzati. Ma Roberto Vergari, che guida l’area tecnica dell’ente nazionale per l’aviazione civile, guarda già avanti. «Nel 2035 Venezia potrà avere 20 milioni di passeggeri e bisognerà lavorare a un nuovo masterplan – spiega – serve più capacità dei terminal, più piazzole per aerei». Già in stato avanzato, come da programma, è la progettazione della nuova stazione per l’alta velocità sotto il terminal, che prevede il «cappio» rispetto alla linea Venezia-Trieste. Quello dei trasporti è un tema aperto, tanto che Marchi ha proposto anche una funicolare per Venezia. Quanto alla terza pista, la posizione resta la solita: «Teniamo liberi i terreni, stiamo facendo le valutazioni».

Corriere del Veneto/Economia – 18/12/2018

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Venezia, accordo tra Comune e Gruppo Fs Italiane per il potenziamento intermodale della stazione Venezia Mestre

Venezia, stipulato un accordo tra il Comune e il Gruppo Fs Italiane per potenziare i sistemi di scambio intermodale alla Stazione Venezia Mestre promuovendo l’interconnessione fra tutte le tipologie di trasporto (gomma e ferro) e ricucire i quartieri urbani di Mestre e Marghera.

L’accordo di programma per la “Riqualificazione dell’ambito urbano afferente la stazione ferroviaria di Mestre e la realizzazione di una struttura di collegamento tra  Mestre e Marghera” è stato firmato alla presenza di Gianfranco Battisti Amministratore Delegato Ferrovie dello Stato Italiane, da Umberto Lebruto Amministratore Delegato FS Sistemi Urbani, Maurizio Gentile Amministratore Delegato Rete Ferroviaria Italiana e Luigi Brugnaro Sindaco di Venezia.

Intermodalità

L’obiettivo dell’accordo è quello di confermare e di sviluppare la strategicità della stazione di Venezia Mestre attraverso il potenziamento dei sistemi di interscambio modale. L’integrazione modale, avviata dal Gruppo FS Italiane con la costruzione di un bici park e di un multipark, sarà completata con la realizzazione di nuovi collegamenti pedonali e percorsi ciclopedonali, mentre una struttura sopraelevata, di proprietà di RFI, con caratteristiche di spazio urbano vivibile, ricucirà Mestre e Marghera.

Riqualifica dell’ambiente urbano  

L’Accordo prevede anche la realizzazione di nuovi fabbricati nelle aree di proprietà di FS Sistemi Urbani, che si affacciano sul primo binario della stazione. I nuovi fabbricati saranno connessi alla fermata del tram e degli autobus, e inseriti nei flussi della stazione ferroviaria di Venezia Mestre attraverso percorsi di collegamento interni ai fabbricati.

“La firma di oggi dimostra ancora una volta l’impegno di RFI nel promuovere una mobilità integrata e sostenibile, a vantaggio di pendolari, turisti e cittadini – ha sottolineato Maurizio Gentile, Amministratore Delegato di Rete Ferroviaria Italiana, durante la conferenza stampa, – nonché un nuovo concetto di stazione, che possa rappresentare un nuovo luogo da vivere e, nel caso specifico, anche un’occasione per ricucire parti della città separate dai binari. Le stazioni si stanno trasformando per cercare di offrire nuovi servizi complementari, connessi al viaggio ma anche al tempo libero, in osmosi con il territorio in cui sono inserite, secondo una logica coerente che mette al centro le persone in viaggio.

Il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro aggiunge “Voglio sinceramente ringraziare l’Amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Gianfranco Battisti per aver creduto in questo grande investimento fatto a Mestre, a Marghera e per tutta la città di Venezia. Con questo accordo non solo si da’ avvio ad un progetto di ristrutturazione e riqualificazione di una delle stazioni di transito tra le più importanti d’Italia, ma diamo inizio a un percorso di collegamento tra due quartieri strategici. Un risultato innovativo anche dal punto di vista sociale perché, grazie al recupero di tutta l’area, si consentirà ad una persona di poter raggiungere il centro di Mestre dal centro di Marghera comodamente a piedi in totale sicurezza e in un ambiente circostante decoroso e moderno. Questa area urbana diventerà il luogo dove la gente avrà voglia di vivere stando bene e sarà felice”.

Trasporti-Italia.com – 18/12/2018

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Camion: sulle strade italiane 135.194 autocarri alimentati con carburanti alternativi

Dal 2013 al 2017 il numero di autocarri per trasporto merci in circolazione nel nostro Paese con alimentazione alternativa (e cioè ibrido-elettrica, a metano e a gpl) è passato da 111.439 a 135.194 unità. In cinque anni, quindi, vi è stato un aumento del 21,3%. Il dato di fonte Aci, deriva da un’elaborazione dell’Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici).

Dall’elaborazione di Airp emerge anche la situazione della crescita dal 2013 al 2017 degli autocarri in circolazione in base al tipo di alimentazione alternativa. In particolare, gli autocarri ibridi-elettrici sono quelli che hanno la quota più bassa ma hanno registrato la crescita maggiore nel periodo considerato (+51%), seguiti da quelli a metano (+21,1%) e da quelli a gpl (+19,2%).
Nonostante la crescita, vi è da dire però che gli autocarri con alimentazione alternativa rappresentano ancora una quota marginale del totale del parco circolante di autocarri. Secondo gli ultimi dati Aci disponibili, infatti, la quota di autocarri con carburanti alternativi nel nostro Paese è del 3,3%. Ciò vuol dire che vi è ancora ampio margine per la crescita di questo tipo di motorizzazioni. Un aumento della loro quota potrebbe contribuire ad abbattere in maniera significativa l’impatto ambientale del settore dei trasporti su strada.

A proposito di ambiente, sottolinea Airp, un contributo di rilievo per diminuire l’impatto ambientale degli autocarri, e in generale di tutti gli autoveicoli in circolazione, può venire dalla messa in pratica di una serie di comportamenti virtuosi. Fra questi comportamenti sono da citare le revisioni obbligatorie per legge, gli interventi di manutenzione e i controlli sistematici sullo stato di usura e della pressione di gonfiaggio dei pneumatici, che hanno una notevole influenza sul consumo di carburante di un veicolo e sulle sue emissioni di CO2. Inoltre, una soluzione eccellente per migliorare l’impatto ambientale di tutti i veicoli, ricorda Airp, è l’utilizzo di pneumatici ricostruiti. I pneumatici ricostruiti hanno infatti una forte valenza ecologica in quanto consentono di ridurre sensibilmente l’esigenza di smaltire i pneumatici usati, con notevoli benefici per l’ambiente.

Trasporti-Italia.com – 18/12/2018

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Nuovo progetto per la costruzione di un terminal portuale d’altura fuori dalla Laguna di Venezia

17 Dicembre 2018

È stato presentato da VGate, nuova società guidata da Alessandro Santi, presidente dell’associazione degli agenti marittimi del Veneto.

La nuova società veneziana VGate Srl, il cui legale rappresentante è Alessandro Santi, presidente di Assoagenti Veneto, ha depositato lo scorso 27 novembre al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare istanza per la definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale (scoping) del progetto TPAV-C Terminal Plurimodale D’Altura VGATE per la realizzazione a Chioggia di un terminal “alti fondali” le cui caratteristiche ricordano in parte quelle del porto d’altura presentato otto anni fa dall’Autorità Portuale di Venezia che prevedeva la realizzazione di una piattaforma offshore posta al di fuori della laguna veneziana e dedicata alla movimentazione dei container e dei carichi petroliferi.

Anche il progetto della VGate, come spiega la società nell’istanza presentata al dicastero, mira a sfruttare «le potenzialità date dal posizionamento in area marina ad alto pescaggio appena fuori dai confini della Laguna di Venezia, comunque intrinsecamente collegata e integrata con questa, sfruttando quindi appieno le potenzialità del porto interno e delle sue vastissime aree attrezzate, ma, al tempo stesso, superandone i limiti».

«Il progetto – precisa la nuova azienda nell’illustrare l’iniziativa – riguarda una piattaforma che sarà posizionata a 2,3 chilometri al largo dalla costa (di fronte a Isola Verde, frazione di Chioggia, ndr), dove i fondali hanno una profondità naturale di almeno 17 metri, che si comporrà di una diga foranea lunga 3,84 chilometri al cui interno troverà spazio un terminal container in grado di ospitare contemporaneamente due navi portacontainer di ultima generazione con capacità fino a 18mila teu». «Lungo la banchina che ha uno sviluppo modulare (una lunghezza di 1,35 chilometri nella prima fase, aumentabile fino a 2,45 chilometri in una terza fase) – si precisa – troveranno posto i sistemi di sbarco e di movimentazione a piazzale altamente specializzato». Il nuovo container terminal è stato progettato per avere a medio regime una capacità di traffico annua pari a 1,2 milioni di teu.

L’Autorità Portuale di Venezia, ente che ora è confluito nell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale che amministra i porti di Venezia e Chioggia, aveva previsto di collegare la piattaforma d’altura con un nuovo container terminal di 90 ettari localizzato a Porto Marghera tramite un servizio navetta realizzato con chiatte della capacità di almeno 112 teu. Il progetto della VGate, invece, oltre a non destinare il nuovo terminal plurimodale anche alla movimentazione di carichi liquidi, prevede «un ponte marittimo di 2,3 chilometri che, percorribile da auto, camion e treni, collegherà senza rotture di carico, il terminale d’altura all’infrastrutture stradale e ferroviaria esistenti a terra».

Nella parte dell’analisi economica in cui VGate evidenzia le soluzioni innovative del progetto l’azienda sembra rimarcare proprio questa diversità: «a differenza da altri progetti proposti nel recente passato – specifica VGate – il disegno integrato del terminal d’altura VGATE è collegato a un ponte marittimo per la circolazione di camion e treni che risolverà la problematica della rottura del carico causato della mancanza di sufficiente fondale nel porto di Venezia per ricevere le grandi navi portacontainer richieste dal mercato di oggi; permettendo prestazioni competitive che saranno comparabili a quelle dei migliori terminali container al mondo. Il modo in cui il terminale opererà porterà numerosi benefici. Il sistema sarà in grado di ospitare grandi navi portacontainer, operando a piena capacità senza doppia manipolazione dei container, e gestirà con la massima flessibilità e sicurezza le grandi navi di nuova generazione che altrimenti non potrebbero scalare Venezia. Oltre a rendere un notevole risparmio di costi nella gestione del ciclo nave, ridurrà notevolmente anche il tempo di viaggio e consegne della merce e creerà le condizioni per aumentare le frequenze dei servizi di collegamento con la rotta del Far East; ripresentando un significativo risparmio in costo di inventario per gli industriale e utenti finali del porto».

Il progetto – precisa VGate nell’istanza – è «articolato in una sezione “a mare” – che garantisce la toccata anche alle navi di maggiori dimensioni (superiori a 10.000 teu) – e un collegamento trimodale (strada, ferrovia e chiatte via fiume) con diversi retro-porto e interporti italiani (in primis il futuro terminal Montesyndial di Porto Marghera) ed europei che possono erogare i migliori servizi (a valore aggiunto) alle merci, il tutto in forme meno inquinanti ed efficienti dei sistemi portuali tradizionali e superando i limiti indotti dal gigantismo navale. Il terminal d’altura VGATE – spiega l’azienda – fornirà la prima fase di manipolazione dei contenitori dalle navi portacontainer proveniente d’Asia con un sistema terminalistico di ultima generazione altamente automatizzato che offrirà uno stoccaggio di breve giacenza dei contenitori che poi saranno trasferiti via camion, treni e chiatte per i depositi a lunga giacenza situati in diversi interporti nell’entroterra del porto per un secondo eventuale deconsolidamento più vicino agli utenti finali della la catena logistica (funzione di gateway)».

«Con lo sviluppo continuo della massa critica del traffico – precisa ancora VGate – il terminale d’altura VGATE può anche assolvere, in maniera residuale, alla funzione di un mini hub di trasbordo (funzione di transhipment) per i porti vicini che non abbiano la capacità di ricevere le grandi navi container (di più di 8mila teu) di ultima generazione».

Il cronoprogramma del progetto presentato da VGate prevede che nel triennio 2019-2021 vengano espletate le fasi di autorizzazione dell’opera, nel quinquennio 2022-2026 venga portata a termine la costruzione del terminal plurimodale d’altura e delle opere accessorie e che venga realizzata la procedura di gara per la gestione del nuovo porto. Nel 2027 diverrebbe operativa la prima fase del progetto, che a pieno regime avrebbe una capacità di traffico annua pari a 500mila teu, flusso di traffico di cui il 59% verrebbe movimentato con camion, il 28% per via ferroviaria, il 3% su chiatte e il 10% verrebbe inoltrato verso altri porti con modalità di transhipment. Nel 2032 entrerebbe in esercizio la seconda fase, con cui la capacità arriverebbe sino a 1,1 milioni di teu all’anno, traffico movimentato per il 55% con camion, per il 32,3% con treni, per il 5% con chiatte e per il 7,7% con modalità di transhipment. Nel 2037 diverrebbe operativa la terza e ultima fase con la quale la capacità verrebbe elevata a due milioni di teu, con una quota di transhipment che scenderebbe al 6,75% del totale, mentre ai camion verrebbe affidato il 48,25% del traffico, ai treni il 40,0% e alle chiatte il 5%.

La realizzazione del terminal plurimodale d’altura avverrebbe con il ricorso ad una procedura di finanza di progetto e – sottolinea VGate – «nell’ambito di tale strumento si è provveduto a valutare che non è necessario alcun contributo pubblico». L’investimento stimato ammonterebbe a 1,0-1,5 miliardi di euro. Secondo le previsioni, il nuovo porto offshore darebbe lavoro a 800 persone (posti di lavoro diretti) e ad altre 4.000 nell’indotto.

InforMare – 17/12/2018

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Tirolo estende divieto tir sabato

Blocco scatterà alle ore 7 come la scorsa estate

Il Tirolo estenderà il divieto di transito per tir a tutta la giornata di sabato tra il 5 gennaio e il 9 marzo, come già avvenuto d’estate. Lo annuncia la Tiroler Tageszeitung dopo l’ok di Vienna. Quest’anno saranno complessivamente 2,4 milioni di tir che transiteranno per il Brennero.
Il divieto di transito sull’autostrada dell’Inntal come anche su quella del Brennero nei weekend di maggior traffico turistico scatterà già alle ore 7 e non alle ore 15, come negli altri weekend. La vice governatrice del Tirolo, la Verde Ingrid Felipe, giustifica il provvedimento con il traffico molto intenso di turisti che si registra nei fine settimana durante l’alta stagione sciistica “con situazioni di pericolo a causa della lunga colonna di camion che bloccano la corsia di marcia”.

Ansa/Trentino A.A. – 17/12/2018

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«Ad inizio 2019 l’avvio dei lavori al Catullo»

Relativamente alle opere per il potenziamento dell’aerostazione del «Valerio Catullo», di Villafranca, il presidente di Save, Enrico Marchi, ha detto oggi che la società «è pronta per lo sviluppo del traffico e per gli investimenti, con avvio dei lavori per l’inizio del prossimo anno».

Ne ha parlato a margine della presentazione del progetto di ampliamento del «Marco Polo», a Venezia. «Oggi – ha ricordato Marchi – stiamo lavorando su otto cantieri principali, un portafoglio che arriva ad una trentina se si considerano anche i lavori minori».

L’Arena – 17/12/2018

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Autostrada A4, aperto il nuovo viadotto sul Tagliamento

L’opera unisce il Veneto al Friuli Venezia Giulia

È stato aperto al traffico in entrambe le direzioni il nuovo viadotto sul fiume Tagliamento che unisce il Friuli Venezia Giulia al Veneto. Questa mattina, verso le 10.30, le prime auto, provenienti da Venezia e dirette a Udine e Trieste, scortate da una safety car, hanno attraversato il manufatto che rappresenta l’opera simbolo del terzo lotto della terza corsia in A4. Lo annuncia Autovie Venete. Domenica scorsa il viadotto era stato aperto verso Venezia, mentre da oggi si potrà circolare in entrambe le direzioni. Ieri sera – informa Autovie – l’assessore ai trasporti del Fvg, Graziano Pizzimenti, ha incontrato il team di tecnici della concessionaria, prima che iniziassero gli ultimi lavori in vista dell’apertura. «Uno, auguri; due, complimenti; tre, continuate così», ha detto. «Lunedì sarà veramente un momento epocale – ha aggiunto – perché il vecchio ponte andrà in pensione dopo quasi 80 anni di servizio. È il primo step di una fase nuova per le infrastrutture che, come tutti sapete, sono un elemento strategico per l’economia». Il presidente di Autovie Maurizio Castagna ha ricordato che l’obiettivo era di «lavorare bene per finire prima possibile». «I fatti – ha osservato – ci hanno dato ragione». Per la realizzazione del ponte sono stati impiegati 379 giorni, ricorda Autovie. «La prefabbricazione – spiega Gilberto Dreas, direttore tecnico di Deal – è avvenuta all’interno di uno stabilimento allestito a ridosso del viadotto. La progettazione dell’impalcato seguito da Deal è avvenuta in coordinamento con lo sviluppo delle attrezzature utilizzate per la prefabbricazione e il varo degli elementi».

Tutti i segreti del ponte dei record

Il nuovo viadotto, lungo 1.520 metri, costituito da 20 campate con 19 pile, è stato costruito in calcestruzzo e ha una larghezza di 20 metri e 30 centimetri in grado di «ospitare» tre carreggiate, la corsia di emergenza e uno stradello di servizio per i mezzi di emergenza. Secondo Autovie, il materiale usato e la larghezza rendono il manufatto una rarità a livello nazionale. In caso di necessità future, la progettazione è già adeguata all’allargamento alla quarta corsia. «Abbiamo introdotto alcuni accorgimenti progettuali non richiesti dalla normativa italiana – conclude Dreas – legati alle prestazioni dell’opera che riguardano i cavi di precompressione. Questi accorgimenti consentiranno di intervenire in qualsiasi momento sull’opera per adeguarla se necessario a nuovi carichi previsti».

Corriere del Veneto/Cronaca – 17/12/2018

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A22, soci pronti a ricorrere contro lo Stato

15 Dicembre 2018

La trattativa per il rinnovo è ingarbugliata, se la situazione non dovesse sbloccarsi rimarrebbe solo l’ipotesi della gara.

Sembra ingarbugliarsi ogni giorno di più la matassa del rinnovo della concessione dell’A22. E all’orizzonte si profila il ricorso dei 16 soci al Tar del Lazio contro la delibera del Cipe che pretenderebbe la restituzione allo Stato degli utili conseguiti dalla società di via Berlino dal 2014 ad oggi. Del fatto che Roma, il ministero di Danilo Toninelli (M5s), sembra fare orecchi da mercante rispetto alle richieste dei soci, ne è convinto il governatore trentino Maurizio Fugatti: «Se non ci saranno chiarimenti sulla futura governance e sugli investimenti non ci faremo problemi nel ricorrere contro il governo, anche se ne fa parte la Lega» osservava ieri.

La parte ufficiale degli incontri di ieri offriva ancora un margine, sempre più risicato, alla trattativa. Di fatto i 16 soci pubblici hanno accolto le proposte avanzate dal presidente della Regione, Arno Kompatscher, affidandogli il mandato di continuare a trattare con i ministeri competenti per il rilascio della concessione di A22, mantenendo ferme le richieste avanzate negli ultimi mesi. «Gli impegni presi a voce e anche messi a verbale nella seduta del Cipe del 28 novembre – ha spiegato Kompatscher – non trovano rispondenza nel successivo parere del comitato, per questo dobbiamo chiedere a tutti gli organi competenti che vengano accolte le richieste formulate con le lettere precedenti». I soci richiedono l’apertura di un tavolo tecnico nel quale possano essere ridiscusse le disposizioni inserite nel parere del Comitato interministeriale che ha fatto proprie le indicazioni dell’Autorità di regolazione dei trasporti e del Nucleo di valutazione per la regolazione dei servizi pubblici. «Ci sono anche forti dubbi sulla bancabilità del piano economico e finanziario», ha precisato Kompatscher. Dopo aver effettuato i necessari approfondimenti giuridici, secondo il presidente «non è accettabile» la prospettata richiesta di restituzione allo Stato degli utili conseguiti dalla società dal 2014 ad oggi. Quanto previsto dal Comitato interministeriale di programmazione economica, oltre a non avere un fondamento giuridico, avrebbe conseguenze negative sul patrimonio societario ed anche sui bilanci delle amministrazioni pubbliche. Per proseguire nella trattativa i soci pubblici pongono alcune condizioni ineludibili. «In sintesi – dice Kompatscher – chiediamo che l’accordo di cooperazione con il ministero preveda il mantenimento del piano trentennale di investimenti da 4,1 miliardi di euro, compresi gli 800 milioni per la viabilità dei territori». Per quanto riguarda la governance, i soci chiedono inoltre che venga condivisa la scelta del presidente del comitato di indirizzo.

Trentino – 15/12/2018

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Zaia: «Il Terraglio Est verrà completato e voglio il quarto lotto della Tangenziale»

di Alessandro Zago

«Per noi il completamento del Terraglio Est è una priorità, per cui non si discute. Confermo l’impegno della Regione su questa partita. Siamo al fianco del Comune di Treviso e del sindaco Mario Conte non solo perché c’è un’affinità politica, ma anche perché le progettualità le vogliamo condividere». Avanti tutta con il secondo stralcio del Terraglio Est: a dirlo è il governatore del Veneto Luca Zaia, che ieri a Treviso con Conte ha “benedetto” il vertice di lunedì scorso a palazzo Balbi tra sindaci, Provincia di Treviso, l’assessore regionale Elisa De Berti e Veneto Strade. Un incontro in cui è stata raggiunta l’intesa politica tra i Comuni di Treviso, Casier, Preganziol e Silea: l’arteria complementare al Passante di Mestre, che oggi si ferma con il primo stralcio in via delle Industrie a Dosson di Casier, «deve» arrivare fino alla rotonda del capoluogo che porta al Ca’ Foncello, sotto la Tangenziale, attraversando il quartiere di Sant’Antonino. Nel gennaio 2019 si terrà il primo tavolo tecnico, con l’obiettivo di aggiornare il progetto preliminare del tracciato del secondo stralcio. Entro la fine del prossimo anno, sarà forse pronto l’esecutivo. E a quel punto la Regione dovrà trovare i milioni necessari per il cantiere di Veneto Strade. E così sarà, assicura Zaia: «Ci vuole visione: se aspettassimo i soldi per fare i progetti, non vedremmo mai i progetti realizzati. Noi stiamo completando un “progetto Treviso” da 250 milioni di euro, che è il nuovo ospedale Ca’ Foncello: se avessimo pensato di avere i soldi il giorno in cui ci è venuta l’idea, oggi non ci sarebbe il cantiere della Cittadella della Salute. Il completamento del Terraglio Est si interconnette con la Cittadella, certo, ma va a dialogare anche con un progetto di viabilità molto più importante: quello, a parte le bretelle autostradali della Pedemontana, con la Tangenziale di Treviso. E infatti la nostra idea finale è: Villorba-Montecchio, con 94 chilometri e mezzo di Pedemontana, 36 Comuni interessati e 14 caselli. E uno di questi è sulla Feltrina, all’altezza della sede di Veneto Banca per capirci, e quindi bisogna che sulla Feltrina arrivi anche il quarto lotto della Tangenziale di Treviso. A quel punto, Treviso avrà un anello di grande viabilità che vorrà dire maggiore vivibilità». Zaia, quindi, riporta alla ribalta anche la «necessità» della realizzazione del quarto lotto della Tangenziale, che collegherà la Castellana con la Feltrina, liberando fortemente dal traffico il quartiere di San Giuseppe. Anche per il quarto lotto è stata raggiunta l’intesa tra i Comuni di Treviso e Paese sul tracciato. Ma, anche in questo caso, ad oggi mancano i soldi per i lavori: più di 50 milioni di euro.

La Tribuna di Treviso – 15/12/2018

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