Il presidente dello scalo Antonio Marano convinto che solo l’ingresso in un network più vasto possa ridare slancio al traffico e ai conti.
di Marco Ballico
La privatizzazione
Aeroporto Friuli Venezia Giulia ci riprova con un bando che mette in gara la maggioranza delle quote a un prezzo ridotto rispetto al tentativo precedente, quello finito con un flop. Antonio Marano, il presidente, ha spiegato che il piano industriale 2018-2023 ha obiettivi di crescita più prudenziali. Di qui una base di gara al ribasso: dai 40,4 milioni per il 45% del bando precedente (con decollo al 55% solo dopo un triennio di traguardi raggiunti) si passa ai 32,5 milioni per il 55%. Con la possibilità, per chi entra, di esprimere l’amministratore delegato. I potenziali interessati? In Italia, visti i criteri di selezione, se ne contano cinque. Erano state proprio le perplessità dei potenziali acquirenti sul pacchetto di minoranza e i relativi costi a mandare deserto, la scorsa estate, il bando definito dalla società d’intesa con la giunta Serracchiani.
Il nuovo corso in piazza Unità ha rivisto proprio quei paletti. Una delibera del governo Fedriga, seguita al via libera del ministero dei Trasporti, dopo il visto di Mef ed Enac, ha quindi avviato le procedure per una gara che fissa l’11 gennaio per la presentazione delle offerte, mentre la prima seduta pubblica avrà luogo il 14 gennaio, con l’obiettivo di perfezionare il trasferimento delle azioni entro marzo 2019.
Quello a cui punta Aeroporto Friuli Venezia Giulia, d’intesa con la Regione, è un partner industriale e non finanziario che si affianchi al socio pubblico per un’azione di sviluppo dello scalo. I requisiti sono quelli fissati dalla giunta già ad agosto. Cessione dunque del 55%, senza ulteriori opzioni di acquisto, a favore di un unico investitore di profilo nazionale o internazionale, che dimostri un Work Load Unit (unità di carico corrispondente a un passeggero o a 100 chilogrammi di merce) superiore a 10 milioni, determinato dalla somma dei Wlu delle imprese aeroportuali partecipate con quote azionarie non inferiori al 30% del capitale sociale per gli anni 2015, 2016 e 2017, e che sia in grado di supportare finanziariamente il piano degli investimenti 2018-23 e, parallelamente, migliorare le previsioni dei parametri tecnico-economici.
Aumento dei passeggeri
In particolare, il socio si dovrà impegnare a far crescere il numero dei passeggeri a quota 1,1 milioni nel 2023, migliorando l’Ebitda e il valore degli interventi e delle previsioni di investimento prefigurati nel piano (70 milioni comprensivi dei 40 del precedente documento, quello che conteneva i 17 milioni per il polo intermodale). Numeri, a partire dal Wlu, che consentono di individuare cinque possibili interessati in Italia. Il primo è il fondo privato F2i, network che unisce Sea, gruppo che gestisce il sistema aeroportuale milanese, Torino, una quota di Bologna, Napoli e Alghero. Quindi gli Aeroporti di Roma, la società di Fiumicino e Ciampino controllata da Atlantia. E ancora Venezia (Save) e Bergamo (Sacbo). Senza dimenticare chi potrebbe diventare l’outsider della partita: Corporacion America, la holding degli scali di Firenze e Pisa. Fermo restando che la gara è aperta pure agli stranieri e che già in passato si era parlato di possibili incursioni estere di Fraport, Aéroports de Paris, di Everbrigh di Hong Kong e dei cinesi di Hna.
Più forza in un network
Trieste Airport, incrementando voli (il più importante il collegamento con Francoforte) e investendo nel polo e in altre infrastrutture minori, ha cercato in questi anni di mettersi in vetrina. E adesso punta tutte le carte sulla privatizzazione. Perché, spiega Marano sottolineando gli undici collegamenti con gli hub nei giorni lavorativi e il valore, per un piccolo aeroporto, delle tratte via Lufthansa, non si nasconde: «Se ci rafforziamo all’interno di un network, avremo la possibilità di crescere. Altrimenti, piccoli e marginali, non ce la facciamo».
Nel biglietto da visita ci sono ora anche i collegamenti ferroviari. Con l’orario invernale è stato introdotto un nuovo treno – sulla tratta Trieste-Portogruaro, con partenza alle 5.45 e fermata al Trieste Airport – proprio per consentire di raggiungere Ronchi in corrispondenza con i primi voli del mattino. E c’è pure, altra novità, una corsa da parte di Apt da Udine a Trieste via autostrada (partenza alle 9.15) che collegherà anche l’aeroporto.
La Tribuna di Treviso/Nordest Economia – 14/12/2018
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