Catullo, passeggeri da record nel mese di novembre

14 Dicembre 2018

L’aeroporto Valerio Catullo di Verona – partecipato anche dalla Provincia di Trento – continua a crescere: anche il mese di novembre ha confermato il trend positivo.

L’aeroporto Valerio Catullo di Verona – partecipato anche dalla Provincia di Trento – continua a crescere: anche il mese di novembre ha confermato il trend positivo che caratterizza il traffico dell’intero anno, registrando un nuovo record per numero di passeggeri, con il tasso di crescita più alto tra gli aeroporti del Polo del Nord Est.

I passeggeri registrati a novembre sono stati oltre 179.000, in aumento del 18% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Il traffico domestico, in particolare, è cresciuto del 32%, rispetto a novembre 2017, mentre il segmento leisure ha registrato un incremento del 12%.

Le prime tre compagnie per volume di traffico sono state Volotea, Ryanair e Alitalia, che insieme hanno rappresentato il 54% dei volumi complessivi dello scalo. A seguire, Air Dolomiti/Lufthansa e Neos.

Nel mese la compagnia aerea Volotea ha consolidato la sua posizione di primo vettore del Catullo con 45.389 passeggeri trasportati, in crescita del 48% rispetto a novembre dello scorso anno. In seconda e terza posizione si sono confermate rispettivamente Ryanair e Alitalia.

Le prime 10 destinazioni dello scalo, che rappresentano un’equilibrata combinazione di località nazionali ed internazionali, sono nell’ordine: Catania, Palermo, Londra Gatwick, Roma Fiumicino, Francoforte, Mosca, Napoli, Tirana, Bari, Monaco.

Da gennaio a novembre il volume dei passeggeri è stato 3.259.000 passeggeri, con un incremento dell’11% sullo stesso periodo del 2017.

Le previsioni di chiusura anno sono di sfiorare i 3,5 milioni di passeggeri.

Trentino – 14/12/2018

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Mose, ancora tre anni per la consegna, due rebus: il funzionamento e la gestione

Venezia, ormai a quota sei miliardi il costo delle dighe mobili, la cui manutenzione è già un problema di difficile soluzione.

di Alberto Vitucci

Cento milioni per aggiustare le “criticità” dell’opera, i guai e i lavori malfatti. Altrettanti ogni anno per la manutenzione di un’opera che vive sott’acqua. I costi del Mose non finiscono mai. E ai sei miliardi stanziati fin qui dallo Stato per la sua realizzazione se ne devono aggiungere ancora. Funzionerà il Mose? È questa la domanda che ricorre dopo il maltempo di fine ottobre e l’acqua alta eccezionale che ha allagato la città. Si torna a chiedere «il completamento rapido dell’opera», giunta oggi al 96 per cento del totale.

Ultime paratoie

Ma la situazione è complessa. Entro la fine di gennaio dovrebbe essere completata la posa delle ultime paratoie alla bocca di Lido-Sud San Nicolò. Alle bocche ne sono state installate già 69 (su 78). Ma una volta ultimata la posa delle barriere sott’acqua dovranno essere costruiti gli impianti per il sollevamento. Pompe che consentono di alzare le paratoie se riempite d’aria in caso di necessità. E di rimetterle sul fondo quando siano riempite d’acqua. Operazione che finora è stata fatta soltanto due volte, nel 2013 e nel 2016. In entrambi i casi le paratoie non sono rientrate nei loro alloggiamenti. I cassoni in calcestruzzo infatti, senza manutenzione continua, si riempiono di sabbia e detriti. Un altro problema del Mose. Insieme alle ossidazioni e ai buchi nelle tubature sott’acqua scoperti a Malamocco. Alla corrosione di alcune parti del sistema, come gli steli e i tensionatori nelle cerniere. Ma anche i cedimenti dei moli (lunate) pochi giorni dopo il collaudo, il danneggiamento della porta della conca di navigazione di Malamocco. Altra grande opera costata 600 milioni di euro. Voluta dal Porto e dal Comune, nel 2003. Ma adesso «troppo piccola», si scopre, per far passare le navi di ultima generazione. Una delle tante «stranezze» di un progetto nato in regime di monopolio assoluto, con la seconda Legge Speciale del 1984. Dopo trent’anni il grande scandalo del Mose ha consentito di far luce su un sistema di corruzione e di sprechi. Il padrone assoluto del Consorzio, Giovanni Mazzacurati, ha portato avanti la grande opera senza curarsi di studiare a fondo le alternative o di modificare i progetti in corso d’opera. Oggi il Mose è secondo alcuni scienziati anche superato. «L’aumento del livello medio del mare», dice l’ingegnere idraulico Luigi D’Alpaos, «ci costringerebbe ad alzare le paratoie ogni giorno. Facendo diventare la laguna uno stagno». Come difendersi allora dall’acqua alta? E dalle acque medio alte, aumentate in modo esponenziale negli ultimi vent’anni non solo per i cambiamenti climatici ma anche dopo scavi e interramenti che hanno profondamente trasformato la laguna?

Difendere la piazza

«Con le difese locali», dice D’Alpaos. La più importante è quella per difendere piazza San Marco. Che va sott’acqua, anche se per poche ore, quando la marea supera i 76 centimetri sul medio mare. Un vecchio progetto dei primi anni Novanta ne prevedeva l’impermeabilizzazione con il rialzo delle rive per impedire la risalita dell’acqua dai cunicoli e dai masegni. Ma solo una piccola parte di quel lavoro è stato fatto. La Basilica continua d andare sotto. E continuerà a farlo anche con il Mose finito e funzionante.

Obiettivo ancora lontano. Secondo il cronoprogramma inviato al governo dal Provveditore ale Opere pubbliche Roberto Linetti, i lavori del Mose devono essere conclusi nel 2018. Tre anni di collaudi e prove di avviamento. E la grande opera dovrà essere consegnata il 31 dicembre 2021. Restano due grandi incognite. Il funzionamento delle paratoie, soprattutto in condizioni di mare agitato. E la gestione e manutenzione di un sistema che ha bisogno di cure. La parola «fine» per la vicenda Mose non è ancora stata scritta.

La Tribuna di Treviso/Nordest Economia – 14/12/2018

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Aeroporto di Ronchi al secondo tentativo in gara cinque potenziali pretendenti

Il presidente dello scalo Antonio Marano convinto che solo l’ingresso in un network più vasto possa ridare slancio al traffico e ai conti.

di Marco Ballico

La privatizzazione

Aeroporto Friuli Venezia Giulia ci riprova con un bando che mette in gara la maggioranza delle quote a un prezzo ridotto rispetto al tentativo precedente, quello finito con un flop. Antonio Marano, il presidente, ha spiegato che il piano industriale 2018-2023 ha obiettivi di crescita più prudenziali. Di qui una base di gara al ribasso: dai 40,4 milioni per il 45% del bando precedente (con decollo al 55% solo dopo un triennio di traguardi raggiunti) si passa ai 32,5 milioni per il 55%. Con la possibilità, per chi entra, di esprimere l’amministratore delegato. I potenziali interessati? In Italia, visti i criteri di selezione, se ne contano cinque. Erano state proprio le perplessità dei potenziali acquirenti sul pacchetto di minoranza e i relativi costi a mandare deserto, la scorsa estate, il bando definito dalla società d’intesa con la giunta Serracchiani.

Il nuovo corso in piazza Unità ha rivisto proprio quei paletti. Una delibera del governo Fedriga, seguita al via libera del ministero dei Trasporti, dopo il visto di Mef ed Enac, ha quindi avviato le procedure per una gara che fissa l’11 gennaio per la presentazione delle offerte, mentre la prima seduta pubblica avrà luogo il 14 gennaio, con l’obiettivo di perfezionare il trasferimento delle azioni entro marzo 2019.

Quello a cui punta Aeroporto Friuli Venezia Giulia, d’intesa con la Regione, è un partner industriale e non finanziario che si affianchi al socio pubblico per un’azione di sviluppo dello scalo. I requisiti sono quelli fissati dalla giunta già ad agosto. Cessione dunque del 55%, senza ulteriori opzioni di acquisto, a favore di un unico investitore di profilo nazionale o internazionale, che dimostri un Work Load Unit (unità di carico corrispondente a un passeggero o a 100 chilogrammi di merce) superiore a 10 milioni, determinato dalla somma dei Wlu delle imprese aeroportuali partecipate con quote azionarie non inferiori al 30% del capitale sociale per gli anni 2015, 2016 e 2017, e che sia in grado di supportare finanziariamente il piano degli investimenti 2018-23 e, parallelamente, migliorare le previsioni dei parametri tecnico-economici.

Aumento dei passeggeri

In particolare, il socio si dovrà impegnare a far crescere il numero dei passeggeri a quota 1,1 milioni nel 2023, migliorando l’Ebitda e il valore degli interventi e delle previsioni di investimento prefigurati nel piano (70 milioni comprensivi dei 40 del precedente documento, quello che conteneva i 17 milioni per il polo intermodale). Numeri, a partire dal Wlu, che consentono di individuare cinque possibili interessati in Italia. Il primo è il fondo privato F2i, network che unisce Sea, gruppo che gestisce il sistema aeroportuale milanese, Torino, una quota di Bologna, Napoli e Alghero. Quindi gli Aeroporti di Roma, la società di Fiumicino e Ciampino controllata da Atlantia. E ancora Venezia (Save) e Bergamo (Sacbo). Senza dimenticare chi potrebbe diventare l’outsider della partita: Corporacion America, la holding degli scali di Firenze e Pisa. Fermo restando che la gara è aperta pure agli stranieri e che già in passato si era parlato di possibili incursioni estere di Fraport, Aéroports de Paris, di Everbrigh di Hong Kong e dei cinesi di Hna.

Più forza in un network

Trieste Airport, incrementando voli (il più importante il collegamento con Francoforte) e investendo nel polo e in altre infrastrutture minori, ha cercato in questi anni di mettersi in vetrina. E adesso punta tutte le carte sulla privatizzazione. Perché, spiega Marano sottolineando gli undici collegamenti con gli hub nei giorni lavorativi e il valore, per un piccolo aeroporto, delle tratte via Lufthansa, non si nasconde: «Se ci rafforziamo all’interno di un network, avremo la possibilità di crescere. Altrimenti, piccoli e marginali, non ce la facciamo».

Nel biglietto da visita ci sono ora anche i collegamenti ferroviari. Con l’orario invernale è stato introdotto un nuovo treno – sulla tratta Trieste-Portogruaro, con partenza alle 5.45 e fermata al Trieste Airport – proprio per consentire di raggiungere Ronchi in corrispondenza con i primi voli del mattino. E c’è pure, altra novità, una corsa da parte di Apt da Udine a Trieste via autostrada (partenza alle 9.15) che collegherà anche l’aeroporto.

La Tribuna di Treviso/Nordest Economia – 14/12/2018

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Ambiente, da Ue ok a riciclo rifiuti nei porti

Approvato regolamento parte di strategia plastica

Le istituzioni Ue hanno raggiunto un accordo su nuove norme sui rifiuti prodotti in nave o raccolti in mare, che dovranno essere sempre portati a terra e trattati in apposite strutture nei porti. La nuova legislazione è parte della strategia per la plastica, presentata dalla Commissione europea lo scorso gennaio e prevede ispezioni mirate, sistemi di recupero dei costi e incentivi per i natanti ‘verdi’, che si impegnano per la gestione dei rifiuti a bordo. “L’accordo è un’ulteriore prova della determinazione dell’Ue a proteggere i mari dall’inquinamento – ha detto il commissario Ue ai trasporti Violeta Bulc – promuovendo modelli commerciali nuovi e innovativi per rendere la nostra economia più circolare e sostenibile”.

Ansa/Mare – 14/12/2018

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Accordo RFI – AdSP dell’Adriatico Settembre per potenziare l’infrastruttura ferroviaria del porto di Venezia

Nel lungo periodo è prevista la progettazione della fattibilità di un nuovo scalo merci nella penisola del petrolchimico.

Ieri l’amministratore delegato e direttore generale di Rete Ferroviaria Italiana (RFI), Maurizio Gentile, e il presidente dell’Autorità del Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, Pino Musolino, hanno sottoscritto un accordo, che sarà successivamente siglato anche dalla Regione del Veneto, per migliorare l’infrastruttura ferroviaria a servizio del porto di Venezia con la progettazione e la realizzazione degli interventi di potenziamento infrastrutturale nel Comprensorio Ferroviario di Venezia Marghera Scalo, strategico nodo logistico del territorio e della rete europea per i corridoi ferroviari TEN-T.
Gli interventi necessari per migliorare l’efficienza gestionale e infrastrutturale nel Comprensorio – il cui sistema ferroviario comprende 65 chilometri di rete, una stazione di immissione nella rete nazionale, tre parchi ferroviari, un’impresa ferroviaria di manovra e 25 terminal raccordati – sono stati individuati dal gruppo di lavoro istituito nel febbraio 2018 con la sottoscrizione di un primo protocollo d’intesa.
Nel 2019 è prevista una prima fase di interventi nella stazione di Marghera Scalo per l’attrezzaggio di ulteriori binari elettrificati e l’adeguamento del modulo a 750 metri (standard europeo di lunghezza dei treni), cui seguiranno via via nel corso degli anni ulteriori fasi di intervento sia tecnologico (realizzazione di un nuovo Apparato Centrale Computerizzato) che infrastrutturale. Tra questi ultimi trova spazio il rifacimento e l’implementazione di Parco Breda situato lungo la Strada Regionale 11.
Per la fase di lungo periodo si progetterà la fattibilità di un nuovo scalo merci nella penisola del petrolchimico e della sua connessione diretta con la rete ferroviaria nazionale.
Parallelamente proseguirà anche l’analisi sulle attività necessarie per il ripristino del collegamento ferroviario tra il porto di Chioggia e la rete nazionale.
In occasione della firma dell’accordo è stato reso noto che nei primi undici mesi di quest’anno i carri ferroviari movimentati nel porto di Venezia sono stati 93.643, con una crescita del +11,3% rispetto lo stesso periodo del 2017, pari ad oltre 2,4 milioni di tonnellate di merci trasportate su rotaia (+10,7%).

InforMare – 14/12/2018

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Trasporti: Pizzimenti, riattivato raccordo ferroviario Lisert

13 Dicembre 2018

Sarà riattivato alle ore 13 di oggi il raccordo ferroviario Lisert a servizio del Porto di Monfalcone e delle aziende insediate nell’area dopo i lavori di manutenzione urgenti realizzati dalla Regione tra martedì 11 e mercoledì 12 dicembre.

“Abbiamo mantenuto l’impegno di realizzare nei tempi concordati con gli operatori dell’area i lavori sul raccordo Lisert risolvendo alcune situazioni di criticità che ne avevano determinato la chiusura nella giornata di lunedì 3 dicembre”, spiega l’assessore regionale alle Infrastrutture e Territorio Graziano Pizzimenti.

I lavori urgenti hanno interessato poco meno di un chilometro di raccordo e sono stati realizzati con un impiego continuativo di tre squadre per un totale di 21 addetti: hanno riguardato il rinnovamento totale di uno dei binari del fascio Lisert presso la stazione di Monfalcone e di alcune curve, con la sostituzione, tra l’altro, delle rotaie e delle traverse in legno fortemente degradate con altre in cemento armato precompresso.

“Il raccordo ferroviario Lisert è un’infrastruttura strategica sulla quale sono in corso lavori importanti di manutenzione straordinaria finanziati e gestiti direttamente dalla Regione per migliorare l’operatività ferroviaria dell’area industriale e del Porto: si tratta di un positivo esempio di intervento regionale diretto”, ha aggiunto Pizzimenti.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 13/12/2018

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Piattaforma logistica: il gigante cinese Cmg vuole scommettere sul Porto di Trieste

12 Dicembre 2018

Investimento da 130 milioni, di cui 100 di origine pubblica per un’area di 26 ettari affacciata sul futuro Molo VIII

Ancora sei mesi e il sistema portuale italiano si arricchirà dell’infrastruttura più importante fra quelle attualmente in costruzione. Si tratta della nuova Piattaforma logistica, in via di realizzazione nel porto di Trieste. La società di gestione, Piattaforma logistica Trieste Srl, ha cerchiato in rosso i mesi di giugno e luglio per ultimare l’opera, che pare aver destato la concreta attenzione del colosso China Merchants Group (Cmg), dopo i sopralluoghi effettuati nei mesi precedenti da giganti internazionali quali Autorità portuale di Singapore (Psa) e Dubai Ports World.

Concessione di 30 anni
Cmg sa che la possibilità di entrare nel capitale di Piattaforma logistica Trieste Srl – società costituita dallo spedizioniere Francesco Parisi e dal costruttore Vittorio Petrucco – significa mettere le mani sulla concessione trentennale già assegnata all’impresa e sulla possibilità di usare la nuova infrastruttura come base da cui avviare la costruzione del Molo VIII dello scalo giuliano. Tentazioni non da poco, dopo che Parisi Group e Icop hanno quasi ultimato la parte della banchina e acquistato il vicino Scalo legnami, andando a creare un’area logistica di 26 ettari, che potrebbe in futuro essere estesa alla zona occupata dalla vicina area a caldo della Ferriera di Servola. È qui che l’Autorità portuale di Zeno D’Agostino vuole localizzare una nuova stazione ferroviaria all’avanguardia, che darebbe respiro al Molo VIII e più in generale alle attività industriali immaginate nell’ambito del neonato regime di porto franco.

Maxi investimento
Tornando alla Piattaforma, l’investimento per la sua costruzione è da 130 milioni, di cui 100 di provenienza pubblica e 30 frutto del prestito di Iccrea ai privati. I lavori sono cominciati nel febbraio 2016, dopo 15 anni trascorsi ad attendere il finanziamento statale: oggi si procede però a pieno ritmo grazie all’impiego di oltre cento operai e ogni settimana 1.200 metri quadrati vengono sottratti al mare. Mancano di fatto quasi soltanto le infrastrutture a terra, per le quali Plt ha appena ottenuto il via libera definitivo da parte del ministero dell’Ambiente. Quello in via di realizzazione è solo il primo lotto dell’opera, capace di avanzare di 400 metri rispetto alla riva. Il secondo corrisponderebbe alla zona antistante all’area della Ferriera, ma non verrà mai realizzato, perché superato dalla progettazione del Molo VIII, che diventerà la principale infrastruttura della logistica portuale triestina.
Destinata probabilmente a traffici ro-ro e di rinfuse secche, la Piattaforma ha attirato l’interesse di diversi player internazionali, ma Cmg è la più avanti nella trattativa, tanto che a inizio 2019 potrebbe arrivare la notizia di un’intesa raggiunta. È stato d’altronde lo stesso D’Agostino a parlare nelle scorse settimane della concretezza dell’interesse di «società statali cinesi a entrare nel capitale di alcuni degli operatori del porto», spiegando che «sono dialoghi maturi e a breve, nel giro di qualche mese, avremo notizie ufficiali». Frasi che arrivano un anno dopo le ammissioni dello stesso Parisi sulla possibilità di chiudere un accordo con un mai nominato gruppo cinese, che potrebbe acquisire la maggioranza Plt o limitarsi ad una consistente partecipazione azionaria.

Via della Seta
Fondato nel 1872, China Merchants è un colosso capace di totalizzare nel 2017 un fatturato da 78 miliardi di euro e un utile da 17, 7, oltre a possedere asset per più di mille miliardi di euro. Numeri che ne fanno la seconda società più redditizia della Repubblica popolare, dopo avere avuto un ruolo fondamentale nella modernizzazione della Cina imperiale, avendo creato la prima flotta commerciale, la prima banca e la prima assicurazione del Paese.
Oggi Cmg ha un ruolo centrale nella costruzione del progetto della nuova Via della Seta e opera in 53 porti in 20 stati diversi, avendo un ruolo da protagonista in numerosi altri ambiti, dalla finanza all’immobiliare, dalla costruzione di autostrade alla cantieristica, con un ruolo di leader mondiale nella costruzione di navi e piattaforme off-shore. Un gigante capace di movimentare cento milioni di container all’anno e far viaggiare contemporaneamente 42 petroliere. È l’agenzia Bloomberg a informare a luglio scorso che Cmg ha stanziato 12 miliardi per nuovi investimenti in patria e all’estero. Cifra davanti alla quale i 130 milioni spesi per realizzare la Piattaforma logistica diventano una briciola.

La Tribuna di Treviso/Nordest Economia – 12/12/2018

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Treni: Pizzimenti, 5000 passeggeri su Crossmoby Ud-Ts-Lubiana

Domani evento turistico per rilancio collegamento trasfrontaliero

A tre mesi dal ripristino dei collegamenti ferroviari lungo l’asse Udine-Trieste-Lubiana, il treno Crossmoby festeggia il traguardo di 5000 passeggeri trasportati nelle tratte transfrontaliere dal 9 settembre al 10 dicembre 2018 con un evento aperto a istituzioni, operatori del settore turistico e media in programma domani, giovedì 13 dicembre, presso il Parco delle Grotte di San Canziano (Škocjan) a partire dalle 10.15.

Organizzato dagli operatori ferroviari SŽ-Potniški promet (Ferrovie slovene-Divisione passeggeri) e Trenitalia, in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia, l’evento vuole rappresentare un’occasione per fare un primo bilancio dei positivi risultati fin qui conseguito dal nuovo collegamento transfrontaliero, nonché evidenziare le ricadute sui territori da questo attraversati.

“È un servizio pensato per avvicinare le località che si trovano lungo questa direttrice e per sviluppare una mobilità sostenibile nell’area transfrontaliera e per connettere nodi significativi per la mobilità delle persone (a partire da Udine, Trieste, Lubiana, Trieste Airport) – spiega l’assessore alle Infrastrutture e territorio Graziano Pizzimenti – ma anche per rendere più accessibile e promuovere il ricco patrimonio naturale e culturale che caratterizza il percorso del treno e le aree ad esso limitrofe, a partire dalle città patrimonio Unesco di Palmanova e Aquileia.”

Non a caso la manifestazione di domani si terrà presso il Parco delle Grotte di Canziano (Škocjan), che è facilmente raggiungibile dalla stazione ferroviaria di Divaca, una delle fermate del treno in territorio sloveno. “Con l’entrata in vigore dell’orario invernale, avvenuta domenica 9 dicembre – precisa Pizzimenti – si è confermato un collegamento che sta via via testimoniando una crescente attrattività”.

Cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale nell’ambito del progetto strategico Crossmoby, a valere sul Programma Interreg Italia-Slovenia 2014 – 2020, il progetto vede la Direzione centrale infrastrutture e territorio della Regione in veste di capofila, e gli operatori ferroviari quali attori principali del ripristinato collegamento ferroviario transfrontaliero.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 12/12/2018

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Alto Adige partecipa al progetto Europeo LIFE per una mobilità a zero emissioni

La giunta provinciale dell’Alto Adige ha deciso di aderire al progetto europeo LIFE per diffondere entro il 2025 una mobilità a zero emissioni.

“Vogliamo creare una rete infrastrutturale capillare su tutto il territorio per fare in modo che i mezzi elettrici e a idrogeno abbiano una infrastruttura di riferimento per l’approvvigionamento e la manutenzione, così che entro il 2025 sulle nostre strade possa circolare il maggior numero di veicoli possibili a zero emissioni”, sottolinea il presidente della Provincia Arno Kompatscher.

“Con una maggiore distribuzione sul territorio di colonnine di ricarica rapida per auto e autobus elettrici a batteria, e una più ampia rete di rifornimento per flotte di veicoli pilota a zero emissioni, aggiunge Kompatscher, possiamo sviluppare l’Alto Adige come regione modello per la mobilità sostenibile”.

Progetto LIFE

Il progetto LIFE è strutturato secondo 5 aree d’intervento. La prima riguarda la diffusione dei veicoli ad emissioni zero sia nel traffico privato, con particolare attenzione alle imprese, che nella mobilità pubblica, dove un occhio di riguardo verrà dato al turismo. Il secondo focus, invece, riguarda le infrastrutture di approvvigionamento con 33 colonnine di ricarica per auto elettriche e 5 distributori di idrogeno fra Bolzano, Merano, Brunico, la Val Venosta e la A22. Bolzano, Brunico, Merano e la Val Venosta, inoltre, saranno scelte come zone in cui testare una flotta di veicoli a zero emissioni nel traffico privato e nella mobilità pubblica. Le ultime due aree d’azione del progetto consistono in iniziative di marketing e la diffusione del know-how.

I partner del progetto LIFE, che ha già ottenuto l’ok dall’Unione Europea, sono Alperia, Consorzio energetico Val Venosta, Azienda pubbliservizi Brunico, STA, Eurac, A22 e SASA, con quest’ultima che è stata incaricata di coordinare tutte le iniziative.

In totale, l’investimento previsto in Alto Adige si aggira attorno ai 22,6 milioni di euro: 7,9 milioni provengono da fondi europei, poco meno di 7 vengono messi a disposizione dalla Provincia di Bolzano mentre i restanti 7,8 sono suddivisi tra i partner.

Trasporti-Italia.com – 12/12/2018

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Pacchetto mobilità: Mit, con l’accordo in Ue più tutele per gli autotrasportatori

A seguito di una trattativa a livello europeo, l’Italia ha raggiunto un’intesa sul cosiddetto “Pacchetto mobilità” nel corso della due giorni del ministro Danilo Toninelli al Consiglio dei Ministri dei trasporti europei del 3 e 4 dicembre, trovando un accordo sulle norme a tutela delle imprese di autotrasporto nazionale, sottoposte alla concorrenza sleale di operatori esteri che erogano salari e riconoscono livelli di tutela più bassi di quelli vigenti nel nostro Paese. Tra i risultati che l’Italia porta a casa ci sono il cooling-off, per evitare il cabotaggio sistematico; il distacco sui trasporti internazionali, e il passaggio al tachigrafo intelligente di seconda generazione a partire dal 2022. Tutte misure che permetteranno una libera circolazione dei servizi nel settore dei trasporti in Europa, garantendo però la protezione sociale dei lavoratori in tutti i Paesi membri e una giusta concorrenza. E’ quanto afferma una nota del Mit.

Nel dettaglio, va considerato un vero e proprio successo italiano l’inserimento nel regolamento sull’accesso al mercato del trasporto internazionale del periodo di “cooling off”, ovvero il periodo di divieto per il cabotaggio in caso di ritorno in sede del veicolo. Si tratta di 5 giorni per lo stesso veicolo nel medesimo Stato membro, applicato dopo l’esecuzione di operazioni di cabotaggio.

Per quanto riguarda la disciplina del distacco la soluzione trovata per la cosiddetta “Lex specialis” contempera il principio di libera prestazione dei servizi con quello della protezione sociale. L’altra grande novità pattuita in Europa, su spinta anche dell’Italia, è appunto quella del passaggio al tachigrafo intelligente di seconda generazione a decorrere dal 2022, con adeguamento entro il 2024 di tutti i veicoli utilizzati per svolgere trasporti internazionali (cosiddetto “retrofitting”). L’apparecchio, oltre ai tempi di guida e riposo, come già accade attualmente, effettuerà, fra l’altro, la registrazione automatica del passaggio delle frontiere e di ogni tempo in cui avvengano operazioni di carico o di scarico.

Trasporti-Italia.com – 12/12/2018

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