Nuova Via della Seta: verso l’incremento della movimentazione merci, previsto il potenziamento dell’infrastruttura

29 Gennaio 2021

La movimentazione di container sulla tratta Cina-Europa-Cina ha rappresentato il focus di una recente conferenza online, in cui manager di aziende cinesi, russe ed europee hanno discusso nell’ambito del cosiddetto “Club un milione” degli sviluppi registrati nel 2020 e di iniziative statali e private tese a incrementare i traffici.

L’evento si è svolto su iniziativa della società di logistica kazako-russo-bielorussa “United Transport and Logistics Company – Eurasian Rail Alliance” (UTLC ERA).

La movimentazione di merci sulla tratta eurasiatica potrebbe raggiungere il milione di container (misurati in TEU, la misura standard nel trasporto container) entro il 2025. Questo obiettivo è stato confermato da Alexey Grom, presidente di UTLC ERA. “Nel 2020 la pandemia ha portato a una crescita dei trasporti ferroviari di anche oltre il 64%. Questa tendenza mostra che ora non si tratta tanto di aumentare la velocità dei treni in sé, ma piuttosto di rispettare le tabelle di marcia e di aumentare il numero di valichi di frontiera e di operazioni alle frontiere”, ha spiegato Grom.

Già nel 2020 UTLC ERA, che gestisce il 91% dei trasporti sulla ferrovia a scartamento largo della Nuova Via della Seta, ha movimentato 546.900 TEU dall’Europa alla Cina e viceversa. Ciò rappresenta un incremento del 64% rispetto al 2019. È andato a gonfie vele soprattutto lo scambio di preparati e attrezzature mediche, ma pure di ricambi auto, componenti elettroniche e refrigeranti. Un effetto positivo è dovuto anche al fatto che dalla primavera del 2020 la Russia permette il transito sul suo territorio di cosiddette merci sanzionate, prime fra tutte verdura, frutta e prodotti alimentari di qualità.

Dalla conferenza è emerso che il trasporto su rotaia fra l’Europa e la Cina, che nonostante tutti gli incrementi equivale all’incirca al 3% dei trasporti totali, andrà sempre più a integrare i noli marittimi. Il volume totale di container nel trasporto eurasiatico è di 23 milioni di TEU circa.

Il traffico container eurasiatico coinvolge secondo UTLC ERA 21 nazioni e 92 città. Quasi la metà di tutti i treni merci che circolano fra la Cina e l’Europa ha come destinazione la Germania, facendo del Paese lo snodo fra l’Europa e la Cina. L’anno scorso DB Cargo Eurasia, una controllata di Deutsche Bahn, ha fatto circolare 12.000 convogli con un totale 200.000 container – 3.000 treni in più rispetto al 2019. I convogli percorrono gli 11.000 chilometri della tratta che da Duisburg o Amburgo conduce ai centri dell’economia cinese di Chongqing, Xi’an, Hefei e Zhengzhou.

Per tutte le aziende operanti sul corridoio ferroviario eurasiatico, orientali e occidentali, è importante “non essere in competizione fra di loro, bensì allearsi e sviluppare e consolidare format comuni di cooperazione”, questa l’esortazione di Fabio Amato, vicepresidente di Mercitalia Rail.

Nuove soluzioni nel traffico ferroviario

Dal 2019 esistono nuovi collegamenti fra i due porti tedeschi di Mukran e Rostock e Kaliningrad, da cui trae vantaggio fra l’altro anche l’Italia. Infatti uno dei maggiori terminal logistici italiani, l’Interporto Quadrante Europa di Verona, coopera con UTLC ERA e il porto di Rostock, contribuendo all’ulteriore sviluppo delle tratte intermodali.
“Le prime forniture avvenute sfruttando tratte intermodali mostrano già altissime potenzialità. Il successo del nuovo collegamento dipende però dal grado di integrazione e dall’interazione di tutti i soggetti coinvolti. Pertanto siamo curiosi di vedere come sarà l’ulteriore sviluppo del nostro progetto comune”, ha detto durante la conferenza Alberto Milotti, direttore di Interporto Quadrante Europa di Verona, il secondo terminal logistico per importanza in Europa. Nei prossimi anni la società intende incrementare la propria capacità complessiva, per esempio progettando un nuovo terminal da 750 metri di lunghezza.

Le tratte intermodali treno+nave+treno che passano dal porto di Baltijsk nell’exclave di Kaliningrad, nella zona di confine fra la Russia e la Polonia, hanno dimostrato complessivamente di essere una buona alternativa al fine di diversificare i trasporti. Il porto è in grado di gestire fino a 16 convogli al giorno ed è collegato, con brevi tragitti via mare, con tutta la parte tedesca del Mar Baltico e anche con i Paesi scandinavi.

Diversi partecipanti al meeting hanno sottolineato gli adeguamenti e le innovazioni già avviati. Ci si sta adoperando per far sì che i treni consumino meno energia e per velocizzare le operazioni alle frontiere fra l’Europa e la Cina e le operazioni di trasbordo necessarie per via dei differenti scartamenti, da 1520 mm in Kazakhstan, Russia e Bielorussia a 1435 mm in Europa.

In Kazakhstan sono previsti cinque nuovi terminal intermodali. Al fine di diversificare i percorsi, si stanno testando altri valichi di frontiera fra la Polonia e la Bielorussia in aggiunta a quello di Brest, sinora il più importante.

Anche la Germania prevede nel nuovo anno di utilizzare ancora più attivamente la nuova tratta che passa per Kaliningrad in cooperazione con UTLC ERA, ha affermato Carsten Hinne, CEO di DB Cargo AG. Nel 2021, designato dalla Commissione europea come Anno europeo delle ferrovie, la società intende in generale puntare maggiormente sulla strategia della crescita sostenibile e intensificare la propria attività nei trasporti sulla tratta ferroviaria eurasiatica. Si prevede inoltre di ricorrere maggiormente a soluzioni digitali e a nuove tecnologie rispettose dell’ambiente, come la gestione paperless di ordini di trasporto e il tracking digitale.

“Il nostro ‘Club un milione’ riscuote sempre maggiore successo. Il numero delle aziende interessate a una cooperazione è in continuo aumento, come dimostra anche il grande interesse per questo nostro meeting. Sono fiducioso che nel 2021 riusciremo ad arrivare a un incremento di TEU del 20%, avvicinandoci sempre più al nostro obiettivo di un milione di TEU nel 2025. Per questo ora il nostro compito più importante è quello di motivarci a vicenda a raggiungere nuovi record, individuare eventuali difficoltà e risolverle congiuntamente”, ha detto Alexey Grom.

Trasporti-Italia.com – 29/01/2021

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Covid-19: nel 2020 drastica riduzione degli spostamenti di merci e passeggeri, ecco le cifre finali

Nel 2020 in Italia il traffico stradale di veicoli leggeri è calato fino all’80%, il traffico merci è sceso del 50%, mentre il trasporto collettivo ha registrato una riduzione con punte fino al 90%.

Lo segnala il report “Osservatorio sulle tendenze di mobilità durante l’emergenza sanitaria del COVID-19” elaborato dalla Struttura Tecnica di Missione del MIT, sulla base dei dati di traffico che i principali operatori multimodali nazionali e le Direzioni Generali del MIT stanno fornendo nel corso dell’emergenza sanitaria del COVID-19.

Dall’analisi condotta è stato possibile individuare i principali impatti che la diffusione del COVID-19, e le conseguenti politiche di regolamentazione della mobilità, hanno prodotto sulla domanda di spostamento per passeggeri, merci e sulla sua ripartizione modale.

I dati sulla mobilità stradale

Il traffico stradale di veicoli leggeri ha subito una significativa riduzione sino all’80% nel periodo marzo-aprile 2020, in parte non ancora appieno recuperata a luglio 2020, anche in ragione del fatto che i traffici stradali nei mesi estivi risultano, generalmente, anche il 60% superiori di quelli osservati nel mese di gennaio; per contro, la seconda ondata autunnale di diffusione del COVID-19 ha prodotto impatti sulla mobilità stradale meno marcati rispetto a quelli del primo lockdown, con riduzioni sino al 40% in ragione anche delle minori e diverse restrizioni della mobilità attuate (es. DPCM del 03.11.2020 cosiddetto delle “zone rosse”).

L’Italia, primo Paese europeo ad applicare un lockdown totale dal 10 marzo al 3 maggio, ha visto una contrazione degli spostamenti stradali anticipata e più profonda, cui è seguita però una ripresa con tassi di crescita mediamente maggiori, che hanno portato il Paese a luglio 2020 ad essere uno di quelli ad aver maggiormente recuperato per quanto riguarda la mobilità stradale individuale, a discapito però di quella del TPL, che risulta ancora sofferente rispetto agli altri principali Paesi EU.

I mezzi pesanti

Il traffico stradale di veicoli pesanti (merci) ha subito una contrazione del 40-50% nel periodo marzo-aprile 2020, recuperando quanto perso già a luglio 2020 e risentendo molto poco dell’aumento dei contagi nel periodo autunnale e delle corrispondenti politiche restrittive dalla mobilità attuate.

Bus e metro

Gli spostamenti con il trasporto collettivo (caratterizzati prevalentemente da quelli del TPL) hanno subito una riduzione ancora più marcata rispetto al trasporto stradale individuale, raggiungendo riduzioni anche superiori al 90% nel periodo marzo-aprile 2020, solo in parte recuperate a luglio 2020 (-40% rispetto al periodo pre-COVID di gennaio 2020); anche in questo caso la seconda ondata di diffusione del virus e le conseguenti politiche restrittive della mobilità hanno prodotto effetti sul trasporto collettivo meno marcati di quelli osservati durante il primo lockdown, con riduzioni massime del 60%, ancora non rientrate a dicembre 2020.

A luglio 2020 gli spostamenti del trasporto collettivo risultano inferiori del 40%, a fronte di una ripresa quasi totale degli spostamenti individuali su strada, ciò lascia intendere che possa essersi verificato un utilizzo maggiore di mezzi individuali a casa della riluttanza verso spostamenti che non riescono a garantire pienamente il distanziamento sociale. Tale circostanza non sembra essere ancora rientrata a dicembre 2020.

E il trasporto ferroviario?

Gli spostamenti ferroviari sull’Alta Velocità (AV) hanno subito una riduzione sino a quasi il 100% nel periodo marzo-aprile 2020, anche a fronte di una riduzione dei servizi offerti di oltre il 95%; tale contrazione persiste ancora a luglio 2020 con una domanda di mobilità inferiore del 60% e con un’offerta di servizi inferiori di circa il 20% rispetto al 2019; a differenza del trasporto stradale, la seconda ondata di diffusione del COVID-19 ha prodotto una significativa contrazione della domanda (sino a -95%) paragonabile a quella osservata durante il promo lockdown, a cui è seguita una significativa contrazione anche dell’offerta di servizi dei due operatori ferro-viari sino ad oltre l’80%.

Gli spostamenti ferroviari su servizi Inter City (IC ed ICN) hanno subito un trend confrontabile con quello osservato per i servizi AV, con perdite sino ad oltre il 95% nel periodo marzo-aprile 2020 ed una persistente contrazione anche a luglio 2020 con una domanda di mobilità inferiore del 50% rispetto al 2019; durante la seconda ondata di diffusione del virus, questa componente di domanda ferroviaria ha regi-strato ulteriori perdite sino a circa l’80% che, a dicembre 2020, non hanno ancora invertito questa tendenza.

Nave e aereo

Gli spostamenti su servizi marittimi hanno subito una riduzione della domanda passeggeri (merci) leggermente differente rispetto a quella osservata per i servizi terrestri, con perdite sino al 90-100% (10÷20%) nel periodo aprile-maggio 2020, per poi iniziare a crescere mostrando a luglio 2020 ancora una significativa riduzione del 20% della domanda passeggeri (del 100% per quella delle crociere); per contro, secondo gli ultimi dati disponibili, per le merci si osserva una ripresa quasi totale per i TEU (-5% rispetto al 2019) ed un +20% per i traffici Ro-Ro rispetto ad un analogo periodo del 2019.

Gli spostamenti su servizi aerei hanno subito una riduzione della domanda e dell’offerta che inizia a marzo 2020 e raggiunge un minimo nel periodo aprile-maggio 2020 (-99%), per poi iniziare timidamente a crescere, mostrando a luglio ancora una significativa riduzione del 75% della domanda passeggeri, del 60% per quanto riguarda i servizi offerti e del 30% per le merci trasportate; anche in questo caso, la seconda ondata di diffusione del virus ha prodotto una ulteriore e significativa contrazione dei traffici passeggeri sino al 90% a novembre 2020.

Sulla base dei dati open source divulgati da Google LLC emerge come durante il periodo di lockdown (sia per la prima che per la seconda ondata di diffusione del virus) siano aumentati sino al 50% gli spostamenti da/verso i luoghi di residenza rispetto ad un giorno medio pre-COVID, in ragione dei limitati spostamenti consentiti e prevalentemente rivolti all’approvvigionamento di beni di prima necessità. Per contro, terminato il primo lockdown a maggio 2020 si è assistito ad una ripresa di tutte le attività ma con “velocità” differenti. Gli spostamenti per acquisti e per il tempo libero hanno, già a fine luglio, quasi completamente recuperato rispetto al periodo pre-COVID (-4% in media).

Per contro, per le attività lavorative si è osservato il perdurare di una contrazione degli spostamenti che, a fine luglio, sono ancora del 30% inferiori al pre-COVID, probabilmente anche in ragione di una quota rilevante di smart-working ancora largamente diffusa sul territorio nazionale a di-cembre 2020. Interessante è inoltre l’andamento osservato per gli spostamenti diretti verso parchi, giardini e spiagge che, subito dopo il lockdown, sono letteralmente esplosi con tassi di crescita sino a +100%, sia per la presenza della stagione mite sia probabilmente anche in ragione del crescente bisogno nella popolazione di svolgere attività per svago e ricreative non consentite durante il periodo del primo lockdown nazionale

Trasporti-Italia.com – 29/01/2021

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Save e Aerogest, firmata una nuova proroga dei patti parasociali

Il patto in scadenza  31 gennaio, che quindi rimarrà efficace sino al 30 aprile 2021, per la gestione degli scali aeroportuali di Verona e Brescia

Aerogest e Save, azionisti di Catullo Spa, hanno firmato oggi la proroga di tre mesi del Patto Parasociale in scadenza al 31 gennaio, che quindi rimarrà efficace sino al 30 aprile 2021, per la gestione degli scali aeroportuali di Verona e Brescia.

«Nei prossimi mesi – informa una nota di Save – proseguirà il dialogo tra i soci, tanto più significativo nel perdurare del contesto di crisi, per far fronte al quale si rende particolarmente necessaria una gestione solida e continuativa, anche in vista delle misure governative di sostegno agli aeroporti».

Aerogest e Save confermano che permane «un’assoluta sintonia rispetto agli obiettivi di sviluppo degli aeroporti di Verona e Brescia, sia dal punto di vista del traffico, che infrastrutturale».

Nordest Economia  – 29/01/2021

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I Comuni veneti si alleano con Google e Tim per lo sviluppo digitale

L’iniziativa con Anci Veneto favorirà l’adozione di Google Workspace. L’obiettivo è supportare la Pa nel dare attuazione alle recenti disposizioni governative per contrastare e contenere la diffusione del virus Covid, che impongono alle amministrazioni interessate lo svolgimento da remoto delle loro funzioni e sedute consiliari

Tim, Google Cloud e Anci Veneto hanno raggiunto un accordo per accelerare la trasformazione digitale della Pubblica amministrazione, favorendo l’adozione della piattaforma Google Workspace.

L’iniziativa ha l’obiettivo di supportare i Comuni nel dare attuazione alle recenti disposizioni governative per contrastare e contenere la diffusione del virus Covid, che impongono alle amministrazioni interessate lo svolgimento da remoto delle loro funzioni e sedute consiliari.

Si tratta di un pacchetto di applicazioni web per supportare un efficace svolgimento «non in presenza» di tutte le attività e funzioni di carattere istituzionale svolte dalle amministrazioni comunali.

La piattaforma Google Workspace permette una notevole flessibilità e collaborazione con i dipendenti in questo particolare momento di emergenza attraverso diverse funzioni: l’accesso alle riunioni in videoconferenza con Google Meet; la registrazione delle sedute consiliari; la verbalizzazione delle sedute con eventuale gestione di raccolta voto attraverso la proposizione di appositi form; la creazione e condivisione di documenti; la gestione della posta.

Nordest Economia  – 29/01/2021

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Porto di Trieste, avviato progetto di digitalizzazione delle procedure doganali

Il progetto, tra le altre cose, nasce nell’ambito del tavolo tecnico permanente tra le Dogane e l’Authority giuliana, che ha lo scopo tra gli altri di digitalizzare le procedure doganali nel porto di Trieste, con l’obiettivo di ottimizzare i tempi di arrivo ed entrata nelle aree portuali; decongestionare i varchi portuali; automatizzare il visto entrare e uscire in Punto Franco

Un progetto di digitalizzazione delle procedure doganali è stato avviato nel Porto di Trieste dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, in collaborazione con l’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale, che ha realizzato in via sperimentale il preavviso delle merci in arrivo nello scalo con il supporto operativo del Comando generale della Guardia di finanza.

Il progetto – spiega una nota – nasce nell’ambito del tavolo tecnico permanente tra le Dogane e l’Authority giuliana, che ha lo scopo tra gli altri di digitalizzare le procedure doganali nel porto di Trieste, con l’obiettivo di ottimizzare i tempi di arrivo ed entrata nelle aree portuali; decongestionare i varchi portuali; automatizzare il visto entrare e uscire in Punto Franco; rilevare automaticamente anomalie sulla movimentazione delle merci; procedere al monitoraggio doganale e logistico dei flussi delle merci di rilevanza doganale.

La procedura operativa, partita nei giorni scorsi, ha visto la partecipazione graduale di operatori portuali con il supporto delle associazioni di spedizionieri e mira progressivamente – conclude la nota – a utilizzare il preavviso di arrivo come strumento principale per l’accesso in porto.

Si tratta di un’iniziativa «fondamentale – spiega il presidente dell’Authority, Zeno D’Agostino – perché è una delle prime volte in Italia in cui si va ad automatizzare l’accesso al gate del porto, non al singolo terminal. È un grande progetto che nasce dal lavoro continuo nel campo dell’innovazione tecnologica da parte dell’Autorità di Sistema Portuale e dell’Agenzia delle Dogane. Riducendo le code ai varchi dà un vantaggio dal punto di vista logistico ma soprattutto dal punto di vista ambientale, evitando emissioni».

Nordest Economia  – 29/01/2021

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Polo Aeroporti Nordest, il Covid fa crollare i passeggeri: calo del 76 per cento nel 2020

28 Gennaio 2021

Al Marco Polo di Tessera sono stati 2.799.688 (-75,8%), al Canova di Treviso (AerTre), 463.679 (-85,8%), al Catullo di Verona 1.040.555 (-71,4%) e al “D’Annunzio” di Brescia 3.874 (-77,2%)

Il Polo aeroportuale Nordest, comprendente lo scalo internazionale di Venezia, Treviso, Verona e Brescia, ha chiuso il 2020 con un calo sul 2019 del 76,8% dei passeggeri (complessivamente 4.307.796). Al Marco Polo di Tessera sono stati 2.799.688 (-75,8%), al Canova di Treviso (AerTre), 463.679 (-85,8%), al Catullo di Verona 1.040.555 (-71,4%) e al “D’Annunzio” di Brescia 3.874 (-77,2%).

Il calo è stato condizionata dal fatto che storicamente il traffico degli aeroporti del Polo Nord Est è alimentato in maggior misura dai mercati internazionali (nel 2019 il “domestico” aveva rappresentato il 35% del totale contro una media nazionale del 46%).

Il settore cargo ha gestito 80.629 tonnellate di merce, con una riduzione minore rispetto ai passeggeri (-15,4%) grazie all’attività di spedizionieri e corrieri. La timida ripresa nei mesi estivi di Venezia ha determinato una maggiore incidenza del mercato domestico che, nel 2020, ha rappresentato il 31% del traffico totale (13% nel 2019).

La ripresa del traffico intercontinentale è stata ulteriormente frenata dalla seconda ondata pandemica, ma pressoché tutti i vettori di lungo raggio che operano sullo scalo hanno confermato la ripresa dei voli dall’estate 2021. Il calo di Treviso è dovuto anche dal fatto che i voli commerciali hanno operato fino a circa metà marzo. Ryanair ha annunciato l’apertura di una sua base al Canova all’inizio della stagione estiva 2021.

Verona è rimasto chiuso durante il lockdown dal 13 marzo al 15 giugno. Invertendo una tendenza storica, il primo mercato dello scalo non è stato quello internazionale, bensì quello domestico, che ha pesato per il 59% sul traffico totale, a fronte di un 37% nel 2019. Brescia ha confermato la sua vocazione di scalo cargo, gestendo complessivamente 39.234 ton. di merce (+28%).

Nordest Economia  – 28/01/2021

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Val Gardena, via libera all’interramento di due linee elettriche

27 Gennaio 2021

Per migliorare la qualità del servizio di distribuzione di energia elettrica in val Gardena saranno costruite due nuove linee elettriche interrate a media tensione (MT) 20kV tra la cabina primaria “Laion” e le cabine “Val D’Anna” e “Oltretorrente”. Su intervento dell’assessora a natura, paesaggio e sviluppo del territorio Maria Hochgruber Kuenzer, la Giunta provinciale ha disposto la modifica d’ufficio dei relativi piani urbanistici comunali. Si tratta, infatti, di un’opera di interesse provinciale. Una richiesta di modifica era stata presentata dalla società Edyna srl. “La creazione di due nuove linee elettriche completamente interrate oltre a migliorare l’approvvigionamento di energia in val Gardena ha risvolti positivi sull’ambiente con interventi rispettosi delle peculiarità paeasaggistiche della valle”, fa presente l’assessora Hochgruber Kuenzer. La delibera sarà pubblicata sul portale web della Provincia e nell’albo dei Comuni di Castelrotto, Laion, Ortisei e S. Cristina Valgardena per un periodo di 30 giorni consecutivi. Per lo stesso periodo è depositata ed esposta al pubblico presso la sede dei Comuni e presso l’Ufficio provinciale pianificazione territoriale e cartografia.

La prima linea elettrica MT interrata, cabina primaria Laion – cabina Val d’Anna, parte dalla cabina Laion – La Sia nel Comune di Laion e segue la strada statale della val Gardena fino all’imbocco nella via Socrep. La linea segue la via Socrep fino all’imbocco del tracciato nella via Purger, successivamente attraversa il rio Gardena e prosegue lungo la statale fino alla rotatoria all’imbocco della galleria, dove attraversa nuovamente il rio Gardena per raggiungere il ponte pedonale “Vidalong” attraverso la pista ciclabile. La linea attraversa poi nuovamente il rio Gardena e la piazza Sant’Antonio per imboccare successivamente la galleria pedonale verso la stazione di valle della funivia Seceda. Attraverso la strada val d’Anna e la pista da sci viene raggiunto il punto terminale del tracciato presso la cabina Val d’Anna.

La seconda linea elettrica MT interrata, centro Ortisei – cabina Oltretorrente, parte a Ortisei e segue la passeggiata fino a via Minert. La linea prosegue lungo tale strada fino all’imbocco di via Rives dopo aver attraversato il rio Piz. Seguendo la via Rives attraversa il rio Gardena rispettivamente il rio Saltaria, successivamente attraversa di nuovo il rio Gardena lungo la strada Mulin D’Odum, dove è prevista la realizzazione di una nuova cabina.

Alto Adige Innovazione – 27/01/2021

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Banda larga: Pizzimenti, 19mln per cablatura plessi scolastici

“L’obiettivo del piano scuole Friuli Venezia Giulia è quello di fornire a 1025 plessi scolastici, senza alcun costo a carico degli istituti, un accesso Internet basato su connettività a 1 Gbps e banda minima garantita a 100 Mbps. Verrà garantita una connessione a banda ultra larga alla gran parte delle scuole della regione, fornendo così una risposta immediata al fabbisogno di connettività, oggi messo ancor di più in evidenza dall’emergenza sanitaria e al ricorso alla didattica a distanza”.

E’ la sintesi dell’intervento dell’assessore regionale alle Infrastrutture e territorio, Graziano Pizzimenti, oggi in VI commissione consiliare. L’audizione è stata incentrata sull’accordo di Programma per lo sviluppo della banda ultra larga relativo al piano di espansione scolastica e sui relativi fondi a disposizione pari a 10.172.436,00 euro a valere sui Fondi per lo sviluppo e la coesione (Fsc).

Le attività previste nell’accordo riguardano l’aggiornamento degli apparati per complessivi 419 plessi scolastici già collegati alla rete pubblica regionale, l’acquisto e l’attivazione della strumentazione necessaria al collegamento di ulteriori 299 plessi nell’arco di tre anni, per i quali è prevista la realizzazione di nuova infrastruttura a valere su fondi regionali e l’attivazione di ulteriori 246 plessi scolastici di ogni ordine e grado che saranno cablati dal Open Fiber nell’ambito del Piano aree bianche della strategia nazionale per la banda ultra-larga. A ciò si aggiungono l’acquisizione dei diritti d’uso di fibra di terzi o la realizzazione di nuova infrastruttura in ulteriori 61 plessi di scuola primaria.

“Nei 10 milioni statali – ha spiegato Pizzimenti – è stata riservata una quota di 2 milioni di euro per la cablatura interna degli edifici scolastici, a cui si aggiunge un ulteriore intervento di 9 milioni di euro di fondi regionali, già stanziati, per garantire a tutti gli istituti secondari di primo e secondo grado della regione un collegamento a 1 Gbps, portando la fibra nelle scuole di 39 Comuni in tre anni. In questo modo il servizio di connettività ultra veloce raggiungerà ulteriori 246 plessi, in aggiunta agli oltre 400 già serviti, e verrà così completata la copertura di tutte le sedi di scuola secondaria di primo e secondo grado della regione”.

Accanto al piano di infrastrutturazione degli edifici scolastici, Pizzimenti ha ricordato il Piano aree bianche destinato a portare la banda ultra larga nelle case. Ad oggi il piano è in via di completamento nei Comuni montani e si conta di concludere quest’anno la progettazione, per completare nel 2022 anche tutto il resto del territorio.

“E’ necessario – ha detto Pizzimenti – monitorare lo stato di avanzamento coordinandoci anche con gli Enti locali, Infratel e gli operatori. La Regione si è inoltre impegnata per realizzare degli studi con i quali verificare la possibilità di collegare in fibra ulteriori abitazioni residue attualmente non previste nel piano”.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – 27/01/2021

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La visione di Stefano Boeri: «Vita quotidiana sempre più fluida, le città del futuro? Arcipelaghi di borghi»

26 Gennaio 2021

L’architetto-professore che ha ideato il Bosco Verticale di Milano: «Casa, lavoro e tempo libero hanno confini sempre meno netti»

di Luigi Dell’Olio

«Le dimensioni della vita quotidiana si fanno sempre più fluide e le città devono adeguarsi di conseguenza. Il Covid-19 agisce da acceleratore delle dinamiche che già stavano emergendo nella società». Stefano Boeri, professore ordinario al Politecnico di Milano e tra gli architetti italiani contemporanei più noti a livello internazionale (tra le altre cose è l’ideatore del Bosco Verticale di Milano), vede un futuro delle città all’insegna della praticità.

Concetto che si traduce in diverse direzioni: dalla rapidità nel raggiungere tutti i servizi che servono, alla capacità di adattarsi a uno scenario in costante evoluzione, fino alla flessibilità di riconvertire vecchi spazi a esigenze nuove.

Architetto, molti quartieri che fino a qualche mese fa erano il fiore all’occhiello delle città italiane, di colpo oggi appaiono svuotati: edifici adibiti a uffici vuoti o quasi, esercizi commerciali che faticano a stare in piedi tra chiusure e scarsa affluenza, socialità ridotta al lumicino. A suo avviso, una volta terminata la pandemia torneremo alla vita di prima?

«La situazione che ha descritto è il frutto in parte delle restrizioni temporanee dovute alla pandemia di Coronavirus e in parte a cambiamenti strutturali che l’emergenza sanitaria ha soltanto accelerato. Se ci soffermiamo su questi ultimi, notiamo che le dimensioni del quotidiano, vale a dire casa, lavoro e tempo libero, presentano confini sempre meno netti. Lo svolgimento dell’attività lavorativa è sempre meno legato all’ufficio e anche la concezione dell’orario come metro di definizione dell’impegno lavorativo in molti casi sta venendo meno. Le città, di conseguenza, sono chiamate ad adattarsi a questo nuovo scenario. Si passa da una visione di scatole accostate a una più osmotica. Gli spazi devono rispecchiare questa situazione e facilitarla».

Concetto chiaro, ma gli immobili – come dice la loro stessa denominazione – sono per loro natura rigidi, e quindi poco adatti a un mondo dinamico.

«Vero, ma qualcosa si può fare anche sul patrimonio immobiliare esistente. Gli edifici costruiti tra gli anni Settanta e Novanta rispecchiano l’idea di un lavoro caratterizzato da una scrivania e da spazi individuali. Oggi invece l’ufficio è sempre più un luogo di condivisione di lavoro intellettuale svolto altrove. Quindi è fondamentale che sia in grado di assicurare il comfort necessario a valorizzare le attività già in parte portate avanti su base individuale».

Questi concetti sono presenti anche nel nuovo Piano degli Interventi del Comune di Padova?

«Il bando aveva fissato come priorità il ridisegno dell’urbanistica cittadina nel segno dello sviluppo e della sostenibilità. L’Amministrazione intende trasformare alcune aree da tempo “irrisolte”, come quelle di Padova Ovest ex Ospedale, le caserme Prandina, Romagnoli e Piave, e la zona della Stazione, in leve dello sviluppo cittadino. Il nostro progetto è stato scelto perché risponde a queste indicazioni: puntiamo a fare di una città con una grande storia alle spalle un polo di attrazione a livello nazionale e internazionale. La sfida per Padova è incrementare le superfici verdi e alberate nei contesti urbani, nonché implementare un modello di sviluppo urbano incentrato sulla riduzione delle emissioni, promuovere la rigenerazione urbana a partire dai crediti verdi».

Fin qui si è concentrato sui cambiamenti strutturali che prescindono dall’emergenza pandemica. C’è, però, a suo avviso qualcosa che cambierà proprio alla luce dell’emergenza che stiamo vivendo? Molti, ad esempio, hanno sviluppato una fobia per i luoghi chiusi e gli assembramenti.

«Questo fenomeno è innegabile e va affrontato in due modi. Innanzitutto puntando a desincronizzare i flussi della mobilità urbana. Anche alla luce dei cambiamenti del lavoro esposti, dovremo abituarci a non lavorare più tutti con gli stessi orari e probabilmente il concetto è da estendere anche all’ambito formativo. Il secondo ambito di azione consiste nel portare all’esterno alcune delle attività che siamo abituati a svolgere all’interno. Alla Triennale di Milano (di cui Boeri è presidente, ndr) in questi mesi abbiamo organizzato nel giardino mostre, dibattiti e altri momenti di condivisione. È questa la strada da seguire».

In questi mesi molti analisti citano come esempio di sviluppo la città dei “15 minuti” professata dalla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo. È possibile far sì che anche in Italia i residenti riescano a soddisfare i propri bisogni nel giro di un quarto d’ora?

«È un obiettivo a cui tendere in maniera convinta proprio per ridurre il traffico, gli assembramenti, le emissioni inquinanti e consentire a chi vive nelle città medie e grandi un minore stress negli spostamenti. Per decenni siamo stati abituati a città europee fondate su grandi catalizzatori di traffico come stadi, centri commerciali e fabbriche. Oggi va prendendo piede un sistema che lavora attraverso l’autonomia funzionale dei quartieri: vedo le città del futuro come arcipelaghi di borghi, dove la scala della vita di comunità dovrebbe col tempo vincere rispetto a pochi, grandi attrattori».

Non solo gli spazi esterni, gli edifici e i luoghi della vita comunitari. Anche le esigenze abitative sono in continua evoluzione. Quali sono i principali motori del cambiamento?

«Con la diffusione del lavoro a distanza, assistiamo a camere da letto che sempre più diventano simili a monolocali, in quanto attrezzate per lavorare, organizzare videoconferenze, oltre che scambiare informazioni con gli amici. Quindi occorre anche qui uno spazio flessibile per usi differenti nel corso della giornata. Inoltre ci sarebbe da fare un lavoro importante sui pianerottoli. Dovrebbero essere aree quasi di sanificazione, luoghi in cui ognuno si spoglia degli elementi che potrebbero portare fattori inquinanti nella sfera privata».

E gli spazi sull’esterno delle abitazioni?

«Riducendosi le distanze tra riposo e lavoro, cresce l’esigenza di spazi aperti come logge e balconi, e il fatto davvero nuovo è la concezione dei tetti, sempre più destinati a divenire spazi abitabili e di condivisione di tutti i condòmini. Con il mio studio stiamo lavorando a diversi progetti che usano i tetti anche per il coworking, per l’incontro tra inquilini, per la condivisione di un piccolo orto. I tetti, nell’architettura del futuro, dovrebbero e potrebbero svolgere quello che è stato per lungo tempo il ruolo dei cortili».

Nordest Economia  – 26/01/2021

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