Confetra e Assiterminal avanzano proposte per sostenere economicamente i terminal crociere colpiti dalla crisi

27 Ottobre 2020

Se lo scorso anno i ricavi di queste società terminaliste erano stati pari a 90 milioni di euro, nel 2020 sono previsti essere inferiori a cinque milioni di euro

Confetra e Assiterminal hanno inviato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e ai componenti delle Commissioni Trasporti e Bilancio di Camera e Senato una lettera per evidenziare come la crisi sanitaria del Covid-19 abbia avuto un drammatico impatto sull’attività dei terminal portuali che operano nel settore dei passeggeri, e in particolare in quello delle crociere, e per presentare due proposte di misure strutturali per sostenere il settore.

Nella lettera, rifacendosi alla recente emanazione del decreto del presidente del Consiglio dei ministri in cui – hanno ricordato – all’art.8 sono emanate disposizioni in materia di navi da crociera, la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica e l’Associazione Italiana Port & Terminal Operators hanno spiegato che «mentre il mercato del cabotaggio (traghetti impiegati in traffici di linea nazionali e/o internazionali) ha visto con la stagione estiva una ripresa che ha comunque generato un calo vs il 2019 inferiore al 30%, il settore crocieristico non sta di fatto ripartendo e la recrudescenza della pandemia sta ulteriormente diminuendo le già poche prenotazioni: mentre il settore dei traghetti – hanno rilevato Confetra e Assiterminal – nel cosiddetto “decreto agosto” ha trovato una misura di compensazione vs il calo dei ricavi, il settore dei terminal passeggeri o stazioni marittime (presso i quali transitano i passeggeri) non è stato preso in considerazione alcuna. Dalle nostre rilevazioni – hanno puntualizzato – risulta che la contrazione dei traffici crociere 2020 vs il 2019 sarà superiore al 90%1 con aumento di costi (per le poche aziende operative) dovuti alle misure di sicurezza intraprese. Vi pregheremmo pertanto – hanno esortato le due organizzazioni – voler tenere in considerazione detta misura a tutela di un settore particolarmente in difficoltà, stante anche l’ulteriore, costante difficoltà a trovare nelle Autorità di Sistema Portuale interlocuzioni efficaci. Il provvedimento di prossima emanazione, tenuto conto delle ulteriori misure contenute nel Dpcm di ieri (del 25 ottobre scorso, ndr), potrà certamente trovare una collocazione per la misura proposta nel documento allegato».

Alla lettera a firma del presidente di Confetra, Guido Nicolini, e del presidente di Assiterminal, Luca Becce, infatti, le due organizzazioni,in vista del “decreto novembre”, hanno allegato una proposta di provvedimenti normativi a favore dei terminal portuali passeggeri funzionali al mercato crocieristico. Nella proposta Confetra e Assiterminal hanno ricordato che nel 2019 il traffico crocieristico nei porti italiani è stato di circa 12 milioni di passeggeri, mentre per il 2020 è previsto un traffico di soli 850mila crocieristi e, inoltre, che se lo scorso anno i ricavi dei terminal passeggeri che operano nel segmento crociere erano stati pari a 90 milioni di euro, nel 2020 sono attesi ricavi inferiori a cinque milioni di euro.

A fronte di tale drammatico scenario Confetra e Assiterminal hanno avanzato una prima proposta. «In considerazione del calo dei traffici passeggeri nei porti italiani derivanti dal protrarsi dell’emergenza Covid-19 – hanno suggerito le due organizzazioni – è istituito un fondo con una dotazione iniziale pari a 40 milioni di euro, a favore dei soggetti concessionari portuali di Stazioni Marittime e di quelli svolgenti servizio di supporto ai passeggeri che abbiano subito una riduzione dei ricavi superiore al 60% nel periodo compreso tra l’1 marzo 2020 e il 31 dicembre 2020 rispetto a quanto registrato nei medesimi periodi dell’anno 2019. Le risorse sono distribuite dal Ministero Trasporti ed Infrastrutture, previa relazione tecnica del ministero medesimo, in misura proporzionale alla riduzione del fatturato, su istanza del concessionario interessato che deve allegare una relazione economica comprovante la suddetta riduzione».

Confetra e Assiterminal hanno precisato che con tale norma si intenderebbe istituire «un fondo per le Stazioni marittime che hanno perso traffico passeggeri nel periodo compreso tra il 3 marzo 2020 e 31 dicembre 2021». Il fondo – hanno specificato – avrebbe «effetti meramente compensativi» e «la finalità di riequilibrare il piano economico finanziario dei concessionari in modo da poter riprendere le relative attività in completa sicurezza anche favorendo gli investimenti di carattere sanitario all’interno dei terminali».

Una seconda proposta di Confetra e Assiterminal prevede che, «in considerazione del calo dei traffici passeggeri nei porti italiani derivanti dal protrarsi dell’emergenza Covid-19» venga «istituito un fondo con una dotazione iniziale pari a 40 milioni di euro, a favore dei soggetti concessionari gestori di Stazioni Marittime che abbiano subito una riduzione dei ricavi superiore al 60% nel periodo compreso tra l’1 marzo 2020 e il 31 dicembre 2020 rispetto a quanto registrato nei medesimi periodi dell’anno 2019. Le risorse – si propone – sono distribuite dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in misura proporzionale alla riduzione del fatturato tipico, su istanza del concessionario interessato che deve allegare una relazione economica comprovante la suddetta riduzione».

Confetra e Assiterminal hanno chiarito che con la seconda proposta normativa si istituirebbe «un fondo per le Stazioni marittime che hanno perso traffico passeggeri nel periodo compreso tra il l’1 marzo 2020 e il 31 dicembre 2020 rispetto a quanto registrato nei medesimi periodi dell’anno 2019. Tenuto conto che l’impatto della pandemia sui traffici passeggeri nei porti ha comportato un decremento di ricavi complessivo superiore al 95% per il 2020 vs il 2019 e che, allo stato le previsioni per il 2021 non fanno intravvedere una ripresa adeguata» – hanno spiegato le due organizzazioni – il fondo avrebbe «effetti meramente compensativi» e «la finalità di riequilibrare il piano economico finanziario dei concessionari in modo da poter riprendere le relative attività in completa sicurezza anche favorendo gli investimenti di carattere sanitario all’interno dei terminali».

InforMare – 27/10/2020

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Confindustria Italia e Germania contro i blocchi al Brennero: il valico diventi modello di mobilità integrata e smart

26 Ottobre 2020

Oggi è stata firmata una dichiarazione congiunta sul tema delle infrastrutture di trasporto e, in particolare, sui problemi di transito al valico del Brennero dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e dal presidente della confindustria tedesca Bdi, Dieter Kempf, presidente della BDI.

I due presidenti si sono incontrati virtualmente a Bolzano in occasione dell’Assemblea di Assoimprenditori. La dichiarazione sottolinea che “la costruzione e la manutenzione della rete transeuropea di trasporto, la TEN-T, rappresenta un passo fondamentale verso un’economia europea realmente connessa e smart”.

La pandemia, hanno rimarcano le associazioni degli industriali di Italia e Germania, i due principali Paesi manifatturieri europei, “ha messo in evidenza il deficit di infrastrutture transeuropee materiali e immateriali, la mancanza di armonizzazione dei criteri per le restrizioni alla libera circolazione e la conseguente fragilità del mercato unico”.

Secondo BDI e Confindustria “i governi italiano e tedesco sono chiamati a semplificare le procedure amministrative nella realizzazione dei grandi progetti infrastrutturali” anche perché i trasporti svolgono un ruolo cruciale nel garantire il funzionamento del mercato unico”. I leader delle due associazioni di industriali, poi, “riaffermano la centralità della libera circolazione delle merci e denunciano i blocchi unilaterali in Sud Tirolo al Brennero, considerato ‘cuore del Corridoio Scan-Med’ e ‘nodo essenziale per il mercato interno dell’Ue’ “.

Bonomi e Kempf, “nel ricordare le azioni dei rispettivi governi per trovare una soluzione comune con il governo austriaco, esortano la Commissione europea a intraprendere ulteriori azioni per garantire la libera circolazione delle merci attraverso tutte le principali vie di trasporto europee, soprattutto in situazioni critiche come l’attuale pandemia, e per evitare che politiche nazionali e locali mettano a repentaglio il buon funzionamento del mercato interno dell’Ue”.
Infine, propongono che il Brennero – principale via di collegamento tra il Nord e il Sud dell’Europa – diventi un modello di mobilità integrata e smart, in linea con gli obiettivi di neutralità climatica del 2050.

Trasporti-Italia.com – 26/10/2020

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Presentato il Secondo Studio dell’Osservatorio Cargo Aereo

Il cargo aereo rappresenta il 25% del valore dell’export italiano extra UE

Il cargo aereo rappresenta il 25% del valore dell’export italiano extra UE confermandosi un settore fondamentale per l’economia del Paese. Lo sottolinea il Secondo Studio dell’Osservatorio Cargo Aereo di ANAMA e del Cluster Cargo Aereo, presentato oggi a Milano nell’ambito di un convegno digitale, ricordando che l’Italia è tra i primi dieci esportatori al mondo. Il documento, realizzato in collaborazione con TRT con l’obiettivo di approfondire le dinamiche e i punti di forza che caratterizzano i principali aeroporti italiani – Milano Malpensa, Bergamo Orio al Serio, Roma Fiumicino, Venezia e Bologna – nel confronto con gli aeroporti europei di Francoforte, Monaco, Parigi-Charles De Gaulle, Amsterdam-Schiphol, Lussemburgo, evidenzia che, tuttavia, il sistema aeroportuale italiano movimenta il 7% del cargo aereo europeo contro ad esempio il 30% della Germania, seguita da Francia e Olanda. Negli ultimi anni l’Italia ha comunque migliorato le proprie performance e nel 2019 ha superato il Belgio, raggiungendo il quinto posto a livello europeo.

Lo studio, sulla base di un’analisi qualitativa mirata su imprese manifatturiere e di spedizioni, elenca inoltre i gap da colmare per potenziare le risorse del cargo aereo italiano in termini di affidabilità del servizio e transit time – fattori di scelta rilevanti per le merci ad alto valore aggiunto o con caratteristiche di deperibilità. Innanzitutto il miglioramento dei collegamenti per capillarità e frequenza da/per gli hub aeroportuali e, da questo punto di vista, Malpensa, il principale aeroporto cargo italiano, sconta, però, l’assenza di una forte compagnia di bandiera di cui sia hub di riferimento. Ne consegue un livello inferiore di connettività dell’aeroporto. La numerosità delle destinazioni degli aeroporti di Parigi e Francoforte – osserva lo studio – deriva proprio dal loro ruolo di hub internazionale per le rispettive compagnie di bandiera Air France e Lufthansa.

In secondo luogo lo sviluppo di infrastrutture più adeguate alle esigenze delle aziende, quali poli logistici aeroportuali di consolidamento dei flussi e sviluppo di infrastrutture aeroportuali dedicate. Il gap infrastrutturale con i principali aeroporti europei si è però nel tempo ridotto, grazie agli ingenti investimenti per lo sviluppo di Cargo City.

Lo studio, nell’appendice dedicata all’impatto del Covid-19, evidenzia le peculiarità di un settore che, in un momento di gravissima crisi come quello attuale, ha dimostrato grandi capacità di resilienza. Gli spedizionieri aerei, in collaborazione con gli altri attori della filiera, rivestono, infatti, un ruolo strategico nell’internazionalizzazione della supply chain dei prodotti italiani, rispondendo in modo adeguato ai cambiamenti in atto nelle reti di distribuzione derivanti dall’innovazione tecnologica e dallo sviluppo dell’e-commerce.

«L’emergenza – ha rilevato a nome del Cluster Cargo Aereo il presidente di Anama, Alessandro Albertini, in apertura dei lavori – ha attirato l’attenzione della politica e dei media sul nostro settore. Stiamo lavorando con determinazione affinché il mondo dei trasporti in generale e quello del cargo aereo in particolare, assurgano agli onori della cronaca poiché trasporti efficaci ed efficienti sono alla base di una economia solida e in salute. Ribadiamo l’importanza di riprendere al più presto i lavori del Tavolo sul Cargo Aereo per aggiornare il Position Paper del 2017 sottoscritto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e da tutte le Associazioni componenti il Cluster».

Intervenendo al convegno, il presidente di Confetra, Guido Nicolini, ha sostenuto che «la logistica, il trasporto e, naturalmente, il cargo aereo, hanno bisogno di un forte impulso. Oggi più che mai, di fronte al nuovo crescendo della pandemia – ha spiegato – c’è bisogno di concretizzare velocemente gli interventi già decisi per il settore. Confetra da mesi si batte su tutti i tavoli in questo senso. Abbiamo fatto passi in avanti, ma ancora c’è da lavorare. Nello specifico è corretto, come fa Anama, chiedere al MIT di riprendere i lavori del Tavolo del cargo aereo e attualizzare il position paper del 2017».

«L’Italia – ha denunciato la presidente di Fedespedi, Silvia Moretto – sconta una criticità del sistema logistico a livello nazionale: l’Italia si trova al 19° posto contro il primo posto della Germania sulla base dell’indice di fluidità logistica (LPI). Quest’anno tutti dovrebbero essersi resi conto di quanto è fondamentale investire nella logistica perché non è sufficiente produrre prodotti di eccellenza, bisogna poter contare su un sistema di distribuzione efficace e dinamico. Da qui, dunque, dobbiamo muoverci per potenziare il cargo aereo che oggi muove il 7% delle merci sulla via area a livello europeo, pensiamo ad esempio che la Germania movimenta sempre a livello europeo il 30% del cargo aereo».

InforMare – 26/10/2020

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Banda ultralarga, tecnologia 5G, alfabetizzazione digitale: come aiutare le aree fragili

Il Manifesto di Piediluco vuole estendere il concetto di smart city fuori dai centri urbani, laddove i territori più deboli hanno bisogno di una nuova progettualità per non restare al palo nella sfida della modernità

Un Manifesto per sollevare il tema urgente del riequilibrio tra aree forti e aree deboli del Paese. Un Documento per chiedere a enti locali, Regioni, Parlamento e Governo un cambio di passo, una visione nuova e diversa dello sviluppo territoriale, dove il digitale e la sostenibilità aiutino a vivere meglio, in un nuovo umanesimo che sia al tempo stesso digitale, sociale e ambientale.

È l’eredità dell’edizione appena conclusa di DIGITALmeet, il festival che ha coinvolto, 16 regioni italiane attraverso più di 100 eventi sui temi del digitale e dell’innovazione. Il documento – chiamato Manifesto di Piediluco, dal nome del lago umbro in provincia di Terni dove è stato sottoscritto il 16 ottobre da imprenditori, politici, docenti, amministratori da ogni parte d’Italia, chiamati a raccolta dal Comitato scientifico di DIGITALmeet – teorizza il passaggio dalla smart city alla smart land digitale, cioè l’estensione della smart city oltre i confini urbani, attraverso l’applicazione di buone pratiche legate all’economia, alla cittadinanza, all’energia, alla mobilità e al paesaggio, che coinvolgano tutti gli attori locali.

“Solo così la rete potrà essere davvero democratica – spiega il founder di DIGITALmeet Gianni Potti – e potrà collegare finalmente i territori interni e marginali con le grandi città e tra di loro. La scelta di lanciare questo documento dall’Umbria non è casuale: è un territorio che per la sua conformità rappresenta quello che ancora c’è da costruire”.

Le aree interne italiane interessano il 23% della popolazione italiana, il 60% del territorio nazionale e circa la metà dei suoi quasi 8.057 comuni. Nelle aree interne è in corso da anni un processo di marginalizzazione socioeconomica ed invecchiamento della popolazione.

La smart land digitale auspicata dal Manifesto di Piediluco – teorizzata dal sociologo Aldo Bonomi, presente in Umbria – punta ad una società in grado di perseguire contemporaneamente sviluppo economico e benessere sociale diffuso, proprio attraverso il digitale e la sostenibilità, due driver formidabili per ricucire i territori.

Gli strumenti per raggiungere lo scopo dovranno essere la banda ultralarga, il 5G, l’alfabetizzazione digitale, l’adeguamento delle amministrazioni locali alla tecnologia digitale. Ma anche una progettualità che si basa su alleanze tra i protagonisti della vita economica, sociale e del volontariato delle aree urbane e di quelle interne.

È, poi, fondamentale l’investimento nella scuola e nella formazione e lo sviluppo di competenze che attraggano progetti di ricerca, investimenti, turismo. In un Paese come l’Italia in cui l’età media della popolazione è in costante crescita, la smart land digitale lancia la proposta di una alleanza intergenerazionale, che attivi il processo di trasferimento e di condivisione della conoscenza, sia del sapere dalle generazioni mature a quelle giovani (processi di mentoring), sia del sapere emergente (digital skill, in primis) con le persone giovani nel ruolo di mentor (processi di reverse mentoring).

Il dopo Covid offre numerose opportunità in questo senso, anche alla luce del fatto che la pandemia sembra aver insinuato in alcuni la volontà di spostarsi dove il contagio è meno probabile, grazie all’ampiezza degli spazi e alla rarefazione delle relazioni. E questa scelta, dettata dalla paura del virus, è trasversale e include tutta la società. La smart land digitale sostiene questi flussi e promuove nuove logiche di progettazione degli spazi urbani, ispirati ai principi della città relazionale, in cui ogni luogo può assolvere più funzioni (produttiva, residenziale, comunitaria).

In pratica, la smart land digitale vuole passare da un modello di economia “estrattiva”, che ha come obiettivo la massimizzazione ei risultati, ad un modello di economia “rigenerativa”, che cerca l’equilibrio tra risultato economico e benessere sociale della comunità, nell’ottica della sostenibilità. Per un nuovo umanesimo al tempo stesso digitale, sociale e ambientale.

“L’economia del futuro deve avere come obiettivo non solo il profitto ma anche il benessere sociale della comunità – ancora Gianni Potti -, facendo diventare la sostenibilità del business uno degli indici e dei valori che si sommano al profitto con pari peso e considerazione. Solo così sapremo passare dalla smart city alla smart land digitale, una terra felice, dove si vive bene grazie alle tecnologie, alla sostenibilità ambientale, ma soprattutto con la persona al centro”.