A22 Brennero, Confartigianato Trasporti: serve una svolta per il bene dell’economia italiana

12 Febbraio 2019

“E’ giunto il momento di superare un dibattito ormai stanco ed improduttivo sulla A22 e sul Brennero che è l’unica porta d’ingresso ai mercati dell’Europa centrale e del Nord per le produzioni italiane”. E’ l’auspicio di Confartigianato Trasporti per cui è indispensabile “che ciascuno faccia la propria parte per governare la situazione prodottasi”.

“Le istituzioni locali, i Presidenti delle Province di Trento Fugatti e Bolzano Kompatscher, facciano squadra col Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli ed il Governo centrale e, seguendo l’esempio delle parti sociali, sostengano con forza in tutte le sedi la contrarietà dell’Italia alle misure unilaterali di divieto imposte dall’Austria. L’Italia tutta sia unita, con un’unica voce, nei confronti dell’Austria, che celandosi dietro ragioni di carattere ambientale, sta arrecando danni enormi all’economia italiana”, scrive in una nota l’associazione.

“La categoria dell’autotrasporto merci insieme al mondo della manifattura e della produzione italiane, impegnate ogni giorno al massimo delle loro capacità per aumentare il trasferimento delle merci, hanno bisogno di certezze e garanzie di transito per continuare ad essere la forza propulsiva in grado di muovere l’economia nazionale, l’export e dunque accrescere il Prodotto Interno Lordo del Paese”. Questo il commento del Presidente di Confartigianato Trasporti Amedeo Genedani.

“L’Austria, in particolare il Land del Tirolo, ha approntato un piano di misure restrittive, di fatto limitando in maniera scientifica il traffico dei Tir, ma solo di quelli in transito. E’ abbastanza comprensibile il duro colpo che viene sferrato alla nostra economia. La situazione dei trasporti e della logistica del NordEst è conosciuta; i continui divieti di transito sia per tipologie di merci sia per tipo di veicoli, ostacolano non solo la libera circolazione di merci e persone in Europa ma rappresentano una vera e propria provocazione che condanna all’arretratezza ed alla chiusura l’economia italiana, dato che non esiste nel breve-medio periodo un’alternativa praticabile al trasporto su strada (l’apertura della galleria del Brennero è prevista per il 2027). E’ noto, infatti, come anche l’attuale capacità di trasporto ferroviario su quella direttrice sia limitata e comunque già satura.

Grande è il movimento di coalizione che si sta creando nel Paese attorno alla necessità di difendere (in questo caso sì un interesse nazionale) la legittima esigenza di far muovere merci e persone attraverso il Brennero, l’unico vero sbocco che ci collega con l’Europa del Nord (da cui passa il 70% dell’interscambio commerciale italiano).
Ecco perché validi e illuminanti, a tal proposito, sono i documenti prodotti dalle Unioni delle Camere di Commercio e dalle categorie economiche, a partire da Confindustria Ceramica, che hanno lanciato l’allarme mettendo in risalto l’enorme danno che tali divieti provocano all’Italia senza raggiungere gli obiettivi di un maggiore benessere per le popolazioni che vivono sull’asse del Brennero: “bisogna favorire la mobilità di persone e merci in modo compatibile con l’ambiente, un obiettivo che non si raggiunge coi divieti, che rendono i trasporti meno efficienti producendo costi e inquinamento aggiuntivi, bensì puntando sull’innovazione”.

Confartigianato Trasporti, a sostegno di questa tesi, invoca urgentemente una svolta ed il coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni. Si ritiene utile sottolineare che la Conferenza opera nell’ambito della comunità nazionale per favorire la cooperazione tra l’attività dello Stato e quella di Regioni e Province Autonome, costituendo la “sede privilegiata” della negoziazione politica tra le Amministrazioni centrali e il sistema delle autonomie regionali. L’elemento più importante delle scelte che reciprocamente assumono il Governo o la singola Regione, è la capacità di “governare” ciò che chiamiamo “territorio”.
Le popolazioni delle Regioni ubicate nell’area settentrionale del Paese hanno preso coscienza dei ritardi accumulati negli ultimi quattro anni nella realizzazione delle opere relative all’asse ferroviario ed autostradale Autobrennero (A22), che hanno prodotto un danno rilevante al sistema delle infrastrutture viarie del Paese?
Tale “coscienza” deve – da subito – tradursi in progetti esecutivi ed autorizzazioni amministrative per costruire ciò che è necessario tra Verona e Bolzano.

“I nuovi Presidenti delle Province autonome non possono non intervenire nella gestione della A22 di cui sono i maggiori azionisti. Per sostenere la ripresa del Paese i veicoli pesanti italiani non possono continuare a subire il divieto H24 di sorpasso ed il passaggio notturno”.

“Queste due misure – afferma Genedani – non sono rivolte a diminuire gli incidenti stradali (come ampliamente dimostrato) ma appartengono ad una errata logica di penalizzazione dei veicoli pesanti, a torto considerati un pericolo per la sicurezza. Introdurre almeno il sorpasso dinamico, gestito dalla stessa A22, sarebbe un segnale di ascolto e di attenzione per una categoria purtroppo sottostimata. Per di più – conclude Genedani – occorre che la dirigenza della A22 rifletta pure sulle cause che le recenti nevicate hanno evidenziato sia in termini d’informazione che di apprestamenti di sicurezza statica e dinamica purtroppo limitati ed insufficienti”.

Trasporti-Italia.com – 12/02/2019

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A22 Brennero: Conftrasporto, il dosaggio dei camion limita la libera circolazione delle merci

“Lo dice perfino l’assessore alla Mobilità della Provincia autonoma di Bolzano, Daniel Alfreide, in un’intervista al Corriere dell’Alto Adige: il dosaggio dei Tir al Brennero crea solo criticità”. Il vicepresidente nazionale di Confcommercio e di Conftrasporto Paolo Uggè torna sulla questione del valico alpino, al centro dell’incontro di venerdì scorso tra il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher e i colleghi tirolesi e trentini dopo i problemi sulla A22 per la  nevicata dei giorni precedenti.

Uggè ribadisce la contrarietà di Conftrasporto e dell’associata Federazione degli autotrasportatori (Fai) a ogni forma di limitazione alla circolazione delle merci: “Il trattato costituente dell’Unione europea vieta di porre ostacoli alla circolazione delle merci, oltre che delle persone – spiega Uggè – Tutte le sentenze emesse dalle istituzioni europee hanno dato torto all’Austria, che invece continua a porre limiti, con divieti, pedaggi e, adesso, con la proposta dell’8 febbraio di attuare ulteriori dosaggi del traffico pesante”.

“L’Europa si è espressa più volte a sfavore di queste misure. Lo fece già nel 2004, quando bocciò sonoramente il sistema degli eco-punti – aggiunge il vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio – Lo ha fatto anche recentemente, con le dichiarazioni della commissaria europea ai Trasporti Violeta Bulc, che ha ribadito il principio della libera circolazione delle merci in Ue ‘strigliando’ l’Austria per i divieti imposti”.

“Il dosaggio dei mezzi pesanti è una follia e, prima ancora, un controsenso: distribuire il traffico in 5 giornate anziché in 7, non fa che concentrarne la consistenza diminuendone la fluidità e facendo di conseguenza crescere l’inquinamento atmosferico – prosegue il vicepresidente di Conftrasporto – Le misure adottate dall’Austria e condivise dai partecipanti al vertice di venerdì scorso non solo sono repressive e vanno contro l’Unione europea, ma danneggiano l’intera economia del nostro Paese, che si muove grazie al sistema dei trasporti. Un sistema – conclude Uggè – che non può essere bloccato né limitato in questo modo assurdo”.

Trasporti-Italia.com – 12/02/2019

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Venezia si allea col porto del Pireo e sfida Trieste sulla Via della Seta

Dopo l’accordo con Cosco per una nuova linea settimanale che collega Venezia al Pireo, lo scalo lagunare ha annunciato ieri un vero e proprio accordo con i cinesi. Si tratta di un memorandum d’intesa finalizzato a potenziare i rapporti e i traffici tra i due scali portuali definiti «snodi fondamentali nei collegamenti marittimi internazionali del futuro lungo la nuova Via della Seta»

Più vasto e imponente del piano Marshall, il piano di aiuti americano dopo la seconda guerra mondiale. La Belt & Road Initiative (Bri), la nuova Via della seta tra Far East ed Europa, con circa 1.400 miliardi di dollari d’investimenti infrastrutturali, valorizza un corridoio marittimo che passa attraverso Suez e il Mediterraneo. Il porto di Trieste è in prima fila in questa strategia essendo l’unico che può dialogare per la storia e tradizione mitteleuropea con i grandi mercati del Centro ed Est Europa. Ma intanto Venezia lancia il guanto di sfida e si allea con i cinesi che governano il porto greco del Pireo.

Una svolta a sorpresa nella geopolitica dei porti italiani? La Cina di fatto ha bisogno del Mediterraneo, con i suoi porti. Ed è per questo che sta incrementando la presenza negli scali del Sud, che potranno essere di supporto allo sviluppo delle linee ferroviarie e stradali della nuova Via della Seta. Da qui l’acquisizione nel gennaio 2016, da parte di Cosco, del 51% della Port Authority del Pireo in Grecia (per 280,5 milioni di euro). Una operazione portata a termine sullo sfondo del severo programma di privatizzazioni imposto dall’Unione Europea. Altre operazioni hanno riguardato il porto di Haifa e terminal turchi e spagnoli. Per ora l’unico scalo italiano dove i cinesi sono azionisti di rilievo è il terminal di Savona.

Trieste, approdo riconosciuto della nuova Via della Seta, resta sotto i riflettori per un possibile interesse cinese sulla Piattaforma logistica. Ma in questa nuova dinamica dei porti cresce la competizione fra Trieste e Venezia? Dopo l’accordo con Cosco per una nuova linea settimanale che collega Venezia al Pireo, lo scalo lagunare ha annunciato ieri un vero e proprio accordo con i cinesi.

Lo hanno spiegato ad Atene il presidente dell’autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico settentrionale, Pino Musolino, a fianco del ceo dell’autorità portuale del Pireo, capitano Fu Chengqiu. Si tratta di un memorandum d’intesa finalizzato a potenziare i rapporti e i traffici tra i due scali portuali definiti «snodi fondamentali nei collegamenti marittimi internazionali del futuro lungo la nuova Via della Seta». Le due parti s’impegnano «a dar vita a una cooperazione stabile e reciproca, utile a sviluppare i rispettivi porti e servizi portuali, supportando politiche di connettività infrastrutturale e servizi portuali atti ad implementare il flusso commerciale tra i mercati dell’Europa, del Mediterraneo e dell’Estremo Oriente attraverso i due porti».

Il memorandum mira anche a «migliorare lo scambio di buone pratiche e conoscenze in ambito di gestione portuale nei campi dell’information technology, dell’attrazione degli investimenti e della comunicazione». «Una bellissima notizia», commenta il presidente di Assoporti, dell’Associazione dei Porti del Nord Adriatico (Napa) e dell’Autorità portuale Adriatico orientale che governa sul porto di Trieste, Zeno D’Agostino: «Penso -considera- che questo dinamismo delle Autorità di sistema portuali sia un fatto positivo e rappresenti la vera risposta alle relazioni marittime con la Cina, naturalmente con un coordinamento nazionale che oggi è garantito dal sottosegretario allo Sviluppo economico Michele Geraci». Una sottolineatura anche al fatto che le strategie sulla Via della Seta vengono fissate dai governi e non dalle Autorità portuali.

«Noi riteniamo che un porto -sottolinea D’Agostino- abbia bisogno di una pluralità di operatori per poter prosperare altrimenti rischia il declino. Fino a oggi ci sono stati incontri governativi importanti nella prospettiva di un accordo fra Paesi sul sostegno alla Belt and Road. Se è così vedo positivamente che ci possano essere accordi come quello fra il porto del Pireo e Venezia in cui si instaura un coordinamento fra autorità portuali». Il porto di Trieste continua a crescere con nuovi record del traffico container rispetto a due anni fa (725 mila teu con un +50 per cento). Sul possibile interesse di investori cinesi D’Agostino non si esprime limitandosi a non escludere «potenziali accordi commerciali in corso fra soggetti privati nel quadro di regole nazionali e comunitarie».

Il Piccolo/Nordest Economia – 12/02/2019

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Autostrade, ferrovie e aeroporti: così il Veneto si stacca da Roma

11 Febbraio 2019

L’equazione è semplice. Più funzioni e più beni strumentali saranno trasferiti verso Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, maggiore sarà il gettito Irpef che potrà rimanere nei ricchi territori del Nord. E minori saranno le risorse e le competenze che rimarranno a Roma i cui ministeri, come spiegano le bozze, dovranno essere «ridimensionati» per tener conto delle funzioni ridotte che dovranno svolgere. Una delle partite cruciali si sta giocando sulle infrastrutture. Veneto e Lombardia,  chiedono tutte le competenze in ordine «alla determinazione della quota regionale dei fondi nazionali finalizzati allo sviluppo infrastrutturale del Paese». Miliardi di euro su cui le due Regioni vogliono avere l’ultima parola. Ma non è solo questo. Nella bozza di intesa con il governo, Lombardia e Veneto hanno stilato una lunghissima lista di strade, autostrade, ferrovie, porti e aeroporti, sui quali vogliono pieni poteri. 

IL DEMANIO LOCALE
La Regione guidata da Attilio Fontana, per esempio, ha chiesto che vengano acquisite al suo demanio «le tratte autostradali comprese nella rete nazionale», comprese quelle previste «in convenzioni di concessione nazionali vigenti, già realizzate o in fase di realizzazione». Passerebbe sotto la piena gestione della Lombardia, per esempio, un tratto di 55 chilometri dell’Autostrada del Sole, la A1. E poi, 93 chilometri della tratta Milano-Brescia della A4, 27 chilometri della Torino-Milano, 36 chilometri della Brescia-Padova. I 53 chilometri della A7 Milano-Serravalle, 32 chilometri della Lainate-Chiasso (A9).

I 45 chilometri della A8 Milano-Varese, il tratto della A22 Verona-Modena, la Tangenziale Est di Milano, e così via. Su tutte queste autostrade la Regione avrebbe competenza legislativa e amministrativa, affiderebbe e controllerebbe le concessioni, verificherebbe i piani finanziari, definirebbe le tariffe massime e, inoltre, ne incasserebbe i canoni. Tutti compiti oggi svolti dal ministero delle Infrastrutture. E lo stesso varrebbe per parte della rete stradale che oggi fa capo all’Anas. 

L’ELENCO DELLE ATTIVITÀ
Anche per le Ferrovie l’elenco è lunghissimo. La Lombardia vorrebbe subentrare allo Stato nella funzione di «concedente» su 25 tratte ferroviarie. Si va dalla Lecco-Bergamo, alla Pavia-Mortara, dalla Bergamo-Brescia alla Treviglio-Cremona. La Regione avrebbe la competenza amministrativa e le funzioni di programmazione sulle ferrovie. Al ministero delle Infrastrutture rimarrebbe dunque ben poco da fare. Anche negli aeroporti, da Malpensa a Linate fino a Orio al Serio, la Lombardia vorrebbe subentrare allo Stato nella qualità di concedente. 

UN VULNUS PER L’INTESA
Un discorso analogo vale per il Veneto. Sono 18 in questo caso, le tratte ferroviarie nelle quali la regione guidata da Luca Zaia, vorrebbe subentrare allo Stato: dalla Rovigo-Chioggia alla Vicenza-Treviso. Così come nella bozza di intesa, il Veneto ha fatto mettere nero su bianco la richiesta di trasferire al demanio della Regione, da quello dello Stato, «gli aeroporti nazionali insistenti nel territorio veneto e la relativa competenza legislativa e amministrativa». Anche i Fondi del trasporto pubblico locale non saranno più centralizzati ma, in base alle richieste di Veneto e Lombardia, dovranno essere recuperati a valere, ancora una volta, sui decimi di Irpef raccolta sul territorio. In verità su tutte queste materie la resistenza dei ministeri non è stata ancora superata.

LE STRUTTURE BUROCRATICHE 
Nelle bozze i capitoli sulle infrastrutture sono quelli indicati tra le richieste delle Regioni non accolte dai ministeri (e che quindi andranno trattate a livello politico) o non ancora definite. Non a caso ieri il presidente Zaia in un’intervista si è lamentato della resistenza che le strutture “burocratiche” romane starebbero facendo. Nel mirino c’è soprattutto il ministero dell’Economia. Nemmeno uno degli appunti fino ad oggi sollevato dagli uomini di Giovanni Tria è stato accolto. Un vulnus per l’intesa se il consiglio dei ministri dovesse approvarla senza il “bollino” del Tesoro.

Gazzettino – 11/02/2019

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ACI Europe: 2,34 milioni di passeggeri nel 2018 sugli scali europei

Lo scorso anno i passeggeri sugli aeroporti europei sono stati 2,34 miliardi, in crescita del 6,1% rispetto all’anno precedente mentre i movimenti aerei sono aumentati del 4%, segnando un risultato migliore rispetto al +3,8% del 2017. “Ancora una volta, il traffico passeggeri si è mostrato resiliente e gli aeroporti europei hanno guadagnato 136,6 milioni di passeggeri in più – ha commentato Olivier Jankovec, direttore generale di ACI Europe -. Questo significa che nei prossimi cinque anni il traffico passeggeri crescerà di oltre un terzo, con oltre 629 milioni di passeggeri aggiuntivi, dei quali 445 milioni sono europei. Gestire questa crescita sarà una sfida per gli aeroporti: capacità e qualità sono infatti i punti centrali per gli aeroporti di tutta Europa. Questo richiede investimenti ma anche grande efficienza operativa”.
Nel dettaglio, il traffico sugli aeroporti dei paesi membri Ue ha registrato un incremento del 5,4% sul 2017 con le migliori performance riportate dagli scali del Sud e Est Europa. Crescita a doppia cifra ad esempio per Vilnius (+30,9%), Bratislava (+18,1%), Riga (+15,7%), Budapest (+13,5%), Tallinn (+13,4%), Malta (+13,2%), Varsavia-Chopin (+12,8%), Milano-Malpensa (+11,5%), Lussemburgo (+12,2%), Atene (+11,2%), Vienna (+10,8%) e Helsinki (+10,4%).
Il traffico sugli scali dei Paesi non membri Ue è invece aumentato dell’8,3% con le ottime performance di Kutaisi (+52,5%), Antalya (+21,1%), Tbilisi (+20,4%), Kiev (+19,4%), Kharkiv (+19,3%), Bodrum (+18,8%), Rostov (+18,8%), Mosca-Vnukovo (+18,4%), Skopje (+15,5%), Pristina (+14,7%) e Mosca-Sheremetevo (+14,3%).

Trasporti-Italia.com – 11/02/2019

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Ambiente: Scoccimarro, ricarica per auto elettriche al Trieste Airport

Da marzo attive le prime 8 colonnine per veicoli ecologici

A partire da marzo presso i parcheggi del polo intermodale dell’aeroporto del Friuli Venezia Giulia saranno attivi 16 punti di ricarica per auto elettriche, che saranno installati a cura di Enel X, la società del Gruppo Enel per lo sviluppo dei nuovi business legati alla digitalizzazione e alla mobilità elettrica, grazie ad un accordo di partnership sottoscritto nei giorni scorsi con i vertici dello scalo regionale.

Un’isola di ricarica dotata di 8 colonnine di tipo Pole, in grado di rifornire contemporaneamente 16 veicoli elettrici, di cui 14 autovetture, sarà collocata presso il Park 8, quello situato tra l’aeroporto e la stazione ferroviaria. Per il Park 4 ‘sosta breve’ Enel X e Trieste Airport hanno invece previsto l’installazione di una colonnina di tipo Fast, in grado di ricaricare due e-car contemporaneamente in circa 30 minuti, la cui installazione ed attivazione avverrà successivamente.

Il nuovo servizio si rivolge sia a passeggeri che, partendo dal polo intermodale, viaggiano in aereo o in treno e desiderano ritrovare la propria auto elettrica con il pieno di energia, sia a automobilisti in transito che hanno la necessità di ricaricare il proprio mezzo, potendo nel frattempo fruire dei servizi e delle aree relax presenti nel terminal.

“L’accordo con Enel X completa l’offerta del nuovo polo intermodale dell’Aeroporto di Trieste. Siamo l’unico scalo italiano che è in grado di offrire contemporaneamente tutte le modalità di trasporto integrando aereo, ferro, gomma con l’utilizzo di mezzi pubblici e privati – da oggi anche elettrici – in un unico sistema perfettamente sinergico. Grazie alla partnership con Enel oggi il polo assume un ruolo baricentrico rispetto alla mobilità del Friuli Venezia Giulia e tutta l’infrastruttura aeroportuale si presenta come un nodo di servizi competitivo e sostenibile in grado di collegare in modio sempre più efficiente Regione, e i territori limitrofi, con l’Europa e il mondo”, ha dichiarato il presidente di Trieste Airport, Antonio Marano.

“Siamo convinti – ha sottolineato Alessio Torelli, responsabile Enel X Italia – che il futuro della mobilità sarà elettrico. Per questo abbiamo lanciato un ambizioso, ma realistico e concreto, piano per l’installazione capillare di colonnine per servizi di ricarica in tutte le regioni italiane, che abiliterà la crescita del numero dei veicoli elettrici e ibridi circolanti. Il nostro Piano nazionale prevede la posa di circa 7 mila colonnine elettriche entro il 2020 per poi arrivare a 14 mila nel 2022. Attraverso questa intesa – ha aggiunto Torelli – le due aziende confermano il loro impegno a favore della mobilità sostenibile e della creazione di tutte le condizioni che agevolano e promuovono forme di turismo a basso impatto ambientale e che per i propri spostamenti prediligono la mobilità elettrica”.

Soddisfazione per l’importante intesa siglata da Enel X e Trieste Airport è stata espressa dall’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Fabio Scoccimarro, che ha rimarcato come il Friuli Venezia Giulia sia impegnato a diventare una regione modello in tema di sostegno alla mobilità elettrica.

“In coerenza con quanto indicato dalla normativa internazionale e nazionale – ha ricordato l’assessore – la Regione ha predisposto un proprio Piano per la mobilità elettrica, che sostiene contestualmente da un lato la rottamazione di veicoli inquinanti e l’acquisto di nuovi a basso impatto ambientale (elettrici, ibridi o bi-fuel) con contributi da tre a cinque mila euro, dall’altro lo sviluppo di una rete capillare e uniforme di punti di ricarica”.

“Questo accordo si inserisce pienamente nelle nostre iniziative pianificatorie, contribuendo alla crescita del polo intermodale” ha concluso Scoccimarro, ricordando anche che “nel corso del 2019 verrà programmato il progetto Noemix, il quale permetterà di sostituire 800 veicoli a combustione della pubblica amministrazione con 640 macchine elettriche, abbattendo notevolmente le emissioni e rivoluzionando il sistema della mobilità degli enti locali”.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 11/02/2019

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Nel 2018 il traffico dei container nei terminal di Eurogate/Contship è calato del -0,2% in Germania e del -6,0% in Italia

Nel solo quarto trimestre i terminal tedeschi hanno movimentato 2,0 milioni di teu (+6,2%) e quelli italiani 1,1 milioni di teu (-0,9%)

Nel 2018 i terminal portuali che fanno capo al gruppo tedesco Eurogate, joint venture 50:50 tra le connazionali Eurokai e BLG Logistics, hanno movimentato un traffico containerizzato pari a 14,1 milioni di teu, con una flessione del -2,2% sull’anno precedente che è stata in piccola parte determinata dalla lieve flessione del -0,2% del traffico movimentato dai terminal nei porti tedeschi e in misura maggiore calo del -6,0% del traffico nei terminal nei porti italiani e dalla riduzione del -4,2% negli altri terminal esteri che fanno parte del gruppo.
Una diminuzione complessiva del -2,2% che si è generata nei primi tre trimestri del 2018, mentre nell’ultima parte dell’anno il traffico ha registrato una crescita del +2,6% sul quarto trimestre del 2017 prodotta da un incremento del +6,2% del traffico nei terminal tedeschi che ha compensato una contenuta flessione del -0,9% nei terminal italiani e un più accentuato calo del -39,1% segnato dagli altri terminal del gruppo.
Nell’intero 2018 i terminal tedeschi del gruppo hanno movimentato un totale di 7,6 milioni di teu (-0,2%), di cui quasi 5,5 milioni di teu movimentati nel porto di Bremerhaven (-1,3%), 1,6 milioni di teu nel porto di Amburgo (-3,0%) e 656mila teu nel porto di Wilhelmshaven (+18,3%). In Italia, regione in cui Eurogate è presente attraverso la partecipata Contship Italia di cui detiene il 33,4% del capitale (il restante 66,6% è della Eurokai), il traffico è ammontato complessivamente a meno di 4,4 milioni di teu (-6,0%), di cui 2,3 milioni di teu (-4,5%) movimentati dalla Medcenter Container Terminal (MCT), filiale della Contship che movimenta l’intero traffico containerizzato del porto di Gioia Tauro, oltre 1,3 milioni di teu (+0,8%) dalla La Spezia Container Terminal (LSCT) del porto della Spezia, 332mila teu (+5,6%) dalla Salerno Container Terminal (SCT) nel porto di Salerno. Eurogate non ha reso noti i consuntivi annuali del traffico movimentato nel porto di Ravenna dalla Ravenna Container Terminal (RCT), che sulla base delle stime preliminari per l’intero 2018 dovrebbe essersi attestato a circa 182mila teu (-1%), e del traffico movimentato nel porto di Cagliari dalla Cagliari International Container Terminal (CICT), specificando solo che quest’ultimo scalo portuale ha subito il forte impatto del trasferimento di servizi di linea in altri terminal perdendo quasi il 50% del traffico, traffico che infatti risulta essere stato pari a circa 206mila teu (-49%).
Lo scorso anno gli altri terminal del gruppo in Portogallo, Marocco, Russia e Cipro hanno movimentato un totale di quasi 1,6 milioni di teu (-4,2%), di cui 137mila teu movimentati nel porto di Lisbona (-29,5%), quasi 1,4 milioni di teu nel porto di Tanger Med (-0,5%), 69mila teu nel porto di Ust-Luga (-7,1%) e 394mila teu nel porto di Limassol (+14,1%).
Al traffico containerizzato portuale movimentato dai terminal di Eurogate si aggiunge quello di trasporto intermodale movimentato dall’azienda che nel 2018 è stato pari a 1,05 milioni di teu (+2,8%), di cui 655mila teu in Germania (-0,5%), 311mila teu in Italia (+3,3%) e 81mila teu in Portogallo e Brasile (+36,9%).
Nel solo quarto trimestre del 2018 il traffico containerizzato portuale complessivo è stato pari a quasi 3,6 milioni di teu, con un rialzo del +2,6% sul corrispondente periodo dell’anno precedente. In Germania la movimentazione totale è stata di 2,0 milioni di teu (+6,2%), di cui 1,4 milioni di teu a Bremerhaven (-0,1%), 415mila teu ad Amburgo (+22,6%) e 208mila teu a Wilhelmshaven (+25,4%). Il traffico containerizzato nei terminal italiani è ammontato a quasi 1,1 milioni di teu (-0,9%), di cui 555mila teu a Gioia Tauro (-0,1%), 341mila teu a La Spezia (+1,4%), 82mila teu a Salerno (-0,7%), 44mila teu a Ravenna (-5,0%) e 42mila teu a Cagliari (-22,0%). Negli altri terminal esteri il totale è stato di 104mila teu (-39,1%), di cui 19mila teu movimentati a Lisbona (-54,7%), 366mila teu nel porto marocchino di Tanger Med (-0,2%), 12mila teu nello scalo russo di Ust-Luga (-31,9%) e 100mila teu a Limassol (+12,7%).

InforMare – 11.02.2019

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Nuova Alpe Adria: si rafforza la rete delle Camere di Commercio

8 Febbraio 2019

Unioncamere del Veneto, assieme ad altre otto Camere di commercio, artigianato e commercio da Austria, Italia, Slovenia e Croazia, ha partecipato all’incontro della Nuova rete Alpe-Adria (NAAN) tenutosi il primo febbraio a Graz, in Austria.

Nell’occasione si è svolta la Conferenza dei Presidenti del Network camerale della Nuova Alpe Adria con lo scopo di delineare la nuova “roadmap” per i prossimi tre anni al fine di rafforzare ulteriormente la cooperazione e il collegamento transfrontaliero tra le imprese della regione dell’Alpe-Adria. I rappresentanti delle imprese si sono posti l’obiettivo di approfondire la cooperazione interregionale nella regione dell’Alpe-Adria a livello sia politico che economico.

In una dichiarazione congiunta, la Conferenza dei presidenti si è inoltre impegnata a proseguire la rete di Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura della Nuova Alpe Adria (NAAN) e a perseguire per i prossimi tre anni un lavoro comune sui temi di politica economica delle infrastrutture, digitalizzazione, cooperazione nella promozione delle imprese, misure di formazione.

Firmatari della Dichiarazione di Intenti:
Josef Herk, WKO Stiria
Jürgen Mandl, WKO Carinzia
Antonio Paoletti, CCIAA Venezia Giulia
Giovanni Da Pozzo, CCIAA  Pordenone-Udine
Mario Pozza, Unioncamere Veneto
Branko Meh, Camera dell’artigianato sloveno
Boštijan Gorjup, Camera di commercio Slovenia
Jasna Jaklin Majetic, Camera di commercio Pula
Vidoje Vujić, Camera di commercio Rijeka

Unioncamere del Veneto – 08/02/2019

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Ciclovie ‘del Garda’ e ‘del Sole’. Incontro dell’assessore De Berti e dei progettisti con i rappresentanti degli enti locali per definire i tracciati

“La Regione vuole mettere in connessione tra loro le grandi ciclovie di interesse nazionale che si snodano nel territorio veneto e queste ultime con i percorsi regionali e interregionali ai quali stiamo lavorando,  per formare uno dei sistemi infrastrutturali di mobilità leggera tra i più ampi e attrezzati del nostro Paese”.

Questo l’obiettivo indicato dall’assessore ai lavori pubblici, infrastrutture e trasporti della Regione del Veneto, Elisa De Berti, nel corso di una serie di incontri tenutisi oggi con gli amministratori dei Comuni interessati dai tracciati della ‘Ciclovia del Garda’ e della ‘Ciclovia del Sole’.

“Sono stati confronti molto proficui – sottolinea l’assessore –, che ci hanno consentito di valutare con i rappresentanti del territorio le soluzioni migliori in vista della definizione precisa dei percorsi. Gli esperti incaricati della redazione dei progetti di fattibilità tecnica ed economica, presenti oggi, faranno tesoro delle indicazioni avute dagli amministratori locali per far sì che il progetto sia il più condiviso possibile e che queste infrastrutture favoriscano anche il miglioramento e la messa in sicurezza della mobilità locale”.

La Ciclovia del Sole, che collega Verona a Firenze, attraversa quattro regioni: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. Il nostro territorio regionale è interessato dai tratti Verona-Salionze (circa 22 km) e Peschiera-Valeggio sul Mincio (circa 15 km). Il percorso di questa ciclovia si sviluppa lungo l’Eurovelo 7, uno degli assi ciclabili individuati a livello europeo che attraversa la nostra Penisola da Nord a Sud. Il finanziamento per la sua realizzazione ammonta a circa 70 milioni di euro, di cui circa 6 milioni saranno spesi per i tracciati nel territorio veneto.

Per la Ciclovia del Garda, invece, è previsto il completamento dei percorsi ciclabili e ciclopedonali esistenti sulle sponde del lago, definendo un percorso unitario, unico in Europa e collegato alla stessa Ciclovia del Sole. Si sviluppa secondo un itinerario ad anello di 140 km in territorio veneto, lombardo e trentino, interessando 19 Comuni rivieraschi, di cui 8 veronesi: Malcesine, Brenzone sul Garda, Torri del Benaco, Garda, Bardolino, Lazise, Castelnuovo del Garda e Peschiera del Garda. L’opera dispone di un finanziamento di 194 milioni di euro, di cui circa 55 milioni per la parte veneta.

“Contiamo nei prossimi mesi di presentare al Ministero dei Trasporti i progetti delle due ciclovie – ha concluso De Berti – la cui realizzazione assicurerà  notevoli benefici su molti fronti, da quello della mobilità a quello turistico, e sarà frutto di un impegno corale di enti, istituzioni e associazioni. Nella progettazione punteremo, come sempre, allo sviluppo dell’intermodalità, che in questo caso potrà riguardare la bicicletta, il treno, il bus e anche i mezzi di navigazione: insomma, due  opere infrastrutturali di grande suggestione e richiamo internazionale, che avranno una preziosa ricaduta economica nel nostro territorio”.

Regione del Veneto/Comunicato stampa n. 214 del 08/02/2019

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Padova, il Comune investe sui veicoli a guida autonoma

Palazzo Moroni sosterrà la startup cittadina Next Future Transportation. Il supporto si concretizzerà nell’acquisto di due veicoli elettrici e a guida autonoma prodotti appunto da Next e nella messa a disposizione del parcheggio della Kioene Arena

di Davide D’Attino

Il futuro è adesso. Il Comune di Padova, su proposta del vicesindaco con delega alla Mobilità, Arturo Lorenzoni, e del consigliere delegato all’Innovazione, Enrico Fiorentin, ha deciso di investire 250 mila euro per sostenere la startup cittadina Next Future Transportation, fondata da Tommaso Gecchelin in collaborazione con Paradigma Exponential Hub, l’incubatore tecnologico che fa capo ad Antonio Guadagnino e che ha sede sempre all’ombra del Santo. Il supporto di Palazzo Moroni si concretizzerà nell’acquisto di due veicoli elettrici e a guida autonoma prodotti appunto da Next e nella messa a disposizione del parcheggio della Kioene Arena in zona San Lazzaro per testare gli stessi due veicoli, che sono ancora in attesa dell’omologazione da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

L’esordio su strada

I mezzi di cui stiamo parlando, che esordiranno a ottobre del 2020 all’Expo di Dubai, possono ospitare dieci persone ciascuno e muoversi da soli oppure uno attaccato all’altro. Il tutto, in un futuro che potrebbe essere molto più vicino di quanto sembri, regolato da un algoritmo. «Vogliamo essere a fianco di Next, investendo nell’innovazione e nella mobilità sostenibile – dice il vicesindaco Lorenzoni – Quelli che acquisteremo, sono dei veicoli geniali che, se e quando verranno omologati, potrebbero essere utilizzati come mezzi complementari alla nuova linea di tram che costruiremo dalla Stazione a Voltabarozzo».

Corriere del Veneto – 08/02/2019

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