Porti: Regione Veneto approva 50 progetti per Italia-Croazia

31 Luglio 2018

Ne erano stati presentati 197 su innovazione e sicurezza

La Regione del Veneto, che gestisce il Programma di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Croazia 2014/2020, ha comunicato l’approvazione di 50 progetti sui 197 presentati per un importo totale di più di 101 milioni di Euro (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale – FESR), a seguito della riunione del Comitato di Sorveglianza del Programma tenutasi a Venezia il 19 e 20 luglio. Si tratta dei progetti selezionati nell’ambito del primo bando del Programma dedicato ai temi dell’innovazione, della sicurezza e resilienza, della salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio culturale e del trasporto marittimo.

Sono 4 i progetti a cui partecipa l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, in cooperazione con le principali autorità portuali dell’Adriatico, che sono risultati tutti approvati e finanziati al 100% per un totale di 10,9 mln di euro, di cui 1.275.000 euro destinati all’ADSP veneziana. I quattro progetti sono finalizzati a rendere più efficiente e sostenibile la mobilità di merci e passeggeri e a migliorare la competitività e la crescita economica dell’Adriatico.

Ansa/Mare – 31/07/2018

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Miller: «Senza Tav e con l’A4 satura il Veneto rischia la paralisi»

Il presidente di Transpadana e delegato di Confindustria Veneto: «Non si blocca un’opera pubblica con i cantieri al via. Fino a Verona già fatti gli espropri e il tratto per Padova è sul tavolo del Cipe»

di Eleonora Vallin

«La Tav va completata». Franco Miller sta vivendo ore di autentica apprensione al fianco di tutte le categorie economiche venete, e non solo. Presidente di Transpadana, il comitato promotore per l’alta velocità, Miller è anche il delegato per la Tav e i Corridoi europei di Confindustria Veneto. Ruolo storico che lo rende uno dei grandi esperti dell’opera che la nostra regione non ha ancora visto realizzata.

A che punto siamo e cos’è a rischio stop?
«Qui in Veneto e a rischio tutto il lato Est, cioè da Brescia a Verona ma il discorso vale anche per la Torino-Lione. Stiamo parlando, è bene ricordarlo, di un’opera concordata con l’Ue, un’infrastruttura di cui l’Italia si è fatta carico e che va completata. È l’unica linea alta capacità-alta velocità che attraversa orizzontalmente l’Europa sotto le Alpi, in un territorio che produce il 70% del Pil italiano, con esigenze di trasporto di persone e di merci che possono essere risolte proprio grazie a quest’opera».

Lo stop arriverebbe oggi mentre si sta cantierando il primo lotto veneto, è così?
«La tratta Brescia-Verona è stata contrattualizzata pochi mesi fa con Rfi ed è stato definito il general contractor: tutto l’iter è stato completato non c’è più nulla che l’ostacola».

E dopo Verona?
«Sul nodo di Verona non si sa molto, è ancora un buco nero ma per la prima tratta Brescia-Verona che costa 1.665 milioni, le opere stanno partendo, gli espropri sono in corso da tempo, i cantieri stanno per essere avviati: non si può più fermare».

Perché serve la Tav?
«La Tav è necessaria perché come trasporto merci abbiamo solo l’A4 che è già satura: se non provvediamo al più presto a trasferire su ferro, arriviamo alla paralisi con conseguenze disastrose».

Eppure tutto è coerente col programma del M5S…
«La loro posizione era nota, si temeva tutto questo da quando hanno vinto: stanno bloccando tutte le infrastrutture importanti».

Di Maio dice che è un’opera vecchia.
«Non è vecchia: è stata progettata trent’anni fa ma il progetto è stato rielaborato e aggiornato. Il tema è che non si è mai fatta da trent’anni ma l’attuale linea storia Milano-Verona risale alla seconda metà dell’800 e non è più sufficiente».

Vicenza è ancora un problema?
«Il sindaco Variati si è attivato personalmente per trovare una soluzione con Rfi per l’attraversamento di Vicenza che fa parte della tratta che da Verona deve arrivare a Padova: non è stata ancora contrattualizzata ma mi risulta che tutto l’iter burocratico sia al Cipe per l’approvazione, questo tratto è ancora più in ritardo».

Serve un nuovo esame costi-benefici?
«Ne abbiamo fatti a migliaia di questi report e sono già state trovate le migliori soluzioni tra tunnel e quadruplicamento. C’è un vecchio studio Traspadana che dice che i costi del non fare hanno già superato di gran lunga i costi del fare».

Oggi e domani il ministro decide. Cosa ci dobbiamo aspettare?
«Non lo so, tutte le categorie economiche sono preoccupate. Il governatore Chiamparino ha già detto che, se dovesse prevalere questa linea politica, ricorrerà a un referendum popolare. Queste sono decisioni politiche, non spettano né a Confindustria né a Traspadana ma non è accettabile fermare una infrastruttura così indispensabile non solo per il nostro Paese. Faremo tutto quello che sarà necessario».

Il Mattino di Padova/Nordest Economia – 31/07/2018

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Toninelli: no alle opere mastodontiche, meglio potenziare quelle piccole diffuse

“La cifra del nostro lavoro non sarà continuare a foraggiare grandi opere mastodontiche e dispendiose, ma dotare il Paese di una rete di tante piccole opere diffuse, che servano realmente ai cittadini. Penso alla manutenzione dei ponti e delle strade, alla creazione di varianti autostradali, alla riqualificazione del tessuto urbano”. Lo ha detto il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, in audizione in commissione Lavori pubblici al Senato.

“Per una programmazione oculata delle opere, potenzieremo la project review affidata alla Struttura tecnica di missione, che ha il compito di analizzare tutti i progetti già in essere e quelli ancora da finanziare, secondo un’attenta analisi costi-benefici. Punteremo inoltre su una minore discrezionalità nella scelta delle priorità e su una maggiore capacità progettuale – ha aggiunto – per evitare in radice fenomeni di corruzione e di illegalità. Senza dimenticare l”esigenza di puntare sull”intermodalità e, quindi, di
spostare i fondi sul ferro; questo significa aumentare gli investimenti soprattutto sulle tratte regionali e migliorare la manutenzione della rete. Centrale sarà il nostro impegno per rendere più efficiente il servizio ferroviario e garantire, in particolar modo ai pendolari, viaggi puntuali, comodi e sicuri.

Trasporti-Italia.com – 31/07/2018

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Toninelli, audizione in Senato: sul tavolo mobilità dolce, fusione Fs-Anas, Tav e sicurezza stradale

Far circolare le biciclette nelle corsie preferenziali o nelle strade riservate al trasporto pubblico locale di linea nelle città. È una delle modifiche al Codice della strada su cui è al lavoro il Mit, come ha spiegato il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, in audizione in commissione Lavori pubblici al Senato.

“Investiremo delle risorse pubbliche per attuare un serio piano nazionale per le piste ciclabili, che spinga verso una mobilità dolce e green e garantisca più tutele per i ciclisti”, ha detto Toninelli. “Incentiveremo lo sviluppo delle reti ciclabili urbane ed extra urbane e di un sistema di bike-sharing capace di integrare differenti sistemi di mobilità su ferro e su gomma”. E ancora: “investiremo nella creazione di ciclostazioni in prossimità dei parcheggi intermodali, delle stazioni ferroviarie, metropolitane e degli autobus, nonché prossime ai siti di interesse turistico. Abbiamo confermato lo stanziamento complessivo di 361,78 milioni di euro per la nascita del Sistema nazionale delle ciclovie turistiche, un’infrastruttura che promuove la mobilità ”dolce” e crea una ulteriore attrattiva legata alle biciclette e al turismo sostenibile. Lo schema di decreto è pronto e individua i criteri di ripartizione delle risorse per il 2016/19. Per la ripartizione delle risorse stanziate – ha specificato il ministro – il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti attende solo l”invio da parte delle Regioni degli studi di fattibilità, che abbiamo provveduto a sollecitare. Verranno inoltre previste linee di arresto avanzate per i ciclisti ai semafori e si renderà più facile il trasporto di biciclette sugli autobus da noleggio, da gran turismo e di linea”.

“Puntiamo a permettere ai motorini elettrici di potenza superiore ad 11 Kw, che possono essere guidati solo da maggiorenni, di circolare nelle autostrade e nelle principali strade extraurbane. Una misura che andrà a colmare un vuoto normativo e che ha l’obiettivo di incentivare l’uso di mezzi di trasporto a bassa emissione”, ha aggiunto Toninelli. “Colgo questa occasione per annunciarvi che stiamo lavorando a un piano di incentivi per quegli enti locali che metteranno in campo tutte le politiche e gli strumenti utili allo scopo di diminuire le vittime della strada sul loro territorio”.

Sul fronte sicurezza, ha spiegato: “Il bollettino dei morti per incidenti stradali nel 2017 è peggiorato, parliamo di 95 vittime in più rispetto al 2016, oltre 3.300 in totale. E io non posso accettare, non posso tollerare questi dati. L’Europa – ha aggiunto Toninelli – punta a zero morti nel 2050, ma l’Italia è totalmente fuori target e ha già perso incentivi economici dall’Ue per colpa degli obiettivi mancati. Dobbiamo recuperare il gap e possiamo farlo anche investendo sulla capacità delle buone amministrazioni locali di rendere le proprie strade più sicure”. “Ma – ha ancora specificato il ministro – serve una forte azione culturale accanto ad interventi normativi ed infrastrutturali che consentano l’abbattimento del traffico veicolare privato, in modo da rendere, soprattutto in città, la mobilità in auto più lenta e regolare”.

Fusione Fs-Anas
Sulla fusione tra Ferrovie dello Stato e Anas “il Governo ha svolto un’attenta analisi avvalendosi della consultazione degli operatori interessati. Tutti hanno convenuto sulle criticità della fusione che non sarebbero state adeguatamente valutate”, ha detto il ministro, precisando che “le eventuali sinergie industriali, infatti, possono essere realizzate ugualmente, a prescindere da una fusione che rappresenta un fallimento annunciato, secondo le considerazioni già svolte fin dall’annuncio dell’operazione e che hanno trovato conferma nei recenti approfondimenti del Ministero”.

Il fronte Tav
“I timori paventati riguardo ai possibili effetti negativi che potrebbero derivare da questo programma di elementare razionalità non hanno alcun fondamento”, ha detto Danilo Toninelli, illustrando alla Commissione l’analisi costi-benefici avviata dal dicastero su opere come la Tav, il Terzo Valico, la Gronda autostradale di Genova. Un’analisi, ha precisato, che “sarà condotta nell’ambito della situazione di contesto e del quadro normativo vigente”.
“Non vi è nessuna ragione – ha detto Toninelli – per la quale l’Italia, a prescindere dall’esito dell’analogo lavoro svolto in Francia, in applicazione del programma concordato dall’attuale maggioranza parlamentare, non ridiscuta integralmente il progetto, pur nell’applicazione dell’accordo tra i due Paesi e all’esito di una nuova valutazione complessiva di costi e benefici alla luce della
situazione attuale”.


Trasporti-Italia.com – 31/07/2018

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Level: al via da oggi il volo Venezia-Vienna

Dopo l’avvio dei primi collegamenti da Vienna per Londra, Palma e Barcellona, Level, nuovo vettore low-cost dell’International Airlines Group (IAG),  inaugura oggi il collegamento di linea giornaliero tra Venezia e la capitale austriaca, che si aggiunge alle aperture da Olbia – frequenza tri-settimanale (martedì, sabato e domenica) – e Malaga – tre voli settimanali (lunedì, mercoledì e venerdì) – attivate in questi giorni. Per la stagione estiva la compagnia raggiungerà un’offerta complessiva di 332 voli e circa 70.000 posti. I nuovi collegamenti per Vienna da Venezia, Olbia e Malaga offrono ulteriore capacità fino al termine della stagione estiva, proponendosi come alternativa a disposizione per i viaggiatori last-minute.

Trasporti-Italia.com – 31/07/2018

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Fs, rinnovato il Cda: Toninelli, Battisti e Castelli due eccellenti manager dell’azienda

“Abbiamo rinnovato il Cda di Ferrovie e siamo felici per le nostre scelte. Alla faccia di chi ci accusava di voler occupare delle poltrone, ai primi due gradini abbiamo messo due eccellenti manager interni all’azienda – Gianfranco Battisti come Ad e Gianluigi Vittorio Castelli come presidente – che, a differenza di qualche loro predecessore, conoscono benissimo la struttura e sanno come far marciare i treni”. Lo annuncia il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli su Facebook.

“In più aggiunge- abbiamo confermato nell’organo di amministrazione due consigliere che si erano dimesse in tempi non sospetti, mostrandosi in disaccordo rispetto alla scelta del precedente board di non applicare la clausola etica per l’Ad decaduto. Vedete come certe accuse sono fuori dal mondo? Lo dimostriamo con i fatti. Esperienza, efficienza ed etica: direi che sono le tre “E” che devono andare sempre a braccetto. Adesso buon lavoro al nuovo Cda, cui toccherà far viaggiare al meglio Le Frecce, ma soprattutto potenziare il trasporto su ferro regionale, in primis per dare sicurezza e comfort ai pendolari che ogni mattina scelgono per muoversi un mezzo pulito e condiviso come il treno. Una scelta che deve smettere di essere di coraggio e deve diventare di normalità”.

Trasporti-Italia.com – 31/07/2018

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Autotrasporto: Toninelli resuscita la Consulta dell’Autotrasporto e conferma i rimborsi per le accise

Consulta dell’Autotrasporto di nuovo operativa e rimborsi integrali per le accise sul gasolio. Questi alcuni dei punti fermi del nuovo Governo rispetto al settore trasporto merci su gomma. Lo ha annunciato oggi il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, illustrando le linee programmatiche del suo dicastero durante un’audizione in Senato.

“Il settore dell’autotrasporto resta vitale per il traffico merci che attraversa il nostro Paese. Il sistema pulviscolare delle imprese, per quanto raccolte sotto autorevoli sigle federali, necessita un sostegno particolare, specie in chiave di lotta al dumping e all’abusivismo – ha detto Toninelli -. È necessario proseguire sulla linea dettata dalla Road Alliance riconducendo il cabotaggio alla sua originaria natura di ‘attività provvisoria’, prevedendo l’applicazione della nuova disciplina sul distacco dei lavoratori e rafforzando le attività di controllo sulle operazioni di cabotaggio svolte in Italia da vettori stranieri”.

“Rilanceremo la Consulta per l’Autotrasporto quale luogo di incontro tra stakeholder rilevanti di settore e istituzioni pubbliche – ha aggiunto il ministro -. All’allungamento dei tempi necessari per lo svolgimento degli esami per la revisione dei mezzi dovrà essere sostituito un iter più veloce valutando l’introduzione di controlli anche a officine private e la riattivazione dei Centri mobili di revisione. Il ministero produrrà una semplificazione della prassi in materia”.

In relazione al tema del trasporto eccezionale, ha spiegato Toninelli, oltre a favorire la diffusione di buone prassi come quella di protocolli di intesa inter-istituzionale, verrà steso un dossier che si possa tradurre in disegno di legge per modificare il Codice della Strada reintroducendo il vincolo del “pezzo unico indivisibile”.

Infine, la questione carburanti: “Per quanto riguarda la tassazione sui carburanti, in Italia eccede la media europea (71,3% contro 62,7%), ed il prezzo del gasolio in Italia è di conseguenza il più alto d’Europa. Anche per questo confermeremo i rimborsi integrali degli aumenti dell’accisa sul gasolio per gli usi commerciali, limitatamente ai veicoli meno inquinanti – ha detto il ministro -. Costituiremo infine tavoli di lavoro per impostare i contenuti di forme di incentivazione per l’aggregazione delle imprese di autotrasporto; proseguire le politiche di incentivazione finalizzate allo svecchiamento del parco veicolare, al sostegno della competitività, all’acquisto di veicoli a carburanti alternativi o dual-fuel”.

Trasporti-Italia.com – 31/07/2018

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Trasporti: 82 camion bloccati al Brennero

30 Luglio 2018

La polizia austriaca, sabato scorso, ha respinto 82 tir verso l’Italia. La causa è il divieto di transito verso la Germania, che ultimamente scatta già alle ore 7 del sabato.

La polizia austriaca, sabato scorso, ha respinto 82 tir verso l’Italia. La causa è il divieto di transito verso la Germania, che ultimamente scatta già alle ore 7 del sabato.

Negli scorsi tre fine settimane sono ben 500 i mezzi pesanti rimandati in Italia. Sono invece solo sei i tir ‘pizzicatì sabato scorso nel tentativo di transitare di sabato dalla Germania verso l’Italia. Finora il divieto valeva solo in direzione sud, questa estate è stato invece esteso anche in direzione nord, dalle ore 7.00 fino alle ore 15.00, quando scatta comunque il ‘normalè divieto del fine settimana.

Sono esclusi dal blocco camion con destinazione Tirolo. Il provvedimento viene giustificato come adeguamento al divieto già in vigore in Germania, che scatta appunto sabato alle ore 7.00. «In questo modo, nei giorni di maggiore traffico, evitiamo che l’autostrada dell’Inntal venga intasata da tir in sosta», aveva spiegato recentemente il governatore tirolese Guenther Platter.

Il Piccolo/Nordest Economia –  30/07/2018

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Nel primo semestre del 2018 il porto di Trieste ha movimentato 31,2 milioni di tonnellate di merci (+4,9%)

Record semestrale e trimestrale assoluti nel segmento dei container

Nel primo semestre di quest’anno il porto di Trieste ha movimentato 31,2 milioni di tonnellate di merci, con una progressione del +4,9% sulla prima metà dello scorso anno. Consistente l’incremento (+8,7%) delle merci varie che hanno totalizzato 8,9 milioni di tonnellate, con un traffico containerizzato che ha registrato sia il nuovo record assoluto semestrale con 345.056 teu (+15,3%) sia il nuovo record assoluto trimestrale stabilito nel periodo aprile-giugno di quest’anno con 183.740 teu (+15,7% sullo stesso periodo del 2017) e con un traffico ro-ro che ha segnato un incremento semestrale del +4,0% con 155.623 mezzi transitati.

Nei primi sei mesi del 2018 sono aumentate anche le rinfuse liquide (+3,5%) che sono ammontate a 21,5 milioni di tonnellate così come le rinfuse solide (+1,8%) attestatesi a 792mila tonnellate.

Il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, ha evidenziato come «motivo di orgoglio» il nuovo record ottenuto dal porto giuliano nel settore ferroviario con 4.816 treni movimentati nello scalo nella prima metà del 2018, con un aumento del +18,0% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, «risultato – ha sottolineato – che conferma la vocazione ferroviaria internazionale del nostro porto, nonché il primato a livello italiano, e una previsione di circa 10mila treni a chiusura annuale».

InforMare – 30/07/2018

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Anas-Fsi, un matrimonio che si può ancora fare

27 Luglio 2018

L’annunciata fusione tra Anas e Ferrovie dello stato non piace al nuovo governo. Arrivati a questo punto, però, sarebbe meglio andare avanti, secondo la vocazione originale del piano, per creare un unico polo infrastrutturale separato dai servizi ferroviari.

La fusione non piace più

Anas e Ferrovie dello stato, che si sono scambiati intense promesse di matrimonio, finiranno per dirsi di no una volta giunti sull’altare? Si sono pronunciati in questo senso sia il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, sia il titolare dei Trasporti, Danilo Toninelli, spalleggiato dai sottosegretari leghisti Armando Siri e Edoardo Rixi. L’azzeramento del CdA di Fsi – pur se ispirato probabilmente a molti altri fattori più o meno confessabili – viene giustificato anche su questa base.

Quando la fusione venne ipotizzata, anche noi eravamo molto scettici, condividendo gli argomenti espressi, tra gli altri, da Mario Sebastiani. Tuttavia, avversare un’operazione prima che venga realizzata è diverso dal chiederne l’abbandono una volta che il percorso di integrazione sia stato avviato. Nei mesi scorsi, Anas e Fs hanno infatti intrapreso numerosi passi e il contesto nel quale agiscono è almeno parzialmente mutato. Il cambiamento non riguarda solo gli assetti proprietari delle due società. C’è stato un aumento di capitale di 2,86 miliardi di euro per il gruppo Fsi e il conferimento da parte del Tesoro del pacchetto azionario di Anas.

Sulla carta, la fusione dovrebbe essere resa pienamente operativa nella prossima assemblea delle Ferrovie, anche se l’esito dell’operazione è quanto mai incerto. In ogni caso, proprio la prospettiva di integrazione negli scorsi mesi ha reso politicamente possibile l’adozione di un contratto di programma pluriennale analogo a quello previsto per le ferrovie per la pianificazione degli investimenti sulle strade statali. In tal modo Anas può contare – ed essere valutata – su una maggiore certezza dei finanziamenti e degli obiettivi. Se è vero che Anas è stata un problema per sua organizzazione interna, è altrettanto vero che la sua incapacità di operare in modo efficiente è stata legata anche alla impossibilità di programmare interventi e disporre di risorse certe, e alla sua natura per molti versi più simile a un’Amministrazione pubblica che a un’azienda vera e propria. Per certi versi, il contratto di programma per la rete Anas vale molto di più delle possibili sinergie tra i due gruppi, che secondo molti non erano altro che un modo, da parte dei rispettivi vertici, di ammantare un’operazione di finanza pubblica con giustificazioni industriali. In sé e per sé questo risultato avrebbe potuto essere raggiunto indipendentemente, ma il dato di fatto è che solo l’avvio di un percorso di fuoriuscita dal perimetro della PA attraverso il merger con Fsi ha creato le condizioni perché ciò potesse verificarsi.

In ogni caso, ingranare la marcia indietro – per quanto la fusione debba ancora realmente entrare nel vivo – implica uno sperpero di risorse umane e materiali, quelle che sono state impiegate per rendere possibile l’unione delle due società.

Un’opportunità di vero cambiamento

Al tempo stesso, molte insoddisfazioni per gli effetti della concentrazione sono giustificate: Fs è un gruppo dal perimetro molto ampio, che accogliendo Anas diventerebbe ancora più vasto, potente e meno focalizzato sui propri specifici business. Alcuni guru del management raccomandano di trasformare i problemi in opportunità. E forse esiste un modo per non sacrificare il lavoro fatto e nello stesso tempo cogliere almeno alcune delle critiche alla fusione: anziché tornare indietro, andare avanti.

Le potenziali sinergie tra Anas e le Ferrovie, se ci sono, riguardano essenzialmente il monitoraggio, la manutenzione e l’ingegneria delle rispettive infrastrutture, che nel caso di Fs sono in pancia alla controllata Rfi. Invece di scorporare Anas da Fs, allora, si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di perseguire la vocazione originale del piano di fusione, che consisteva nella creazione di un unico polo infrastrutturale, e far uscire quest’ultimo dal perimetro di Fs. La manovra, nell’ambito del gruppo Fsi, è stata più volte invocata – tra gli altri – dall’Autorità dei trasporti e dall’Antitrust, con l’obiettivo di limitare i conflitti di interessi ed evitare commistioni tra la gestione dell’infrastruttura e l’erogazione del servizio. Oggi, questo non riguarda solo il settore ferroviario – dove Rfi convive all’interno del medesimo gruppo societario di Trenitalia e Mercitalia – ma anche quello stradale, visto che Anas si trova fianco a fianco di Busitalia. Proprio la dilatazione del gruppo Fs suggerisce che sia necessario un intervento nel segno della semplificazione, ma dovrebbe essere teso a mettere le capre nel recinto e i cavoli nel paniere, non ad alimentare la contiguità tra le capre (le aziende di servizi) e i cavoli (i concessionari infrastrutturali).

Oltre tutto, l’Italia dovrebbe essere uno dei pochi paesi europei a capire quanto questo passaggio sia importante, almeno nel comparto ferroviario. La liberalizzazione dell’alta velocità rappresenta senza dubbio una storia di successo, ma per arrivare ai risultati di oggi si sono dovuti superare innumerevoli ostacoli che, almeno in parte, erano legati anche all’integrazione verticale delle Ferrovie (che infatti hanno richiesto svariati interventi sia del regolatore dei trasporti sia del Garante della concorrenza).

Il laborioso e comunque incompleto superamento dei colli di bottiglia ha consentito un ampliamento della libertà di scelta per i consumatori, il miglioramento della qualità del servizio e la riduzione dei prezzi. Ma tutto ciò sarebbe arrivato prima e meglio se non avesse implicato una lunga e complessa guerriglia regolatoria.

I ministri Di Maio e Toninelli hanno oggi l’opportunità di cavare il bene dal male: approfittare della fusione con Anas non già per tornare allo status quo (che comunque era insoddisfacente), ma per modernizzare il paese e il settore dei trasporti. Vedremo se sceglieranno la retorica dello status quo ante, che finora sembrano aver accarezzato, oppure la politica del cambiamento.

lavoce.info – 27/07/2018

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