Al Forum di Pietrarsa, un anno dopo, il nuovo check up del ‘medico’ dei trasporti Graziano Delrio diagnostica un sistema-Italia che comincia a stare bene ma che ha bisogno di crescere più robusto
di Angelo Scorza
Non è ancora tempo di mandare in giro da sola la nuova creatura – per usare le stesse parole di Graziano Delrio, che non scorda mai la sua prima professione di medico: “siamo stati bravi ostetrici, il bambino è nato, sebbene ovviamente sia ancora fragile, dunque da seguire con le dovute premure” – ma un più che cauto ottimismo è il fattore comune che si evince dagli interventi di tutti i relatori chiamati a vivacizzare il Forum di Pietrarsa. L’evento ”Pietrarsa un anno dopo, la cura del ferro oggi e domani”, dodici mesi dopo l’edizione d’esordio a metà novembre 2016 , pare già essere rapidamente diventato un vero e proprio summit dei trasporti nazionali, capace di radunare ecumenicamente non solo gli attori del comparto su rotaia (che ‘giocavano in casa’ nella splendida cornice del museo ferroviario partenopeo della Fondazione FS, presso Portici, quartiere d’approdo della storica prima corsa ferroviaria d’Italia da Napoli nel XIX secolo), ma anche gli altri stakeholders della (finora) frastagliata catena dei trasporti. I dati recenti sono incoraggianti: nel triennio 2014/2016 il trasporto ferroviario delle merci è cresciuto del 9%, e nel Mezzogiorno il balzo è stato anche più sostenuto (+12,6%). L’obiettivo è spostare il 30% del trasporto delle merci dalla gomma al ferro. Altri numeri danno conferme, come gli 80 miliardi di euro di fatturato sui corridoi logistici. Ma, al di là di cifre e dati rilasciati, comunque positivi, che testimoniano un rapido recupero di competitività anche nel nostro Paese di una modalità a lungo negletta, la comunanza di buoni propositi è la nota lieta sottolineata un po’ da tutti i relatori, ministro dei trasporti in primis. Dalle ferrovie all’autotrasporto, dai porti agli interporti, gli operatori di tutte le principali modalità hanno finalmente cominciato a dialogare, a conoscersi e ad incontrarsi con fini costruttivi e allo scopo di operare sinergicamente per ridare al sistema-Paese quella competitività perduta che passa prima di tutto dalla filiera logistica, capace di condizionare nel bene e nel male il successo dell’industria manifatturiera. “È facile trovare un interesse personale se prima si persegue quello collettivo. Il Paese deve imparare a parlarsi e ognuno ad assumersi le proprie responsabilità. Il Governo ha fatto una scelta indirizzata verso certe modalità perché le risorse sono limitate. Abbiamo dato un metodo di lavoro cooperativo. La migliore garanzia della continuità da tutti richiesta è avere una solida pianificazione; avevamo bisogno di dare delle certezze alle imprese in fase di interconnessione e stabilità nelle regole. Le nostre non erano smanie di riforma ma reali necessità di far muovere il Paese. Adesso la condizione cui sotto stare è che continuiamo a fare la fatica di dialogare e di lavorare insieme. Stiamo andando verso una transizione ecologica delle merci con la determinazione che questa debba diventare il mercato in un orizzonte di 10-15 anni” ha spiegato il titolare del dicastero della mobilità, che contempla anche modalità inusuali, come le piste ciclabili, oggetto di un freschissimo provvedimento. “Oggi si celebra un fatto culturale; il Governo ha già messo in campo 424 milioni per le piste ciclabili” ha detto il ministro che ama spostarsi sulle due rote a pedali. “Esattamente come il sistema autostradale o il sistema ferroviario, con questa legge la ciclabilità fa parte di una strategia di mobilità che diventa prioritaria nei centri urbani e per lo sviluppo del turismo nel nostro Paese. Si tratta della prima volta che queste ultime vengono inserite, ma ciò è emblematico della coerenza delle nostre scelte, in sintonia con la cura del ferro, e con il beneplacito di tutte le categoria, chiamate a fare fronte comune. Sotto questo profilo siamo grati alla potente lobby dell’autotrasporto che per una volta ha fatto un passo indietro, accettando un certo ridimensionamento alle proprie pretese”. Il commento di indirizzo di Delrio hanno messo la chiosa su un evento, con vastissima partecipazione, che aveva visto alternarsi diversi interventi di rilievo, anche fra antagonisti. “Il rilancio delle merci sulla rotaia passa, solo in apparenza paradossalmente, anche dai porti; occorre una ‘cura dell’acqua’ prima di arrivare a quella fase terrestre che la ferrovia può svolgere adeguatamente, e infine da qui all’ultimo miglio” sentenzia Ennio Cascetta, che parla ancora quasi più da capo della struttura di missione del MIT che non da presidente di RAM, dove è recentemente approdato. “Dobbiamo esaminare i costi di resilienza, sostantivo ora tanto di moda ma che ha avuto una prova concreta la scorsa estate col disastro di Rastatt , che ha azzerato il transito sul Brennero; occorre mettere a punto preventivamente soluzioni alternative per evitare che si ripetano tali fatti”. Secondo il luminare dei trasporti partenopeo, l’obiettivo raggiunto di aumento del 50% del traffico merci su rotaia a partire dal 2015 è un buon viatico, dunque ora è la volta di puntare a quel valore medio di partecipazione della ferrovia ai traffici merci del 18% che è lo standard europeo. “A tale fine stiamo rinnovando e adeguando tutti i nostri tunnel ferroviari, per poterci interconnettere ai flussi continentali” ha aggiunto Cascetta prima di ricordare gli oltre 100 miliardi di euro che il DEF 2017 mette a disposizione per circa 100 progetti, definite opere prioritarie; una cura ‘cento per cento’ che suona a mo’ di slogan. “Va ricordata inoltre la scelta del Governo di farsi coadiuvare dalla Regioni nel sostenere le risorse a disposizione a livello nazionale. Il risultato è che il traffico merci su rotaia cresce ad un ritmo 4 volte superiore a quello del PIL, e nel mentre il Mezzogiorno a sua volta recupera il passo più velocemente del Nord” ha concluso Cascetta. Secondo Guido Gazzola, seppure ancora lontani dai livelli pre-crisi del 2008, i valori di traffico registrati negli ultimi anni sono confortanti, ma ci sono indubbi margini di efficientamento. “In particolare il traffico diffuso, che abbiamo abbandonato, può avere una sua rivincita. E intanto la pratica dei Fast Corridors vola al ritmo del +61%” ha annotato il presidente di ASSOFERR. “Questa inversione di tendenza è avvenuta grazie alla connessione con i porti, agli incentivi, alla formazione. Ma in Europa siamo ancora il fanalino di coda con una quota modale del ferro sul trasporto terrestre del 13%, anche se le imprese private del settore stanno conquistando notevoli quote. Per il futuro dobbiamo aumentare tale quota in modo sensibile attraverso molte azioni da sviluppare quali l’efficientamento del materiale rotabile, oltre a sostenere le industrie che investono sul trasporto su ferro. Inoltre va sviluppata la centralità dei porti e bisogna garantire che le merci pericolose possano avere tracce ferroviarie dedicate”. Nell’ambito della susseguente tavola, l’in contro dei ‘pianeti una volta distanti’ è stato rimarcato per primo, in stretto ordine cronologico di apparizione, dal presidente di Assoporti, Zeno D’Agostino, il quale nella sua carriera professionale ha giocato da entrambe le parti della barricata. “Porti e interporti sono finalmente tutti qui presenti, quale miglior segnale di coesione? Mettiamo insieme i due mondi: i porti danno la merce, gli interporti offrono il loro network” ha chiosato il leader di quello che forse rimane il porto più virtuoso d’Italia, in tema ferroviario, Trieste, “un modello da prendere a livello nazionale” ha soggiunto D’Agostino. L’amministratore delegato di RFI, Maurizio Gentile, ha puntualizzato il dato fresco che sarà raggiunto a fine 2017, confermando il trend crescente, prima di passare ad altre considerazioni sulle infrastrutture. “Dal minimo di 43 milioni di treni chilometro siamo già risaliti nel 2016 ai 47. Ora siamo quasi a fine novembre e il 2017 si va attestando intorno a 49,23 milioni di treni chilometro. Un totale di 31 dei 66 miliardi di euro stanziati sono sui Corridoi TEN-T; altri 27 miliardi provengono dalla rete convenzionale, che peraltro contribuisce anche al traffico cargo, perché in Italia non abbiamo linee dedicate, ma sono tutte promiscue. Abbiamo attivato un piano decennale che forse non troppo casualmente traguarda al 2026, anno in cui molte grandi opere di valenza internazionale saranno completate, dal nuovo traforo del Brennero alla Torino-Lione, passando ovviamente dal Terzo Valico genovese. Il nostro impegno è quello di concretizzare l’obiettivo di avere il 75% dei 5.500 km a sagoma PC80 e di far viaggiare il 28% dei treni a lunghezza di 750 metri entro dieci anni. Vi sono altrettanti impegni in atto sui terminal intermodali e per l’adeguamento di ulteriori infrastrutture” ha terminato Gentile. Uno dei grandi utenti dei binari, quanto meno nelle intenzioni programmatiche, è il pastificio Barilla, il cui logistics director Riccardo Stabellini ricorda, quasi con commozione, il primo treno dedicato carico di grano che varcò i cancelli dello stabilimento di Pedrignano (Parma). “Abbiamo un target di 500 mila tonnellate di grano che vengono sbarcate al porto di Ravenna; purtroppo le altre partite che acquistiamo in giro per l’Italia, dalle Marche al Veneto, non possono fruire di analoghe adeguate piattaforme di istrada mento ferroviario per questi treni speciali che si caricano con tramogge, tantomeno al Sud, dunque non possiamo andare oltre una quota parte del 30% su rotaia per il nostro approvvigionamento. E per il pro dotto finito la situazione è ancora peggio. Peraltro, in uno dei nostri due pastifici negli Stati Uniti stiamo replicando questo modello logistico incentrato sui binari” spiega il manager parmigiano. È definita un cura del ferro ‘da cavallo’ quella in corso presso l’operatore incum bent da Marco Gosso, amministratore delegato di Mercitalia, il polo strategico creato nel gennaio 2017 . “Ora stiamo lavorando per amalgamare in un soggetto uniforme società che insieme generano un fatturato da 1,1 miliardi di euro e che devono presentarsi al mercato come un solo interlocutore. Siamo 8 volte più grandi del secondo operatore del mercato italiano ma invece nel confronto internazionale quasi ‘spariamo’: l’austriaca RCA è il doppio di noi, le tedesche DB addirittura 20 volte tanto. Ma non per questo non vogliamo dare battaglia all’estero; dal prossimo cambio d’orario invernale l’11 dicembre la controllata TX Logistik Switzerland farà in proprio la trazione sul territorio elvetico attraverso i trafori del Lotschberg e del Gottardo, il che permette un certo risparmio di costi, che saranno internalizzati. Vorrei sottolineare che ben 500 milioni di euro sul miliardo e mezzo stanziato per investimenti nel prossimo decennio avrà luogo nella fase iniziale, a testimoniare le nostre agguerrite ambizioni. Con lo stesso scopo lo scorso luglio abbiamo rilevato interamente Serfer, ma non ci fermiamo qui; stiamo attuando pro getti di sviluppo dei terminal di Brescia, Milano Smistamento e Piacenza ( insieme al socio Hupac, ndr ). Intanto le perdite immani del passato (155 milioni) si stanno limando; quest’anno per la prima volta da tempo immemorabile produrremo cassa per 35 milioni di euro, e per il 2018 mi sento di poter promettere l’agognato break even operativo” ha ricordato il manager. Il rappresentante dei competitor diretti, Giancarlo Laguzzi – a capo della federazione che annovera tutti gli operatori ferroviari, italiani ed esteri, privati e pubblici, all’infuori del blocco Trenitalia – non ha potuto fare a meno di evidenziare il grande contributo dei soci di Fercargo a questa ripresa della via ferrata. “Siamo cresciuti del 10% nel 2015 e del 20% nel 2016, per cui buona parte è merito nostro. Ma il nostro successo si chiama anche l’ottimismo del mercato, abbiamo in prevalenza clienti che appartengono alle imprese di media dimensione e che prima non usavano la ferrovia”. Per il presidente di Fercargo vi sono tre aree di intervento su cui attivarsi. “Completare il processo di omogeneizzazione con l’Europa, così come prescrive il Quarto Pacchetto UE, a livello di macchinista unico ed altre misure fondamentali. Poi, non ci piace che lo shipping abbia bandiere estere e che gli autotrasportatori si delocalizzino. Infine, l’elemento ancora debole sono i terminal e l’ultimo miglio”. “Pietrarsa è diventato un punto costituente dell’idea di Europa che abbiamo; la grande sfida è quella di avere un sistema resiliente ed efficace” ha dichiarato Stefan Pan, vice presidente di Confindustria Non si è fatto pregare, nel raccogliere l’assist di Pan, per insaccare in maniera imparabile il suo consueto affondo, Nereo Marcucci. Il Presidente di Confetra ha chiarito che nessuna Industria 4.0 ha valore senza una parallela Logistica 4.0; Confetra e Confindustria devono essere player nazionali in un mercato europeo ed in tal senso le proposte al Governo sono esplicite. “Il paradigma di questa attuale fase storica è ‘basta con la monomodalità’. In due anni si è fatto quello che non si era riusciti a fare in venti. Quanto fatto nel biennio minimizza il rischio di costruire nuove cattedrali nel deserto, mentre si lavora per rivitalizzare quello che già esiste. Ai prossimi vincitori delle elezioni politiche chiediamo non solo continuità ma anche completamento delle normative già in discussione. In passato abbiamo chiesto discontinuità rispetto al quinquennio precedente, adesso invece chiediamo di proseguire nel solco della continuità col presente. Il patto tra logistica trasporti e industria funziona e consentirà di sfruttare le opportunità di crescita che la ripresa in atto nuovamente offre” Il numero uno della Confederazione dei Trasporti ha poi stigmatizzato le ultime uscite di ANCI, l’associazione dei Comuni italiani, che ora vorrebbe mettere il becco nelle questioni portuali anche di dettaglio tecnico, quali la destinazione d’uso di una banchina. “Ma allora perchè non dovremmo avere i sindaci impegnati a gestire le aziende di trasporto o dei rifiuti? I porti hanno necessità di conservare la loro autonomia, l’esigenza piuttosto è di coordinare tutte le iniziative con la politica e l’interesse nazionale. I sindaci restino al loro posto, per favore”. Un parere che collima perfettamente con quello espresso anche da Delrio al riguardo.
Ship2Shore – 20.11.2017
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