«Investiremo sulla Ragusa-Catania e Autovie Venete, tratte a pagamento». Armani, ad del gruppo, guarda all’estero e progetta un’autostrada da Mosca all’Iran
di Umberto Mancini
Nuova Via della Seta e sviluppo nel settore delle autostrade a pedaggio. L’Anas che si prepara al matrimonio con Fs, previsto per fine anno, vuole crescere all’estero e rafforzare le posizioni in Italia. Dopo il via libera al contratto di programma con il Mef, in grado di liberare 29 miliardi d’investimenti e dare autonomia finanziaria, la società guidata da Gianni Vittorio Armani, guarda al futuro. L’ad e presidente sta trasformando l’ex carrozzone di Stato in un gruppo efficiente e agguerrito, con una rete che a breve arriverà a contare 30 mila chilometri, dopo che le Regioni avranno trasferito ad Anas altri 3.500 chilometri.
Ingegner Armani, partiamo dal matrimonio con le Fs. A che punto siamo? Si parte entro fine anno? «Certamente. Il contratto di programma firmato ad agosto era una delle condizioni indispensabili per andare avanti. Consente al gruppo Anas di essere remunerato per i servizi che svolge, e consente al nuovo azionista, le Fs, di programmare in anticipo i piani d’investimento. Insomma, è una svolta. L’integrazione con le Ferrovie darà vita ad un soggetto con 10 miliardi di fatturato, una capacità d’investimento di 7, oltre 75 mila dipendenti e 41 mila chilometri di reti da gestire».
Cosa manca per la chiusura del progetto? «Sul fronte del contenzioso che misurato sulla base delle richieste dei nostri fornitori ammonta a circa 13 miliardi, anche se secondo noi vale molto meno – siamo a buon punto. Anche qui entro l’anno chiuderemo il cerchio. Tecnicamente pratiche per circa 4 miliardi sono già state definite. La perizia che arriverà non credo ci riserverà delle sorprese. Stesso discorso vale per l’uscita dal perimetro della Pa, che non avrà contraccolpi sui conti dello Stato».
Siete quindi già al lavoro per l’unione? «L’acquisizione avrà effetti dal 2018, ma gruppi di lavoro Anas-Fs sono già all’opera per adottare le best practice di ciascun gruppo, sviluppare sinergie, mettere a fattor comune idee e progetti».
Da dove comincerete? «Dal settore informatico, ad esempio. Poi verrà creato un maxi polo per i servizi di ingegneria che dovrà supportare Anas e Rfi. Ma sinergie sono possibili nel settore legale, nella comunicazione, nelle procedure, nella crescita all’estero. Abbiamo già individuato sinergie e risparmi per 100 milioni».
Ma in Italia non farete nulla insieme? «Certo. Ma in vista dell’integrazione, vogliamo aumentare la presenza nel settore delle concessioni a pedaggio, con un’apposita newco che gestisca le partecipazioni già attive e quelle future. Vogliamo intervenire dove il mercato va a rilento, realizzando le opere con i nostri fondi e con una adeguata remunerazione e il contributo di un azionista come Fs può supportare Anas anche in questa sfida».
Cosa farete? «L’autostrada Ragusa-Catania in primis, poi siamo in ballo per entrare in Autovie Venete assieme alle Regioni Friuli e Veneto e realizzare la terza corsia della A4, la Venezia-Trieste. Tutte tratte a pedaggio, che rappresentano una novità per l’Anas, se si esclude il passante di Mestre».
E all’estero? «Puntiamo sulla Via della Seta. Presto sbarcheremo in Russia con una concessione di circa 200 chilometri tra Mosca e il Mar Nero, poi ci sarà un’altra tratta in Georgia e una in Armenia, fino ad arrivare in Iran con una autostrada di circa 1.200 chilometri. Complessivamente si tratta di un’opera di oltre 4 mila chilometri, di cui 2.000 in Russia, che connette la Cina via mare all’Iran e all’Europa».
Quanto vale quest’operazione? «Oltre 2 miliardi di euro. Un buon viatico in vista del matrimonio con le Ferrovie».
Il Messaggero – 17.09.2017
© Riproduzione riservata