Save, chiuso il riassetto con i fondi stranieri. Via all’opa da 457 milioni

9 Agosto 2017

Il 10 agosto l’uscita di Morgan Stanley, la società Agorà sarà controllata al 100% da Milione. Confermato il prezzo di 21 euro ad azione e anche l’obiettivo dell’uscita di Borsa. Enrico Marchi resta al comando.

di Eleonora Vallin

Enrico Marchi ha chiuso il complicato riassetto della matriosca Finint-Agorà-Save, con la liquidazione del vecchio socio e amico Andrea De Vido, e ora è pronto a lanciare l’offerta pubblica obbligatoria sull’aeroporto di Venezia. A distanza di quattro mesi, ieri sono arrivate tutte le autorizzazioni a procedere.

L’opa dovrebbe concretizzarsi a settembre; confermato il prezzo di 21 euro ad azione e anche la volontà di uscita dalla Borsa. L’opa «non è condizionata al raggiungimento di una soglia minima di adesione» ma «l’intenzione è quella di non ripristinare il flottante» si legge nei documenti. L’operazione potrebbe valere 457 milioni di euro.

La domanda è: che cosa faranno i Benetton di Atlantia che hanno il 21,3% dell’aeroporto e hanno appena deciso di investire sul 29% del capitale dello scalo di Bologna? Un’ipotetica uscita da Save varrebbe 250 milioni. Ma oggi nessuno può escludere una contro-opa a rilancio. D’altronde, fa notare un broker, Save in Borsa viene scambiata attorno ai 21 euro, in linea con il prezzo dell’opa, a un valore 12,5 volte l’ebitda quando la quota del 29% del Marconi di Bologna rilevata dai Benetton è stata valorizzata 16 volte l’ebitda (il margine operativo lordo). «Il prezzo è basso» dice il broker. Per Marchi potrebbe non essere una passeggiata, se qualcuno vorrà entrare in un’operazione intrapresa per obbligo, non certo per il controllo totale dell’aeroporto, visto che la maggioranza c’è già e sta in capo ad Agorà (7,82%) e Marco Polo Holding (51,23%).

Ma, da oggi, c’è un nuovo player post riassetto che controlla proprio Agorà. Fedele alla narrazione veneziana, il nuovo soggetto non poteva che chiamarsi “Milione”. La società con sede legale a Conegliano, dove sta Finint, è partecipata al 40,47% da Infra Hub, al 40,47% da Leone Infrastructure (Infravia) e dal 19,07% da Sviluppo 87, nuova azienda detenuta al 100% da Finint.

Gli altri due soggetti sono i fondi stranieri infrastrutturali con cui il presidente Save ha sancito il 2 aprile 2017 l’accordo di investimento che ha come advisor Banca Imi e Unicredit. A lanciare l’opa sarà proprio Agorà, controllata per il 56,91% da Milione e per il 43,09% da Star Holding (società controllata da Morgan Stanley). Questo 43 e rotti per cento sarà però acquisito oggi proprio da Milione che quindi avrà il 100% di Agorà.

«A seguito dell’acquisto del controllo, l’offerente (Agorà) e Milione – si spiega – intendono dare continuità al management per sostenere il progetto di sviluppo del sistema degli aeroporti del Nordest che fa capo all’aeroporto di Venezia. In tale contesto, si prevedono la realizzazione di investimenti negli aeroporti del gruppo, in conformità con i piani di investimenti ratificati dall’Enac, finalizzati a un continuo miglioramento dei livelli di servizio, della sicurezza dei passeggeri e dei lavoratori, nonché a garantire strutture all’avanguardia per i viaggiatori e per i vettori aerei».

La Nuova di Venezia – 09.08.2017

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A settembre partirà dal porto di Ravenna la sperimentazione della procedura di sdoganamento in mare per il settore Automotive

Gli esiti del test, della durata massima di sei mesi, saranno valutati al fine dell’eventuale estensione su scala nazionale

L’Agenzia delle Dogane ha annunciato la prossima estensione al settore Automotive della procedura dello sdoganamento in mare delle merci in arrivo al porto di Ravenna, procedura che sarà attivata il prossimo 7 settembre in via sperimentale e per una durata massima di sei mesi. Gli esiti di tale sperimentazione saranno valutati, sulla base della pratica applicazione, al fine dell’eventuale estensione su scala nazionale.

L’Agenzia delle Dogane ha specificato che l’attivazione è stata decisa a seguito di quanto convenuto nel tavolo tecnico di confronto con rappresentanti del settore Automotive e delle compagnie di navigazione da questi individuate, in cui sono state definite, di concerto con i gruppi di lavoro Sdoganamento in mare della Task Force Once Centrale e Territoriale interessata, le modalità per l’estensione dello sdoganamento in mare alle autovetture nuove e ai veicoli commerciali nuovi presso il porto di Ravenna.

Tra le condizioni per l’applicazione della procedura di sdoganamento in mare di autoveicoli, è previsto che la compagnia di navigazione debba essere un soggetto AEOF, che lo sbarco degli autoveicoli avvenga esclusivamente presso i terminalisti che hanno attivato il colloquio telematico, che gli autoveicoli siano univocamente identificabili dal numero di matricola del telaio, che deve essere immediatamente visibile dall’esterno del veicolo stesso per gli eventuali riscontri, e che la compagnia di navigazione garantisca la sicurezza della catena logistica durante il trasporto degli autoveicoli dal luogo di produzione fino all’uscita dagli spazi doganali del porto di Ravenna nonché durante le soste nei piazzali portuali prima dell’imbarco e dopo lo sbarco al fine di evitare ogni possibile accesso ai veicoli da parte di soggetti non autorizzati.

Gli operatori interessati allo sdoganamento in mare di autoveicoli dovranno presentare richiesta della procedura di sdoganamento in mare all’Ufficio delle Dogane di Ravenna che rilascerà l’autorizzazione dopo avere verificato il possesso dei requisiti richiesti.

InforMare – 09.08.2017

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Ponte rosso rilancia lo scalo. Sinergie con il porto franco

San Vito, si punta a interagire con l’interporto di Pordenone e soprattutto con Trieste Pronti i progetti sino al 2022 per sviluppare i servizi con il sostegno della Regione

di Andrea Sartori

Il consorzio Ponte rosso di San Vito, che a breve si fonderà con il Csi di Spilimbergo, chiede una mole di finanziamenti alla Regione per potenziare i servizi. Al tavolo approderà anche il nodo della ferrovia interna poco utilizzata: il consorzio punterà a sinergie con l’Interporto di Pordenone e, soprattutto, con il porto franco di Trieste. Nei giorni scorsi, con la sua visita alla sede direzionale del consorzio, la presidente della Regione Debora Serracchiani ha lodato l’aggregazione – per incorporazione – del Csi, che porterà tra un paio di mesi alla nascita del nuovo consorzio economico locale Ponte rosso-Tagliamento, chiamato a gestire 4 zone (industriale e artigianale di San Vito, Tabina di Valvasone e Zin di Spilimbergo): 568 ettari, 210 imprese, 4 mila 360 addetti. La Regione ne ha garantito il sostegno. Ed era quanto volevano sentire al consorzio, perché le cifre in ballo per sviluppare i servizi sono rilevanti.

C’è un piano che guarda sino al 2022. Per la fusione, è già assicurata un’entrata di 200 mila euro. Altrettanti (con la certezza che giungeranno altri fondi) sono stati ottenuti grazie alla manovra di assestamento del bilancio regionale, per finanziare l’avvio del progetto di monitoraggio ambientale Punto zero (che partirà in autunno). Inoltre, il consorzio intende realizzare un acquedotto duale e un sistema antincendio a servizio delle imprese: la richiesta di finanziamento alla Regione è di 6 milioni 180 mila euro.

Sostanzioso è anche il progetto di un canale fugatore per l’alleggerimento della fognatura bianca: chiesti 5 milioni 988 mila euro. Si bussa agli uffici triestini anche per le manutenzioni di infrastrutture già in essere, per 500 mila euro. Il consorzio punta a ottenere entrate anche grazie a una manovra contabile: il recupero di interessi su mutui coperti da contributo regionale, ad abbattimento di oneri finanziari. Se questa partita andrà in porto, stima di ottenere 500-750 mila euro in 4 anni.

Da capire, invece, come rilanciare la ferrovia. È stato il presidente del consorzio, Renato Mascherin, a non dirsi soddisfatto della ferrovia interna, il cui utilizzo stenta a decollare (nel 2016, soltanto mille 842 carri). Serracchiani ha aperto al dialogo, osservando che «il miglioramento della linea ferroviaria potrebbe far diventare ancora più attrattivo il consorzio». Ma come arrivarci? È in questo contesto che il consorzio indica sinergie con l’Interporto di Pordenone, ma soprattutto con il porto franco di Trieste. Un asse con la portualità potrebbe rilanciare il raccordo: occasione che anche zone industriali della provincia di Udine, pure alle prese con il sottoutilizzo delle rispettive infrastrutture su rotaia, vorrebbero cogliere. Essere protagonisti del rapporto con il porto triestino sarà una delle principali partite future del consorzio sanvitese.

Messaggero Veneto – 09.08.2017

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Porto di Trieste, piano su ferrovie e zona franca

8 Agosto 2017

Serracchiani partecipa alla seduta: gioco di squadra fra tutte le istituzioni che permetta un grande sviluppo. Ieri il comitato portuale ha approvato le strategie per il prossimo triennio.

di Elisabetta Batic

Via libera al Piano operativo triennale 2017-2019 da parte del Comitato di gestione dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale. Alla seduta ha preso parte anche la presidente della Regione Debora Serracchiani assieme al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, al presidente dell’Authority Zeno D’Agostino e il segretario generale Mario Sommariva. «Un ottimo piano strategico ha detto Serracchiani che conferma le linee di sviluppo percorse in questi anni dall’amministrazione regionale ponendo in sinergia tutte le infrastrutture di cui il Friuli Venezia Giulia è dotato, con i porti, gli interporti e le infrastrutture di sistema, in modo da dare vita ad una reale piattaforma logistica».

«Da documento di semplice pianificazione infrastrutturale come era in passato – spiega D’Agostino – il piano diventa un vero e proprio documento strategico improntato all’innovazione come propulsore di intermodalità, infrastrutture, industria, integrazione logistica, internazionalizzazione e informatica» con lo scalo triestino all’avanguardia a livello nazionale per avanzamento informatico in una dinamica strettamente connessa alla concretizzazione del regime di Porto Franco secondo il principio che «maggiore libertà delle merci e maggiore integrazione tecnologica procedono di pari passo».

Ampio spazio viene dedicato alla nuova stagione del Porto Franco e della più complessiva “free zone” cui la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei decreti attuativi permetterà di dare vita, coinvolgendo l’intera area retroportuale e regionale.

Per Serracchiani «il Piano delinea un porto di Trieste che investe sul sistema ferroviario e che, già vantando il massimo traffico a livello nazionale nel 2016, può beneficiare di importanti investimenti che lo traghetteranno nei prossimi anni a raggiungere sempre più importanti traguardi in termini di rilancio e sviluppo. Via libera all’anticipata occupazione da parte di Wartsila della banchina sul canale navigabile di Zaule.

Gazzettino/Friuli – 08.08.2017

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Terza corsia, nuovo appalto via al collegamento col Veneto

3 Agosto 2017

Entro Ferragosto il bando per il lotto da Portogruaro ad Alvisopoli di 9 chilometri. La base d’asta è di 106 milioni. È l’ultimo tassello dell’ampliamento verso il Fvg.

di Anna Buttazzoni

Un altro cantiere nei primi mesi del 2018, un altro tassello della terza corsia in A4. È pronto per essere appaltato il primo sub lotto dell’opera, da Portogruaro verso Alvisopoli. Si tratta del secondo lotto della terza corsia, quello made in Autovie Venete, progettato interamente in casa dalla concessionaria autostradale, e che collegherà la parte già inaugurata dell’ampliamento dell’A4 – da Mestre a San Donà di Piave – con il Friuli Venezia Giulia, e quindi con il lotto da Alvispoli a Gonars, in corso di realizzazione.

Ieri la presidente Fvg Debora Serracchiani, in veste di commissario straordinario per l’emergenza in A4, ha firmato a Trieste il decreto di approvazione della progettazione esecutiva della prima “porzione” – il tratto è stato suddiviso in tre sub lotti – del secondo lotto che complessivamente va da San Donà di Piave ad Alvisopoli. Lo stralcio è lungo 9 chilometri, per un investimento complessivo di 172 milioni. Il bando sarà pubblicato entro Ferragosto, ha garantito ieri Serracchiani, e l’intenzione è aprire il cantiere all’inizio del prossimo anno. Come nella tabella di marcia annunciata dal presidente e ad di Autovie Venete, Maurizio Castagna (ieri a fianco del commissario per la firma del decreto), con il via al lavori il prossimo anno e la fine «ragionevolmente» prevista per il 2021. A conferma del timing anche le parole di Serracchiani. «Già entro Ferragosto sarà pubblicato il bando di gara. Le imprese interessate – ha detto il commissario – avranno poi a disposizione 45 giorni per manifestare il proprio interesse e dunque questi importanti lavori, che andranno fatti speditamente, partiranno a inizio del prossimo anno». Per la precisione il sub lotto andrà dalla progressiva chilometrica 451+021 a quella 459+776 dell’A4, interessando anche i comuni di comuni Teglio Veneto e Fossalta di Portogruaro. L’investimento complessivo ammonta a 172 milioni, comprensivo degli oneri per la sicurezza, gli espropri, lo spostamento delle interferenze, mentre l’importo a base d’asta è di 106 milioni.

Del “tesoretto” complessivo, ben 23 milioni sono riservati agli interventi di tipo ambientale. Oltre a prevedere l’ampliamento dell’autostrada a tre corsie e la realizzazione di 16 opere strutturali tra ponti, sottovia e cavalcavia, il primo sub lotto comprenderà anche la realizzazione del canale di gronda Fosson-Loncon nei comuni di San Stino di Livenza e Annone Veneto. Una scelta compiuta da Autovie per anticipare parte delle opere che invece erano state previste nel terzo sub lotto (quello che arriverà a San Donà di Piave), così da dare immediata risposta alle problematiche di carattere idraulico dei territori attraversati.

È stato quindi Castagna a spiegare l’importanza della gara che sta per essere aperta. Proprio perché, considerato che il tratto Alvisopoli-Gonars è già in fase di esecuzione (assegnato al Consorzio Tiliaventum formato da Rizzani de Eccher e Pizzarotti) e che dopo l’estate verrà aperto anche il cantiere del primo sub lotto del quarto lotto, sub lotto che va da Gonars a Palmanova. «In questo modo entro l’inizio del 2022 – ha precisato Castagna – tutto il tratto Portogruaro-Palmanova, il più critico e congestionato dell’A4, potrà contare su tre corsie di marcia, mettendo così l’autostrada in grado di reggere agevolmente i flussi di traffico in costante crescita. Sul tratto fra Quarto D’Altino e San Donà di Piave, infatti, dove la terza corsia è stata già costruita, la circolazione è sempre fluida e anche gli incidenti sono drasticamente diminuiti», ha concluso il presidente di Autovie. In sostanza, quindi, dopo il cantiere da Portogruaro ad Alvisopoli, per il definitivo completamento della terza corsia rimarrà da realizzare il tratto di una ventina di chilometri da Portogruaro a San Donà di Piave.

Nel frattempo però, è stato spiegato ieri, tutte le attività propedeutiche, come espropri, eliminazione delle interferenze, sostituzione dei cavalcavia, saranno già state progettate e portate a completa costruzione. E così «a completamento del tratto tra Portogruaro e Palmanova si potrà iniziare immediatamente con i lavori di questo segmento», ha aggiunto Serracchiani. La presidente ha anche fatto riferimento al caos in A4, quasi giornaliero con i cantieri aperti e il traffico in aumento. «Per ridurre al minimo i disagi per i viaggiatori è stato deciso opportunamente di non aprire un cantiere continuo di una cinquantina di chilometri, che di fatto sarebbe ingestibile», ha concluso il commissario.

Messaggero Veneto – 03.08.2017

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Atlantia: ok all’aumento di capitale da 3,8 miliardi per l’opa su Abertis

2 Agosto 2017

L’assemblea degli azionisti di Atlantia, riunita in sede straordinaria, ha dato il via libera all’aumento di capitale per un importo complessivo massimo di 3,79 miliardi. L’ad stima post operazione una salita del 30% dei dividendi

L’assemblea degli azionisti di Atlantia, riunita in sede straordinaria, ha dato il via libera all’aumento di capitale per un importo complessivo massimo di 3.794.537.700 euro a servizio dell’offerta pubblica di acquisto e/o scambio volontaria sulle azioni di Abertis.

Dall’operazione con Abertis deriva per Atlantia un potenziale di crescita del dividendo per azione fino al +30% a partire dal primo anno in aggiunta all’attuale politica dei dividendi, ha detto l’a.d. di Atlantia Giovanni Castellucci.

La Tribuna di Treviso – 02.08.2017

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Assegno da 117 milioni per cancellare 84 passaggi a livello

Accordo tra Regione e Rfi: una svolta per la mobilità veneta. Decisivo il ruolo di Net Engineering che ha le chiavi del Sfmr

di Nicola Brillo

Dopo 40 anni di promesse, trova una soluzione il problema dei passaggi a livello ferroviari, che hanno messo a dura prova i nervi degli automobilisti veneti e non solo. Con un investimento di 117 milioni verranno soppresse 84 intersezioni tra sede stradale e ferroviaria. L’investimento è stato possibile grazie (anche) all’accordo firmato a fine anno tra la Regione Veneto e Net Engineering, società padovana che chiedeva la corresponsione di 80 milioni di euro per prestazioni professionali legate al Servizio ferroviario metropolitano regionale, l’Sfmr inventato nel 1990 da Carlo Bernini, allora ministro dei Trasporti, dopo aver guidato la giunta regionale del Veneto. A raccogliere l’eredità sono stati Franco Cremonese e poi Giancarlo Galan e Renato Chisso, che hanno avviato un braccio di ferro con Giovan Battista Furlan, deus ex machina di Net Engineering. Una questione che si trascinava da 18 anni chiusa con la giunta Zaia in cambio dell’assegnazione di 28,5 milioni per il triennio 2017-2019 per progettare gli interventi necessari alla realizzazione della rete metropolitana.

Sarà dunque la società di Monselice, multinazionale di progettazione infrastrutturale attiva in 35 Paesi, ad occuparsi della realizzazione della progettazione degli interventi, per la realizzazione di collegamenti veloce e ad alta frequenza estesi all’intero territorio regionale veneto.

«E’ una svolta per il futuro delle infrastrutture nel Veneto» ha commentato il governatore del Veneto Luca Zaia «con l’accordo con Rfi verranno risolti anche i punti neri per la viabilità legati ai passaggi a livello con una risposta forte alle necessità locali». L’accordo è stato sottoscritto ieri a Venezia dal presidente della Regione del Veneto con l’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana–Rfi, Maurizio Gentile, che stabilisce anche la ripartizione degli investimenti: 72 milioni sono in capo a Rfi e i rimanenti 45,6 arrivano dalla Regione (oltre agli oneri di progettazione). I fondi saranno così scadenzati: nel 2017 la Regione riconoscerà a Rfi l’importo di 24,5 milioni euro, 6,1 milioni (2018), 10,35 milioni (2019), 4,25 milioni (2020) e 400mila euro (2021).

I primi interventi riguarderanno i passaggi livello di Mestre in via Gazzera, Castelfranco Veneto, Noale, Verona e Rovigo.

«Il lavoro paga sempre» ha commentato il governatore Zaia, «tanto che rispetto al 2010 abbiamo affrontato con successo importanti sfide: la soluzione del problema Sfmr con la sottoscrizione del lodo, il rinnovamento del materiale rotabile con l’entrata in servizio di molti nuovi treni, l’orario cadenzato che ci ha portato a una puntualità del 98% entro i cinque minuti, l’avvio della realizzazione del Treno delle Dolomiti, l’elettrificazione delle tre tratte pedemontane e dell’anello basso del bellunese, un nuovo accordo con Trenitalia che è in corso di definizione».

I numeri del progetto Sfmr, la “metro” del Veneto, comprendono 1100 km di rete esistente elettrificata, 180 km di nuove linee ferroviarie, 407 passaggi a livello eliminati, 162 stazioni e fermate ferroviarie da ristrutturare, 37 nuove fermate e stazioni ferroviarie e 120 nuovi treni da adibire al servizio Sfmr. Insomma, di strada da percorrere ce n’è ancora tanta: si spera solo che i passaggi a livello vengano davvero eliminati entro il 2021: le auto e i camion da 40 anni sono in coda ogni mattina e la pazienza è davvero finita.

La Tribuna di Treviso – 02.08.2017

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Nei primi sei mesi del 2017 il traffico delle merci nel porto di Venezia è diminuito del -7,2%

1 Agosto 2017

I crocieristi sono stati 461mila (-16,6%)

Nei primi sei mesi del 2017 il traffico delle merci movimentato dal porto di Venezia è ammontato a 12,2 milioni di tonnellate, con un calo del -7,2% rispetto a 13,1 milioni di tonnellate nella prima metà dello scorso anno. I carichi allo sbarco hanno totalizzato 9,6 milioni di tonnellate (-7,8%) e quelli all’imbarco 2,6 milioni di tonnellate (-5,2%).

Complessivamente il traffico delle merci varie è stato pari a 4,8 milioni di tonnellate (+0,6%), di cui 2,8 milioni di tonnellate di merci in container (-3,0%) realizzate con una movimentazione di contenitori pari a 306.461 teu (0%), 747mila tonnellate di rotabili (+41,6%) e 1,2 milioni di tonnellate di altre merci varie (-7,9%).

Nel segmento delle rinfuse liquide sono state movimentate 4,3 milioni di tonnellate (-3,9%), di cui 3,5 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi raffinati (-5,5%), 641mila tonnellate di prodotti chimici (-0,9%) e 152mila tonnellate di altri carichi liquidi (+30,5%).

Il traffico delle rinfuse solide è diminuito del -20,3% a 3,1 milioni di tonnellate, di cui 1,0 milioni di tonnellate di carbone e lignite (-26,0%), 824mila tonnellate di mangimi, foraggi e semi oleosi (-12,3%), 595mila tonnellate di prodotti metallurgici (-39,5%), 351mila tonnellate di cereali (+10,8%), 120mila tonnellate di minerali e materiali da costruzione (+1,6%), 41mila tonnellate di prodotti chimici (+25,0%) e 154mila tonnellate di altre rinfuse solide (+22,3%).

Nel comparto dei passeggeri il traffico dei crocieristi è stato di 461mila persone (-16,6%) a cui si aggiungono altre 62mila persone nel segmento dei traghetti e delle linee marittime locali (+45,4%).

InforMare – 01.08.2017

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