La Commissione UE ha semplificato le regole sugli investimenti pubblici nei porti e negli aeroporti

17 Maggio 2017

Possibile investire fino a 150 milioni di euro nei porti marittimi e fino a 50 milioni nei porti interni senza previo controllo di Bruxelles

Oggi la Commissione Europea ha approvato norme sugli aiuti di Stato che hanno lo scopo di favorire gli investimenti pubblici nei porti e negli aeroporti. «Vogliamo fare in modo – ha spiegato Margrethe Vestager, commissario europeo alla Concorrenza – che le società possano competere a condizioni paritarie nel mercato interno, e vogliamo farlo nel modo più efficace possibile. Le norme dell’UE sugli aiuti di Stato sono le stesse per tutti gli Stati membri. I cambiamenti introdotti oggi risparmieranno agli Stati tempo e fatica negli investimenti per porti e aeroporti, per la cultura e le regioni ultraperiferiche dell’UE, tutelando al contempo la concorrenza. Ciò permetterà altresì alla Commissione di concentrare l’attenzione sugli aiuti di Stato che incidono più fortemente sulla concorrenza nel mercato unico, per essere “grandi sulle grandi questioni e piccoli sulle piccole”, a vantaggio di tutti i cittadini europei».

La Commissione ha ricordato che il regolamento generale di esenzione per categoria del 2014 ha autorizzato gli Stati membri ad attuare senza previa approvazione della Commissione una vasta gamma di aiuti di Stato che hanno scarse probabilità di falsare la concorrenza. Di conseguenza è ormai esonerato circa il 95% degli aiuti di Stato attuati dagli Stati membri (per una spesa annua complessiva di circa 28 miliardi di euro). Oggi la Commissione ha esteso il campo di applicazione di questo regolamento ai porti e agli aeroporti.

In particolare, per quanto riguarda gli aeroporti, gli Stati membri possono adesso effettuare investimenti pubblici negli aeroporti regionali che gestiscono fino a tre milioni di passeggeri all’anno in piena certezza giuridica e senza previo controllo della Commissione. Questo – ha evidenziato Bruxelles – faciliterà gli investimenti pubblici in più di 420 aeroporti di tutta l’Unione (che gestiscono circa il 13% del traffico aereo).

Il regolamento autorizza inoltre le autorità pubbliche a coprire le spese di funzionamento di piccoli aeroporti che gestiscono fino a 200 000 passeggeri all’anno. La Commissione ha sottolineato che questi piccoli aeroporti, che sono quasi la metà di tutti gli aeroporti dell’UE ma gestiscono solo lo 0,75% del traffico aereo, possono offrire un importante contributo alla connettività di una regione, ma difficilmente possono falsare la concorrenza nel mercato unico dell’UE.

Per quanto riguarda i porti, gli Stati membri possono ora effettuare investimenti pubblici fino a 150 milioni di euro nei porti marittimi e fino a 50 milioni di euro nei porti interni in piena certezza giuridica e anche in questo caso senza previo controllo della Commissione. Il regolamento autorizza le autorità pubbliche a coprire le spese di dragaggio dei porti e delle relative vie di accesso.

Il regolamento di modifica entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.

InforMare – 17.05.2017

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Per molti porti italiani il futuro parla cinese

Gli investimenti promessi da Pechino possono fare crescere Genova e Trieste. I due scali saranno coinvolti nella nuova Via della Seta, sfidando giganti come Rotterdam e Amburgo. Un volano per le autorità di sistema dopo un piatto 2016

di Paolo Pittaluga

La possibilità di nuova crescita dei porti italiani passa dalla Cina? Stando a quanto affermato dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, la risposta è “sì”. Il premier, al termine del suo viaggio a Pechino, ha definito «importante il fatto che il presidente cinese abbia confermato la loro intenzione di inserire i porti italiani tra i porti sui quali investire, come terminali della Via della Seta». «In particolare – ha proseguito – stiamo parlando del potenziamento dei porti di Trieste e Genova, non in alternativa al Pireo. Sono mestieri diversi che possono essere sviluppati in modo diverso e parallelo. E senza dimenticare il ruolo tutto speciale e simbolico di Venezia».

Nelle considerazioni di Gentiloni ci sono diverse parole chiave: Via della Seta, Pireo, Trieste, Venezia e Genova. Via della Seta è quel percorso che in poco meno di due anni è passato da una sorta di strada (ferrata) visionaria a pezzi di binario percorsi già dai primi treni sull’asse che dalla Cina porta ai terminal del nord Europa. Con un tempo (14 giorni) più che dimezzato rispetto a quello via nave. Certo, per ora quei convogli vanno ancora a Nord, in porti come Rotterdam e Amburgo che continuano nella loro ascesa. Ma domani le cose potrebbero cambiare e l’Italia non può essere tagliata fuori diventando un hub utile per il naviglio in arrivo dal Canale di Suez e (grazie anche ai nuovi tunnel alpini – Terzo valico, Torino-Lione e Brennero) andarsi a collegare alla Via della Seta. Non in concorrenza al Pireo (seconda parola chiave), il porto greco acquistato l’anno scorso dai cinesi della Cosco per oltre 368 milioni – e che ha già movimentato oltre 3 milioni di teu (container) -. E in un contesto in cui il presidente cinese, Xi Jinping, mette 78 miliardi di dollari (il cosiddetto progetto One belt one road ) il Bel Paese non può restare tagliato fuori. Perché in caso di “non adesione” il sistema portuale italiano sarebbe praticamente ridotto alla marginalità del servizio interno. Con quali conseguenze sul settore – 160mila aziende per per un valore stimato di 220milioni di euro – facili da immaginare.

Ecco qua, allora, la altre parole chiave: Trieste, Venezia e Genova. Partendo dalla città di San Marco è doveroso ricordare che si lavora freneticamente per arrivare a realizzare una piattaforma off-shore che costerà 2,2 miliardi con una capacità di movimentazione di 3 milioni di teu l’anno. In attesa che “quell’isola per container” si vada a creare, l’oggi è dato dall’andamento della portualità del Bel Paese che ha visto un 2016 di difficile lettura in quanto è stato l’anno dei cambiamenti delle Autorithy voluti dalla riforma Delrio: 12 mesi nei quali le vecchie presidenze delle autorità portuali non hanno mosso, o quasi, euro in attesa delle novità e dove non tutte le poltrone sono “occupate” e c’è ancora un caso di ribellione, la Sicilia. Ciò premesso la movimentazione, a grandi linee, è stata in linea con le attese, almeno a leggere i dati di Assoporti, dove si evince che vanno bene gli scali dell’arco Tirrenico (in particolare Genova e Spezia, perde container invece Livorno) e quelli dell’arco Adriatico (cresce Trieste tra l’altro leader nella sostenibilità grazie alla movimentazione via ferrovia). Spostandosi verso Sud nota di merito per Civitavecchia anche grazie al traffico Ro-Ro (import-export dei veicoli Fca), male Gioia Tauro condizionato dagli scioperi contro il taglio del personale e male Taranto dove il megaporto container è quasi una landa desolata. Quindi movimentazione in linea con le attese ma, non è un mistero, che deve crescere. Allora l’avvento cinese non può che leggersi positivamente anche se non mancheranno le voci contrarie. Anzi già ci sono state. L’ultima solo pochi giorni fa, quando uno storico terminalista genovese, Luigi Negri, ha parlato di overcapacity (eccesso di capacità) dei porti liguri individuando nella costruenda piattaforma di Savona-Vado un’opera inutile, osservando che «il terminal non avrà successo». «Ai cinesi – aggiungeva – gliel’avevo anche spiegato. Basta pensare ai costi superiori rispetto a Genova». Il riferimento ai cinesi è spiegato dal fatto che il nuovo terminal savonese oggi è partecipato al 49% da Cosco Shipping Ports e Qingdao Ports, mentre la maggioranza è ancora nelle mani del gruppo Maersk. Come a dire, non tutti sono convinti dell’avvento di Pechino.

Avvenire – 17.05.2017

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Calo trimestrale del -2,0% del traffico nei container terminal del gruppo Eurokai

In Italia forte crescita a La Spezia (+18,0%) e Salerno (+9,8%). Attività stabile a Gioia Tauro (+1,0%). Flessione del traffico a Ravenna (-5,4%) e Cagliari (-15,3%)

Nei primi tre mesi di quest’anno i terminal portuali che fanno capo al gruppo tedesco Eurokai hanno movimentato un traffico dei container pari complessivamente a 3,6 milioni di teu, con una diminuzione del -2,0% rispetto al primo trimestre del 2016.

I soli terminal del gruppo nei porti tedeschi, che sono gestiti dalla Eurogate, la joint venture 50:50 tra Eurokai e la connazionale BLG, hanno movimentato 1,9 milioni di teu, con una decisa contrazione del -10,7% rispetto ad oltre 2,1 milioni di teu nei primi tre mesi dello scorso anno. Nel porto di Bremerhaven sono stati movimentati meno di 1,4 milioni di teu (-2,5%), nel porto di Amburgo 475mila teu (-23,5%) e nel porto di Wilhelmshaven 80mila teu (-39,2%).

In crescita, invece, il traffico containerizzato movimentato nei terminal del gruppo situati nei porti italiani che sono operati dalla Contship Italia, società partecipata al 66,6% da Eurokai e al 33,4% da Eurogate. Complessivamente sono stati movimentati oltre 1,2 milioni di teu, con un incremento del +2,6% rispetto ai primi tre mesi del 2016. Nel primo trimestre di quest’anno la Medcenter Container Terminal (MCT), che gestisce l’intero traffico containerizzato del porto di Gioia Tauro, ha movimentato 666mila teu (+1,0%). Nel porto della Spezia la filiale La Spezia Container Terminal (LSCT) ha movimentato 312mila teu (+18,0%) e nel porto di Cagliari la filiale Cagliari International Container Terminal (CICT) 148mila teu (-15,3%). Nel Salerno Container Terminal (SCT) del porto di Salerno sono stati movimentati 72mila teu (+9,8%) e nel porto di Ravenna la Terminal Container Ravenna (TCR) ha movimentato 45mila teu (-5,4%).

Gli altri terminal del gruppo hanno movimentato un traffico pari a 440mila teu, con un accentuato aumento del +40,9% sul primo trimestre del 2016 che è conseguenza sia dell’acquisizione nel corso del 2016 della gestione del porto cipriota di Limassol, dove nel primo trimestre del 2017 sono stati movimentati 64mila teu, sia della crescita del traffico negli altri terminal. In particolare, nel porto marocchino di Tanger Med sono stati movimentati 309mila teu (+20,2%), nel porto portoghese di Lisbona 47mila teu (+32,1%) e nel porto russo di Ust-Luga 20mila teu (+4,1%).

InforMare – 17.05.2017

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Nei primi tre mesi di quest’anno il traffico delle merci nel porto di Venezia è calato del -3,6%

16 Maggio 2017

Merci varie +3,2%. In calo le rinfuse liquide (-8,4%) e secche (-6,3%).

Nel primo trimestre di quest’anno il traffico delle merci nel porto di Venezia è diminuito del -3,6% essendo stato pari a 6,19 milioni di tonnellate rispetto a 6,43 milioni di tonnellate nei primi tre mesi del 2016. Le merci allo sbarco sono ammontate a 4,95 milioni di tonnellate (-2,9%) e quelle all’imbarco a 1,25 milioni di tonnellate (-6,5%).

Complessivamente il traffico delle merci varie è cresciuto del +3,2% a 2,34 milioni di tonnellate, di cui 1,38 milioni di tonnellate di merci in container (-2,7%) realizzate con una movimentazione di contenitori pari a 147.921 teu (-0,4%), 334mila tonnellate di carichi ro-ro (+33,9%) e 625mila tonnellate di altre merci varie (+4,7%).

Nel comparto delle rinfuse liquide il totale è stato di 2,04 milioni di tonnellate (-8,4%). I prodotti petroliferi raffinati sono stati 1,68 milioni di tonnellate (-9,6%). In calo anche i prodotti chimici liquidi con 324mila tonnellate (-1,2%) e le altre rinfuse liquide con 42mila tonnellate (-11,5%).

È diminuito complessivamente anche il traffico delle rinfuse solide che si è attestato a 1,81 milioni di tonnellate (-6,3%). Sono risultati in calo i traffici di carbone e lignite (705mila tonnellate, -1,9%), di prodotti metallurgici (365mila tonnellate, -28,4%), di mangimi, foraggi e semi oleosi (344mila tonnellate, -3,5%) e di minerali e materiali da costruzione (58mila tonnellate, -9,1%). In aumento, invece, i volumi di cereali (234mila tonnellate, +14,6%), di prodotti chimici (23mila tonnellate, +139,6%) e delle altre rinfuse secche (77mila tonnellate, +15,8%).

Nel settore delle crociere il traffico è stato di quasi 7mila passeggeri, con una flessione del -75,9% sul primo trimestre dello scorso anno.

Nei primi tre mesi del 2017 il porto veneziano è stato scalato da 648 navi (-2,8%) per complessive 11,4 milioni di tonnellate di stazza lorda (-3,0%).

InforMare.it – 16.05.2017

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Porti: D’Agostino, c’è svolta in approccio cinese a Italia

“La Nuova Via della Seta torna sugli scali della Penisola”

L’Italia è tornata a essere uno snodo vitale della Nuova Via della Seta cinese, attraverso i porti di Genova e Trieste, e il presidente di Assoporti, Zeno D’Agostino, sottolinea che “il Paese ha superato il momento in cui sembrava che dal punto di vista cinese l’Italia non contasse più”. “In quella che era l’ultima versione della Belt&Road Initiative sembrava che l’Italia venisse bypassata”, ricorda D’Agostino, che è anche presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale, commentando le dichiarazioni del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e l’impegno della Cina, riferito dal Presidente Xi Jingpin, di investire sui porti italiani, in particolare su Genova e Trieste. “Se in origine si parlava di Venezia come possibile snodo della Nuova Via della Seta – aggiunge D’Agostino – nelle versioni più recenti il braccio marittimo della Via cinese attraversava Suez e Gibilterra e arrivava in Europa da Nord, bypassando la nostra penisola. Una visione che, ovviamente, preoccupava l’Italia”. L’annuncio di oggi del presidente cinese Xi Jinping cambia radicalmente questo paradigma. “Torniamo a una prospettiva in cui l’ingresso marittimo della Via della Seta in Europa arriva da Sud. Da presidente di Assoporti questo mi rende felice”.

Bisognerà vedere come l’intento cinese si tradurrà in pratica. “Se pensiamo che i cinesi sono già presenti in capitale di investimento nel nuovo terminal container di Vado Ligure prosegue D’Agostino – mi viene da pensare che ora vada costruita la forma con cui investiranno a Trieste”. Questo risultato è “il frutto del lavoro fatto nell’ultimo anno – ricorda D’Agostino – Siamo stati in Cina con la missione tecnica che ha preceduto la visita a Pechino del presidente Sergio Mattarella. Assieme al governo abbiamo definito le priorità che riguardano il porto di Trieste, così come ha fatto anche Genova”.

Nella scelta dello scalo del Friuli Venezia Giulia da parte della Cina pesano diversi fattori. “I loro operatori stanno scoprendo le potenzialità del nostro porto. Conta molto il ruolo dei corridoi ferroviari che abbiamo creato in questi due anni, d’intesa con Governo e Regione. Le linee di treni per l’Europa orientale e centrale fanno di Trieste un ottimo luogo in cui investire”.

Il presidente del porto dell’Alto Adriatico riflette poi sui possibili fattori di competizione e cooperazione con il porto del Pireo. Lo scalo greco è infatti in mano cinese e Pechino lo considera un altro snodo vitale per la Belt&Road Initiative.

“Una cosa che abbiamo detto ai cinesi quando siamo andati in missione da loro è proprio questa: il Pireo non può essere la testa di ponte della Cina in Europa. Nel momento in cui si attracca a quel porto si è soltanto ai margini del nostro spazio continentale”. Un dato che difficilmente si può modificare con nuove infrastrutture: “Un collegamento ferroviario con l’Europa centrale non è semplice come i cinesi sembravano ipotizzare all’inizio”. Per cui la proposta italiana si basa su differenziazione e complementarietà: “È giusto che il Pireo sia una base per una serie di traffici. Ma per sfruttarlo appieno e per entrare in Europa serve un’altra testa di ponte cui anche il Pireo possa collegarsi via nave. E io la vedo a Trieste per l’Europa centro-orientale, come a Genova per l’Europa occidentale”.

Ansa/Mare – 16.05.2017

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Porti: Venezia a Giacarta rinforza rapporti asiatici

Nell’ambito dell’High Level Dialogue on Asean Italy Economic Relations

Il porto di Venezia è presente a Giacarta per attivare relazioni politico-economiche nell’ambito dell’High Level Dialogue on Asean Italy Economic Relations organizzato da Ambrosetti in collaborazione con l’Associazione Italia-Asean, presieduta dall’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta, e nel contesto della missione istituzionale ufficiale del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Il summit di due giorni, realizzato con il coinvolgimento attivo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dal Ministero dello Sviluppo Economico, dall’ICE e da Confindustria, vede la presenza di circa 200 leader politici ed economici Italiani e dell’Asean.

“Il Porto di Venezia ha istituito negli anni una relazione forte con i due pivot dell’area: Singapore e Vietnam” – ha dichiarato il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale Pino Musolino “Si tratta dei primi due partner commerciali dell’UE nel blocco Asean con i quali l’Europa ha firmato Trattati di Libero Scambio rispettivamente nel 2014 e nel 2015, trattati la cui attuazione passa anche per una relazione efficiente ed efficace tra Gateway portuali strategici tra le due aree e Venezia ha tutta l’intenzione di giocare questo ruolo – continua Musolino – Con Singapore giochiamo in casa: mi piace ricordare che, quando nel 1998 è scattata l’operazione di globalizzazione di PSA Corporation, proprio il Terminal Vecon di Venezia è stato uno dei primi Terminal Container ad essere acquisito in Europa, cogliendo immediatamente la posizione strategica del nostro porto rispetto all’interscambio commerciale tra centri manifatturieri europei e economie più dinamiche del Far East; rispetto al Vietnam, stiamo già dialogando con i cluster portuali più importanti del Paese, nell’ambito delle relazioni internazionali tessute dalla Regione del Veneto e alla luce dell’Action Plan per l’implementazione di una partnership strategica tra Italia e Vietnam nel 2017-2018, firmato a novembre scorso”.

Ansa/Mare – 16.05.2017

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Tunnel del Brennero, ok da Verona a Monaco

Tunnel del Brennero, ok da Verona a Monaco ieri incontro in provincia

Lo stato di avanzamento dei lavori è stato al centro della riunione della Commissione tecnica della Comunità di azione ferroviaria del Brennero, che si è riunita ieri pomeriggio presso il palazzo della Provincia autonoma di Trento sotto la presidenza dell’assessore alle infrastrutture Mauro Gilmozzi, accompagnato dal dirigente generale del Dipartimento Infrastrutture e mobilità Raffele De Col.

“Abbiamo registrato – ha detto l’assessore Gilmozzi – una grande sintonia tra i rappresentanti dei territori interessati dall’opera, da Verona a Monaco di Baviera; in particolare per quanto riguarda la volontà di attuare tutte le iniziative possibili per condividere con le comunità gli scenari e le opportunità che si aprono grazie a questa nuova infrastruttura che è destinata a cambiare le modalità di svolgimento del traffico”.

Alla riunione era presente anche Ezio Facchin, Commissario straordinario di Governo per le opere di accesso al Tunnel del Brennero, che ha evidenziato come la sfida oggi sia quella del trasferimento modale, da realizzare anche attraverso un’attenta analisi dei flussi e dell’evoluzione del traffico.

Per quanto riguarda lo stato di avanzamento del corridoio del Brennero si è fatto il punto sui lavori che riguardano gli accessi a nord, fino a Monaco, e a sud, da Fortezza a Verona, e per quanto riguarda la Galleria di Base del Brennero. “Siamo molto soddisfatti per come l’attività sta proseguendo”: ha aggiunto l’assessore Gilmozzi. Durante l’incontro si è parlato anche del progetto “BrennerLec”, che è finanziato dal programma LIFE 2014-2020 per l’ambiente e il clima della Commissione Europea e che si pone l’obiettivo di creare un “corridoio a emissioni ridotte” (LEC – Lower Emissions Corridor) lungo l’asse autostradale del Brennero, tra Bolzano e Rovereto. Capofila è la società A22.

La Provincia partecipa attraverso l’Agenzia provinciale della protezione dell’ambiente che si occuperà del monitoraggio ambientale, per misurare le concentrazioni in atmosfera dei principali inquinanti al fine di quantificare l’impatto delle misure adottate sulla qualità dell’aria.

Il Trentino – 16.05.2017

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A pieno ritmo prima stazione italiana «Lng» aperta a Padova

Sta già lavorando a pieno ritmo, a meno di un mese dall’inaugurazione, la prima stazione italiana mono-fuel di carburante Lng (o Gnl: gas naturale liquido) aperta all’Interporto di Padova dalla “Liquimet”, società del Gruppo “Gasfin”. La struttura è finalizzata al servizio del traffico pesante di un interporto situato in un centro urbano ad alto tasso di inquinamento per favorire la svolta “green” dei mezzi di trasporto, in conformità al “Dlgs” 257 del 16 Dicembre dello scorso anno che attua la direttiva del Consiglio del Parlamento europeo 2014/94/Ue del 22 Ottobre 2014 sulla realizzazione delle infrastrutture dei combustibili alternativi per una strategia europea di energia pulita per il trasporto.

La stazione Lng di Padova è la prima realizzazione del progetto “Gainn4Dep” quarta fase dell’iniziativa nazionale “Gainn_It”, per lo sviluppo del Lng in Italia negli scali marittimi e negli interporti della rete Ten-T: un progetto del valore complessivo di 1,2 miliardi di euro.

Obiettivo dell’iniziativa, lanciata dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti nell’Aprile del 2014, è indirizzato a concepire, definire, prototipizzare, sperimentare, convalidare e implementare, nella cornice di tempo dal 2014 al 2023, la rete italiana delle infrastrutture del Lng per il trasporto marittimo e terrestre. Ogni scalo/interporto e centro intermodale strategico della rete “Gainn_It”includerà, al più tardi nel 2030, almeno uno dei seguenti quattro componenti: 1) Sistema di ricezione del Lng ed ausiliari collegati; 2) Stoccaggio del Lng e sistemi di distribuzione locale e ausiliare connessi; 3) Sistema di bunkeraggio Lng per navi e ausiliari connessi; 4) Sistema di rifornimento per veicoli Lng (autotrasporti) e relativi accessori correlati.

Per lo sviluppo della rete di rifornimento del Lng ad uso autotrazione, la Direttiva europea prescrive agli Stati membri di assicurare che entro il 31 Dicembre del 2025, sia realizzato un numero adeguato di punti di riferimento del Lng nei nodi intermodali interni e costieri e lungo i nove corridoi “core” che costituiscono l’asse portante della Trans European Network-Transport (Ten-T).

Il gas naturale è indicato dall’Unione europea e dal Governo italiano come combustibile preferenziale per il trasporto pesante perché non è tossico e non contiene zolfo; la combustione del metano “non puzza”, non produce polveri sottili né altri derivati cancerogeni, produce bassi contenuti di ossidi di azoto e di anidride carbonica: per questi motivi può essere ritenuto la chiave per la crescita sostenibile globale nel XXI secolo.

Inoltre, il metano è una fonte inesauribile di energia disponibile. Le quantità di bio-metano che si sviluppano naturalmente nell’atmosfera e che sono recuperabili dagli scarti di lavorazione della zootecnica, dell’agricoltura e delle estensioni forestali, oltre che dai rifiuti urbani, sono sempre crescenti e possono consentire di renderci energeticamente sufficienti e non dipendenti dalle importazioni. La produzione di bio-Lng (bio metano liquido) è necessaria e fattibile: 10% di quota rinnovabile nei trasporti entro il 2020 è l’obiettivo della Direttiva 2009/28/CE e 85% di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera entro il 2050 è l’obiettivo della Energy Roadmap 2050 della Commissione europea.

Il Messaggero Marittimo – 16.05.2017

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Il parlamento Ue chiede la piena armonizzazione delle dogane

La relatrice 5S Beghin, procedure omogenee, difesa Made in Italy

Il Parlamento Ue ha approvato oggi il rapporto sul funzionamento delle dogane firmato dall’eurodeputata 5Stelle Tiziana Beghin. Il testo invita la Commissione Ue a “collaborare” con gli Stati membri “per garantire un’attuazione coordinata, uniforme ed efficiente del nuovo sistema istituito dal codice doganale Ue”. Al riguardo viene sottolineata “l’importanza di completare l’armonizzazione dei controlli in tutti i punti di ingresso nell’unione doganale” e di sviluppare “una maggiore collaborazione con il settore privato per identificare gli operatori fraudolenti”. “Esistono porti europei”, ha scritto la relatrice in una nota, “dove i controlli doganali sono rigorosi e attenti e altri dove lo sono meno. Questa situazione crea una concorrenza scorretta tra spedizionieri, amministrazioni portuali e Stati”. Beghin sottolinea inoltre l’importanza di questo rapporto nell’omogeneizzare “procedure e controlli”, creando “una competizione sana tra porti e aeroporti nei diversi Stati membri”, e il suo ruolo nella lotta alla “contraffazione” e nella difesa “dell’eccellenza del Made in Italy dagli attacchi della concorrenza sleale”. Infine la relatrice ha voluto ricordare il contributo dato “dai cittadini” e dagli “operatori del settore”, ascoltati “durante il tour #RapportoDogane organizzato nei porti di Genova, Trieste, Taranto, Gioia Tauro e Palermo”.

Ansa/Mare – 16.05.2017

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Atlantia lancia l’offerta sul 100% di Abertis a 16,5 euro

15 Maggio 2017

Il nuovo gruppo sarà il principale operatore di autostrade nel mondo con un Ebitda di 6,6 miliardi di euro e investimenti per 2,4 miliardi (dati 2016, pro forma). L’integrale finanziamento dell’operazione è stato già assicurato da un pool di primarie banche

di Elenorova Vallin

Dopo poche settimane di trattative e in perfetta tempistica sulle attese, Atlantia ha annunciato stamani (lunedì 15 maggio) a mercati chiusi la decisione di promuovere un’offerta pubblica di acquisto e scambio volontaria (opas) sulla totalità delle azioni di Abertis Infraestructuras, società quotata alla Borsa spagnola. Ovvero: sul 100%.

Il commento. «In queste settimane abbiamo lavorato alla messa a punto di un’offerta che confidiamo possa essere considerata friendly ed attrattiva per gli azionisti, gli stakeholders ed il management di entrambe le società. Pensiamo di esserci riusciti». Così l’amministratore delegato di Autostrade, Giovanni Castellucci. «In caso di successo – prosegue – il gruppo risultante manterrà una fortissima generazione di cassa e capacità di investimento che, abbinata ad una presenza geografica globale unica, ne farà un partner in grado di rispondere ancor meglio alle esigenze delle istituzioni e dei clienti nei Paesi di presenza. Dall’operazione risulterà il leader mondiale nelle infrastrutture di trasporto. Sono sicuro – conclude Castellucci – che le grandi opportunità che potranno aprirsi saranno sfruttate al meglio dal gruppo manageriale, coeso e di successo, che risulterà dalla combinazione delle competenze uniche di Abertis e di Atlantia».

La risposta spagnola. “Abertis ha appreso stamani i termini e le condizioni dell’offerta volontaria di Atlantia. Il board non commenterà la questione finché non vi sarà l’obbligo o il mandato legale di farlo e continuerà ad operare nel suo business as usual” spiega una scarna nota della società quotata a Madrid.

La struttura dell’operazione. L’offerta contempla un corrispettivo interamente in denaro pari a 16,5 euro per azione, ferma restando la possibilità per gli azionisti della società iberica di optare, in tutto o in parte, per una «Parziale Alternativa in Azioni». Quest’ultima prevede la possibilità per gli azionisti Abertis di preferire, in tutto o in parte, un corrispettivo in azioni Atlantia di nuova emissione aventi caratteristiche speciali sulla base di un rapporto di scambio di 0,697 azioni Atlantia per ogni azione Abertis, determinato sulla base di un valore per azione di Atlantia assunto pari a 24,20 euro. Il controvalore dell’operazione ammonta a 16.341 milioni per il 100% del capitale di Abertis.

Il pagamento del corrispettivo in Azioni Speciali Atlantia è soggetto ad una soglia massima di accettazione pari a 230 milioni di azioni Abertis (pari a circa il 23,2% del totale delle azioni oggetto dell’offerta), eventualmente superata la quale sarà effettuato un riparto pro-rata del corrispettivo in azioni, con versamento della rimanente quota in denaro. Le Azioni Speciali Atlantia offerte in scambio avranno i medesimi diritti economici e amministrativi delle azioni esistenti, ma non saranno quotate e saranno soggette al vincolo di intrasferibilità fino al 15 febbraio 2019, termine allo scadere del quale saranno convertite automaticamente in azioni ordinarie, sulla base di un rapporto di 1:1. Inoltre avranno un diritto di nominare fino a tre amministratori, per cui il Cda di Atlantia passerà da 15 ad un massimo di 18 componenti.

Le condizioni. L’efficacia dell’offerta è subordinata al raggiungimento di alcune condizioni sospensive, tra cui una percentuale minima di adesione (almeno il 50%+1 azione della totalità delle azioni Abertis oggetto dell’Offerta) e una quantità minima di adesione alla Parziale Alternativa in Azioni (non inferiore a 100 milioni di azioni Abertis, il 10,1% circa della totalità delle azioni oggetto dell’offerta).

Inoltre è necessaria l’approvazione dell’operazione da parte della Comision Nacional del Mercado de Valores, della Consob, delle Autorità antitrust e delle altre Autorità amministrative al cambio di controllo, oltre all’approvazione da parte dell’Assembla straordinaria di Atlantia dell’aumento di capitale a servizio dell’emissione delle Azioni Speciali e di talune modifiche statutarie connesse all’Operazione.

I numeri del nuovo gruppo. L’Offerta non è finalizzata al delisting di Abertis ma ha l’obiettivo di creare il leader mondiale nella gestione delle infrastrutture di trasporto con un portafoglio di asset diversificato in 19 paesi con 14.095 km di autostrade e 60 milioni di passeggeri negli aeroporti di Roma e Nizza. Il nuovo gruppo sarà il principale operatore di autostrade nel mondo con un Ebitda di 6,6 miliardi di euro e investimenti per 2,4 miliardi (dati 2016, pro forma). L’integrale finanziamento dell’operazione è stato già assicurato da un pool di primarie banche e istituzioni finanziarie.

Sul fronte Venezia: “Atlantia potrebbe considerare l’uscita dall’azionariato di Save, il gruppo per gestione del sistema aeroportuale di Venezia e Treviso, in cui ha circa il 21%”. È quanto emerso dalla conference call dell’ad Giovanni Castellucci.

La Tribuna di Treviso/Nord Est Economia – 15.05.2017

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