Porti: a Ravenna +5% movimentazione merci nel 2016

12 Febbraio 2017

In calo i container, bene merci secche e rinfuse liquide

Cresce del 5% la movimentazione di merci nel porto di Ravenna, che nel 2016 è arrivata a 25.962.764 tonnellate. Lo comunica l’Autorità portuale in una nota che riepiloga le cifre dello scorso anno. Gli sbarchi sono aumentati del 4,9% rispetto al 2015, gli imbarchi del 5,2%. In crescita (+6,5%) anche il numero delle navi.

Le merci secche hanno fatto segnare un aumento del 4,9%, le rinfuse liquide del 2,6%, quelle in container dell’1,3% e quelle su rotabili del 17,9%. Segno più anche per i materiali da costruzione, in particolare le materie prime per l’industria ceramica, che crescono dell’8,6% rispetto all’anno precedente. Per i prodotti metallurgici, l’incremento è del 3,4 per cento. Calano invece i container: il risultato è stato di 234.511 TEUs, 10.302 in meno rispetto al 2015 (-4,2%), un saldo determinato dal -18,3% nei container vuoti, mentre quelli pieni crescono dell’1,7 per cento. Un segnale positivo arriva invece dal traffico ferroviario: 22.174 i TEUs movimentati su rotaia, contro i 19.966 del 2015 (+11,1%).

“Nonostante le indubbie difficoltà dei mercati nazionali ed esteri, in quasi tutti i settori merceologici, il traffico del porto di Ravenna tiene, grazie al lavoro e all’impegno quotidiano di tutti gli operatori – commenta il presidente dell’Autorità portuale, Daniele Rossi – L’Autorità portuale dovrà continuare a dare, con ancora maggiore vigore, risposta alle esigenze di questo porto, sia come miglioramenti infrastrutturali, sia come sempre maggiore efficienza dei servizi portuali”. Rossi fa sapere che manca poco alla consegna dei lavori per la rimozione del dosso in avamporto, “importante intervento che consentirà di ripristinare migliori condizioni di navigabilità”. Quanto al dato negativo dei container, secondo il presidente di Ap serve “una riflessione sulle ragioni strutturali e commerciali che lo hanno determinato ed è uno stimolo forte a velocizzare, per quanto possibile, gli investimenti in corso e in programma, sia sul fronte degli escavi e delle strutture logistiche, che sul fronte dell’innovazione tecnologica e dell’efficientamento dei servizi portuali”. Rossi commenta anche il dato relativo alle crociere (+14% di passeggeri sbarcati a Ravenna): “Pur essendo il dato incoraggiante, e sostenuto dalle previsioni per il 2017 che si attestano su un ulteriore incremento, non ha ancora raggiunto livelli adeguati alla potenzialità infrastrutturale di cui il porto dispone. Nei prossimi mesi si metterà a punto un programma condiviso di azioni per promuovere il nostro scalo e l’intero territorio”.

Ansa/Mare – 12.02.2017

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Porti: Tmt Trieste chiude 2016 con 450 mila teu (+1,26%)

Crescita record per treni, +26,5% volumi trasportati

Trieste Marine Terminal chiude il 2016 con 449.481 teu (+1,26% rispetto al 2015) e 291.386 container (+4,7%) movimentati. I servizi ferroviari sono inoltre cresciuti 26,5% per volumi trasportati.

Dopo alcuni anni nei quali il flusso di merci in export è stato leggermente superiore all’import – informa il terminalista del Porto di Trieste – i dati del 2016 hanno mostrato un forte incremento di quest’ultimo, che supera le esportazioni. Il traffico di container pieni, inoltre, è cresciuto in totale dell’8,9% nel corso dell’anno.

Il Molo VII (terminal container dello scalo) sta seguendo il trend dell’intero Porto di Trieste, che nel 2016 è stato il primo in Italia per numero di treni operati. Per quanto relativo a Tmt, particolarmente evidente è stata la crescita nei servizi ferroviari dedicati all’Europa centrale e orientale: i volumi sui treni per Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Germania e Ungheria sono aumentati complessivamente del 60%.

I treni per Budapest e per Monaco sono quattro a settimana, con tendenza ad ulteriori aumenti nel 2017. Due invece i treni settimanali per Salisburgo, mercato che, con un +8%, ha registrato una buona performance rispetto al 2015 anche grazie a questo servizio. Importante anche la nuova destinazione Ostrava (Repubblica Ceca), che conta su due coppie di treni alla settimana. Il progetto, sviluppato da Msc con Metrans, era partito nei mesi precedenti dalla destinazione di Dunajska Streda (attualmente collegata con 3 treni settimanali), nella Repubblica Slovacca.

Il piano di investimenti di Tmt è proseguito con la consegna della prima gru Sts dopo l’upgrade (la capacità è ora a 21 file di container su 8 tiri dal ponte) e l’inizio del revamping per la seconda gru, che sarà consegnata nel mese di marzo. Con questi investimenti, il Porto di Trieste è pronto ad operare le navi di nuova generazione fino a 16.000 teus, unico terminal dell’Adriatico in grado di gestire questa tipologia di navi.

Ansa/Mare – 12.02.2017

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Accordo per la Tav: Ponti può sorridere

Accordo per la Tav: Ponti può sorridere Quattordici mesi di trattativa, 20 incontri: alla fine le ferrovie accettano di ridurre l’impatto. Ora si attende l’ok del Cipe.

di Francesco Romani

È divenuta esecutiva la delibera con la quale le ferrovie hanno accettato le proposte migliorative dei Comuni di Ponti e di Peschiera (Vr), interessati inizialmente dalla presenza di due cantieri (uno operativo ed uno logistico) che avrebbero intasato e sconvolto la viabilità locale. Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) con la propria società ingegneristica Italferr ed il Consorzio incaricato della costruzione Cepav2 a 14 mesi dall’avvio della trattativa e dopo una ventina di incontri, si sono impegnate ad un consistente alleggerimento della situazione cantieristica, fornendo garanzie per l’accesso sia a forte Ardietti che al Santuario del Frassino, nonché alla costruzione della rotatoria sulla provinciale dei Colli. Il tutto è stato spedito al Ministero delle Infrastrutture ed alla Regione Lombardia per il successivo inoltro al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), l’organismo che sbloccherà i finanziamenti necessari alla “grande opera”. Oggi, infatti, dei 3,9 miliardi necessari per costruire il doppio binario ferroviario ad alta velocità fra Brescia e Verona (70 milioni a chilometro), ne sono stati stanziati 2,3. Cifra sufficiente a far partire solo il primo e secondo lotto. I primi cantieri previsti entro l’anno sono la costruzione del tunnel sotto Lonato a nord di Castiglione (7,3 chilometri, due terzi del traforo del Bianco) e quello di Peschiera-Ponti sul Mincio (2,5 chilometri totali). Nell’intesa sottoscritta congiuntamente anche da Peschiera, le ferrovie accettano una serie di miglioramenti richiesti dai Comuni. In particolare, rinunciando al cantiere operativo (38mila metri quadri) e limitandosi solo a quello logistico (50mila metri quadri a sud del Santuario del Frassino) dal quale i camion si sposteranno verso i tunnel in costruzione e successivamente i binari. Il cantiere sarà collegato alla Provinciale dei Colli attraverso una pista provvisoria che sarà ceduta come viabilità a fine lavori ed una rotatoria, chiesta da Ponti, per snellire la stretta viabilità nella frazione di Dolci. Gli ammaloramenti della viabilità pubblica saranno sanati dalle ferrovie. L’ingresso al santuario del Frassino avverrà attraverso una via a senso unico (via Pignolini) con uscita da via dei Frati. Prima dei lavori sarà eseguito il consolidamento statico del santuario. Come opera di compensazione, saranno poi restaurati gli affreschi della facciata. Per quanto riguarda il laghetto, per evitare l'”effetto diga” si utilizzeranno materiali drenanti nella copertura del tunnel. Durante la fase di costruzione del nuovo viadotto ferroviario sul Mincio, sarà mantenuta attiva la ciclabile Peschiera-Mantova. Bocciata invece la proposta di un ponte ciclopedonale sul fiume. Infine le ferrovie hanno accettato, su proposta di Ponti, di realizzare non solo la rotatoria all’incrocio fra la provinciale dei Colli (sp 19) e le vie Dolci e Valscarpina, ma anche la costruzione di marciapiedi nell’attraversamento dell’abitato della località Ferrares-Zecchinetti. Una richiesta accolta poiché proprio la strada dei Colli sarà interessata dai mezzi di cantiere. E la durata complessiva delle opere è di oltre sette anni.

Gazzetta di Mantova – 12.02.2017

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Aeroporto Catullo, la commissione Via da l’ok all’ampliamento

11 Febbraio 2017

di Massimo Rossignati

Via libera al megaprogetto dal 133,6 milioni che da qui al 2030 cambierà faccia all’aeroporto Valerio Catullo di Verona. È stato, infatti, approvato ieri dalla Commissione di valutazione ambientale del ministero dell’Ambiente il master plan presentato a gennaio 2016 dalla società Aeroporti del Garda, approvato nel febbraio successivo dall’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) e che, dopo una prima verifica da parte del ministero che ha chiesto delle integrazioni tra ottobre e novembre scorso, è tornato ieri a Roma con primo valutatore l’architetto veneto Bortolo Mainardi, già parlamentare ed assessore regionale.
«Il master plan dell’aeroporto Catullo ha ottenuto l’ok della commissione Via – ha detto ieri l’architetto Mainardi all’uscita dalla commissione -. Si tratta di un piano di investimenti importante da circa 134 milioni di euro che prevede l’ammodernamento e l’ampliamento dell’aerostazione passeggeri, una nuova caserma per i vigili del fuoco, una nuova torre di controllo, un parcheggio multipiano, la ridefinizione della viabilità d’accesso allo scalo con una nuova rotatoria ed una serie di opere compensative».
«È una bellissima notizia per lo sviluppo dell’aeroporto e che conferma ancora una volta quanto di buono si sta facendo e come l’entrata di Save nella compagine sociale sia stata importante – sottolinea il presidente dello scalo veronese Paolo Arena – Abbiamo già avviato la progettazione definitiva ed entro luglio, a questo punto, puntiamo ad andare in gara per i primi lavori che interesseranno l’aerostazione». L’obiettivo del Catullo è quello di passare dagli attuali 3 milioni di passeggeri a 5,5 milioni.
La commissione ha chiesto all’Enac ed alla società del Catullo (oggi controllato con il 40% del capitale dalla veneziana Save che gestisce anche gli scali di Venezia e Treviso) alcune prescrizioni: o un accordo con i Comuni di Verona e Villafranca per un piano di interventi di mitigazione ambientale e sicurezza idraulica; un’ulteriore campagna di controlli sulle emissioni inquinanti e la definizione di una caratterizzazione acustica del territorio.

Il Gazzettino/Nord Est – 11.02.2017

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Aperta la nuova bretella per l’Interporto di Cervignano

Inaugurato il nuovo collegamento che agevolerà il collegamento con il casello autostradale di Palmanova. E’ lungo 800 metri e rappresenta la seconda via d’accesso per l’Interporto. Serracchiani: “L’obiettivo è fare di Cervignano il retroporto dello scalo giuliano”

La bretella di collegamento tra la tangenziale ovest e l’interporto di Cervignano è un’opera che attendevamo da tempo e che completa il suo percorso di rafforzamento logistico, inserito nel più generale obiettivo di integrazione tra gli interporti e i principali scali di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro. Nostro obiettivo è realizzare una vera e propria piattaforma logistica intermodale mettendo in collegamento e potenziando tutte le strutture già presenti, sfruttando al meglio i punti di forza del Friuli Venezia Giulia”.

Lo ha sottolineato la presidente della Regione, Debora Serracchiani, tagliando oggi il nastro della nuova bretella di collegamento con la variante alla strada regionale 352 (tratto Strassoldo – Cervignano). Il tratto viario di 800 metri di lunghezza è il secondo accesso all’interporto e agevola il collegamento con il casello autostradale di Palmanova, consentendo anche ai mezzi pesanti di non attraversare aree più urbanizzate. Serracchiani ha osservato come l’interporto di Cervignano sia nato anni fa con un investimento importante e ambizioso, ma “in un contesto complicato”, coincidente con la riduzione dell’investimento da parte di Rfi sugli scali merci e dalla contrazione dei traffici causata dal picco della crisi economica. “In questi anni abbiamo lavorato per rafforzarne le potenzialità e creare soprattutto un collegamento con Trieste: l’obiettivo è di fare di Cervignano il retroporto dello scalo giuliano, che si è confermato nel 2016 primo porto ferroviario italiano, con un incremento che tocca quasi il trenta per cento”.

Ringraziando l’amministrazione regionale per gli investimenti costanti per il futuro della struttura, oltre che per l’interlocuzione sempre attiva con FS, il presidente della spa Fulvio Tomasin, ha reso noto che proprio la prossima settimana i vertici dell’interporto incontreranno a Roma dirigenti di FS per ottenere lo sblocco di alcune operatività che serviranno al rafforzamento della collaborazione con il porto di Trieste. La bretella, finanziata al 50 per cento dalla Regione e per la restante metà dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è costata circa 3 milioni di euro. La realizzazione dell’opera, a cura dell’impresa Cabrini, si è conclusa in conformità e con i  costi previsti dal progetto. All’inaugurazione sono intervenuti il sindaco di Cervignano Gianluigi Savino, il vicepresidente della Provincia di Udine Franco Mattiussi, presenti anche il vicepresidente del Consiglio regionale Paride Cargnelutti, il consigliere Pietro Paviotti, i sindaci di Palmanova, Aquileia, Terzo d’Aquileia, Torviscosa, Muzzana, Carlino, Farra e Ruda, il presidente dell’interporto di Trieste Giacomo Borruso, quello di Pordenone Centro Ingrosso Giuseppe Bortolussi e l’amministratore unico dell’Autoporto di Gorizia Sdag Giampaolo Ristits.

Udine Today – 11.02.2017

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Veneto Strade in rosso stop ai lavori a Belluno. 90 in cassa integrazione

8 Febbraio 2017

La presidente della Provincia: «Non riusciamo a pagare»

Dal 1° marzo nel Bellunese stop alla manutenzione di 705 chilometri e ingresso di 90 dipendenti in cassa integrazione. È la decisione presa ieri dal Consiglio di amministrazione di Veneto Strade, mentre un centinaio di lavoratori protestavano fuori dalla sede, annunciando ulteriori forme di mobilitazione da qui al 24 febbraio. Quel giorno si riunirà infatti l’assemblea dei soci della Spa, partecipata al 30% dalla Regione, al 50% dalle Province e al 20% dalle concessionarie autostradali, per approvare una perizia sul valore delle quote: l’obiettivo di Palazzo Balbi è infatti di rilevare l’intero pacchetto azionario, anche in vista di un’aggregazione con Cav, ma nel frattempo dovrà essere affrontato il nodo dei tagli agli enti di area vasta.
L’emergenza scoppiata in montagna è infatti la spia di una problematica che investe l’intero territorio regionale. A causa delle progressive riduzioni di risorse a danno delle Province, arrivate all’apice con la riforma Delrio, fra 2010 e 2016 i loro trasferimenti a Veneto Strade per la gestione della rete stradale sono calati mediamente del 67%. Gradualmente le convenzioni sono scadute a Verona, Padova, Rovigo, Treviso e Venezia, che ora si occupano in proprio della manutenzione viaria, con tutti i limiti della carenza di risorse; Vicenza ha chiesto una risoluzione anticipata rispetto alla scadenza del 31 dicembre 2017; e Belluno, appunto, non è più riuscita a pagare le proprie spettanze. Per questo il Cda ha deliberato l’ avvio della procedura di crisi a partire dal prossimo mese, «salvo che entro tale data non intervengano fatti nuovi, come ad esempio la garanzia da parte della stessa Provincia di erogare a Veneto Strade, nel corso del 2017, 9 milioni di euro per le strade provinciali ex Anas e 6 milioni di euro per le strade provinciali cosiddette “storiche”». Chiosa dell’amministratore delegato Silvano Vernizzi: «So di correre il rischio di finire indagato per interruzione di pubblico servizio, visto fra l’altro che ha cominciato a nevicare, ma non posso pensare di far lavorare la gente senza pagarla».
Daniela Larese Filon, presidente della Provincia di Belluno, si dice «spiazzata» dall’annuncio della Cigs: «In questo momento non siamo nelle condizioni di pagare. Capiamo la posizione di Veneto Strade e siamo in attesa di una risposta dal governo, a cui facciamo presente che ormai siamo agli sgoccioli». Gianluca Forcolin, assessore regionale agli Enti Locali, l’ha incontrata ieri: «Le ho consigliato di andare a Roma armata di determinazione. Devono capire che non si possono dare competenze senza risorse». Ma questo è un ragionamento che la sua collega Elisa De Berti, titolare delle Infrastrutture, proporrà anche alle Province:«Padova, Venezia e la stessa Belluno non ci sentono, ma non possono pensare che la Regione continui a farsi carico del loro peso da socio di minoranza. Intendiamo salire almeno al 70% del controllo, con l’obiettivo di arrivare al 100%, per occuparci a pieno titolo delle strade regionali. Altrimenti saremo noi a uscire dalla società». La questione approderà in giunta. «Trattandosi di una partecipata, a maggior ragione vogliamo vedere i piani connessi alla richiesta di ammortizzatore sociale», spiega Elena Donazzan, assessore al Lavoro.
Nel frattempo Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti annunciano un pacchetto di scioperi e un vertice con i sindaci e i parlamentari sabato a Sedico: «Non è giusto che siano i lavoratori a pagare il conto di una crisi annunciata da cinque anni».

Corriere del Veneto – 08.02.2017

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Abertis aumenta la propria quota in A4 Holding

Gli spagnoli, con questa operazione che avviene con l’aquisto di azioni detenute dal Gruppo Gavio e dal Gruppo Mantovani, arriveranno quasi al 60% della società che gestisce le autostrade A4 Brescia-Padova e A31

Abertis ha raggiunto un accordo per incrementare la propria quota di partecipazione in A4 Holding, attraverso l’acquisto delle azioni detenute dal Gruppo Gavio (8,37%) e dal Gruppo Mantovani (0,16%). Attraverso questa operazione, Abertis deterrà quasi il 60% (59,93%) di A4 Holding, società che gestisce le autostrade A4 Brescia-Padova e A31. L’acquisizione implica l’esborso di 47,5 milioni di Euro, con uno sconto del 10% rispetto al prezzo pagato da Abertis per l’acquisto del 51,4% di A4 Holding lo scorso settembre.

L’operazione permetterà una maggiore semplificazione della gestione di A4 Holding, attività particolarmente attrattiva per la compagnia. Sul fronte finanziario, l’operazione avrà un impatto positivo sull’utile netto di Abertis, in virtù della riduzione degli interessi di competenza dei soci di minoranza. Inoltre si otterrà come risultato un maggior apporto dal flusso di dividendi provenienti dall’Italia.

Descrizione delle attività: A4 Holding gestisce attualmente un tratto di 235 chilometri di autostrade nella Regione Veneto, zona tra le più ricche d’Italia per PIL pro capite nonché strategica per la posizione geografica che collega il nord industriale d’Italia con il centro economico d’Europa. Tra le principali attività del portafoglio di A4 Holding spicca l’autostrada A4, nota come “La Serenissima”, che collega le città di Brescia e di Padova attraverso un percorso di 146 km. Con tre corsie per senso di marcia, la Brescia-Padova è la terza autostrada per volume di traffico in Italia. L’autostrada A31 (Autostrada della Valdastico) si estende per una lunghezza di 89 chilometri e collega Piovene Rocchette con Badia Polesine. Il contratto di concessione di entrambe le autostrade – A4 e A31 – è attualmente valido fino al 31 dicembre 2026.

Messaggero Veneto/Nord Est Economia – 08.02.2017

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«Alta velocità e Interporto. Da Fs sostegno strategico»

6 Febbraio 2017

«Alta velocità e Interporto Da Fs sostegno strategico» Le associazioni di categoria promuovono i progetti di Mazzoncini (Ferrovie) Non c’è la nuova stazione sopraelevata: «Ma le vere priorità oggi sono altre»

di Elvira Scigliano

Le associazioni di categoria promuovono a pieni voti le priorità d’investimento annunciate per Padova da Renato Mazzoncini, amministratore delegato del Gruppo Fs Italiane. A cominciare dal potenziamento dell’Interporto con nuovi binari (dove allestire treni lunghi 750 metri) e dalla nuova bretella con la stazione centrale, con un sottopasso della viabilità urbana, superando il passaggio a livello in via Friburgo. «Condivido pienamente il collegamento con l’Interporto – conferma Patrizio Bertin, numero uno di Ascom – Non siamo smart se non abbiamo queste infrastrutture. Dobbiamo essere una città che offre servizi veloci alle sue imprese». «Il collegamento con l’area industriale – aggiunge Nicola Rossi, presidente Confesercenti – è fondamentale per un Interporto funzionale. La direzione è giusta ma che non si limiti alla zona sud, è importante anche quella ad ovest». Infine Roberto Boschetto dell’Upa: «Potenziare l’Interporto con le infrastrutture è l’unico modo per consentirgli di conservare un ruolo decisivo per la città». Ma i leader dei piccoli imprenditori, degli artigiani e del mondo del commercio plaudono anche alle rassicurazioni di Mazzoncini sull’alta velocità: l’asse VeronaPadova con nuove tecnologie, un tracciato con curve rettificate e un definitivo addio ai passaggi a livello. Idem per la tratta Padova-Bologna. Parliamo di tecnologie per 160 milioni di euro che dovrebbero essere pronte per il 2019. «È qui che si gioca la vera partita – scandisce Bertin – Abbiamo bisogno urgente dell’alta velocità verso le città più importanti, come Bologna e Milano e ne abbiamo bisogno al più presto». «Quello che conta non è il come – è dello stesso avviso Rossi – Non tocca a noi indicare la via perché non siamo dei tecnici. L’importante è non rimanere fuori da questa partita, altrimenti siamo finiti. Siamo una città d’arte, universitaria, d’innovazione, che punta sul Centro congressi, eppure nulla di tutto questo ha pienamente senso senza collegamenti efficienti in rapporto ai nostri tempi. Dobbiamo essere all’altezza delle capitali europee e le infrastrutture sono la base di questo processo». L’alta velocità fa la differenza per tutti i segmenti del mondo produttivo padovano: «Senza siamo tagliati fuori dal progresso – taglia corto Boschetto – ne va del ruolo stesso della città». Bertin non nasconde la soddisfazione anche per l’annunciato collegamento ferroviario con l’aeroporto di Tessera: «Altrimenti la città continuerebbe a camminare con le gambe di una formica». Mentre a nessuno sembra importare un granché della frenata di Mazzoncini su una nuova stazione a ponte sopraelevato, sul modello di Tiburtina. Per l’ad delle Fs gli spazi padovani sono sufficienti. E anche per Patrizio Bertin: «Va benissimo la stazione che abbiamo. Il ponte l’ho visto da subito troppo futurista». «A noi servono investimenti immediati – gli fa eco Rossi – dalle ricadute repentine, non progetti lontani decenni». L’idea piaceva invece a Boschetto: «Ma non era una priorità. Mazzoncini avrà fatto due conti: tutti sappiamo sognare, ma i piccoli imprenditori sanno prima di tutto fare».

Il Mattino di Padova – 06.02.2017

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La Tav a Ovest incassa il “sì” ambientale

La commissione Via ha espresso «parere positivo» con alcune prescrizioni. Mazzoncini, Ad del gruppo Ferrovie, dà i tempi:«In 7 anni linea fino a Venezia».

di Marco Scorzato

La Tav avanza, anche nell’Ovest Vicentino. Anzi, il progetto per la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità-alta capacità nel tratto Verona-Vicenza sta registrando i passi più spediti proprio nel primo lotto, quello tra il capoluogo scaligero e il cosiddetto “bivio Vicenza”, cioè nel tratto che, dal territorio veronese, fa il suo ingresso in quello vicentino a Montebello e si ferma a Ponte Alto. Il progetto definitivo relativo a quel tratto ha incassato il semaforo verde della commissione Via per la valutazione dell’impatto ambientale: un «parere positivo» condizionato all’«ottemperanza» di una serie di «prescrizioni». La procedura Via è conclusa e i documenti sono già al Ministero delle Infrastrutture. Con l’approvazione della Conferenza dei Servizi, il progetto andrà poi al Cipe per il via libera finale.

I TRE SUB-LOTTI. Sono giorni caldi sul fronte Tav. A metà della scorsa settimana è arrivata l’attesa firma del ministro Graziano Delrio sull’addendum al protocollo d’intesa per l’attraversamento di Vicenza città: un passaggio che consente di far scattare ufficialmente la progettazione preliminare, in capo a Rfi e Italferr, chiamate a consegnarla al più tardi ad agosto di quest’anno. La risoluzione del nodo cittadino, vexata quaestio del progetto Tav sulla Milano-Venezia, ha richiesto tempi più lunghi, ragion per cui fu ricontrattata con Rfi e con il Ministero una suddivisione del tratto provinciale in tre sub-lotti: il primo di questi, Montebello-bivio Vicenza, ha potuto quindi marciare con la sua tabella di marcia, senza intoppi, fino a incassare il «sì» ambientale.

LA COMMISSIONE VIA. Il documento della Via, 150 pagine più gli allegati, si conclude con il «parere positivo» con alcune prescrizioni. Il tratto in questione va da Verona alle porte di Vicenza: nel territorio provinciale si tratta di 19 chilometri di linea nei Comuni di Montebello, Brendola, Montecchio Maggiore e Altavilla. Tra le opere connesse ci sono la nuova viabilità legata alla stazione di Montebello, la nuova tangenziale est di Montecchio, la viabilità di accesso alla futura stazione castellana e l’adeguamento della provinciale del Melaro, ad Altavilla. Ricade nel territorio vicentino, tra l’altro, una delle tre cave per l’estrazione del materiale da costruzione, la cava La Gualda di Montecchio. Ora la commissione Via ha formulato una serie di prescrizioni per il progetto esecutivo. Tra le indicazioni, si sollecita l’istituzione di «un tavolo tecnico, coordinato dalla commissione tecnica Via/Vas, di concerto con il ministero della Cultura, il ministero delle Infrastrutture, la Regione, gli enti locali e gli enti gestori delle aree vincolate ai sensi della direttiva Habitat che operi con lo scopo di definire il Piano delle compensazioni e mitigazioni ambientali», affrontando gli impatti sulla flora e sulla fauna, compreso l’aspetto «agro-eco-alimentare». Poiché «è molto sentita la problematica relativa all’interferenza con aree agricole pregiate, in prevalenza vigneti», la commissione «propone, con misure di incentivazione, la creazione di aree a vigneto di superficie pari a quella sottratta».

I TEMPI. Intanto una spinta alla Tav arriva da Renato Mazzoncini, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato: intervistato dal Mattino di Padova, il manager ha annunciato che «quest’anno» saranno avviati «i primi cantieri fra Brescia e Vicenza» e che «entro 7 anni il sistema Alta velocità sarà completato fino a Venezia». Mazzoncini si è soffermato su alcuni aspetti progettuali, in particolare sulle stazioni nei centri urbani: «Le Frecce stanno in piedi – le sue parole – solo con un coefficiente di riempimento dei posti del 70%, obiettivo irrealizzabile se non passi nei centri storici». Un puntello in più al progetto che conferma la stazione vicentina in viale Roma, anche se, a onor del vero, anche l’ipotesi di una stazione in Fiera poggiava sulla stessa tesi relativa al bacino d’utenza. Ma quel progetto, ormai, è superato.

Il Giornale di Vicenza – 06.02.2017

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Enrico Marchi mette la firma sulla bretella Tav verso l’aeroporto

Il governo Renzi ha stanziato 15 milioni per il tratto Veneto dell’alta velocità, la soluzione ad anello per il collegamento con il Marco Polo era stata confermata a novembre ed è frutto dell’accordo Save, Ferrovie ed Enac.

di Mitia Chiarin

L’anno da segnare sul calendario è il 2024, tra sette anni. È l’anno indicato da Renato Mazzoncini, amministratore delegato del gruppo Fs, in un’intervista alla Nuova Venezia, per l’arrivo dell’Alta velocità con i supertreni a Venezia ma anche per trasformare in realtà altri progetti: la bretella ferroviaria per l’aeroporto e la nuova stazione di Mestre, ponte verso Marghera. Ma andiamo con ordine. Bretella, Marchi soddisfatto. Fs e Save stanno lavorando alla bretella di collegamento tra la Venezia-Trieste e l’aeroporto Marco Polo. «Sette anni d’attesa? Ci metterei la firma subito», commenta Enrico Marchi, presidente di Save. «Dopo un dibattito di vent’anni, sette anni sono un baleno e quindi le parole di Mazzoncini le sottoscrivo subito», ci spiega il presidente di Save.

Asola verso il Marco Polo. Mazzoncini ha confermato che la bretella “a forma di asola” scendendo dalla linea storica arriverà al Marco Polo. «A Venezia sarebbero garantite alcune Frecce e soprattutto il servizio di treni navetta, secondo lo stesso schema di Fiumicino», ha spiegato l’ad del Gruppo Fs. Sarà garantita così anche l’interconnessione con l’aeroporto di Ronchi dei Legionari, dove i lavori sono in corso.

Il gruppo di lavoro. Commenta Marchi: «Le parole di Mazzoncini sono la riconferma dell’accordo siglato nel 2014 e delle priorità del gruppo di lavoro, attivo dal 2015, tra Save, Ferrovie ed Enac per arrivare a un progetto che sia condiviso senza ritrovarci poi con uno degli attori che ferma tutto perché l’ipotesi di tracciato non lo soddisfa. Il gruppo di lavoro sta lavorando ad una soluzione condivisa: abbiamo già individuato l’ingresso in aeroporto, che rispetto alle ipotesi del passato viene spostato più a Nord. Abbiamo valutato e individuato le curve e stiamo lavorando alla fermata aeroporto come stazione passante e non di testa». Soluzione, questa, che, prosegue, «mette d’accordo anche la politica. Oggi, da centrodestra come dal centrosinistra, l’esigenza di un collegamento ferroviario con l’aeroporto è ritenuta da tutti necessaria». L’attuale aerostazione, al centro dei lavori di ampliamento del Marco Polo verso il 2020, comprende già nel sottosuolo gli spazi per la fermata del treno, conferma il presidente di Save.

Quindici milioni. È la cifra stanziata dal governo Renzi per la progettazione del tratto di Alta velocità ferroviaria che interessa il Veneto e con la fermata a Tessera. Il tracciato della bretella è di 12,3 chilometri di cui quattro sottoterra. Una soluzione ad anello per un collegamento ferroviario alla stazione sotterranea che era stato riconfermato a novembre anche dal ministro alle infrastrutture Graziano Delrio, all’inaugurazione della darsena del Marco Polo. L’attività di progettazione è finanziata, per 14 milioni di euro, con l’aggiornamento 2015 del Contratto di programma 2012/2016 parte Investimenti siglato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Rfi.

Stazione, Brugnaro gioisce. E può dirsi soddisfatto anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Mazzoncini, infatti, ha parlato della stazione di Mestre che avrà «un formidabile incremento quando ammoderneremo i collegamenti verso Udine e Trieste». Ferrovie e Comune stanno discutendo sulla realizzazione, ha continuato l’ad, di «una stazione a ponte per unire le due parti della città separate dalla ferrovia. Siamo molto interessati a questo intervento, dentro a un contesto urbano in fase di rivitalizzazione». Brugnaro ne aveva parlato a Mazzoncini a Milano il 10 dicembre scorso. Pochi giorni fa l’assessore all’Urbanistica, Massimiliano De Martin, ospite di un seminario di architetti veneziani, aveva confermato il progetto, all’esame degli uffici comunali con la collaborazione di Carlo De Vito di Fs Sistemi Urbani, e aveva spiegato che ora si attende il lavoro progettuale del Comune per mandare avanti un pezzo importante del Masterplan della stazione.

Piastra e spazi. De Martin ha parlato di una stazione ponte con una piastra sopraelevata che dovrebbe riunire la città, tra via Piave e via Ulloa, dotando la stazione di maggiori spazi commerciali espandendosi verso Marghera, che ha terreni dove è possibile intervenire mentre sull’area della stazione di Mestre oggi l’urbanizzazione massiccia permette di fare poco. Tra l’altro, a fianco del fabbricato dell’attuale stazione, nota per essere nell’immaginario dei viaggiatori “la più brutta d’Italia”, sta per aprire il silos parcheggio realizzato dalle Ferrovie.

La Nuova di Venezia e Mestre/Nord Est Economia – 06.02.2017

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