Porti, l’ex presidente Boniciolli: “Trieste e Venezia collaborino”. Il Mose? “Un danno”

9 Gennaio 2017

L’offshore a Venezia? «Costruire un’isola artificiale è assurdo per la mole di investimenti e per la manutenzione che richiederebbe nel collegarla alla terraferma, con ovvio intasamento della laguna» spiega l’ex presidente dei Porti.

di Eleonora Vallin

Classe 1936, origini dalmate, una matrice politica socialista – fu consigliere comunale Psi a Trieste – e un glorioso passato sportivo: in bacheca c’è il titolo di campione italiano Juniores di Pallacanestro. Claudio Boniciolli vanta quasi 50 anni di curriculum legati al settore portuale, di cui otto (dal 1996 al 2004) maturati alla guida dell’Authority di Venezia e quattro (dal 2006 al 2010) all’autorità portuale di Trieste.
Il suo ingresso nella portualità data 1959, quando entra al Lloyd triestino. Nel 1981 Boniciolli lascia Trieste per la Laguna di Venezia e diventa amministratore delegato di Adriatica Navigazione. Un incarico preludio agli otto anni di presidenza del Porto di Venezia.
«La portualità italiana può competere solo facendo sistema» ha sempre affermato, prima ancora che la crisi facesse calare i volumi di traffico. Venezia e Trieste, per Boniciolli, non sono mai stati porti concorrenti ma i perfetti candidati per sperimentare sinergie: Trieste ha i fondali profondi ma è battuta dalla bora, Venezia è il crocevia verso Ovest ma lotta con la nebbia. Questa liaison non è mai nata e oggi Boniciolli assiste, da osservatore ormai più distaccato, alle nuove schermaglie tra i due scali. Fermamente convinto che il progetto dell’offshore in Laguna, così tanto voluto dall’ormai ex presidente Paolo Costa, sia inutile e finanziariamente non sostenibile. E che il Mose porterà seri problemi al Porto, senza tutelare la città più bella del mondo.

Dottor Boniciolli, conosce il nuovo presidente designato del Porto veneziano Pino Musolino? Il sindaco Brugnaro ha già dato il suo giudizio e dice che il nuovo e giovane manager sosterrà le ragioni del porto di Trieste…
«Ho conosciuto, indirettamente, Pino Musolino quando ero a Venezia. Il mio segretario generale lo aveva aiutato a compilare la sua tesi di laurea. Ricordo che mi raccontava di questo giovane studioso di diritto marittimo. Mi pare che abbia le credenziali giuste per operare bene. Il mio augurio è di buona fortuna e che cominci presto: c’è molto da fare».

Molte le eredità lasciate dal presidente uscente Paolo Costa, prima tra tutte il Porto offshore. Secondo lei, il progetto è plausibile dal punto di vista logistico e finanziario?
«Secondo me l’opera è superflua e inutile e, dato che richiederebbe ingenti investimenti, può essere anche dannosa non solo per il Porto ma per il Triveneto e l’Italia. A Venezia se ne parla da tempo ma chi apre bocca sono i pochi favorevoli, mentre il gran numero dei non favorevoli tace per fondati timori. Il progetto e la sua enormità sono fuori da ogni tipo di logica e regola, anche perché si sta contraendo il mondo dei container e le previsioni fatte da Costa di uno sviluppo infinito si stanno rivelando non fondate. La realtà le sta smentendo».

Quindi l’offshore non va fatto?

«Costruire un’isola artificiale è assurdo per la mole di investimenti e per la manutenzione, ordinaria e straordinaria, che richiederebbe nel collegarla alla terraferma, con ovvio intasamento della laguna».

Qual è, dunque, il futuro del Porto di Venezia? Come può Venezia crescere in un sempre più competitivo contesto globale di traffici che, lei conferma, sono in calo?
«Bisogna sfruttare la posizione formidabile e le caratteristiche naturali del porto di Venezia tra la pianura padana e la costa dell’Adriatico. La necessità, non solo di Venezia, è oggi quella di aumentare e perfezionare i collegamenti ferroviari con il retroterra verso la Svizzera e la Francia e quei bacini che possono gravitare sulla pianura padana e, in parte, su Genova e La Spezia».

E Trieste?
«Trieste ha un altro retroterra di sapore asburgico e guarda al centro Europa; c’è una linea non scritta di demarcazione tra Venezia e Trieste e i loro mercati di riferimento. Venezia ne ha uno, Trieste un altro, poi ci possono essere intese e collaborazioni».

Su quale asset può giocare la “sua” partita mondiale il porto di Venezia?
«L’appeal di ogni porto è rappresentato dai servizi che esso esprime e c’è una lunga e grande tradizione di efficienza nel lavoro portuale veneziano, per merito delle compagnie e dei lavoratori; ma c’è la necessità di migliorare i collegamenti con il fronte mare: strade, autostrade, ferrovie e anche aerei su cui viaggiano traffici di nicchia molto interessanti. È fondamentale oggi, anche l’apporto dei servizi informativi. E qui bisogna lavorare intensamente».

Il sistema Mose, e in particolare la conca di navigazione oltre alle paratoie, inibirà a suo avviso l’attività portuale?
«Io dico di sì, l’ho sempre detto e sostenuto, ma hanno deciso di farlo comunque: i tempi si sono allungati, i costi dilatati e le paratoie non sono ancora in posizione e quest’anno la marea è salita tre volte. Non è sufficiente a tutelare Venezia. Il Mose assorbirà un numero sterminato di miliardi in manutenzione con benefici tutti da vedere, e che il porto ne risenta è assolutamente certo perché i fondali per l’accesso anche alla Marittima si sono alzati in rapporto all’installazione delle paratoie. E proprio per ovviare a questo, che si è pensato all’isola offshore che è un’assurdità».

E il grande problema dell’inquinamento? I porti più avanzati privilegiano navi che, all’ingresso in area portuale, usano il secondo motore alimentato a gas, tanto è vero che le navi da crociera di nuova generazione vengono dotate di doppio motore. Potrebbe essere percorribile anche a Venezia?
«Molto relativamente: il problema resta l’accesso del tonnellaggio delle navi; è quindi oggi inutile ragionare sul secondo motore, prima vanno ridotte le dimensioni. Mi spiego meglio: vanno difesi i volumi di traffico per i porta-container e anche le dimensioni del turismo ma con l’uso di navi che approdino senza sovvertire la Laguna. Bisogna, quindi, dragare costantemente i canali per farvi accedere le navi ma ridurne la dimensione. Venezia non deve per forza rincorrere i giganti ma potenziare l’organizzazione: servizi e infrastrutture».

Quindi, lei dice «no» alle grandi navi in Marittima?
«Devono arrivare navi più piccole, il gigantismo comporta costruzioni sempre più costose in funzione della dimensioni delle navi, sia che esse trasportino persone quindi da crociera, sia merci. Ma Venezia è città unica al mondo e non ha senso tutto questo».

Ma quanto piccole? Quando c’era lei al Porto di Venezia che decisioni aveva preso?
«Si tratta di stabilire dei limiti e i miei limiti, al tempo, erano di 100 mila tonnellate che forse vanno ridotte. Posso aver sbagliato anche io. Ci sono segmenti più piccoli di navi, con un alto livello ospitalità, che sarebbero adattissime ad arrivare in Marittima o a Marghera. Avevano imboccato la strada giusta, serve ridurre la dimensione delle navi».

Trieste e Venezia, continua la sfida tra i due scali sul traffico merci e container. Il 2015 per la prima volta ha segnato il sorpasso di Trieste sul traffico merci movimentate, mentre sui passeggeri lo scarto è ancora importante e a favore di Venezia. È arrivato il momento di abbandonare una volta per tutte gli interessi locali per affrontare uniti, senza conflittualità, la sfida globale, ovvero conquistare nuovi traffici?
«Una volta sorpassa una, l’anno dopo tocca all’altra. Non importa. La guerra tra i porti è alimentata da politiche dalla veduta corta: non si è in grado, qui a Nordest, di stabilire delle linee comuni di sviluppo per collegare i naturali retroterra dei porti. Bisogna poi lavorare per ridurre la burocrazia e alimentare i servizi tornando alla logica del vecchio Arsenale che per Venezia e non solo è stata la fabbrica, quella più grande d’Europa».

Quindi l’augurio è che Musolino per Venezia e Zeno D’Agostino per Trieste, trovino un dialogo e una strategia comune?
«Auguro a entrambi buon lavoro e la migliore fortuna, bisogna fare molto bene soprattutto a Venezia tra lo scavo dei canali e l’ottimizzazione delle banchine. Si punti sui collegamenti ferroviari e anche sulla liason con Trieste perché bisogna aiutarsi l’un l’altro, specie in caso di meteo avverso perché se una nave, per la nebbia o per la bora, non arriva a un porto potrebbe attraccare nell’altro. Ma non dobbiamo rincorrere i grandi porti mondiali perché, come dimensione e struttura, siamo destinati a perdere la partita. E la perdiamo anche perché non abbiamo capitali disponibili, né li troveremmo da stranieri disposti a investire qui. Quindi: dobbiamo puntare sull’efficientamento delle strutture portuali e le parole d’ordine sono due: tecnologie e infrastrutture».

La Tribuna di Treviso/ Nord Est Economia – 09.01.2017

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Pedemontana, bando pubblico per cercare il nuovo Vernizzi

Pubblicato il 20 dicembre è stato riaperto il 2 gennaio per candidature insufficienti: la Regione cerca il direttore della struttura di progetto che faccia le veci del commissario Vernizzi non rinnovato dal governo.

La Regione cerca un nuovo manager tecnico per la direzione della superstrada Pedemontana veneta.
La dicitura esatta è: «direttore di struttura di progetto». Incarico di tre anni, con parametro di retribuzione (per la struttura di progetto) di circa 109 mila euro. Ma il bando, pubblicato il 20 dicembre scorso e chiuso il 27 dicembre, non è stato aperto a sufficienza per reperire il giusto profilo. «Sono arrivate poche candidature» spiegano dalla Regione. D’altronde, a quel tempo, non era ancora sicuro che il governo non avrebbe confermato la struttura commissariale e il suo vertice, nella persona di Silvano Vernizzi. In caso di proroga, il bando sarebbe infatti decaduto.

Ma Vernizzi non è più commissario dal 29 dicembre scorso per decisione del ministro Graziano Delrio, e la gestione del project Pedemontana è passato alla Regione. Così, ora, Palazzo Balbi cerca una nuova figura apicale che faccia le veci dell’ingegnere rodigino rimasto in Veneto Strade. Il bando è stato dunque riaperto il 2 gennaio e si chiuderà il 17 gennaio. Si cerca un tecnico con capacità di gestione che si rapporti con il responsabile unico delle procedure, Giuseppe Fasiol, ex braccio destro di Silvano Vernizzi.

Al tavolo di avvocati ed economisti, appena nominato dalla Regione, spetteranno invece gli aspetti contrattuali e di closing finanziario, con l’ok di Cdp, sul bond da 1,5 miliardi che dovrà essere emesso da Jp Morgan.
Il nuovo manager e tutta la struttura risponderanno a Ilaria Bramezza, direttore generale della Regione Veneto. Bramezza è la donna individuata da Luca Zaia per guidare la partita e coordinare tutta la squadra. A fine gennaio saranno pronte le nuove stime di traffico con cui tornare da Cdp per, si auspica, la chiusura del Piano finanziario.

La Tribuna di Treviso/Nord Est Economia – 09.01.2017

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Credit Agricole stanzia 43 milioni per la Terza Corsia dell’A4

A sostegno della commessa, infatti, il Gruppo ha dato vita ad apposite linee di credito  a favore di Tiliaventum, società consortile costituita da Rizzani de Eccher e Impresa Pizzarotti.

È targata Crédit Agricole una delle più importanti opere pubbliche in fase di realizzazione nel Nordest del Paese.
Il cantiere, avviato nei giorni scorsi con la posa della prima pietra alla presenza, tra gli altri, del ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio e dei presidenti della Regione Veneto Luca Zaia e della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, è quello della terza corsia dell’autostrada A4 nel tratto che va da Alvisopoli (in comune di Fossalta di Portogruaro) a Gonars (Udine).
L’opera, che costerà quasi 400 milioni di euro e darà lavoro a circa 300 addetti, sarà portata a termine entro il 2020 dal Consorzio Tiliaventum, aggiudicatario dell’appalto, assistito dal Gruppo Bancario Crédit Agricole Italia in qualità di partner finanziario.

“Si tratta di una infrastruttura strategica sia in termini di ricadute occupazionali sia come stimolo all’economia del paese – ha dichiarato il direttore generale di Crédit Agricole FriulAdria Roberto Ghisellini – Alla base del nostro affiancamento, le sempre maggiori sinergie fra le società italiane di Crédit Agricole”.
A sostegno della commessa, infatti, il Gruppo ha dato vita ad apposite linee di credito per complessivi 43 milioni di euro a favore di Tiliaventum, società consortile costituita da due delle principali imprese costruttrici italiane: Rizzani de Eccher e Impresa Pizzarotti & C. Nell’operazione è entrata anche la società italiana di factoring di Crédit Agricole, Eurofactor Italia.

L’ampliamento prevede la costruzione di 26 chilometri di nuova corsia autostradale lungo la direttrice Venezia-Trieste. Undici i comuni toccati: Fossalta di Portogruaro e San Michele al Tagliamento in Veneto e Ronchis, Palazzolo dello Stella, Rivignano Teor, Pocenia, Muzzana del Turgnano, Castions di Strada, Porpetto, Torviscosa e Gonars in Friuli Venezia Giulia. I lavori comporteranno il rifacimento di otto cavalcavia, 11 sottopassi, i ponti sul fiume Stella e sul canale Cormor (entrambi di lunghezza superiore a 100 metri), nonché il ponte sul fiume Tagliamento (il quale, con i suoi 1.500 metri di lunghezza, costituisce l’opera più significativa di tutto il tratto).
Lungo tutta la tratta saranno messe a dimora forestazioni, boschi idrofili e fasce arboree per una superficie media pari a circa 10 metri quadrati di verde ogni singolo metro lineare di autostrada.

La Tribuna di Treviso/Nord Est Economia – 09.01.2017

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Domani debutta il supertreno “Freccia 1000”

8 Gennaio 2017

Partenza alle 14.50 da Roma Termini e arrivo a Santa Lucia alle 18.35. Il secondo da Padova.

di Felice Paduano

Da domani, per la prima volta, entra in vigore, sulla linea Roma-Firenze-Bologna- Padova-Venezia Santa Lucia, il supertreno Alta Velocità Freccia 1000. In realtà i “Freccia 1000”, che, dopo essere stati messi in servizio sulla linea Napoli-Roma-Milano-Torino, arriveranno alle stazioni di Padova, Venezia-Mestre e Venezia Santa Lucia, saranno due.

Uno è quello che partirà ogni giorno da Roma Termini alle 14.50 e arriverà a Padova alle 18.07 e a Santa Lucia alle 18.35, mentre l’altro è il siluro che lascerà la laguna alle 19.25, ripartirà da Padova alle 19.53 e arriverà a Termini alle 23.10. Nonostante la crescita del confort offerto al cliente, il prezzo del viaggio resterà invariato rispetto a quello attuale. Il biglietto, in seconda classe, da Venezia a Roma costa 84, mentre, in prima, 114. Da Padova alla capitale, invece, il costo è di 79 in seconda e di 104 in prima classe.

Il “Freccia 1000” è considerato il treno più bello ed accogliente dei convogli utilizzati sulle linee Alta Velocità di Spagna, Francia e Germania. È prodotto dal consorzio formato da Ansaldo-Bombardier e Breda, ha 16 motori distribuiti su tutte le otto carrozze che compongono il treno “rosso Ferrari” ed è abilitato per raggiungere, in futuro, i 400 chilometri all’ora. Presenta quattro versioni di posto: executive, business, premium e standard. È considerato anche un treno ambientalista perché, anche quando è lanciato alla velocità massima, produce la minima emissione di C02, ossia di anidride carbonica.

I 36 treni alta velocità da Padova a Roma Termini (e viceversa) impiegano tre ore e 17 minuti, mentre l’unica Freccia che impiega meno di tre ore è quella, no stop, del mattino, che parte dalla città del Santo alle 6.32 ed arriva a Termini alle 9.30. Dopo l’apertura dell’Alta Velocità da Treviglio a Brescia il 10 dicembre, infine, sono stati accorciati anche i tempi di percorrenza da Padova a Milano Centrale. Non più 2.07, ma 1.57 minuti. Dieci minuti in meno di percorrenza, questa la promessa che l’utenza ora dovrà confermare con la pratica.

La Nuova di Venezia – 08.01.2017

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Il District Park diventa realtà. La Giunta dà l’ok

4 Gennaio 2017

Tosi: Manca solo la firma della convenzione davanti al notaio. Serenissima Sgr realizzerà il polo logistico, che comprende anche una nuova viabilità.

di Luca Fiorin

Il District Park di Vigasio sta per diventare realtà. Con l’approvazione del Piano urbanistico attuativo (Pu), avvenuta in questi giorni in Giunta comunale – la pubblicazione della delibera è prevista al massimo per l’inizio della prossima settimana – il polo logistico che dovrebbe sorgere fra il capoluogo ed Isolalta, in prossimità dell’autostrada A22, diventa un affare esclusivamente tecnico.
A questo punto rimangono da attuare solo dei passaggi in merito ai quale la competenza sarà esclusivamente in capo agli uffici, spiega il sindaco Eddi Tosi. Come dire che per quanto riguarda la struttura a sostegno del commercio elettronico, prevista su un’ area di 539.345 metri quadrati, di cui 234.885 coperti, i giochi sono fatti.

Il progetto dovrebbe essere realizzato da Serenissima Sgr Spa, società dal capitale di 3.200.000 euro costituita nell’aprile del 2004 su iniziativa del gruppo autostradale Brescia-Padova e che, attualmente, è di proprietà per il 78 per cento di Centrale finanziaria generale Spa, e le restanti quote suddivise in modo uguale tra Ubi Banca, Banca Mediolanum, Banco Popolare, Banca Popolare di Vicenza e Mtt.
Per quanto ci riguarda, afferma Tosi, a questo punto rimane solo la sottoscrizione della convenzione urbanistica davanti al notaio. Un’operazione che dovrà essere effettuata a fronte della presentazione di specifiche garanzie, e che aprirà le porte all’avvio della realizzazione del progetto.
Un’apertura dei cantieri che resta comunque subordinata, secondo quanto prescritto dalla Provincia, alla realizzazione di una viabilità di raccordo alle strade esistenti, che sia in grado di evitare problemi di traffico, ma in seguito al quale ci sarà anche la consegna al Comune di un’ingente cifra prevista per le opere compensative del progetto. Per quanto riguarda la mobilità, l’intervento che dovrà realizzare Serenissima Sgr sarà una variante che interesserà due provinciali. Si tratta della strada del Serraglio, la provinciale numero 24 che va da Vigasio verso Villafranca, e della strada delle Salette, la 53, che porta verso Nogarole Rocca; due arterie che attualmente finiscono nel centro del paese e che dovranno essere unite da una bretella lunga due chilometri da costruire all’esterno dell’abitato.
Un’operazione che verrà attuata dalla Provincia ma con costi a carico di chi realizzerà il District Park e per la quale sono già iniziate le procedure di esproprio. Attualmente, racconta Tosi, a trattare con i proprietari dei terreni è direttamente Serenissima Sgr, che sta cercando di raggiungere degli accordi bonari, i quali permetterebbero di ridurre i tempi.
Una prospettiva che interessa tutti, visto che l’agibilità dei capannoni della prima parte del polo logistico potrà essere concessa solo quando la bretella sarà realizzata e pagata.

Il progetto del Distric Park, i cui prodromi risalgono a parecchi anni fa, nel 2010 aveva ottenuto una prima Valutazione di impatto ambientale, anche se per un’area molto più grande rispetto a quella prevista attualmente. In seguito ad una sentenza del Consiglio di Stato, Serenissima Sgr ha quindi chiesto una nuova Via per un progetto previsto su uno spazio che è circa la metà di quello originario. La realizzabilità dell’altra metà, anch’essa di oltre 500 mila metri quadrati, è legata alla creazione di un nuovo casello dell’autostrada Brennero-Modena, quello di Isolalta di Vigasio.
Gli accordi con il Comune, che sono già stati definiti ma che ora dovranno essere ratificati formalmente, prevedono che Serenissima Sgr versi già con il primo stralcio 3 milioni di euro, 1,5 milioni come contributo compensativo e 1,5 come anticipazione degli oneri di costruzione relativi ai futuri fabbricati, che serviranno per ampliare il polo scolastico.

L’Arena – 04.01.2017

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Autovie Venete, aumentano i pedaggi (ma arrivano gli sconti per i pendolari)

2 Gennaio 2017

Variazioni massime di 30 centesimi a tratta. Prorogati i bonus per i frequentatori abituali

L’anno scorso i pedaggi erano rimasti invariati; quest’anno il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha concesso un piccolo margine di aumento per Autovie venete concedendo un incremento dello 0,86 per cento che, a seconda delle tratte, come emerge dalla tabella che pubblichiamo, varia fra i dieci e i trenta centesimi, ma che su alcune addirittura non scatta per il meccanismo di arrotondamento. Si tratta di una variazione superiore alla media nazionale che si ferma allo 0,77 per cento.

La formula utilizzata per il calcolo dei pedaggi, è quella del “price cap” che comprende il recupero dell’inflazione programmata più una serie di variabili legate alla qualità del servizio, alla pavimentazione e al tasso di incidentalità, alle quali si aggiunge quella correlata al livello degli investimenti. La norma prevede che fino a 5 centesimi i prezzi devono essere arrotondati per difetto a zero; oltre i 5 centesimi vanno arrotondati per eccesso a dieci.

Non tutto ciò che Autovie venete incassa, peraltro, resta alla concessionaria. Una parte, pari al 2,5 per cento circa, va ad Anas, l’Iva allo Stato, un’ulteriore quota viene utilizzata a copertura degli investimenti e un’altra, non di poco conto, è destinata alle spese di manutenzione: dalla gestione degli impianti tecnologici agli interventi più vari (riasfaltature, sostituzione di barriere di protezione, azioni di prevenzione del ghiaccio o di ripulitura dalla neve; potatura delle siepi, sfalcio del verde, rifacimento della segnaletica orizzontale e verticale). Tant’è che la manutenzione è una delle poche voci di bilancio che difficilmente subisce ridimensionamenti.

Per quanto riguarda le agevolazioni relative ai pendolari, attivate nel febbraio 2014 e prorogate l’anno successivo fino al 31 dicembre scorso, è stata prevista una ulteriore proroga. Il protocollo sottoscritto a suo tempo, fra Aiscat (l’organismo di rappresentanza delle società autostradali), alcune concessionarie e il ministero, prevede l’applicazione di una “scala sconti” basata sul numero dei transiti e applicabile per tratte non superiori ai 50 chilometri. «La misura – sottolinea Autovie venete – rappresenta un buon punto di equilibrio tra le esigenze dei gestori e la necessità di sostenere l’utenza (minori costi, nonché benefici per l’ambiente in seguito alla riduzione dei tempi di percorrenza e decongestionamento della viabilità ordinaria)».

Messaggero Veneto/ Nord Est economia – 02.01.2017

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Porti: collegamento Grecia trasferito da Trieste a Venezia

D’Agostino, ormeggio va sviluppato. Inutili alternative proposte

I traghetti della Compagnia Minoan per la Grecia dal porto di Trieste dopo quattro anni partiranno, da domani, da Venezia. Invariati, invece, gli altri scali: Cruise Europa e il Cruise Olympia faranno scalo come sempre ad Ancona, Igoumenitsa e Patrasso.

La ragione del ritorno a Venezia del collegamento (da dove nel 2012 era stato trasferito) è dovuta a una riorganizzazione dello scalo triestino, come spiega il presidente dell’Autorità di sistema portuale di Trieste, Zeno D’Agostino. “Nessuno è felice di perdere un servizio ma ci sono visioni strategiche del porto che prevedono la necessità di liberare l’area dove oggi attracca la Minoan”. Il Molo 57, in concessione per 60 anni al Molo VII, è destinato all’espansione del terminal container. “In altre situazioni – prosegue D’Agostino – avremmo modificato il Piano regolatore esistente, ma quell’area è fondamentale per la connessione tra area container e Campo Marzio”.

Inutili i tentativi di trasferire altrove l’ormeggio Minoan: né la proposta del Porto Vecchio, dall’altra parte della città, né di Monfalcone (Gorizia) ha soddisfatto la compagnia greca (di proprietà della partenopea Grimaldi). Ha anche “prevalso – dice al quotidiano triestino Il Piccolo Michael Hatzakis, vice presidente di Minoan Lines – la prontezza di Venezia”.

Una soluzione “amichevole – precisa ancora D’Agostino – e che comunque rientra anche in una armonizzazione delle attività dei porti del Nord Adriatico. Venezia e Trieste hanno ambiti diversi di specializzazioni”.

Ansa/Mare – 02.01.2017

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