A4, Abertis vuole le quote di comuni e province: 300 euro ad azione

20 Gennaio 2017

In Veneto e in Lombardia scoppia il caso Abertis. Come scrive la stampa locale la società spagnola – che attraverso la controllata Re.Consult Infrastrutture spa dal settembre 2016 già la maggioranza delle quote di A4 Holding che gestisce pedaggi e investimenti delle autostrade Brescia-Padova e Valdastico – ha presentato un’offerta di acquisto ai soci pubblici una proposta per rilevare tutte le loro azioni ordinarie al prezzo di 300 euro  l’una.

Quando acquisirono il 51% della società da Intesa San Paolo, Astaldi e dalla famiglia Tabacchi, gli spagnoli pagarono 594 milioni, che rapportato al totale del gruppo porta la stima del suo valore a 1 miliardo e 150 milioni, pari a circa 620 euro ad azione. Cioè oltre il doppio di quanto ora viene offerto agli enti pubblici, i quali però, visti i magrissimi bilanci con cui devono fare i conti, potrebbero essere molto tentato dalla proposta.

A4 Holding, quanto guadagnerebbero gli enti pubblici

Ma quali sono gli enti pubblici veneti azionisti di A4 Holding? Nel complesso, controllano il 32,23% delle quote azionarie. A Verona la Provincia ha il 4,2308%, il Comune il 4,6480%, la Camera di commercio il 1,5042%. In totale sono 192.597 azioni, pari a 57 milioni 779mila 100 euro nel caso gli enti accettassero l’offerta di Abertis. A Vicenza la Provincia detiene il 7,4373%, il Comune lo 0,2426%, la Camera di commercio il 1,0701%. In tutto 162.306 azioni, pari a un guadagno possibile di 48 milioni 691mila 800 euro. A Padova la Camera di commercio detiene l’1,3500% delle quote, con 25.042 azioni, che vendute a 300 euro l’una porterebbero in cassa 7 milioni 512mila 600 euro.C’è poi Venezia con lo 0,0809% della Provincia e l’1,1794% della Camera di commercio. Totale: 23.377 azioni, per un ipotetico guadagno di 7 milioni 13mila 100 euro. Fra gli enti lombardi, troviamo Milano (Parcam srl allo 0,4752%, Provincia e Camera di commercio con un simbolico 0,0001%), Bergamo (3,9256% fra Comune, Provincia e Camera di commercio) e Brescia (6,0828% fra Provincia e Camera di commercio).

Veneto Economia – 20.01.2017

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Pedemontana veneta, Giuseppe Fasiol responsabile unico della task force

19 Gennaio 2017

Pedemontana veneta, dopo la mancata conferma del commissario Silvano Vernizzi da parte del ministero delle Infrastrutture, la Regione Veneto presenta la sua task force che guiderà il cantiere della superstrada i cui cantieri sono a rischio blocco per mancanza di fondi.

Il presidente della Regione Luca Zaia ha presentato la Struttura di Progetto “Superstrada Pedemontana Veneta”, con sede a Venezia, la cui nuova direzione è stata costituita oggi con una deliberazione illustrata dal presidente Zaia, dal vicepresidente Gianluca Forcolin, nella veste di assessore al personale e dall’assessore alle infrastrutture e trasporti, Elisa De Berti.

Il Responsabile Unico del Procedimento (RUP) è l’ingegner Giuseppe Fasiol, responsabile della direzione regionale delle infrastrutture e trasporti, ex braccio destro di Vernizzi, che fu arrestato nel 2014 e poi rilasciato nella retata per lo scandalo del Mose.

Il coordinamento è stato affidato a Ilaria Bramezza, segretario generale della programmazione della giunta regionale; il commissario Autorità Vigilante è l’avvocato dello Stato Marco Corsini specializzato in contrattualistica pubblica, dipendente di ruolo dell’Avvocatura Generale dello Stato, che opererà a titolo gratuito; i compiti di carattere tecnico sono stati attribuiti all’ingegner Elisabetta Pellegrini, oggi direttore generale della Provincia di Verona e dal prossimo primo febbraio nuovo dirigente regionale.

Zaia: «Pedemontana pronta entro il 2020»

«Arteria fondamentale per la viabilità regionale – ha affermato Zaia riferendosi alla Pedemontana – che, se verrà definito entro la prossima estate il closing finanziario di 1 miliardo e mezzo, sarà ultimata e aperta al traffico entro tre anni, cioè entro il 2020. Il primo tratto, quello tra Breganze e Bassano del Grappa, sarà già percorribile nel 2018. Intanto, sia chiaro, i cantieri sono aperti e operativi».

Il presidente ha avuto parole di ringraziamento per l’ingegner Silvano Vernizzi, che ha svestito i panni del commissario straordinario alla fine del 2016. «Abbiamo voluto affidarci a un gruppo di professionisti di alto profilo giuridico, tecnico e amministrativo – ha sottolineato Zaia, riconoscendo anche il rapporto di collaborazione con il ministro delle infrastrutture e trasporti, Graziano Delrio su questo fronte – perché vogliamo una struttura molto performante, chiamata a gestire una delle fasi più delicate dal punto di vista finanziario. Ma anche perché abbiamo a cuore i tremila soggetti espropriati che attendono di ricevere 200 dei 340 milioni totali di euro di indennizzo previsti, risorse preziose da distribuire in quei territori che hanno subito enormi danni conseguenti al tracollo della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca».

«Quest’opera deve essere seguita con molta attenzione anche per quanto concerne i rapporti con il territorio – ha detto l’assessore De Berti –. I cittadini interessati dagli espropri, gli amministratori locali e la popolazione residente nei territori attraversati dal tracciato, hanno bisogno di certezze sui tempi e le modalità di realizzazione dell’intervento, sul pagamento delle indennità, sullo sviluppo dei cantieri, eccetera. Non stiamo parlando di un’opera marginale, ma di una infrastruttura che inciderà fortemente sul futuro economico, e non solo, dell’intera area pedemontana veneta».

Veneto Economia – 19.01.2017

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Veneto Strade, la Regione punta a detenere il 100%

18 Gennaio 2017

«Lettera alle Province per comprare le loro quote Altrimenti lasciamo noi e facciamo un’ altra società»

di Cristina Giacomuzzo

«O fuori loro. O fuori noi». Il messaggio che parte da palazzo Balbi alle Province è forte e chiaro, come spiega l’ assessore alle infrastrutture, Elisa De Berti: «La Regione vuole acquisire tutte le quote di Veneto Strade in possesso delle Province e delle autostrade per poter passare dal 30 per cento, detenuto oggi, al 100 per cento. È pronta una lettera che sarà inviata a brevissimo alle Province. In pratica, si tratta di una manifestazione di interesse vera e propria.
Se le Province non le cederanno? Metteremo noi in liquidazione le nostre azioni e apriremo una “VenetoStrade 2″ per gestire i 1200 chilometri di regionali».

IL NODO SOLDI. «La mossa della Regione non vuole essere uno scaricabarile per mettere in difficoltà le Province, ma un modo per uscire dalla una situazione di stallo che dura da mesi», precisa. La società da anni soffre per i mancati introiti da parte di alcune Province in difficoltà di bilancio, a fronte di un servizio di gestione della viabilità sempre garantito. De Berti ha convocato numerose riunioni con i presidenti delle Province per trovare soluzioni che potessero consentire di mantenere la sicurezza nelle strade e anche lo stipendio ai lavoratori di Veneto Strade. A fronte di alcune porte in faccia, De Berti ha cambiato linea e punta alla svolta: o la va o la spacca. «Sappiamo bene che se la Regione uscirà da Veneto Strade le Province finiranno sul lastrico. Del resto, non è possibile che questa situazione, che si trascina da 3 anni, prosegua ancora».

BELLUNO E NEVE. Il caso più eclatante è Belluno. La Provincia ha stipulato due contratti con Veneto Strade: quello per la gestione delle strade ex Anas (360 chilometri di provinciali e 220 di regionali che costano 15 milioni di euro all’ anno) e quello per le provinciali storiche (altri 300 chilometri per 5 milioni), il solo che viene sempre onorato. Per i mancati pagamenti, ammontano ad oggi a 25 milioni di euro, Veneto Stradeha fatto causa alla Provincia. A fine anno, vista la convenzione scaduta e la minaccia della Regione di non far pulire le strade dalla neve, è dovuto intervenire il prefetto imponendo a Veneto Strade il prolungamento del servizio fino alla fine di febbraio per evitare disagi alla circolazione. Cosa accadrà dopo quella data è tutto da vedere: Belluno pare abbia intenzione di chiedere l’ intervento di Anas per la gestione delle strade nel suo territorio. In ogni caso, con la Regione i rapporti sono tesissimi, fosse solo per i diversi colori politici delle amministrazioni. Ma il resto delle Province? Le convenzioni sono praticamente tutte scadute, ad eccezione di Vicenza: il contratto termina a fine 2017 e costa 800 mila euro l’ anno. Una cifra che è sempre stata pagata alla Regione. Proprio Vicenza e Verona avevano già accettato la proposta avanzata lo scorso mese da De Berti acconsentendo a mettere in vendita le quote di Veneto Strade. Le altre Province invece non avevano dato risposte neppure davanti all’ ultimatum dell’ assessore. Così De Berti ora passa alla contromossa con l’ invio della lettera per arrivare a detenere la governance della società.

IL TAGLIO. «Se la società diventerà completamente regionale, non vuol dire che Veneto Strade smetterà di erogare servizi a favore delle Province. Ma lo farà solo dietro compenso certo», spiega ancora De Berti. In questa prospettiva a breve sarà lanciato un bando per la perizia e definire il valore delle quote per poter così procedere all’ acquisto e far diventare Veneto Sviluppo interamente della Regione entro primavera. «Se non dovesse essere così – dice De Berti – siamo pronti a liquidare le nostre quote. E allora Belluno dovrà tornare a pagare anche i suoi dipendenti. Si tratta di un centinaio di lavoratori, su 250 in totale. E si riprenderà la gestione della società con tutti i costi, 15 milioni l’ anno, che fino ad ora ha sempre garantito la Regione».

Il Giornale di Vicenza – 18.01.2017

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Assaeroporti, forte crescita del traffico aereo. Nel 2016 superati 164 milioni di passeggeri

Il sistema aeroportuale italiano chiude il 2016 in positivo con oltre 164 milioni di passeggeri, 1 milione di tonnellate di merci e 1,5 milione di movimenti aerei, trainando fortemente la crescita del turismo nel paese e l’esportazione dei prodotti italiani nel resto nel mondo.
Rispetto al 2015, rileva Assaeroporti, sono infatti sensibili gli incrementi registrati nelle tre macro categorie monitorate: il traffico passeggeri si attesta al 4,6%, i volumi di merce trasportata al 5,9% e il numero dei movimenti aerei al 2,6%.
Sul risultato complessivo del traffico passeggeri ha “inciso positivamente la forte crescita del traffico internazionale pari al 6,2% e, in particolar modo, del traffico UE che registra un incremento del 7,6% rispetto al 2015”.
Positivo anche l’andamento del traffico nazionale, con un aumento del 2,2% rispetto al 2015.

Si attestano come primi 10 scali per numero di passeggeri transitati, gli aeroporti di: Roma Fiumicino (41,7 mln), Milano Malpensa (19,4 mln), Bergamo (11,2 mln), Milano Linate (9,7 mln), Venezia (9,6 mln), Catania (7,9 mln), Bologna (7,7 mln), Napoli (6,8 mln), Roma Ciampino (5,4 mln) e Palermo (5,3 mln).

Tele Borsa – 18.01.2017

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Save: traffico passeggeri aeroporti Venezia-Treviso +10,1% nel 2016

Il Sistema aeroportuale Venezia-Treviso ha chiuso il 2016 con risultati di traffico molto positivi, più che doppi rispetto alla media nazionale (pari al 4,6%) sia per quanto riguarda i dati aggregati di Sistema che dei due singoli aeroporti che lo compongono.

Il Sistema aeroportuale Venezia-Treviso ha chiuso il 2016 con risultati di traffico molto positivi, più che doppi rispetto alla media nazionale (pari al 4,6%) sia per quanto riguarda i dati aggregati di Sistema che dei due singoli aeroporti che lo compongono. I due scali hanno registrato complessivamente 12.259.145 passeggeri, in incremento rispetto all’anno precedente del 10,1%. I movimenti degli aeromobili (arrivi + partenze) sono stati 109.602, in aumento del 9,2%.
L’aeroporto Marco Polo, gateway intercontinentale insieme a Roma e Milano, collegato da 54 vettori di linea con 90 città (98 aeroporti), ha totalizzato 9.624.748 passeggeri (+10% sul 2015) e 90.084 movimenti (+9,9%). La valenza internazionale dello scalo è evidenziata dalle percentuali di suddivisone del traffico: il segmento domestico rappresenta infatti il 14% del totale, quello internazionale Schengen il 54% e l’internazionale Extra-Schengen il 32%. Volotea ed easyJet, i due vettori basati a Venezia, hanno registrato un market share del 30% rispetto al traffico totale del Marco Polo, trasportando complessivamente sullo scalo circa 3 milioni di passeggeri. Nel 2016 sei nuovi vettori di linea hanno iniziato ad operare al Marco Polo: Etihad, Eurowings, Flyone, Lot, Ukraine International Airlines e Ryanair. I paesi che costituisco le prime 5 destinazioni/provenienze si sono confermati, nell’ordine: Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia, Spagna, che insieme rappresentano oltre il 50% del totale. Il traffico passeggeri del segmento di lungo raggio ha segnato un forte incremento in particolare nelle direttrici Nord America e Far East, che hanno totalizzato rispettivamente 840.752 e 439.776 passeggeri. L’ampliamento del network internazionale con nuovi collegamenti punto-a-punto, ha incontrato il favore indiscusso dell’utenza. Nel 2016, infatti, il volume dei passeggeri indiretti, ovvero di coloro che raggiungono la propria destinazione finale attraverso un transito intermedio, è diminuito del 2%, attestandosi all’attuale 27% del traffico complessivo.

Trend Online – 18.01.2017

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Taglio del nastro per la strada dei camion

14 Gennaio 2017

Costa, Brugnaro e De Berti inaugurano oggi la rotatoria tra via Cruto e dell’Elettricità.

Cerimonia di inaugurazione oggi per la nuova viabilità di Marghera e del Porto. Appuntamento oggi alle 11 presso la nuova rotatoria all’incrocio tra via Cruto e via dell’ Elettricità che viene aperta da oggi al transito dei mezzi pesanti. Paolo Costa, attuale presidente dell’Autorità Portuale di Venezia taglierà il nastro assieme a Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, e all’assessore regionale alle infrastrutture e trasporti, Elisa De Berti.

Con la nuova rotatoria, costo circa 3 milioni di euro finanziati dai fondi Mise dell’accordo per Porto Marghera, si concretizza un sogno atteso da decenni a Marghera. Ovvero dividere il traffico pesante da quello destinato all’area urbana della Città Giardino.
Il traffico pesante proveniente da Fusina e Malcontenta non potrà più entrare in via Fratelli Bandiera, che è destinata a diventare così un viale urbano. All’altezza della chiesetta della Rana, i mezzi pesanti verranno convogliati verso est per andare ad imboccare la nuova rotatoria del diametro di 20 metri, costruita con i cantieri avviati all’inizio del 2016.

Dopo la giornata contraddistinta dall’inaugurazione odierna, inizieranno subito i test pratici per stabilire se la nuova rotatoria consentirà davvero di assolvere alla funzione per cui è nata.
Via dell’Elettricità resta una grande incompiuta comunale: una strada che doveva essere raddoppiata per diventare la via del commercio, liberando via Fratelli Bandiera dalla morsa del traffico pesante. Ci ha pensato invece, dopo tanti progetti fermati da mille problemi, il Porto alla messa in sicurezza con lo stesso obiettivo: dividere il traffico urbano da quello commerciale.

Stando alle informazioni dei mesi scorsi, nel prossimo futuro via Fratelli Bandiera sarà quindi interdetta con divieti al traffico pesante e la Municipalità spera che possano essere collocate dal Comune le tanto promesse telecamere di controllo per garantire a Marghera di avere un grande viale urbano, destinato al traffico dei cittadini e non condizionato dal passaggio continuo dei mezzi pesanti diretti al Porto commerciale di Marghera.

La Nuova di Venezia/Mestre – 14.01.2017

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Investimenti, l’Italia centra la clausola Ue per il 2016 grazie al boom di spesa Rfi

12 Gennaio 2017

La quota di spesa statale da inserire nella “clausola investimenti” per il 2016 (da non considerare cioè nel rapporto deficit/Pil), prevista dal governo Renzi a inizio 2016 a 5.150 milioni di euro per la parte di co-finaziamento nazionale a programmi europei, è stata poi concordata nel corso dell’anno a 4.180 milioni, pari a circa il doppio in termini di investimenti complessivi (la parte di spesa coperta dal finanziamento europeo è da sempre fuori dal Patto di stabilità Ue).

Nell’ultimo monitoraggio disponibile, con dati al 30 novembre, risulta già raggiunta una spesa di 4.013 milioni sulla parte nazionale, e dunque alla presidenza del Consiglio si dà già per certo il raggiungimento del target di 4.180 milioni, permettendo così all’Italia – come previsto nelle legge di Stabilità 2016 – di togliere dal calcolo del deficit un quota di spesa pubblica pari allo 0,3% del Pil.

Rispetto alle previsioni, il target di spesa è stato clamorosamente mancato per le opere del piano Juncker (fondo Efsi per la garanzia sui finanziamenti a imprese private e project financing su opere pubbliche): a fine novembre spesi solo 94 milioni su un target annuale di 853. Il Ministero delle Infrastrutture aveva proposto l’inserimento delle due Pedemontane autostradali (lombarda e veneta), per le quali nell’autunno 2015 (al momento delle propste per il piano Juncker) sembravano prevedibili per l’anno dopo i closing finanziari per i contratti di finanziamento bancari (Bei, Cdf, fondo Efsi). Nessuno dei due closing è arrivato a causa di piani finanziari rivelatesi insostenibili, con costi eccessivi e previsioni di traffico sovrastimate. I cantieri di Pedemontana Lombarda si sono fermati all’inizio dell’anno, e quelli della superstrada veneta hanno proceduto al ralenti dopo il no di Cassa depositi e Bei al finanziamento, mentre ora rischiano il blocco definitivo.

In forte affanno è stata poi la spesa Fesr (fondi strutturali), relativa all’avvio della programmazione 2014-2020. Il target per fine anno era di 1.136 milioni di euro, tra piani statali (Pon) e regionali (Fesr), ma a fine novembre si era arrivati solo a 617 milioni. Il dato finale sarà un po’ più alto, ma sempre molto lontano dal target. L’Agenzia di coesione ha fatto sapere che nel 2016 sono stati lanciati bandi per la nuova programmazione (lavori o più spesso bandi per assegnare fondi) per il 30% del valore complessivo dei fondi Fesr-Fse (15,3 miliardi di euro su 51,1 dei programmi Fesr e Fse), ma evidentemente questo ha impattato ancora poco sulla spesa effettiva.

Fin qui male, dunque. Ma a compensare i “buchi” su piano Juncker e fondi strutturali ci ha pensato la spesa ferroviaria. Per le opere co-finanziate nell’ambito del Connecting europe facility, il programma sui corridoi europei, era prevista una spesa a fine anno di 852 milioni di euro, centrata già a novembre con 897 milioni contabilizzati da Rfi e 64 da altri soggetti, in tutto 961. Nella parte Rfi spiccano i 236 milioni di spesa per la Treviglio-Brescia, i 236 per il Terzo Valico, i 108 del Brennero. Poi 73 milioni per l’upgrading tecnologico della Torino-Padova e 25 per la Firenze-Roma, 38,5 milioni sul nodo di Roma.

Ma questi 100-200 milioni in più (a fine anno) non basterebbero a compensare i buchi di cui sopra, se il governo italiano non avesse deciso, su proposta del Ministero delle Infrastrutture, e a quanto pare fiduciosi di un via libera di Bruxelles, di contabilizzare una consistente quota, circa un miliardo di euro, di “overbooking ferroviario”. Si tratta cioè di spesa per opere Rfi finanziate con fondi ordinari nazionali, non co-finanziati dunque, ma rientranti in tutte le caratteristiche per essere finanziabili con il Piano Cef. Dunque opere sui corridoi europei Ten-T. Sarà così inviata a Bruxelles una lunga lista comprendente ad esempio una spesa di 55 milioni per la soppressione di passaggi a livello sulle reti Ten, 66 milioni per la Andora-S. Lorenzo (Genova-Ventimiglia) , 35 per la Vigna Clara-Valle Aurelia a Roma, 45 per la Cervaro-Bovino sulla Napoli-Bari, 77 milioni per vari interventi di upgrading della linea adriatica, 45,5 per adeguamento banchine delle stazioni, 34 milioni per il potenziamento della Voltri-Brignole.

La sensazione è che si sia messo un po’ di tutto: due miliardi di euro di spesa Rfi su un totale di 4,1 miliardi spesi nel 2016 per investimenti dalla società del Gruppo Fs. Certo non solo opere Cef (anche il Terzo Valico sembra fuori posto nel primo gruppo, visto che non è stato finanziato da Bruxelles con il Cef). Al momento non è ancora certo che la Commissione europea faccia passare questa visione molto larga delle opere Cef, ma come si diceva al Mit e alla presidenza del Consiglio sono fiduciosi. Se arriverà il via libera, l’Italia avrà ottenuto la possibilità di non conteggiare questi 4.181 milioni dal deficit/Pil, ma a fronte di spesa che in gran parte non è stata “aggiuntiva”, ma investimenti che sarebbero stati fatti comunque.

Alla presidenza del Consiglio considerano comunque molto positiva l’esperienza della Cabina di monitoraggio gestita dal Dipe, a cui partecipavano ogni mese i ministeri interessati e l’Agenzia per la Coesione, e che serviva da costante verifica in tempo reale della spesa e di conseguenza ha consentito di fare da pungolo ai ritardatari.

http://online.stradeeautostrade.it/ – 12.01.2016

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Porto, grido d’allarme del Comitato: «L’Aspo dimentica i dragaggi»

di Roberto Perini

Tra gli operatori portuali regna il pessimismo. Secondo il comitato per il rilancio dello scalo mercantile, sarebbero in corso manovre tutt’altro che rassicuranti. Anche il Comune non si starebbe affatto prodigando a sostegno dei traffici. Da ambienti del Pd friulano, sarebbe addirittura giunta notizia di pressioni affinché la presidenza dell’autorità portuale unica del Veneto sia assegnata ad «un candidato disposto quantomeno a non ostacolare il trasferimento del traffico commerciale da Venezia a Trieste ed i passeggeri a Porto Marghera, in mezzo ai contenitori».

Nel contesto, quello clodiense non sarebbe stato tenuto nella benché minima considerazione.
L’argomento secondo il Crp terrebbe già banco «nei salotti alti veneziani». Intanto, secondo il Comitato, mentre sarebbero in corso le grandi manovre, a Chioggia, regnerebbero l’inerzia e l’anarchia, con buona pace dell’economia locale. L’Azienda speciale del porto (Aspo), ormai a fine mandato nella gestione dello scalo clodiense, «non potendone più ricavare guadagni», se ne starebbe praticamente con le mani in mano.

Avrebbe già tralasciato di adempiere ad atti di fondamentale importanza. Stando al comunicato, sarebbe sparito il programma dei dragaggi che l’Aspo avrebbe dovuto inviare in Regione. Conseguentemente, Chioggia risulterebbe esclusa dai programmi governativi. L’adeguamento dei fondali a 11 metri sarebbe «ormai, solo una chimera». Nulla di fatto nemmeno riguardo la definizione di competenza sulle aree portuali parzialmente appartenenti al Demanio.
Questa condizione di perdurante incertezza blocca, di fatto, ogni possibile investimento.

L’azienda, infine, non avrebbe presentato alcuna variante al Piano regolatore portuale, recante l’inserimento del contestato deposito del gpl.

Il Gazzettino – 12.01.2017

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Brennero, gara da 1,3 miliardi sul lato austriaco

11 Gennaio 2017

di Alessandro Arona

Pubblicato nei giorni scorsi da Bbt (società appaltante mista al 5o% tra le ferrovie italiane ed austriache) il mega-bando di soli lavori per realizzare la parte principale della galleria ferroviaria del Brennero sul lato austriaco, il lotto Pfons-Brennero, con base d’asta di 1.298 milioni di euro. Il termine per partecipare è il 18 aprile 2017, e l’aggiudicazione sarà a offerta più vantaggiosa.

Il nodo dei controlli antimafia. A preoccupare Bbt è però in questi giorni la sentenza del Tar Bolzano 20 dicembre 2016, n. 354, che secondo l’Ad Raffaele Zurlo «ci impedirà di effettuare i controlli di moralità e antimafia sulle imprese “cooptate”». La sentenza non ha avuto impatto sull’appalto Mules 2-3, a cui si riferiva, perché trattandosi di opera strategica il contratto firmato da Bbt con l’Ati Astaldi il 4 settembre non poteva essere messo in discussione, e l’effetto della sentenza è stato solo un mini-risarcimento danni a carico di Bbt a favore del ricorrente Cmc (1,2 milioni di euro a fronte dei richiesti 137 milioni, e a fronte di un valore dell’opera di 993 milioni post-aggiudicazione). Tuttavia la sentenza sancisce l’illegittimità di una clausola del contratto, sempre inserita in questi anni da Bbt nei suoi bandi, che prescrive per le imprese “cooptate” (articolo 92 c.5 del Dpr 207/2010, tuttora in vigore in attesa delle Linee guida Anac) di dimostrare gli stessi requisiti generali prescritti perle altre imprese facenti parte del raggruppamento (dell’Ati). Secondo il Tar, invece, che cita altre sentenze, le imprese cooptate non possono essere considerate concorrenti, e dunque non può essere loro richiesto l’obbligo di dimostrare i requisiti generali di cui all’articolo 38 del Dlgs 163/20o6, oggi articolo 8o del nuovo Codice. «Si creerà un grave buco nei controlli di moralità e antimafia», teme Zurlo.

La spesa 2016. Nonostante qualche mese di ritardo sull’avvio del maxi lotto Mules 2-3, sul lato italiano, aggiudicato ad Astaldi-Ghella (e altri) per 992 milioni (base d’asta 1.373), la spesa complessiva per investimenti realizzata da Bbt per il progetto Brennero ha raggiunto i previsti 400 milioni di euro, quasi il doppio dei 211 milioni spesi nel 2015, mentre per l’anno in corso si prevede di salire a 5-6oo milioni di euro. All’inizio di dicembre sono infatti partiti i lavori sul lotto Mules 2-3.

L’avanzamento lavori. Bbt ha finora realizzato, tra cunicoli esplorativi e prime tratte della galleria principale, 6o km di scavi sui 230 totali previsti. La spesa è stata finora di 1,3 miliardi di euro, il 15% degli 8,8 miliardi di euro totali (la fine di tutta l’opera è prevista nel 2025). Sui 4,4 miliardi a carico dell’Italia, considerando anche i fondi europei, le risorse ancora da stanziare da parte del nostro Paese ammontano a soli 371 milioni.

Il Sole 24 Ore – 11.01.2017

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Cresce transito tir Brennero, +8%

Dati del gestore autostradale austriaco Asfinag

È in aumento il trasporto merci su strada sull’asse del Brennero. Secondo dati diffusi dal gestore dell’autostrada austriaca Asfinag, nel 2016 sono stati registrati 2,1 milioni di passaggi di tir al valico, con un aumento dell’8% rispetto al 2015. Ai tir si raggiungono 11 milioni di autovetture, con una crescita del 3%. Secondo quanto scrive oggi il quotidiano austriaco Tiroler Tageszeitung, il divieto settoriale per alcune merci introdotto a novembre non ha prodotto i risultati sperati. A novembre 2016, infatti, c’è stato un aumento dei transiti dell’11,5% rispetto al novembre 2015.

Ansa/Trentino A.A. – 11.01.2017

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