Porti e infrastrutture: via libera ai fondi Cipe 68 milioni per il Fvg

2 Dicembre 2016

Nel “pacchetto” 17 milioni per la sistemazione del nodo ferroviario a sud dello scalo giuliano. In totale sono stati assegnati 1,4 miliardi.

di Diego D’Amelio

Diciassette milioni per contri­buire alla sistemazione del no­do ferroviario nella zona sud del porto di Trieste. Ammonta a tanto lo stanziamento deciso nella seduta del Comitato in­terministeriale per la program­mazione economica, riunitosi ieri a Roma. Il Friuli Venezia Giulia totalizza 68 milioni, che andranno a finanziare una se­rie di lavori pubblici sul territo­rio regionale. Il presidente dell’Autorità portuale, Zeno D’Ago­stino, accoglie la notizia con sorpresa e soddisfazione: «Non mi aspettavo avrebbero fatto così in fretta. Si tratta di fondi destinati a Rfi (che si aggiungono a 17 milioni già stanziati), che verranno spesi nell’area di Servola, a servizio della piattaforma logistica, della Fer­riera e dunque dell’area di crisi complessa: cioè la zona che sa­rà centrale nello sviluppo del porto. Risorse importantissi­me che si sommano ad altre già rese disponibili da Rfi, con cui prepareremo i progetti defi­nitivi, come già fatto per l’area di Campo Marzio». Soddisfatta la presidente Serracchiani «É un segno di attenzione partico­lare verso uno scalo che da molto tempo attendeva di esse­re dotato degli  strumenti  per esprimere le sue grandi potenzialità. Un investimento  coe­rente con i risultati ottenuti dalla componente ferroviaria nel porto di Trieste e con la prospettiva di dover far fronte a traffici ancora maggiori. Ab­biamo lavorato molto per que­sti risultati».

La parte più consistente del­le risorse andrà ad ogni modo al rifacimento della strada sta­tale 52 Carnica: 33 milioni so­no richiesti per il primo lotto di ristrutturazione riguardante i 5 chilometri della variante di Tol­mezzo, 5,5 milioni per il rifacimento dello svincolo dell’ospe­dale e 10,5 per la messa in ordi­ne della galleria “Passo della morte”. Lavori di minore entità, pari a un milione di euro ciascuno, sono infine previsti per il com­pletamento del nodo ferrovia­rio di Udine e per la manuten­zione straordinaria degli scari­chi della Diga di Ravedis. La po­sta a favore del Fvg fa parte dell’ingente piano operativo da 11,5 miliardi, approvato ieri dal Cipe su risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020. ll programma di in­vestimenti si rivolge a infra­strutture e trasporti: la nota del Cipe parla di «più manutenzio­ne e sicurezza per strade, ferro­vie e dighe», nonché di «impe­gno sulla mobilità sostenibile, metropolitane e nuovi mezzi per il trasporto pubblico loca­le». Il ministro delle Infrastrut­ture, Graziano Delrio, lo defini­sce «un piano robusto per mi­gliorare la rete stradale e ferro­viaria».

Il totale di 11,5 miliardi è così suddiviso: 5,3 miliardi per gli interventi stradali, 2 nel settore ferroviario, 1,2 per il tra­ sporto urbano e il piano metro­politane, 1,3 per la messa in si­curezza del patrimonio infrastrutturale già esistente, di cui un miliardo per le strade e quasi 300 milioni per il piano dighe. Il Cipe ha infine stanziato 1,3 miliardi per il rinnovo dei mez­zi pubblici locali e per il piano nazionale sicurezza ferrovia­ria, con 300 milioni apposita­mente destinati alle ferrovie re­gionali. Della stessa seduta il Comitato ha approvato inoltre i piani operativi presentati dai ministeri dello Sviluppo Eco­nomico, delle Politiche Agrico­le e dell’Ambiente, cui sono stati rispettivamente assegnati 1,4 miliardi, 400 milioni e 1,9 miliardi.

Il Piccolo – 02.12.2016

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Passante, il traffico spinge gli utili Cav: per la Regione «tesoretto» da 99 mln

Flussi a +7,47% rispetto al 2015. Cresce la riserva per nuove opere

Sempre più auto e sempre più camion percorrono il Passante di Mestre. Da Capodanno a ieri, ogni giorno i 32 chilometri del collegamento fra Dolo e Quarto d’Altino sono stati attraversati mediamente da 66.159 veicoli, a fronte dei 61.746 conteggiati nello stesso periodo dell’anno scorso. Un aumento che spinge in alto gli utili delle Concessioni autostradali venete, tanto che questa settimana il Consiglio di amministrazione presieduto da Luisa Serato ha dovuto (di buon grado) rivedere all’insù le stime sull’utile d’esercizio, consolidando così ulteriormente il «tesoretto» di cui la Regione potrà disporre a partire dal 2020 e che ad oggi ammonta già a 99 milioni di euro. I numeri relativi ai volumi di traffico calcolati da Cav parlano chiaro. Guardando al 2016, dall’inizio di gennaio alla fine di novembre il tratto dell’A4 alternativo alla tangenziale di Mestre è stato solcato quotidianamente da 47.856 mezzi leggeri e da 18.303 mezzi pesanti. Nello stesso periodo del 2015, il bypass era stato scelto ogni giorni da 44.791 automobilisti e da 16.955 camionisti. Confrontando i due andamenti, risulta che l’incremento è stato del 7,16% per le macchine e dell’8,27% per i Tir, con una crescita totale del 7,47%.

Una tendenza che si riflette nelle casse della società concessionaria, partecipata al 50% ciascuna dalla Regione e dall’Anas. Nella seduta di lunedì scorso, il Cda ha approvato il pre-consuntivo relativo al 2016, documento preliminare al bilancio che verrà licenziato presumibilmente ad aprile. Ebbene, in questa occasione il board ha constatato che l’utile di esercizio è superiore di oltre un milione rispetto alle previsioni di inizio anno: non più 11.930.000 euro, bensì 13.030.000. Soldi che fra qualche anno potranno essere utilizzati da Palazzo Balbi, in accordo con il dicastero delle Infrastrutture, per altre opere. «Cav — ricorda la presidente Serato — ha nel suo statuto l’obbligo di non distribuire dividendi, ma di mettere l’utile di bilancio a disposizione della Regione, la quale d’intesa con il ministero individuerà una serie di interventi di infrastrutturazione viaria da realizzare sul territorio veneto. Questa è la nostra particolarità, un caso unico nel panorama nazionale, che ritengo di particolare importanza perché è la dimostrazione che possono esserci delle società che, lungi dal fare serbatoio o dall’essere “stipendiopoli”, in realtà vengono impiegate per il bene del Veneto». In questo decennio di attività è stata infatti gradualmente costituita una riserva vincolata per l’infrastrutturazione viaria, che ormai sfiora il centinaio di milioni di euro e che è sancita dal formale impegno di Anas e Regione a destinare al finanziamento di altri interventi viabilistici le risorse generate dalla gestione del Passante e delle tratte in concessione, una volta soddisfatta l’esigenza di ammortamento degli investimenti effettuati e quindi di rimborso dei relativi mutui, nonché degli oneri di manutenzione e gestione.

Al riguardo va detto che il percorso del project bond da 830 milioni procede senza intoppi, con due rate semestrali all’anno versate ai nove investitori istituzionali (come compagnie assicurative e fondi internazionali) che hanno acquistato pacchetti obbligazionari compresi fra 2,5 e 400 milioni di euro. Ma quali opere potranno beneficiare di questa dotazione? Ancora nel 2009 l’allora assessore regionale Renato Chisso aveva portato in giunta una dozzina di possibili cantieri, dal collegamento con Vigonza alla variante di Scorzè, ma è chiaro che da allora è passata così tanta acqua sotto i ponti che sarà necessario un adeguamento della lista. A proposito di rivisitazioni, non è escluso che la performance positiva del Passante possa servire da termine di paragone anche per la revisione dei flussi di traffico della Pedemontana, una delle leve su cui la Regione intende agire per provare a sciogliere il nodo della sostenibilità economia dell’infrastruttura, insieme alla possibile rimodulazione dei contratti con Sis e all’ipotetico intervento dell’Anas in un eventuale aumento di capitale. Uno scenario che Cav sta a guardare, pronta invece ad un ruolo più attivo nel progetto della holding autostradale del Nordest. «Le ipotesi di lavoro — sottolinea la presidente Serato —sono al vaglio di Anas e Regione. Da quello che appare in prima battuta, con l’ausilio di un paio di emendamenti alla Finanziaria nazionale, Cav dovrebbe cambiare pelle e fungere da holding, per cercare di dare una mano a situazioni critiche come il rinnovo della concessione di Autovie Venete e le difficoltà finanziarie di Veneto Strade. In questo senso Cav diventerebbe una sorta di ombrello per queste altre società». Ma per saperne di più bisognerà aspettare almeno Natale.

Corriere del Veneto – 02.12.2016

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La ferrovia dei Bivi in tunnel e in “tubo”

Mestre, Brugnaro soddisfatto purché sia riservata ai treni merci. Checchin (Spinea): «Barricate se interferisce con i treni regionali»

di Francesco Furlan

Riaprire la linea dei Bivi per il transito dei treni merci anche se al momento non può essere esclusa l’ipotesi – fa sapere Rete Ferroviaria italiana (Rfi) – che in futuro possa essere utilizzata anche per il trasporto dei passeggeri. Rfi ha già affidato a Italferr la progettazione per la riapertura della linea che, stando alle prime indicazioni, sarà realizzata in parte in tunnel e in parte con una sorta di tubo in calcestruzzo.

È un’idea al quale Rfi lavora da tempo: a maggio dell’anno scorso per esempio – suscitando l’allarme di alcuni comitati locali – tecnici e operai incaricati da Rfi si misero a lavorare alla pulizia della linea nel tratto compreso tra il bivio Marocco e il bivio Carpenedo, intervento preliminare alle indagini per la riattivazione della linea che permette di collegare le linee per Milano, Trento, Udine e Trieste evitando il passaggio per la stazione di Mestre.

Ora che il Cipe ha garantito lo stanziamento di 110 milioni di euro Italferr può procedere nella definizione del progetto della linea che, rinnovata, permetterebbe di rendere più veloce il trasporto merci. Con il rischio però che, nell’ipotesi in cui la linea fosse utilizzata anche per il trasporto dei passeggeri, taglierebbe fuori le stazioni ferroviarie di Mestre e Venezia Santa Lucia.

Lo stanziamento del Cipe, che nella delibera fa riferimento esplicito all’intervento motivandolo con la necessità di procedere «all’estromissione del traffico merci dal nodo di Mestre» è quindi accolto con soddisfazione dal sindaco Luigi Brugnaro a patto che l’intervento non abbia in futuro come ripercussione la penalizzazione delle due stazioni di Mestre e Venezia.

Le due stazioni – ha commentato Brugnaro con il suo staff – devono restare tappe fondamentali nella rete dell’Alta velocità, aspetto sui cui Brugnaro è già stato tranquillizzato da Rfi. Del resto i rapporti tra il Comune e la società del gruppo Fs che si occupa di infrastrutture sono molto più sereni rispetto a un anno fa, quando Brugnaro ebbe un duro confronto con Paolo Comastri della direzione investimenti di Rfi in un dibattito in cui si discuteva proprio della possibile apertura della linea dei Bivi.

In questi mesi, con l’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, si è aperto un confronto sia sulla stazione ferroviaria di Mestre che sul collegamento tra la stazione di Mestre e l’aeroporto Marco Polo. Voci contrarie alla riapertura della linea – che tra Mirano e Carpenedo attraversa Spinea, Asseggiano, Trivignano, Marocco e Dese – potrebbero però alzarsi dai comitati e dagli altri comuni coinvolti.

A Spinea, ad esempio, sulla linea dei Bivi è stata aperta la stazione utilizzata da centinaia di pendolari che si spostano verso Mestre o Venezia. «Se il progetto di Rfi per i treni merci dovesse interferire con i treni regionali, o anche solo limitarne il potenziamento, già oggi necessario, siamo pronti a fare le barricate», dice agguerrito un sindaco solitamente pacato come Silvano Checchin.

Il prossimo 16 dicembre è in programma un incontro tra la Regione e i sindaci della tratta Venezia-Bassano. «Sarà l’occasione», aggiunge Checchin, «per chiedere chiarimenti».

La Nuova di Venezia/Mestre – 02.12.2016

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Save investe 150 milioni sul Catullo. Marchi in polemica con Fondazione Venezia

Il presidente Save conferma la sua offerta per lo 0,8% del capitale di Save appena passato di mano e rilevato da Atlantia. Via al piano di investimenti per gli aeroporti di Verona e Brescia.

di Eleonora Vallin

“Ora i veronesi possono tornare a volare nel loro aeroporto”. Così Enrico Marchi presidente di Save, partner di Catullo spa che controlla gli scali Catullo a Verona e Brescia Montichiari, ha presentato le novità del Piano industriale degli aeroporti del Garda. Lo sviluppo dell’aeroporto di Verona è regolato da un Master Plan al 2030 che prevede investimenti complessivi per 150 milioni per portare la capacità passeggeri del terminal fino a 5,6 milioni e per costruire una nuova torre di controllo, ma anche per rendere lo scalo moderno e dare ai passeggeri una nuova esperienza anche di acquisto, oltre che di confort e sicurezza.

Il piano industriale presentato il 2 dicembre a Verona prevede investimenti nel triennio 2016-19 di 65,760 milioni, di cui 6 milioni già spesi nel corso dell’anno. Marchi ha annunciato il rilancio del Catullo dopo anni di bilanci in rosso. Rilancio che vede 12 nuove tratte internazionali e passeggeri in crescita dell’8 per cento sul 2015. Nei primi nove mesi del 2016 lo scalo di Verona ha registrato segnali positivi nei nove mesi dell’anno, con un incremento del traffico passeggeri del 6,9% (2,3 milioni di viaggiatori), superando la media nazionale (+4,2%).

I principali lavori, finalizzati a ottimizzare le attuali infrastrutture aeroportuali dello scalo, riguardano interventi di adeguamento e ampliamento del terminal passeggeri, di riqualifica delle infrastrutture di volo e di espansione del piazzale di sosta degli aeromobili. Save è entrata come partner industriale nel 2014 e attualmente detiene il 40,3% della società Aeroporto Valerio Catullo, che gestisce gli aeroporti di Verona e Brescia. Ma l’obiettivo, spiega Marchi, è applicare il “modello Treviso” e arrivare, “dopo il fidanzamento, al matrimonio nel 2017”.

Quanto al recente blitz di Atlantia che ha rilevato lo 0,8% da Fondazione di Venezia e l’ ipotesi che questo passaggio possa preludere una prossima Opa su Save, Marchi sostiene di “conoscere Gilberto Benetton da quando avevamo i pantaloni corti. Penso  che Gilberto Benetton abbia una parola sola. Se dice che   l’investimento di Atlantia non nasconde intenzioni ostili, io   gli credo”. Ma il presidente si toglie un sassolino della scarpa: “Piuttosto non mi spiego il comportamento   della Fondazione Venezia, che ha venduto azioni guadagnando   meno di quello che avrebbe potuto”, ha commentato Marchi.  Il presidente sostiene di aver palesato la sua offerta alla Fondazione, ma di non aver mai ricevuto alcuna risposta.

La Nuova di Venezia/Nord Est Economia – 02.12.2016

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Stanziati 49 mln per variante di Riga

1 Dicembre 2016

Il Cipe approva il piano delle opere pubbliche

Il Cipe ha approvato il Piano operativo Fsc 2014-2020 da 11,5 miliardi di opere pubbliche di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Il piano comprende lo stanziamento per la Provincia di Bolzano di 49 milioni di euro per la variante ferroviaria di Riga, che collegherà Bressanone alla Val Pusteria. Si tratta di “un piano robusto – ha commentato il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio – per migliorare la rete stradale e ferroviaria, favorendo l’accessibilità ai territori e all’Europa, superando le strozzature nella rete, con particolare riferimento alla mobilità nei nodi e nelle aree urbane.

Ansa/Trentino A.A. – 01.12.2016

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