Porti: a Trieste nuova gestione merci pericolose

11 Novembre 2016

Un lavoro durato quasi due anni

Il porto di Trieste si è dotato di un’ordinanza sul deposito temporaneo e sulla manipolazione di merci pericolose che organizza a livello locale – rende noto l’Autorità Portuale – la complessa materia delle normative internazionali e nazionali di riferimento (ADR, IMDG code, RID, ecc.) e semplifica gli adempimenti degli operatori del trasporto e della logistica che operano nello scalo giuliano.

Un lavoro durato quasi due anni che ha coinvolto Associazioni imprenditoriali, Organizzazioni sindacali e Rappresentanti dei lavoratori, segno che – ha ricordato il presidente Zeno D’Agostino – “la fattiva collaborazione tra autorità e operatori privati che stiamo portando avanti nello scalo triestino, produce importanti risultati di razionalizzazione e semplificazione, specie nel campo della sicurezza sul lavoro. La crescita e il consolidamento dei traffici del porto passano necessariamente per un innalzamento del livello d’igiene, prevenzione e sicurezza del lavoro portuale”.

Il nuovo dispositivo colma un vuoto di regolamentazione, concede congrui tempi d’adeguamento agli operatori già autorizzati al deposito temporaneo di merci pericolose e offre contestualmente un agile strumento a disposizione della logistica e portualità. L’iniziativa, fortemente voluta sia dall’Autorità portuale sia dalla Capitaneria di porto di Trieste, si inquadra in un denso programma di riorganizzazione del lavoro portuale che ha già inanellato importanti risultati quali: il decreto sulle operazioni e i servizi portuali del febbraio 2016; il miglioramento del sistema di gestione della sicurezza della comunità portuale con la riscrittura del “Protocollo d’intesa per la pianificazione di interventi in materia di sicurezza nell’ambito portuale di Trieste” stipulato in Prefettura del 2015; il recente avvio del Programma di Prevenzione mirato sul porto di Trieste che vede strettamente coinvolti i terminalisti, l’Inail Roma, l’Inail FVG – sede di Trieste, l’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste e la stessa Authority.

“Il nostro particolare ringraziamento – ha aggiunto il Segretario generale Mario Sommariva, va indirizzato all’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste, alla Capitaneria di Porto di Trieste, l’Agenzia delle Dogane, la Guardia di Finanza, il Chimico di Porto, il Corpo dei Vigili del Fuoco, i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza di Sito, i Rappresentanti del Servizio Prevenzione e Protezione di Sito, senza il cui prezioso contributo tecnico difficilmente saremmo riusciti a portare a termine tale arduo compito”.

Ansa/Mare – 11.11.2016

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Porti: da Iccrea 30 mln per la piattaforma logistica di Trieste

Recupero di 120.000 metri quadrati a utilizzo portuale

Iccrea BancaImpresa, con la Banca di Udine Credito Cooperativo, altre nove BCC del Friuli Venezia Giulia, Mediocredito Friuli Venezia Giulia e Mediocredito Trentino Alto Adige finanzia con 30 milioni di euro la nuova piattaforma logistica nel Porto di Trieste per il mercato domestico e per il Centro ed est Europa. Lo rende noto il Gruppo Iccrea precisando che beneficiaria del finanziamento è la Piattaforma logistica Trieste, società progetto costituita dalle imprese Icop Spa, Cosmo Ambiente Srl, Francesco Parisi Spa e Interporto di Bologna Spa.

La nuova piattaforma logistica, di 120.000 metri quadri – spiega Iccrea – recupera all’utilizzo portuale un’ampia superficie, parte della quale ricavata da aree attualmente occupate dal mare, per la realizzazione di una piattaforma su sedime marino che include nuovi raccordi ferroviari e stradali, e attracchi per navi trasporto camion e container.

L’iniziativa – evidenzia Iccrea – risponde sia al consolidato trend di crescita del traffico merci del Porto di Trieste, primo in Italia e quattordicesimo in Europa per volume totale in Tons in Europa, sia all’attuale mancanza di un’offerta logistica adeguata delle banchine attive nell’infrastruttura. Nel porto di Trieste – ricorda Iccrea – si svolgono i principali traffici petroliferi che transitano dall’Italia verso l’Europa centrale e la maggior parte delle merci provenienti dalla Turchia. La nuova infrastruttura a regime movimenterà un giro d’affari diretto nell’ordine di 15 milioni di euro annui e si stima possa avere un impatto almeno triplo sul valore delle attività dell’indotto portuale.

Ansa/Mare – 11.11.2016

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«Nodo ferroviario uscito dall’isolamento»

10 Novembre 2016

Lo evidenzia l’esperto Alessandro Puhali dopo che il progetto è stato inserito nell’accordo governo-Rfi

di Francesco Fain

«Era un anello fondamentale per far sì che uscisse dal suo isolamento ferroviario transfrontaliero. Il fatto che il Nodo ferroviario di Gorizia sia stato inserito nell’accordo di programma tra il ministero dei Trasporti e la Rete ferroviaria italiana è un un passo avanti importante, per non dire decisivo».

A sostenerlo è Alessandro Puhali, esperto di cose ferroviario e componente dell’assemblea del Gect per i trasporti. «Significa che il nodo ferroviario è stato preso in considerazione seriamente dal Governo italiano. Direi che questa è la volta buona perché si è attivato il massimo livello infrastrutturale italiano, vale a dire Reti ferroviarie italiane». Appena dieci minuti di percorrenza in più. Otto chilometri in tutto e le porte dell’Italia si spalancherebbero alla vicina Slovenia. Basterebbe prolungare la linea dei treni sloveni provenienti da Sezana o da Jesenice (che oggi ferma a Nova Gorica) sino a Gorizia. È l’uovo di colombo e risolverà un serissimo problema di collegamento ferroviario transfrontaliero.

Il passo più prossimo a essere compiuto è quello della realizzazione della lunetta sul versante italiano del confine: circa otto chilometri di tracciato ferroviario, oggi utilizzabile unicamente da convogli merci, che potrebbero dunque essere ammodernati per consentire il transito dei treni per il trasporto dei passeggeri. Il collegamento permetterebbe di raggiungere in meno di 10 minuti le stazioni di Gorizia centrale e Nova Gorica (la vecchia “Gorizia confine” o semplicemente Transalpina), con evidenti ricadute sotto il profilo turistico.

Il nodo, essendo uno dei due valichi ferroviari esistenti tra Italia e Slovenia (e quindi con l’Europa orientale e la Penisola balcanica) e trovandosi a ridosso dell’intersezione tra le due direttrici della Rete transeuropea dei trasporti (Ten-T) note come Corridoio “Adriatico – Baltico” e Corridoio “Mediterraneo” (già Corridoio 5), potrebbe svolgere per i due Corridoi un rilevante ruolo di supporto e complemento, sia nella fase di realizzazione degli stessi sia quando giungeranno a regime, consentendo un’ulterirore intersezione tra direttrice est-ovest e direttrice nord-sud.

La valutazione della sostenibilità dell’opera è inserita nel contesto degli attuali orientamenti programmatici europei in materia di reti TEN-T. «Ma soprattutto non è più un auspicio: ora è un accordo programmatico», ha evidenziato nei giorni scorsi la senatrice del Pd Laura Fasiolo.

«La direzione generale di Rfi fa sapere che attualmente per il Nodo di Gorizia sono al momento disponibili circa 500mila euro per interventi tecnologici di ammodernamento degli impianti esistenti».

Il Piccolo – 10.11.2016

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Aeroporti: Cazzanti nuovo a.d. Catullo di Verona-Brescia

9 Novembre 2016

Era stato amministratore di Venezia Terminal Crociere

Il Cda della società di Catullo, che gestisce l’aeroporto di Verona e Brescia, ha nominato Michele Cazzanti nuovo amministratore delegato. Cazzanti, laureato in economia aziendale, ha maturato esperienze professionali nel settore delle infrastrutture e prima di assumere l’attuale nuovo incarico è stato dal 2012 a.d. della società Venezia Terminal Passeggeri, che gestisce il traffico crocieristico del porto di Venezia. Il Cda ha espresso le sue congratulazioni al nuovo a.d. del Sistema aeroportuale del Garda, che fa parte del Polo aeroportuale del Nord Est insieme agli scali di Venezia e Treviso.

Ansa/Mare – 09.11.2016

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«Marco Polo ampliato inaugurazione a maggio»

8 Novembre 2016

Marchi conferma la promessa: inviterò anche il premier Renzi

di Mitia Chiarin

«A maggio 2017 inaugureremo la nuova aerostazione ampliata. Me lo ha chiesto al telefono lo stesso ministro Delrio, ricordandomi quella data che avevo indicato. Una data che ora qui riconfermo. E invito fin da subito sia il ministro che il premier Renzi». Sintonia tra aeroporto di Venezia e governo, questo il messaggio del presidente della Save Enrico Marchi all’inaugurazione della nuova darsena e del nuovo tapis roulant in galleria di collegamento all’aerostazione del Marco Polo. «E ringrazio il governo per non aver scelto di aumentare le tasse sul trasporto aereo».
Graziano Delrio ricambia la cortesia confermando anche gli investimenti nell’alta velocità anche per Venezia: «Venezia deve essere vivibile ed accessibile via terra, aria, strada ed acqua», ribadisce il ministro delle Infrastrutture.
Inaugurazione per 500. Enrico Marchi, presidente di Save, ha fatto gli onori di casa al Marco Polo davanti ad un parterre di oltre 500 invitati: 450 tra politici, amministratori, prefetto e questore, rappresentanti delle forze dell’ordine, parlamentari (da Felice Casson ad Andrea Martella e Mario Dalla Tor) magistrati come Carlo Nordio. Ci sono i rappresentanti delle associazioni industriali di Verona e Brescia assieme al presidente degli industriali veneziani, Matteo Zoppas.
Pacchetto da 100 milioni. Una progettazione tutta curata in casa quella della nuova darsena e del moving walkway, pacchetto da 33 milioni di investimento, inaugurato ieri assieme ai 15 milioni spesi per le nuove sedi di vigili del fuoco e finanza, i 20 milioni della centrale di rigenerazione e i primi due lotti di infrastrutture di volo (altri 28 milioni di euro).
«Dopo un anno e mezzo di lavoro consegniamo oggi opere per 100 milioni di euro con un impegno portato avanti 24 ore su 24», ribadisce Marchi, ricordando che «Save fa seguire alle parole, i fatti». Le polemiche del passato sono archiviate.
Per vedere la nuova porta d’acqua del Marco Polo ci sono voluti più di 12 anni, tante polemiche sul progetto di Gehry poi cancellato e sostituito da una moderna cavana, inaugurata ieri.
Investimenti futuri. «Cambierà volto questo aeroporto con un investimento che dal 2012 al 2021 è di 800 milioni di euro», prosegue il presidente di Save che con il controllo di Treviso, Verona e Brescia pensa alla società come al cuore degli aeroporti del Nordest, «soggetto, forte, aggregante e indipendente che deve continuare a mantenere le sue radici in Veneto».
Per il 2017 sono previsti oltre alla prima fase di estensione del terminal passeggeri TL1, la nuova sala Vip. In progettazione è il nuovo terminal passeggeri TL2 con la nuova area Schengen, la nuova extra Schengen, edifici a nord e sud del terminal con nuovi finger; il rifacimento delle piste e l’ ampliamento del piazzale Nord, nuovi parcheggi.
Rapporti con il Comune. Nel Masterplan 2021, 40 milioni di euro vengono investiti nella sostenibilità ambientale; in Save esiste una sala “municipio” per gli incontri e si è tornati alla « piena sintonia con la città grazie al dialogo costante con il sindaco Brugnaro».
Enac, tre miliardi agli scali. Gli 800 milioni di investimento sono il frutto del contratto di servizio con l’Enac. «Per i prossimi cinque anni verranno investiti tre miliardi per gli aeroporti», ha detto il presidente Vito Riggio. Un miliardo per Roma Fiumicino, poi Milano e Venezia, terzo aeroporto chiave dello sforzo di investimento di Enac. «Sembra poco – ha precisato Riggio – ma è finanza totalmente privata che sgrava il pubblico che non ha risorse». E «l’importante – ha proseguito il presidente dell’Enac – è che poi le opere vengano realizzate. Per questo applichiamo il protocollo di controllo interno nell’ambito di un modello che funziona ovvero quello che vede il Ministro che dà le indicazioni, l’Enac che se ne fa carico e gli scali che le realizzano, come nel caso di Venezia».

La Nuova di Venezia – 08.11.2016

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Cinque capannoni e nuovo binario per lo scalo merci

Il progetto. Previsto il collegamento ferroviario con la Milano-Venezia e un’area di deposito.

di Patrik Pozzi

Un’area per lo scambio dei container e dei rimorchi fra i camion e i treni lungo un nuovo binario collegato alla linea ferroviaria Milano-Venezia. E poi un’area logistica per il deposito delle merci e servizi di vario tipo. Il tutto su una superficie di quasi 500 mila metri quadri. Sono questi gli elementi principali del progetto del nuovo scalo merci provinciale che due aziende straniere, l’americana Pro Logis e la tedesca CargoBeamer, intendono realizzare all’interno dei confini di Treviglio e Caravaggio, andando a occupare la fascia di territorio a nord-est dell’ospedale.

Progetto che per la prima volta pubblichiamo oggi e che dimostra come si tratti di un centro intermodale composto da una zona da 70 mila metri quadri, con una piattaforma e un fascio di binari dove avverrà lo scambio dei container e dei rimorchi fra i camion e i treni; e poi una zona da 400 mila metri quadri per il deposito delle merci e altri servizi a disposizione dell’attività logistica composta da cinque capannoni da circa 33 mila metri quadri ciascuno. È chiaro, quindi, come nelle intenzioni dei promotori questo centro intermodale possa svolgere le funzioni sia di scalo merci provinciale sia di interporto di cui tanto si è parlato in passato e che, con un superficie molto più ampia (di un milione di metri quadri) era previsto fra Treviglio e Caravaggio. L’elemento portante del progetto, il cui costo sarà a carico delle aziende proponenti (con, a quanto risulta, una piccola partecipazione di Rfi), è il suo raccordo ferroviario ossia il nuovo binario collegato alla linea ferroviaria Milano-Venezia che servirà, appunto, a convogliare i treni merci nel centro intermodale. Dopodiché dovranno fermarsi alla cosiddetta piattaforma CargoBeamer, dove verrà utilizzata un’avanzata tecnologia brevettata dall’azienda tedesca. Semplificando, lo scambio dei container fra camion e treni non sarà fatto con delle gru, bensì attraverso delle piattaforme mobili. In questo modo, oltre a rendere il processo di carico e scarico ancora più automatizzato, si punta anche a ridurre l’impatto visivo.

A fianco della piattaforma non è previsto un solo binario, bensì un fascio di binari dove i treni in attesa di essere caricati o scaricati potranno stazionare. Nel progetto,a quanto risulta, è incluso anche il raccordo conia linea ferroviaria Treviglio-Cremona. È esclusa invece (sebbene lo si veda tracciato sulle carte progettuali) la realizzazione del binario di collegamento fra la Milano-Venezia e la linea ferroviaria AV/AC (alta velocità/alta capacità), il cosiddetto «salto del montone» che costerebbe 20 milioni di euro. La predisposizione per la sua realizzazione è, comunque, già stata fatta a Caravaggio: si tratta del grande manufatto sotto cui passa l’autostrada Brebemi A35 e sopra il quale, appunto, dovrà passare, a un’altezza di circa dieci metri, il futuro binario di collegamento.

A ovest della piattaforma CargoBeamer si estende la zona logistica. Per accedervi è prevista una nuova viabilità interna collegata alla via Guzzasete. Questa strada è a sua volta connessa alla tangenziale ovest di Caravaggio percorrendo la quale si arriva al casello di Caravaggio della Brebemi-A35 che, per il centro intermodale, è ritenuto un collegamento fondamentale tanto quanto il raccordo alla Milano-Venezia.

L’Eco di Bergamo – 08.11.2016

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Tav, la svolta: c’è il progetto del nodo di Verona

4 Novembre 2016

Passaggio storico, è la prima pianificazione all’interno del territorio comunale. Due nuovi binari fra il casello di Verona Nord e la frazione

di Enrico Santi

A Roma si accelera sull’operazione dell’alta velocità. Rete ferroviaria italiana ha infatti depositato il progetto del nodo di Verona, dall’area a nord della città fino alla frazione di San Massimo.

Si tratta di un passaggio «storico» dal momento che è la prima volta che va in porto la pianificazione di un tratto dell’alta velocità all’interno del territorio comunale cittadino. Una volta completata la tratta oggetto di progettazione dovrà collegare sia alla Verona-Brescia che alla Verona-Padova. Per il momento, tuttavia, i disegni di Rfi arrivano fino a San Massimo. Per il collegamento con Porta Vescovo si dovrà quindi aspettare. Il progetto è ora all’esame dello studio di impatto ambientale.

Esso prevede l’ingresso dei treni da ovest attraverso due nuovi binari di alta velocità-alta capacità nel tratto compreso tra l’Autobrennero, a circa 150 metri dal casello di Verona Nord che, di fatto è l’attuale punto di arrivo della tratta Brescia-Verona, e San Massimo, a ovest della stazione di Porta Nuova.

Inoltre si prepara la realizzazione di due nuovi binari relativi all’interconnessione con il Quadrante Europa nel tratto compreso tra Verona Nord e l’innesto sulla linea ferroviaria verso il Brennero.

«Dopo tante parole arriviamo finalmente al dunque», afferma entusiasta il deputato del Pd Vincenzo D’Arienzo, «e Verona avrà il collegamento desiderato che ci connetterà con la linea da Milano e verso il Brennero, meta naturale dei nostri traffici merci. L’occasione», continua D’Arienzo, «è utile anche per razionalizzare e potenziare i dispositivi della stazione di Porta Nuova e, quindi, avere gli adeguamenti tecnologici per la gestione delle modifiche agli impianti esistenti e per la gestione di quelli di nuova realizzazione, innovazione importante per il futuro di Verona e per la sua vocazione logistica».

«Nei prossimi anni Verona sarà al centro di imponenti investimenti», sottolinea il parlamentare, «e sarà ancora più interconnessa con il nord Europa, per cui saremo tra le poche città italiane con una rete ferroviaria con un alto grado di interoperabilità». Il deputato assicura particolare attenzione «per evitare che l’opera da opportunità diventi problematica per il territorio, in particolare nell’area di San Massimo per la quale è stato sottoscritto un protocollo d’intesa che dovrà essere rispettato fedelmente». Infine auspica che venga quanto prima pubblicato il progetto del prolungamento dalla stazione di Porta Nuova a quella di Porta Vescovo. «Compreso», evidenzia, «il delicato passaggio sull’Adige nella zona di ponte San Francesco, nonché la connessione tra il tratto progettato e la Verona-Pescantina». E chiede: «Verona è interessata da quattro progetti: Brescia-Verona, Verona-Vicenza, Verona-Pescantina e il nodo di Verona, a quando una tavola d’insieme per evitare di ragionare sempre su pezzetti separati?».

Intanto il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Manuel Brusco chiede, con due interrogazioni se sono state rispettate tutte le procedure. «È illegittimo», commenta, «che la valutazione di impatto ambientale venga realizzata solo su una parte del progetto e non nel suo complesso. Inoltre il nodo di Verona si configura come un progetto parziale dove addirittura si prevede che la stessa Via si basi sulla vecchia legge degli appalti. Che prevedeva venisse realizzata sul progetto preliminare, quando il nuovo codice prescrive che venga fatta sul progetto definitivo, non ancora redatto».

«Per questo», aggiunge Brusco, «chiedo alla Regione Veneto come valuta le scelte portate avanti da Rfi e in che modo intende agire al fine di tutelarsi da possibili lacune procedurali che potrebbero creare danni economici e ambientali al territorio».

L’Arena – 04.11.2016

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Porti: Monfalcone, accordo con DB Cargo per trasporto auto

3 Novembre 2016

Verso mercati Asia riduzione tempi rispetto Nord Europa

Un accordo di cooperazione è stato firmato oggi a Monfalcone tra Compagnia Portuale Srl (Cpm), DB Cargo Logistics GmbH, reparto logistico delle ferrovie tedesche, e Wallenius Wilhelmsen logistica, leader mondiale nel trasporto e nella logistica RoRo.

Con l’impegno delle tre parti, la Joint Venture “Monfalcone Hub del Mediterraneo” e Compagnia Portuale intendono portare in Friuli Venezia Giulia parte della produzione europea di veicoli che oggi viene spedita in Asia attraverso i porti del Nord Europa. In questo modo, i tempi di trasporto verso i mercati asiatici potranno essere ridotti anche di otto giorni. A livello locale, Cpm si è impegnata a investire in attrezzature e formazione per gestire la nuova linea di traffico, che ci si aspetta possa fornire nuove opportunità di lavoro.

Ansa/Mare – 03.11.2016

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«Tav, cantieri nel 2017. A Vicenza in sette anni» Restano i nodi cittadini

2 Novembre 2016

di Gianni Favero

Un anno per definire l’attraversamento Tav a Vicenza e trasformare gli scontri sul progetto in un accordo che porti alla conferenza dei servizi. E sette anni per vedere l’alta velocità ferroviaria in Veneto arrivare fino alle porte di Vicenza. Dopo la promessa del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio di dare il via libera alla Tav in Veneto entro fine 2106 – inizio 2017 – ora è l’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, a dettare i tempi di un’infrastruttura che il Veneto attende – e discute – da decenni. Gentile ha spiegato al Sole 24Ore che, dopo l’apertura l’11 dicembre del tratto Treviglio-Brescia, «entro qualche mese» apriranno i cantieri per portare verso Est la Tav, su entrambi i lotti Brescia-Verona e Verona-Bivio Vicenza, costo di poco inferiore ai 3 miliardi di euro il primo, di 3,6 il secondo. I lavori «Dureranno sette anni», ha sostenuto Gentile, assicurando che «entro il 2025» i treni ad alta velocità arriveranno ad Altavilla Vicentina, alle porte di Vicenza.

Resta il nodo-Vicenza, che da quattro mesi attende un accordo Governo-Regione-Rfi-Comune che ratifichi quanto deciso da Vicenza: il mantenimento dell’attuale stazione e una fermata in Fiera sia per la Tav che per il Sistema metropolitano, costo 804 milioni, meno della metà della soluzione precedente con le due stazioni in Fiera e a Borgo Berga, per 1,7 miliardi. «Le discussioni con il Comune per l’attraversamento di Vicenza – ha spiegato ancora Gentile sono state lunghe e complesse, ma molte costruttive. Possiamo chiudere il ragionamento su Vicenza nel 2017 per redigere il progetto definitivo e aprire la Conferenza dei servizi».

A restare perplesso è Franco Miller, consigliere delegato alle Infrastrutture di Confindustria Veneto: «Possiamo credere che davvero le opere fra Brescia e Verona partano nei primi mesi del 2017, ma la tratta è suddivisa in quattro lotti e non è detto quale sia il primo. Il nostro dubbio continua a rimanere su quello più ad Ovest, il percorso che dovrà superare Brescia, rispetto al quale una decisione sul tracciato non c’è. E il mondo non finisce a Brescia». «Per quel che ci riguarda – interviene il presidente di Confartigianato, Luigi Curto, tra gli autori della lettera al ministro Delrio proprio sulla Tav del coordinamento delle associazioni imprenditoriali Arsenale 2022 – l’unica cosa certa è che la Tav arriverà a Verona. Se per Vicenza Gentile spiega che si risparmieranno 500 milioni possiamo dedurre che l’attraversamento sotterraneo non ci sarà. Ma allora da che parte si va, se nell’attuale stazione lo spazio per due binari in più non c’è?».

Corriere del Veneto – 02.11.2016

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Porti: ApV, disastro abbandono Venezia da linea diretta Far East

1 Novembre 2016

Costerà alle sole imprese del nordest non meno di 10 milioni di euro all’anno di maggiori costi di trasporto.

“L’abbandono – si spera temporaneo – dello scalo di Venezia da parte della linea diretta con il Far East è un ‘disastro’ tanto annunciato da tempo, quanto evitabile restituendo al porto con il Voops (Venice Offshore Onshore Port System) l’accessibilità nautica oggi sacrificata al MoSE”: a dirlo una nota dell’Autorità Portuale di Venezia.

“Purtroppo in attesa del Voopsla nave che da 6500 teu (container) passa a 10.000 teu – è detto – non giungerà più a Marghera perché non ha più modo di entrare e uscire a pieno carico dalla banchine lagunari. Non per mancanza di mercato, anzi, ma per i limiti fisici che lo scalo ha, nonostante l’ingente lavoro di escavo e modernizzazione delle banchine realizzati in questi anni da Autorità Portuale e dagli operatori che hanno fatto di Venezia il secondo più efficiente scalo dopo Genova per la movimentazione container”.

Una scelta – conclude la nota – che Autorità Portuale assieme a Confetra ha stimato costerà alle sole imprese del nordest non meno di 10 milioni di euro all’anno di maggiori costi di trasporto.

Ansa/Mare – 01.11.2016

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