Nodo ferroviario, corsia preferenziale

13 Ottobre 2016

Lo annuncia la senatrice Fasiolo: «Rientra nell’accordo tra Ministero e Rfi»

«II Nodo ferroviario di Gorizia è stato inserito nell’accordo di programma tra il ministero dei Trasporti e la Rete ferroviaria italiana. Questa decisione, importantissima per lo sviluppo delle opere infrastrutturali del Friuli e attesa da anni, è anche il frutto dell’impegno della commissione Trasporti del Senato che, su mia richiesta, ha audito professori ed esperti del Gect (qua bisogna specificare l’acronimo). La valutazione della sostenibilità dell’opera è inserita nel contesto degli attuali orientamenti programmatici europei in materia di reti Ten-T. Ma soprattutto non è più un auspicio: ora è un accordo programmatico». Lo rende noto la senatrice del Pd Laura Fasiolo che nel corso di questi mesi ha seguito l’evoluzione della vicenda. «La direzione generale di Rfi fa sapere che attualmente per il Nodo di Gorizia sono al momento disponibili circa 500 mila euro per interventi tecnologici di ammodernamento degli impianti esistenti. Per le cosiddette ‘lunette’ invece – spiega Fasiolo – la progettazione preliminare fa emergere una  fattibilità di prima fase molto concreta per la “lunetta italiana” che, in base a quanto mi è stato appena confermato, è inserita nel Contratto di Programma Mit-Rfi. Per la “lunetta slovena” l’intervento è da armonizzare rispetto alle condizioni “tecniche” della linea su cui si dovrebbe allacciare la lunetta stessa. Non vi è dubbio che il territorio ne trarrà enormi vantaggi dal punto di vista logistico ma anche da quello turistico, valorizzando il potenziale della Transalpina. Il parallelo impegno in Europa dell’Europarlamentare Isabella Demonte ha consentito di attivare una positiva sinergia tra i vari attori».

Il Piccolo – 13.10.2016

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Treviglio, rispunta l’interporto ridimensionato

Infrastrutture. Ci sarebbe una proposta in arrivo da grandi società del settore. Posizione che attrae

di Fausta Morandi

Gli enti interessati, per ora, non hanno ricevuto progetti nero su bianco, né richieste ufficiali. Ma sono sempre più insistenti le voci che danno per imminente, da parte probabilmente di una « cordata» di grandi società e multinazionali, la presentazione di una proposta per l’interporto a Treviglio. Si parlerebbe di un’ipotesi sui 400-500 mila metri quadrati, che insiste sull’area di Treviglio, in riduzione dunque rispetto a quella presentata alcuni mesi fa da privati a Caravaggio, che si attestava sul milione di metri quadrati. L’investimento? I rumor si attestano sul mezzo miliardo di euro. L’idea di piazzarsi in questa zona non spunta ovviamente dal nulla: il Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) prevede attualmente proprio la destinazione «aree logistiche intermodali per il trasporto merci – interporti» per una zona di poco più di 800 mila metri quadrati – oggi agricola – a cavallo appunto tra Treviglio (per circa un terzo) e Caravaggio (per due terzi).

Incrocio di ferrovie

La logica che aveva portato già a suo tempo a individuare quest’area (e che oggi la mantiene appetibile per gli operatori del settore) è da cercare nella rete di infrastrutture strategiche che si incrociano in questa porzione di Bassa: l’autostrada Brebemi, la ferrovia, il treno ad alta velocità tra Milano e Brescia (inserito, sull’asse Est-Ovest, lungo la direttrice europea tra Lisbona e Kiev), il progetto dellafutura «Gronda est» SeregnoBergamo che si inserirebbe invece nel tragitto Nord-Sud che scende dal Gottardo: il percorso dell’opera si è rimesso in moto sull’onda della «cura del ferro» annunciata da Rfi e Ministero delle Infrastrutture, e le ultime notizie parlano di conferenza dei servizi entro il primo semestre del 2017, con avvio dei lavori ipotizzato nel 2018. Insomma, parliamo di un’area cruciale per ragionamenti – soprattutto ferroviari – che vanno anche oltre la Bergamasca. E infatti nel tempo gli interessamenti di operatori, italiani e di stampo multinazionale, a insediare da queste partì un interporto non sono mancati: alcuni mesi fa, una cordata austriaco americana di due big della logistica aveva scritto al Comune di Caravaggio manifestando interesse a realizzare l’opera con fondi propri (interesse accolto positivamente dall’allora amministrazione leghista). I numeri parlavano di un miliardo di euro d’investimento, 3.500 occupati (fra impiegati diretti e indotto) e, appunto, circa un milione di metri quadrati. Quella proposta si è poi di fatto fermata dopo che la nuova amministrazione caravaggina, di centrosinistra, ha espresso ferma contrarietà a insediare il polo in un’area oggi agricola. Il sindaco Claudio Bolandrini quest’estate ha scritto alle due società spiegando di non essere interessato al progetto, e ha chiesto alla Provincia di modificare le previsioni su quell’area. Il presidente Matteo Rossi aveva fatto propria la linea, proponendo, nell’ambito della modifica del Ptcp (i lavori dovrebbero partire a fine mese) di spostare la previsione del polo intermodale su Cortenuova, nell’area, già urbanizzata, delle ex acciaierie. Per ora, tuttavia, la previsione del Ptcp rimane sul nodo di Treviglio, e proprio su quel comparto dovrebbe arrivare la nuova proposta di cui si parla adesso. Centrata, questa volta, su Treviglio. Se partirà la discussione, sulla bilancia, insieme al tema ambientale, finiranno anche posti di lavoro e investimenti, che certo nessuno vedrebbe volentieri prendere il volo verso altre mete, tipo Brescia o Verona.

Lo scalo merci

Il tema delle infrastrutture nella Bassa rimane dunque caldo: le grandi opere arrivate negli ultimi anni attraggono attenzione e potenziali investimenti, su cui occorre un ragionamento complessivo, conciliando sviluppo economico ed esigenze ambientali. Accanto all’interporto, a tener banco è lo scalo merci: previsto a Verdello, in forte affanno per l’opposizione del Comune di Levate, questo progetto (sulla carta di minore impatto rispetto all’interporto) richiede una risposta anche più rapida, visto che la scadenza per rilocalizzarlo è la fine del 2017. La – finora – mancata soluzione della questione è stata oggetto nei giorni scorsi anche di un duro intervento del presidente di Confindustria, Ercole Galizzi, che aveva parlato di un «clamoroso fallimento per tutti».

L’Eco di Bergamo – 13.10.2016

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Le opere pubbliche accelerano

12 Ottobre 2016

Nel 2016 ripartiti i cantieri: Ferrovie +16%, comuni +6%, Anas +6,2%

di Giorgio Santilli

La principale scommessa 2017 per il settore dell’edilizia e per il governo sarà quella dell’accelerazione delle opere pubbliche. Inutile nasconderselo: con la riqualificazione che tira alla grande ed è una certezza in positivo (anche grazie ai bonus fiscali che saranno potenziati con la prossima legge di bilancio) e il settore immobiliare che non potrà andare oltre un primo risveglio dalla lunga crisi, la domanda che più peserà sulle performance complessive del settore nel 2016 e nel 2017 è proprio quella sugli investimenti pubblici in lavori. Lo afferma anche il Cresme che presenterà il 18 ottobre a Bologna la Relazione congiunturale 2017.
Non mancheranno alcune sorprese positive nell’analisi del Cresme, per esempio la nuova edilizia non residenziale privata (uffici e capannoni industriali) cui il Cresme accredita una crescita per il 2017 del 2,9%. Ma la partita delle partite, per capire che segno prenderà la ripresa del settore, è quella delle infrastrutture pubbliche. Il +2,6% che il Cresme attribuisce all’intero settore delle costruzioni è pari pari, forse non è del tutto casuale, al +2,6% che viene assegnato al settore delle opere pubbliche, dove però è importante scomporre fra un +1,9% degli interventi pubblici di edilizia non residenziale e un +2,9% del settore del genio civile in senso stretto. Meglio, all’ interno dell’ articolazione dei segmenti del mercato edilizio, fa soltanto il rinnovo residenziale con un +3,5%.
Questa previsione di accelerazione su cosa si basa? Anzitutto sul fatto che arrivi a maturazione la grande ondata di nuovi bandi che si è registrata fra il 2013 e il 2015: che quei progetti diventino cantieri o, se già lo sono diventati, arrivino all’ apice del “tiraggio” in termini di pagamenti. Questo vale per grandi opere come il Brennero o il Terzo Valico, ma anche per una miriade di opere piccole e medie che il governo cerca di sbloccare dal 2014 (si pensi rispettivamente alle scuole o al dissesto idrogeologico). Ovviamente a pesare sulla previsione del Cresme c’ è anche una politica di governo tutta orientata ad accelerare le opere delle grandi stazioni appaltanti (Anas e Fs) e degli enti locali (riforma del patto di stabilità interno). Non dovrebbe pesare ancora, invece, dice il Cresme, il blocco causato ai bandi di gara dall’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti che, in termini di pagamenti, potrebbe cominciare a riflettersi in modo più consistente dal 2018 (se nel frattempo non si sarà trovata una soluzione con una rapida attuazione del codice).
Un peso rilevante ce lo avrà, invece, il 2016. Se si confermerà l’accelerazione quest’anno, il 2017 non potrà che partire da una base “di lancio” positiva. Le stime Cresme 2016 per le principali stazioni appaltanti (si veda la tabella) sono, in questo senso, confortanti e trainano la previsione per il prossimo anno: Anas +6,2%, province e comuni +6%, Ferrovie +16%.

Il Sole 24 Ore – 12.10.2016

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Porti: Venezia partner 2016 per conferenza ‘Greenport’

11 Ottobre 2016

Al terminal passeggeri Marittima appuntamento per 200 esperti

Dopo Barcellona e Copenaghen, gli organizzatori della conferenza internazionale Greenport, hanno scelto quale partner per l’edizione 2016 il porto di Venezia valorizzando così tutti gli investimenti fatti dallo scalo lagunare in campo ambientale.

Grazie alla collaborazione con l’Autorità Portuale si tiene in questi giorni, presso il terminal passeggeri di Marittima, l’evento che riunisce ogni anno oltre 200 tra esperti e delegati del settore portuale e ambientale. Al centro della quattro giorni di dibattiti e incontri sono proprio le pratiche ambientali e i cambiamenti necessari per ridurre le emissioni di anidride carbonica.

L’Autorità Portuale ha portato avanti una serie di azioni “green” a tutela sia dell’ambiente che della competitività dello scalo investendo oltre 380 milioni di euro. Tra queste iniziative vanno citate il ripristino del waterfront portuale, una massiccia campagna di bonifica di oltre 140 ettari di terra e di acqua, l’escavo e la pulizia dei canali portuali, studi e monitoraggi per la salvaguardia ambientale ma anche il ricorso ad energie alternative e del gas naturale liquefatto (GNL) con la prospettiva fare di Venezia l’hub logistico di questo nuovo carburante per l’Alto Adriatico. Tagliare le emissioni ed evitare qualsiasi contaminazione tra le attività portuali e la laguna sono stati i principi ispiratori di queste iniziative.

Ma, per dare un ulteriore contributo concreto al riscaldamento globale, è anche necessario mettere in campo innovazioni tecnologiche capaci non solo di ridurre le emissioni ma anche di migliorare e limitare le esternalità del trasporto marittimo e terrestre. Servono innovazioni radicali nel sistema di trasporto capaci di mettere in pratica la de-carbonizzazione delle catene logistiche, così come previsto dalla strategia COP21.

Ansa – 11.10.2016

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Delrio: “Ecco il mio piano per collegare l’Italia non finisce tutto a Napoli”

10 Ottobre 2016

«Sì. l’ho detto e lo confermo: il Ponte sullo Stretto di per sé non lo considero una priorità. La domanda che mi faccio è un’altra: vogliamo che il Mezzogiorno sia connesso al resto d’Italia o no? Possiamo tollerare che tra Roma e Palermo in treno ci si mettano dieci ore e mezzo e tra Roma e Milano tre? Noi stiamo lavorando per connettere l’Italia e i corridoi europei sono una risorsa economica e sociale».

Ministro, significa che il Ponte finiremo per farlo? «Non per forza. Io sto facendo fare uno studio di fattibilità sul corridoio Napoli-Palermo, dopo di che vedremo: risulta però complicato pensare che un’opera di alta velocità si interrompa. L’ importante è che passi il treno, sopra o sotto vedremo. Ora non voglio entrare nel merito». Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture, si alza dalla sedia per farci vedere un grafico curioso, elaborato dalla struttura tecnica di missione del Mit. È un “cartogramma deformato” dello Stivale. Il gambale del Centro-Nord è smisuratamente largo mentre la punta e il tacco del Sud sono esili fili. Le isole scomparse. Ogni area viene ingigantita o ridimensionata a seconda del numero di treni ad alta velocità che arrivano ogni giorno. «Lo vede, ci sono intere regioni sconnesse: tutto il Mezzogiorno tranne la Campania ma anche la Liguria. Collegarle vuol dire far partire l’ economia di quei territori. Questo Paese ha bisogno di muoversi meglio: persone e merci. Soprattutto via ferro. Per questo abbiamo puntato su quattro direttrici: la linea adriatica Bologna- Lecce (300 milioni da spendere in innovazione tecnologica per risparmiare un’ ora secca di tempo, più 550 milioni per il nodo Termoli-Lesina); la linea Napoli- Bari (oltre 6 miliardi, dai 2,2 della legge obiettivo, due ore invece di tre e quaranta); la Messina- Catania-Palermo e infine la Tirrenica Napoli-Palermo».

Lei parla di grandi opere di collegamento. Ma in Italia c’ è un bisogno enorme anche di cantieri di minori dimensioni ma più urgenti: difesa delsuolo, messa in sicurezza degli edifici, manutenzione. Non sarebbe il caso di privilegiarli? «Stiamo facendo molto anche per questo tipo di infrastrutture. L’Anas ha una quantità di risorse per la manutenzione stradale dieci volte superiore che in passato, soldi che sta spendendo subito. Nel piano di Ferrovie dei prossimi dieci anni ci sono 32 miliardi per la rete tradizionale, contro i 24 per le nuove linee di alta velocità del Sud. Questo però non significa che non si debbano mandare avanti anche le altre opere. L’ importante è che siano utili».

Sono utili? Da più parti si criticano i progetti in corso, dalla Napoli-Bari alla stessa Torino- Lione, dal Brennero al terzo valico Milano-Genova. Opere che sovrastimerebbero il futuro traffico, mai sottoposte a rigorose valutazioni. Il piano di revisione previsto si applicherà solo ai progetti futuri? È una marcia indietro? «No, nessuna marcia indietro. Stiamo rivedendo tutti i progetti e per molti abbiamo ridimensionato i costi. La Torino-Lione costava 4,3 miliardi, costerà 1,7. La Venezia-Trieste alta velocità costava 7 miliardi, spenderemo solo 300 milioni. È chiaro però che se è stata fatta già la gara non posso sospenderla. Altrimenti vado incontro alle penali. E se devo pagare 2 miliardi come sarebbe stata la penale per stoppare la Brebemi Milano-Brescia, preferisco completarla».

È vero, come dice l’ Ufficio parlamentare di bilancio che il personale dei ministeri non ha la professionalità per valutare i progetti? Come scegliete le opere meritevoli? «Se ne occupa la nostra struttura di missione, formata da esperti di livello internazionale».

Quali sono i cantieri più avanti nei lavori? «Il tunnel del Brennero, il terzo valico dei Giovi per portare in Svizzera e in Germania le merci provenienti da Genova, e la Napoli- Bari, inclusa la stazione di Afragola. Per le strade: la Caltanissetta- Agrigento e la Salerno-Reggio Calabria».

Quali risultati finora in termini di miliardi investiti? «I bandi nel 2012-2013 valevano 18 miliardi, nel 2014-2015 sono saliti a 32. Ma i bandi non significano cantieri. L’aumento delle opere cantierate è stato molto più modesto, lo 0,8%, che tuttavia ha interrotto un crollo spaventoso: tra investimenti pubblici e privati 110 miliardi in meno in 7 anni. Quest’ anno faremo l’1,5% in più e nel 2019 arriveremo a 285 miliardi (tra pubblici e privati) contro gli attuali 259. Ma bisogna curare le malattie croniche di questo nostro Paese, dalla corruzione ai progetti fatti male, che moltiplicano tempi, costi contenziosi. A questo serve il nuovo codice degli appalti».

La Repubblica – 10.10.2016

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Austria, Brennero rimane aperto

La frontiera del Brennero “rimane come è, cioè aperta e senza grandi controlli, anche perché l’Italia sta facendo di suo un ottimo lavoro di controllo”. Lo ha affermato il cancelliere austriaco Christian Kern in una intervista ad Agorà, su Rai 3. “Io non ero favorevole al muro e non lo sono ora”, ha affermato Kern, aggiungendo che “è chiaro che in Europa dovremmo evitare di fare frontiere interne”.

Ansa – 10.10.2016

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La Corte dei conti austriaca: il Bbt sia utile

9 Ottobre 2016

Tunnel del Brennero, i giudici contabili sollecitano il Land Tirolo: «Misure concrete da adottare»

La Corte dei conti austriaca si è espressa sul Tunnel del Brennero, sollecitando misure concrete per il trasporto merci dalla strada alla rotaia. Le misure dovrebbero alleggerire le strade del 50% dei camion. I giudici contabili austriaci, inoltre, sono contro la riduzione dei pedaggi per Tir. L’intervento della Corte dei conti austriaca è conseguente alla spesa pubblica del Land Tirolo, che contribuirà ai costi di realizzazione del tunnel per 120 milioni di euro, fino al 2015. In merito al finanziamento e al proseguimento dei lavori del tunnel, nei giorni scorsi Daniel Alfreider, presidente dei deputati Svp e dell’Intergruppo parlamentare Amici del Brennero e delle trasversali alpine Ten T, aveva giudicato positivamente la conclusione delle procedure del Cipe sulle tratte d’accesso tra Fortezza e Ponte Gardena. «Se va tutto bene nel 2017 sarà possibile indire la gara per il progetto in modo tale da poter iniziare con i lavori negli anni successivi» ha commentato Alfreider, n progetto del lotto Fortezza-Ponte Gardena della tratta di accesso sud sarà messo a gara nel 2017. Il progetto è già stato predisposto da Rfi(Rete ferroviaria italiana, che gestisce l’infrastnittura ferroviaria nazionale) e nel 2018 potrà partire il cantiere. Il lotto Fortezza-Ponte Gardena è considerato prioritario perché riduce la pendenza massima dall’attuale 22% rendendola conforme alle caratteristiche di interoperabilità. Il tracciato si sviluppa per circa 24,7 chilometri, dall’interconnessione di Fortezza al bivio per Ponte Gardena e prevede la realizzazione di due gallerie collegate da un ponte di attraversamento sull’Isarco a Funes. Il tunnel Scaleres collegherà la stazione di Fortezza all’imbocco della val di Funes, mentre la seconda galleria di 6 chilometri partirà dalla fermata di Funes e terminerà a Ponte Gardena.

Corriere del Trentino – 09.10.2016

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Accordo per riattivare la linea Sacile-Gemona

8 Ottobre 2016

Entro novembre sarà sottoscritto un protocollo d’intesa per rimettere in funzione la linea ferroviaria Sacile-gemona, inaugurata il 28 ottobre del 1930 e interrotta da una frana il 6 luglio del 2012. Prima linea in I(ct)aillgi , à u| n servizio: di trasporto pubblico locale e turistico.

È quanto hanno annunciato ieri la presidente della Regione Debora Serracchiani e l’assessore alle Infrastrutture Mariagrazia Santoro illustrando un’operazione che vedrà protagoniste la Regione con Rete ferroviaria Italiana e la Fondazione Ferrovie dello Stato italiane, i soggetti che saranno firmatari dell’intesa.

«Il progetto di riattivaziodigintal e – a precisato Santoro riguarderà l’intera linea e sarà articolato in due fasi operative al termine delle quali sarà garantito il doppio servizio con l’impegno diretto della Fondazione». La riattivazione della linea ferroviaria, ha sottolineato Serracchiani, «è un’opportunità per il territorio che va sostenuta con l’impegno di tutti i soggetti che hanno a cuore un’infrastruttura di assoluto rilievo». Un’idea, quello di un utilizzo misto tra Tpl e turismo che, per altro, il Comitato pendolari Alto Friuli aveva proposto con una lettera inviata all’assessore regionale e a tutti i sindaci del territorio interessato dalla tratta ferroviaria, come del resto ha riconosciuto indirettamente la presidente, affermando che si tratta di un’opzione «in linea con quanto chiesto anche dalle comunità locali».

Il Gazzettino di Pordenone – 08.10.2016

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Concessione A22 pressing sui tempi

7 Ottobre 2016

Delrio: contratto entro l’inizio del 2017

Il viaggio romano del Landeshauptmann non poteva trascurare una delle trattative più delicate: la concessione trentennale (fino al 2045) dell’Autobrennero. Dopo il protocollo d’intesa siglato a gennaio, la società sta infatti completando i passaggi formali che porteranno all’assetto interamente pubblico. Definito lo statuto, liquidate le quote dei privati e approvato dal ministero il piano d’investimenti, servirà quindi un accordo formale.

Ed ecco, allora, le rassicurazioni di Graziano Delrio emerse nel vis a vis con Arno Kompatscher: il contratto arriverà entro l’anno o, al più tardi, all’inizio del 2017. Tra referendum costituzionale che impegna il governo e iter di per sé complesso, l’ipotesi più accreditata è la seconda (ossia arrivare nel 2017 con la firma). Nel frattempo, A22 «sta compiendo tutti gli adempimenti necessari», sottolinea il presidente Andrea Girardi. «Entro l’autunno — aggiunge — contiamo di chiudere le trattative per liquidare i soci privati».

Non solo A22. Il presidente Kompatscher ha discusso con Delrio di un’altra infrastruttura strategica: la galleria di base del Brennero. In particolare, s’è parlato delle tratte d’accesso: entro il 2017 ci sarà il bando della tratta FortezzaPonte Gardena: «Grazie al coinvolgimento di Provincia e Comune siamo riusciti a creare nella popolazione la necessaria fiducia per realizzare il progetto della tratta il più velocemente possibile. Entro ottobre consegnerò al commissario Ezio Facchin una lettera con le osservazioni individuate con i Comuni», ha detto Kompatscher.

Il presidente ha infine prospettato a Delrio l’utilizzo dei fondi europei previsti per il risanamento acustico dei vagoni ferroviari (bando in via di pubblicazione, budget di 20 milioni) e di valutare la possibilità di introdurre — attraverso specifica norma — un divieto di transito lungo l’asse del Brennero per il materiale rotabile non silenzioso, sull’esempio della Svizzera.

Corriere dell’Alto Adige – 07.10.2016

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Ue, denuncia del Veneto contro lo stop dei tir in Austria

Le camere di commercio del Nordest si mobilitano appellandosi all’Unione Europea contro i divieti di transito per mezzi pesanti in Austria. L’Unione Regionale delle Camere di commercio dell’Emilia Romagna, insieme all’Unioncamere Veneto e alla Camera di commercio di Bolzano, ha presentato denuncia al Segretario Generale dell’Unione Europea contro il divieto di transito settoriale per mezzi pesanti sull’autostrada A12 della Valle dell’Inn in Austria, scendendo dal valico del Brennero.

Oggetto della denuncia – spiega la Camera di commercio – è la violazione da parte della Repubblica Austriaca degli articoli relativi alla libera circolazione delle merci, della libera prestazione dei servizi e della leale collaborazione tra Stati membri e istituzioni Ue, nel settore del traffico transfrontaliero dei mezzi pesanti e dell’adozione di piani comuni per rispettare i canoni Ue di qualità dell’aria.

Il provvedimento – dice la denuncia degli enti camerali- crea concorrenza sleale e limita la libera circolazione di merci nell’Ue.

Il primo novembre entrerà infatti in vigore sull’autostrada A12 della Valle dell’Inn il divieto di transito settoriale per mezzi pesanti superiori a 7,5 tonnellate.

Arena – 07.10.2016

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