Mose, paratoie pronte per il 4 novembre

7 Settembre 2016

Sono arrivate dalla Croazia dopo 10 giorni di viaggio, riparato il jack-up da 50 milioni che non riusciva a navigare

di Alberto Vitucci

Le paratoie del Mose di Malamocco potrebbero essere installate per il 4 novembre. Data del 50esimo anniversario dell’ alluvione. Lo ha annunciato ieri a Santa Maria del Mare il provveditore alle Opere pubbliche Roberto Daniele con il commissario del Consorzio Venezia Nuova Luigi Magistro. Cerimonia per l’arrivo delle prime quattro paratoie destinate alla bocca di Malamocco, provenienti dalla Brodosplit di Spalato. Dieci giorni di viaggio, allineate su una grande chiatta trainata dal rimorchiatore Garibaldo. Nella mattinata di ieri è cominciata l’operazione di sbarco nel cantiere di Santa Maria del Mare dove erano stati costruiti gli enormi cassoni in calcestruzzo ora in fondo al mare. Alle 12, dopo 4 ore di lavoro, l’operazione per lo sbarco della prima paratoia si è conclusa. Al lavoro una ventina di operai del cantiere croato, altrettanti del Consorzio e delle imprese.
Adesso alle paratoie saranno montate le cerniere, poi verranno agganciate ai cassoni.
Cauto ottimismo da parte dei commissari. Che si dicono fiduciosi di rispettare il traguardo annunciato dal governo della conclusione lavori per il giugno 2018. «Abbiamo dato il via», dice Luigi Magistro, «alla fase conclusiva che tutti attendono: dopo un periodo un po’ buio, si inizia finalmente a vedere la luce per la concreta realizzazione dell’opera, dissipando i dubbi sul fatto che sia possibile concludere questo imponente lavoro».
Altre 4 paratoie arriveranno a metà mese, le altre 11 entro ottobre, per un totale di 19 destinate a Malamocco sulle 78 totali. Al Lido 19 sono già installate nel varco di Treporti. E hanno dato qualche problema di funzionamento per i depositi di sabbia sul fondo. «Abbiamo concluso oggi i rilievi batimetrici a Malamocco e Chioggia, ha detto ieri Daniele, «e i risultati sono stati positivi». A Malamocco e Chioggia insomma non sono stati registrati detriti sul fondo del cassone. Fatto prevedibile, visto che lì le paratoie ancora non sono montate e la corrente dunque è libera di ripulire le basi.
Annunciata anche la quasi conclusa riparazione del jack-up, la nave attrezzata costata 50 milioni di euro che non riusciva a navigare. «Potrà sveltire le operazioni di installazione e smontaggio delle paratoie», ha detto Magistro, «anche con l’ausilio della chiatta utilizzata in questi mesi in sua sostituzione». Obiettivo, finire il Mose entro il giugno del 2018. Anche se mancano ancora all’appello 221 milioni di euro e le incognite tecniche ancora non sono tutte risolte. A cominciare dalla tenuta dei materiali (l’acciaio delle giunture delle cerniere) e i problemi di risonanza già segnalati dal Comune e dalla società Principia.

La Nuova di Venezia – 07.09.2016

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Astaldi, contratto per realizzare galleria del Brennero

6 Settembre 2016

Astaldi, leader del raggruppamento di imprese costituito da Ghella, Oberosler, Cogeis e P.A.C., ha firmato ieri con la Società Bbt Se (Brenner Basistunnel) il contratto per la realizzazione del Lotto «Mules 2-3» della Galleria di Base del Brennero, del valore di circa i miliardo di euro (di cui il 42,51% in quota Astaldi). Il contratto prevede la realizzazione di tutte le opere in sotterraneo della sezione di maggior rilievo del tratto italiano della Galleria ferroviaria del Brennero, da Mezzaselva (Fortezza) al confine con l’Austria. Le opere principali prevedono il completamento del cunicolo esplorativo e delle 2 gallerie di linea principali, per complessivi 23 chilometri di gallerie da scavare con metodo tradizionale e 46 chilometri con scavo meccanizzato con l’ausilio di Tbm (Tunnel boring machine). La durata dei lavori è stimata pari a 7 anni. «Siamo orgogliosi di poter contribuire alla realizzazione di una delle maggiori opere oggi in costruzione in Europa» ha dichiarato Filippo Stinellis, ad del Gruppo Astaldi. «La Galleria di Base del Brennero, una volta realizzata, sarà il tunnel ferroviario più lungo al mondo.

Il Sole 24 Ore – 06.09.2016

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Renzi, bene la Nuova via della Seta, ma penso anche ai porti italiani

Premier a Cctv, obiettivo 2020 per 50 anni rapporti Roma-Pechino

La “Nuova via della Seta”, l’iniziativa della Cina per sviluppare i legami economici tra Pechino ed Europa, offre molte possibilità, ma il premier Matteo Renzi pensa a quelle del cambio di regolamentazione dei porti. “Penso che abbiamo molte possibilità se seguiamo l’iniziativa ‘One Belt One Road’, ma nella mia mente la priorità è la decisione raggiunta dal governo italiano di cambiare la regolamentazione dei porti: questa è un’opportunità davvero grande, perché l’Italia è una terra bagnata dal mare e la conclusione della strada tra la Cina e l’Europa possono essere proprio i porti italiani”, afferma Renzi in un’intervista alla tv pubblica cinese, Cctv, rilasciata a margine del G20. “La priorità in questo momento è decidere gli investimenti comuni, ma oggi si può considerare la ‘One Belt, One Road’, come una grande opportunità, proprio in questo senso. Allo stesso tempo penso che abbiamo un obiettivo comune, il 2020, l’ultimo anno del tredicesimo piano quinquennale del governo cinese e anche il 50/mo anniversario delle relazioni Cina-Italia”.

Ansa – 06.09.2016

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In vigore la nuova normativa per il dragaggio dei porti

Sottosegretaria Velo, concluso lavoro in vista riforma governo

”E’ in vigore, da oggi, la nuova normativa per le operazioni di dragaggio nei porti italiani”. Lo rende noto la sottosegretaria all’Ambiente Silvia Velo che parla di ”un percorso di riforma atteso da anni” che ”il ministero dell’Ambiente, anche in vista della riforma del sistema portuale italiano avviata dal governo, ha portato avanti per più di un anno”. ”Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto dragaggi Sin che disciplina le operazioni di dragaggio nelle aree portuali all’interno dei Siti di interesse nazionale e del regolamento per l’immersione in mare dei materiali da escavo dei fondali marini – afferma Velo – si conclude il lavoro portato avanti dal ministero dell’Ambiente per superare le difficoltà che sono state riscontrate in questi anni nella realizzazione delle opere di dragaggio”. ”Si tratta di un pacchetto di interventi, due regolamenti e una modifica normativa, che definiscono, finalmente, un quadro regolamentare chiaro, certezza e semplificazione delle procedure – continua la sottosegretaria – per quanto riguarda i regolamenti, il primo tratta le modalità di dragaggio nelle aree portuali e marino-costiere che ricadono all’interno dei Sin. Il secondo, invece, è il regolamento che disciplina la procedura per l’approvazione dei progetti di dragaggio al di fuori delle aree Sin, le modalità e i criteri per la gestione del materiale dragato, tra cui l’immersione in mare dei materiali di escavo dei fondali marini”. ”Due provvedimenti che si aggiungono alle modifiche contenute nel Collegato ambientale – prosegue Velo – con un’altra modifica al Collegato ambientale, infine, sono state definite le linee guida e i valori di riferimento che consentono l’automatica deperimetrazione delle aree a mare da Sin a Sir (Siti di interesse regionale)”. Secondo Velo questo è ”un percorso di riforma atteso da anni che va nella direzione della semplificazione normativa e che favorisce l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili. Un lavoro che il ministero dell’Ambiente, anche in vista della riforma del sistema portuale italiano avviata dal governo, ha portato avanti per più di un anno”.

Ansa – 06.09.2016

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Porto Trieste, nuovo collegamento ferroviario con Slovacchia

5 Settembre 2016

Progetto Msc-Metrans per terminal Dunajskà Streda

Un nuovo collegamento con la Slovacchia amplia il ventaglio delle destinazioni ferroviarie del Porto di Trieste per l’Est Europa.
Dopo il recente aumento dei convogli diretti a Budapest (Ungheria), diventati cinque alla settimana, il 6 settembre partirà un nuovo treno verso il terminal di Dunajská Streda, situato a sud di Bratislava. Il servizio nasce da un progetto di Msc, sviluppato con Metrans, uno degli operatori ferroviari di riferimento per l’Est europeo.
In meno di 24 ore il treno, che all’inizio avrà cadenza settimanale, raggiungerà l’hub di Dunajská Streda, dal quale si sviluppa il network ferroviario di Metrans, e da cui è possibile raggiungere anche la Repubblica Ceca. E’ particolarmente importante perché va a rafforzare i servizi ferroviari con il mercato di riferimento per il traffico container gestito da Trieste Marine Terminal al Molo VII. L’obiettivo del progetto resta quello di aumentare la frequenza dei treni nell’ottica di uno sviluppo costante del mercato internazionale e dei relativi traffici.
Per il commissario dell’Authority, Zeno D’Agostino “questo nuovo servizio dimostra come Trieste stia rinascendo proprio grazie agli investimenti nel settore ferroviario. Nessun altro scalo italiano ha tale vocazione internazionale e può proporsi con eguale forza verso l’estero”.

Ansa – 05.09.2016

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In Gazzetta Ufficiale il decreto Madia sul riordino dei porti

3 Settembre 2016

Le attuali 24 Autorità diventeranno 15

Arriva in Gazzetta ufficiale il decreto Madia sul riordino della autorità portuali, le attuali 24 saranno assorbite da 15 autorità di sistema, che coordineranno 57 porti di rilevanza nazionale. Il provvedimento era stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri del 28 luglio. Le nuove regole entreranno in vigore a partire dal 15 settembre, si legge nella Gazzetta datata 31 agosto. Ora la partita è sulle nomine dei presidenti. Per questo il ministero ha aperto un bando per raccogliere le candidature che scade il 4 settembre. Ne sono arrivate molte.

La riforma rivoluziona la struttura delle ‘vecchie’ Autorità portuali che si trasformano in Autorità di sistema portuale e scendono di numero, passando da 24 a 15, con una governance più snella che cancella i vecchi Comitati portuali e li sostituisce con Comitati di gestione ristretti composti oltre che dal presidente dell’Authority dai soli rappresentanti della Regione, del Comune, della Città metropolitana e dell’Autorità marittima. La voce delle categorie che operano in porto sarà rappresentata negli Organismi di partenariato della risorsa mare e dalle vecchie Commissioni consultive, composte però solo dai rappresentanti dei lavoratori delle imprese che vi lavorano. La riforma punta a creare un ‘sistema mare’ in grado di generare sviluppo. La riforma unisce i porti di Genova e Savona uniti per essere il porto della Svizzera, mentre quelli del nord adriatico saranno il porto merci dell’Austria e del nord Europa. I 57 porti di rilievo nazionale coordinati da 15 autorità di sistema verranno guidati da un board snello e da un presidente con ampia facoltà decisionale. Prevista la possibilità dei presidenti delle Regioni di chiedere il rinvio degli accorpamenti, motivato, fino a tre anni, ma sarà il ministro a decidere. Semplificate anche le procedure per l’approvazione dei Piani regolatori portuali e prevista la scelta della sostenibilità energetica e ambientale dei porti. Le Autorità potranno avere soltanto partecipazioni e di minoranza in iniziative legate alla logistica funzionale allo sviluppo del sistema portuale. Prevista anche la semplificazione burocratica con l’istituzione di due sportelli: quello unico doganale per le merci e quello unico amministrativo per tutti gli altri procedimenti. A coordinare le azioni a livello nazionale sarà la Conferenza nazionale di coordinamento delle Adsp presieduta dal ministro, con tutti i presidenti delle Autorità portuali di sistema e due rappresentanti degli enti locali.

Ansa – 03.08.2016

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Dalla Valdastico alla Romea riparte la lotteria dei fondi

1 Settembre 2016

Incertezze anche per la Pedemontana, attesa da 20 anni e la Nogara- mare Ottimismo sul completamento della terza corsia dell’a4 tra Venezia e Trieste

di Giuseppe Pietrobelli

Veneto e Friuli dovranno fare i conti con i pochi soldi stanziati dal Cipe per la realizzazione o il completamento di importanti opere stradali: dalla Pedemontana Veneta alla prosecuzione verso Trento della Valdastico, dalla Nogara Mare alla Nuova Romea. Nel cantiere-nordest finiscono le vacanze dei grandi esodi e si apre un periodo decisivo per i fronti più caldi della viabilità del Nordest, settimane di passione per sapere se le grandi opere in cantiere o soltanto in progetto potranno essere realizzate. Dopo la riunione del Cipe di luglio, che ha sbloccato 40 miliardi in tutta Italia, ma ha lasciato poche briciole a Veneto e Friuli, comincia la resa dei conti, soprattutto per la Pedemontana Veneta e la prosecuzione verso Trento della Valdastico, mentre qualche segnale positivo viene solo dalla terza corsia della Venezia-trieste e restano in stand-by la Nogara Mare e la Nuova Romea.

PEDEMONTANA – Sembra paradossale, ma è a rischio un’opera che costa due miliardi e mezzo di euro, che è in gestazione da vent’anni e che ha visto la posa della prima pietra sei anni fa. Nel senso che il consorzio Sis, aggiudicatario dell’opera, ha chiesto alla banca americana Jp Morgan di emettere bond per un miliardo e 600 milioni di euro per rendere finanziabili i lavori. Ma gli americani aspettano il via libera della Cassa Depositi e Prestiti che, invece, non è convinta della bontà dei numeri su flussi di traffico e tariffe, ovvero sulle entrate future che consentiranno di ripagare l’opera realizzata con il project financing. L’aspetto assurdo di questa vicenda è che il nodo finanziario e i dubbi sui calcoli trasportistici sono venuti a galla nel bel mezzo del guado, all’inizio dell’estate, quando della Pedemontana Veneta è stato realizzato meno del 30%. Su questo punto è in atto la guerra delle cifre con i Comitati anti-pedemontana, secondo cui si è ben al di sotto di tale soglia. Giorni decisivi a partire dall’1 settembre quando il concessionario dovrà illustrare il nuovo piano finanziario, alla luce della nuova definizione delle future tariffe, un po’ più basse per aumentare i flussi, stimati in fase di gara in circa 30 mila veicoli al giorno. Se il piano sarà convincente la Cdp (che ritiene plausibile al momento un flusso non superiore ai 15mila veicoli) darà il via libera all’operazione finanziaria. In caso contrario per la Pedemontana si entrerebbe in una fase critica dagli sviluppi imprevedibili. Anche perchè finora i soldi spesi sono in buona parte pubblici, ma il rischio è che sia la Regione a doversi far carico, in base alla convenzione stipulata, dei mancati introiti. Un disastro.

NOGARA MARE – Come sono lontani i tempi in cui –era il 2012– fu chiusa la gara per la Nogara Mare, ovvero il collegamento da due miliardi di euro dalla Statale dell’abetone e del Brennero fino ad Adria. Allora, non essendoci offerte alternative, l’opera andava assegnata al soggetto promotore, ossia la “Confederazione delle autostrade del Nord”. L’avvio dei lavori era annunciato per l’anno successivo. Ma dopo la legge 15 dello scorso anno è in atto una revisione regionale di tutti i project financing in essere da parte di un Comitato Scientifico che deve valutare se esistano ancora il pubblico interesse e la sostenibilità economica dell’opera. È per questo che la Nogara Mare è ferma e la firma del contratto con il promotore non è ancora avvenuta.

TRANSPOLESANA – Nonostante i cantieri aperti a giugno dall’anas, è un colabrodo l’asfalto della superstrada che attraversa le province di Rovigo e Verona. L’investimento di 5 milioni di euro del gestore delle strade statali non ha soddisfatto i sindaci che hanno indirizzato una missiva di sollecito, perché gli incidenti e i danneggiamenti sono all’ordine del giorno su una delle strade più pericolose del Veneto. Ma il vero nodo della Transpolesana è la sua trasformazione in autostrada nella tratta Legnago-rovigo che verrebbe realizzata solo con la Nogara Mare e che servirebbe per chiudere il circolo autostradale della Valdastico Sud che ora si interrompe bruscamente a sud di Badia Polesine.

VALDASTICO – Da qualche mese la posizione irriducibile dei trentini, che storicamente non vogliono la prosecuzione a nord della Valdastico (costo due miliardi di euro), si è ammorbidita. Al punto che nella riunione del Cipe di luglio si è messo nero su bianco: «In riferimento al Corridoio viario tra la Valle dell’astico, la Valsugana e la Valle dell’adige, sono stati evidenziati rilevanti passi avanti nell’intesa tra Provincia autonoma di Trento, Regione Veneto e Stato». Il Veneto punta a una vera autostrada, dal versante trentino si autorizzerebbe una forma di collegamento (lungo pochi chilometri), un corridoio viario. Siamo ancora alle schermaglie, con qualche impegno in più Il costo dell’opera, secondo il Cipe, sarà quantificabile solo al momento della stesura del progetto definitivo.

ROMEA – Non è bastato il grido di dolore di Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia, che ha chiesto al governo di intervenire con un progetto per la Romea, una delle strade più pericolose d’italia. Il progetto già approvato dal Cipe (oltre 9 miliardi di euro) prevede per una parte il collegamento da Mestre a Ravenna, poi da Ravenna a Orte, attraversando cinque regioni. Ma tutto è fermo e a luglio si è registrato un passaggio presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici dove è in corso la verifica, come richiesto dalla Corte dei Conti, sulla congruità dell’opera, che dovrebbe essere realizzata con un project financing. I giudici contabili avevano fermato il visto di legittimità del Cipe.

TERZA CORSIA – L’approvazione del piano finanziario di Autovie Venete fa ben sperare per il completamento della terza corsia della Venezia-trieste. Ma non subito. Al momento i lavori realizzati raggiungono il costo di 600 milioni, ma le opere da realizzare assommano a 900. Il costo totale è quindi di 1,5 miliardi. Il piano prevede una prima parte di lavori da Portogruaro allo snodo di Palmanova con la A23, una seconda parte è a lunga scadenza. Ma sul tappeto c’è il nodo della concessione autostradale che scadrà il 31 marzo prossimo. I conti veri si faranno dopo di allora. Infatti il piano finanziario appena approvato dal Cipe arriva a quella data, comprendendo 186 milioni di euro di investimento fino alla prima parte del 2017. Soldi necessari per cantierare il terzo lotto Tagliamento-gonars.

Il Gazzettino – 01.09.2016

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