Via le grandi navi da Venezia, Vtp attende i decreti attuativi e spera: rischio azzeramento del valore

Gli indennizzi che spettano ai diversi attori economici, alle maestranze ( secondo gli studi di Ca’ Foscari la crocieristica dà lavoro a 5000 persone, e secondo la CGIA di Mestre si contano oltre 6500 addetti diretti e indiretti) e i soldi messi a disposizione per portare le crociere a Marghera non permettono, almeno fino a che i decreti attuativi non spiegheranno come, di garantire la sopravvivenza del Venice Terminal Passeggeri.

di Roberta Paolini

Si possono togliere le grandi navi da Venezia senza distruggere un’azienda considerata il numero 1 al mondo nel settore della crocieristica? L’interrogativo aleggia dalle parti di Vtp da quando è stato decretato lo stop alle navi dalla Giudecca a partire dal primo di agosto. Ora che i decreti sono infatti passati a Senato e Camera ci sono i decreti attuativi da firmare. Ed è lì che si gioca la partita per la sopravvivenza del Venice Terminal Passeggeri.

Gli indennizzi che spettano ai diversi attori economici, alle maestranze ( secondo gli studi di Ca’ Foscari la crocieristica dà lavoro a 5000 persone, e secondo la CGIA di Mestre si contano oltre 6500 addetti diretti e indiretti) e i soldi messi a disposizione per portare le crociere a Marghera non permettono, almeno fino a che i decreti attuativi non spiegheranno come, di garantire la sopravvivenza di Vtp.

L’azienda, che ha come azionista di riferimento Veneto Sviluppo, finanziaria controllata dalla Regione Veneto, ha investito in questi 20 anni di vita circa 160 milioni di euro nell’area marittima.
Nel 2016 l’equity value di Vtp al momento della vendita da parte dell’Autorità Portuale di Venezia ai soci privati era di 68.7 milioni di euro.

Bene questo valore, secondo diverse stime, con il nuovo scenario configurato dalla legge si è abbattuto di oltre il 90 per cento. Questo significa che se questa perdita di valore fosse considerata stabile la partecipazione andrebbe svalutata, portando danni oltre che a Vtp al suo principale azionista Veneto Sviluppo, con conseguenze che volendo sondare il paradossale potrebbero portare anche da un intervento della Corte dei Conti per danno erariale.

Ma  sic stantibus rebus questa rischia di diventare una perdita di valore della società stabile (non di riduzione del suo fatturato ma in termini patrimoniali): a Marghera al massimo si potranno accogliere due grandi navi alla volta (rispetto alle 12 della marittima), in caso di vento superiore ai 15 nodi i giganti non potranno entrare e saranno costrette a restare in rada, le compagnie americane Royal Caribbean, Norwegian e Carnival già hanno deciso di non utilizzare il canale Petroli e quindi non andranno a Marghera. Infine, anche le compagnie del segmento lusso, Azamara e Silver Sea non potranno entrare.
Questo significa disarmare la marittima in una manciata di mesi. Sull’altro piatto della bilancia ci sono gli indennizzi, ovvero 25 milioni al gestore Vtp e «alle imprese di cui lo stesso si avvale» (5 milioni per quest’anno e 20 milioni per il 2022).E poi 35 milioni alle compagnie, ma solo a quelle che dovevano transitare a Venezia nel 2021 per far fronte ai maggiori costi della ricollocazione in altri scali 157 milioni nel 2021 a disposizione del Commissario Straordinario (che è il Presidente dell’Autorità Portuale Fulvio Di Blasio) per le opere a porto Marghera, infine 10 milioni in due anni per il sostegno al reddito (cassa integrazione) dei lavoratori rimasti disoccupati.

Dagli indennizzi previsti del decreto per VTP si otterrebbe al massimo una cassa di 5 milioni di euro. A fronte di una perdita stabile di valore.

Nordest Economia – 16/09/2021

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