Ravenna, traffici in recupero nel terzo trimestre

Lo scalo adriatico rientra nella famiglia Napa e punta a inserirsi nella Nuova Via della seta

Il porto di Ravenna è sostenuto soprattutto dal traffico di rinfuse. Su diciotto terminal, diciassette hanno come attività prevalente la movimentazione di rinfuse solide o liquide. Ma lo scalo ospita anche un terminal container e auto, che fa capo al gruppo Contship, e sta cercando di espandere la propria attività nel settore ro­ro, molto importante in Adriatico. Il 2017 è cominciato con un arretramento complessivo dei traffici (­2,5 per cento nel primo semestre rispetto allo stesso periodo del 2017). Nel terzo trimestre c’è stata una leggera ripresa e il calo dal principio dell’anno si è ridotto allo 0,3 per cento, con 19.276.710 di tonnellate movimentate in nove mesi, come aveva previsto a metà anno il presidente Rossi: «Le cause che hanno determinato il rallentamento dei primi sei mesi sono risolte, ad esempio le limitazioni alla navigazione derivanti dal dosso in avamporto, e la congiuntura economica generale dei mercati sembra orientata a una pro­gressiva ripresa». Nel corso del 2017 una novità ha però caratterizzato il dibattito nel settore dello shipping adriatico, ossia l’inclusione di quest’area come terminale per l’Europa della Nuova via della seta, progetto grandioso di sviluppo infrastrutturale promosso dal governo della Cina. Oggi Ravenna sente di potersi inserire in questo processo di sviluppo, ma per farlo deve fare sistema con gli altri scali di quest’area. Non è forse un caso che recentemente la nuova Autorità di sistema portuale, guidata da Daniele Rossi, abbia deciso di rientrare in Napa, l’associazione dei porti dell’Alto Adriatico da cui lo scalo era uscito nel novembre 2012, quando era presidente dell’allora Autorità portuale Galliano Di Marco. Il rientro nell’associazione è mirato allo sviluppo dell’attività di movimentazione dei container.

«Lo scenario all’interno del quale l’associazione dei porti del Nord Adriatico è chiamata a muoversi ­ dice Rossi ­ è profondamente mutato sia a livello nazionale, con la riforma del settore portuale e la creazione delle Autorità di sistema, sia a livello internazionale dove vi sono fenomeni in atto nel mercato, e la cosiddetta “Via della seta” è uno di questi, che impongono maggiore determinazione nella difesa del ruolo dei nostri porti in Europa per riaffermare e accrescere il valore del Nord Adriatico all’interno del sistema economico e dei trasporti comunitario. Questo impone un ripensamento delle strategie del Napa al quale Ravenna vuole dare il proprio contributo». Un’altra leva su cui il porto punta per il rilancio è il fatto che Ravenna è uno dei porti core dell’Unione europea ed è il nodo di due corridoi trans-europei, quello Mediterraneo fra Algeciras e l’Ucraina (che comprende la tratta Torino­-Lione) e quello Adriatico-­Baltico. Il coordinatore di quest’ultimo corridoio, Kurt Bodewig, ha visitato il porto di Ravenna al principio di novembre. «Il corridoio Adria­tico-­Baltico – ricorda Rossi – attraversa 6 Paesi Membri dell’Unione Europea (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria, Slovenia e Italia) per circa 1.800 chilometri, connettendo i porti adriatici di Trieste, Venezia, Ravenna e Koper con i porti baltici. In totale, il corridoio attraversa 13 nodi urbani e aeroporti, 25 porti e 24 piattaforme multimodali». A settembre 2017 il traffico complessivo dello scalo è cresciuto del 2,42 per cento. Questo risultato ha ridotto la perdita dal principio dell’anno al ­0,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016. Le rinfuse liquide, che a giugno erano a ­1,0 per cento, sono tornate col segno positivo: +2,7 per cento (3.380.377 tonnellate movimentate) rispetto al 2016. In ripresa anche le rinfuse solide, la merce principale dello scalo, da ­7,0 per cento a +1,4 per cento (8.094.209 tonnellate). Le merci varie in colli hanno invece seguito un percorso inverso. Positive nella prima metà dell’anno (+1,7 per cento), hanno perso terreno nel terzo trimestre e hanno chiuso i primi nove mesi in rosso rispetto al 2016: ­3,1 per cento. A pesare è soprattutto il calo dei contenitori (167.842 teu nei primi nove mesi rispetto ai 176.129 teu dello stesso periodo 2016, ­4,7 per cento) e dei traffici ro-­ro (­2,9 per cento in tonnellate).

L’Avvisatore Marittimo – 29.11.2017

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