Ponte rosso rilancia lo scalo. Sinergie con il porto franco

San Vito, si punta a interagire con l’interporto di Pordenone e soprattutto con Trieste Pronti i progetti sino al 2022 per sviluppare i servizi con il sostegno della Regione

di Andrea Sartori

Il consorzio Ponte rosso di San Vito, che a breve si fonderà con il Csi di Spilimbergo, chiede una mole di finanziamenti alla Regione per potenziare i servizi. Al tavolo approderà anche il nodo della ferrovia interna poco utilizzata: il consorzio punterà a sinergie con l’Interporto di Pordenone e, soprattutto, con il porto franco di Trieste. Nei giorni scorsi, con la sua visita alla sede direzionale del consorzio, la presidente della Regione Debora Serracchiani ha lodato l’aggregazione – per incorporazione – del Csi, che porterà tra un paio di mesi alla nascita del nuovo consorzio economico locale Ponte rosso-Tagliamento, chiamato a gestire 4 zone (industriale e artigianale di San Vito, Tabina di Valvasone e Zin di Spilimbergo): 568 ettari, 210 imprese, 4 mila 360 addetti. La Regione ne ha garantito il sostegno. Ed era quanto volevano sentire al consorzio, perché le cifre in ballo per sviluppare i servizi sono rilevanti.

C’è un piano che guarda sino al 2022. Per la fusione, è già assicurata un’entrata di 200 mila euro. Altrettanti (con la certezza che giungeranno altri fondi) sono stati ottenuti grazie alla manovra di assestamento del bilancio regionale, per finanziare l’avvio del progetto di monitoraggio ambientale Punto zero (che partirà in autunno). Inoltre, il consorzio intende realizzare un acquedotto duale e un sistema antincendio a servizio delle imprese: la richiesta di finanziamento alla Regione è di 6 milioni 180 mila euro.

Sostanzioso è anche il progetto di un canale fugatore per l’alleggerimento della fognatura bianca: chiesti 5 milioni 988 mila euro. Si bussa agli uffici triestini anche per le manutenzioni di infrastrutture già in essere, per 500 mila euro. Il consorzio punta a ottenere entrate anche grazie a una manovra contabile: il recupero di interessi su mutui coperti da contributo regionale, ad abbattimento di oneri finanziari. Se questa partita andrà in porto, stima di ottenere 500-750 mila euro in 4 anni.

Da capire, invece, come rilanciare la ferrovia. È stato il presidente del consorzio, Renato Mascherin, a non dirsi soddisfatto della ferrovia interna, il cui utilizzo stenta a decollare (nel 2016, soltanto mille 842 carri). Serracchiani ha aperto al dialogo, osservando che «il miglioramento della linea ferroviaria potrebbe far diventare ancora più attrattivo il consorzio». Ma come arrivarci? È in questo contesto che il consorzio indica sinergie con l’Interporto di Pordenone, ma soprattutto con il porto franco di Trieste. Un asse con la portualità potrebbe rilanciare il raccordo: occasione che anche zone industriali della provincia di Udine, pure alle prese con il sottoutilizzo delle rispettive infrastrutture su rotaia, vorrebbero cogliere. Essere protagonisti del rapporto con il porto triestino sarà una delle principali partite future del consorzio sanvitese.

Messaggero Veneto – 09.08.2017

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