La Brescia-Verona aspetta l’analisi, ma ora l’opera è a forte rischio

Attesa per lo studio costi-benefici ma c’è pessimismo: in bilico 234 milioni Ue, ipotesi referendum

I dubbi di Giuseppe Conte mettono a rischio anche l’alta velocità BresciaVerona. Nel contratto di programma evocato dal premier si parla di ridiscutere il progetto della Torino-Lione, non dell’intera opera. Ma se il «faro» del presidente del Consiglio sono gli esiti dell’analisi costi-benefici, come lui ieri ha ammesso («per noi il punto di riferimento sono gli esperti nominati dal ministro Toninelli») anche per il tratto veneto la scelta potrebbe pendere verso il «no». Il team guidato da Marco Ponti dovrebbe consegnare lo studio per la Brescia-Padova già nei prossimi giorni. Ma la posizione di Ponti sull’infrastruttura è nota da anni. Nel 2015, in un incontro a Brescia, agli Artigianelli, Ponti aveva definito il progetto «catastrofico», spingendo per il potenziamento tecnologico dell’attuale linea. Nel 2017 l’organizzazione Bridges Research, realtà fondata dallo stesso studioso, aveva già realizzato un’analisi costi-benefici della Brescia-Padova, in versione light. L’esito era stato «nettamente negativo»: «Una perdita secca per il benessere collettivo di oltre tre miliardi» aveva sentenziato Ponti. In base ai calcoli dell’ex professore del Politecnico il saldo tra costi e benefici era negativo per 1,5 miliardi per la BresciaVerona e per altri 1,8 miliardi per la Verona-Padova. Nel team di Bridges Research anche Paolo Beria e Francesco Ramella, altri due tecnici nominati da Toninelli nella commissione ministeriale. Con queste premesse è probabile che l’analisi costi-benefici ufficiale non sia lontana da quella che Ponti aveva già realizzato due anni fa. La decisione finale sarà «politica» ha naturalmente precisato ieri Conte. E la Lega promette battaglia, forse più di quanto non intenda fare per la Val di Susa. Non foss’altro per il fatto che i governatori delle due regioni interessate, Lombardia e Veneto, entrambi del Carroccio, da mesi ribadiscono la necessità dell’opera e promettono di far sentire la loro voce nel caso venisse fermata. Sul tavolo c’è sempre l’ipotesi referendum, rilanciata dal governatore Attilio Fontana. Anche le imprese che nel giugno 2018 hanno siglato il contratto con Rfi sono pronte alle barricate: se saltasse il primo lotto da 1,6 miliardi, la richiesta danni potrebbe valere 400-500 milioni di euro. Senza contare i soldi dell’Europa: per la tratta Milano-Verona ci sono infatti 134 milioni di fondi Ue e altri 100 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione di Bruxelles. Il tracciato potrebbe essere rivisto? Le imprese ricordano come il progetto sia nato nel 1991 ma come la tratta BresciaVerona sia di fatto stata completamente riprogettata tra 2013 e 2017. Una project review che ha tagliato i costi di un miliardo e stralciato, per esempio, lo shunt. Basterà per convincere Ponti e Conte?

Il Giornale – 08/03/2019

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