Infrastrutture, più fondi. Sul resto decide Roma

Anche Trentino Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia dipendono dal governo Ma in una Regione più autonoma si troverebbero le risorse per Veneto Strade.

di Eleonora Vallin

Nel pamphlet «Le cento domande dei veneti a Luca Zaia» il governatore spiega come «con maggiori competenze e potere legislativo si possano migliorare le reti infrastrutturali della regione che, nonostante la capacità di sviluppare infrastrutture con poche risorse pubbliche sconta un gap con altre regioni». È questo l’effetto dell’autonomia nel campo delle infrastrutture?

L’asfalto regionale. «Più autonomia significa avere più risorse finanziarie e quindi aumentare i lavori sulla rete regionale e provinciale: abbiamo una marea di richieste per la manutenzione ordinaria e sempre meno fondi» conferma Silvano Vernizzi ad di Veneto Strade, la società regionale che gestisce 1.900 chilometri di rete con 20,4 milioni di attività di manutenzione svolte nel 2016. Due anni fa erano 25,2 milioni, quest’anno saranno 17. Eppure c’è chi non vede grandi differenze: «La gestione delle strade urbane ed extra-urbane è simile tra Veneto e Fvg – spiega Bortolo Mainardi, esperto di infrastrutture e componente della Commissione Via-Vas al ministero dell’Ambiente – qui abbiamo Veneto Strade e in Fvg c’è Friulia Strade. Ma Veneto Strade è con l’acqua alla gola e vanno studiate eventuali sinergie con Cav. Già oggi per la gestione del trasporto pubblico la Regione finanzia ogni anno per 400 milioni di cui 210 per servizi su gomma urbani/extraurbani, 150 milioni per servizi ferroviari e 40 milioni per la navigazione. Qualche risorsa in più potrebbe mettere ordine ma entro gennaio c’è il closing finanziario della Pedementana e vedremo come va a finire».
Veneto Strade nasce nel 2001 da un accordo con lo stato per il trasferimento di infrastrutture ex Anas che comunque mantiene circa 600 chilometri di rete in Veneto. Ma i soldi sono sempre meno e avere competenze senza risorse non ha senso. «Negli ultimi anni si fa poco, non ci sono più disponibilità finanziarie» conferma Vernizzi.

Oltre il confine. Ma cosa succede nella vicina Trento? Lì Anas non c’è più e la competenza della Provincia è su tutte le strade. Trento programma, progetta e realizza. Ma sulle autostrade, come in Friuli Venezia Giulia, scende a patti con Roma e per la concessione scaduta dell’A22, così come accade oggi ad Autovie per l’A4, si sta sperimentando il passaggio a in-house di concerto con il Mit. E si passa per il governo anche per decidere la grande partita della Valdastico Nord oltre la Valle dell’Agno.

L’autonomia in montagna. Ma da qualche mese Trento e Bolzano hanno una delega speciale in tema di gestione delle strade approvata dalla «Commissione dei 12», l’organismo competente per tutte le questioni Trentino-Alto Adige/Südtirol. In questo caso l’autonomia si esprime al meglio nella gestione delle strade di montagna, stabilendo chiusure, pedaggi e regolazioni del traffico in completa autonomia senza dipendere dal commissariato del governo per la regolazione. La sperimentazione è già stata fatta sulla strada del Sella ma vale per tutti passi dolomitici. E creerà uno iato forte con Belluno e la regione Veneto che invece dovrà chiedere autorizzazione al prefetto.

Trento gestisce le rotaie. Sul fronte treni la regione Veneto ha stipulato i suoi accordi con Rfi per la gestione della rete regionale e i convogli hanno la scritta «Regione Veneto». Oltre confine a Nord, Rfi gestisce la tratta del Brennero ma è proprietaria della Trento-Malè che inoltre gestisce, mentre ha stipulato un accordo di collaborazione con Rfi per la Valsugana. C’è una prospettiva di cessione all’orizzonte, ma lo scenario è ancora futuribile, dicono le nostre fonti.

Nessuna trattativa avviata. «Non vedo differenze marcate tra Veneto e Fvg in tema di strade come invece può essere con Trento e Bolzano – spiega Ivano Strizzolo, parlamentare nella Commissione paritetica Stato-Regioni per il Fvg -quello che posso dire è che già oggi grazie al titolo V della Costituzione è possibile per tutte le Regioni negoziare con lo stato maggiore autonomia anche nelle infrastrutture ma non mi risulta che il Veneto abbia mai avviato trattative o negoziati».

I nodi altrove. «I veri nodi sono i project financing fermi da anni come la Valdastico Nord, Pian di Vedoia-Macchietto, la Treviso mare o la Orte Mestre che non hanno nulla a che fare con l’autonomia. Anche la Tav è ferma ma qui non decidono le Regioni. Gli interventi in aeroporto sono finanziati direttamente dalla società di gestione. Idem per il Porto – ricorda Mainardi – La Regione Veneto con l’autonomia avrà di certo più risorse finanziarie e questo mi pare l’unico obiettivo che intravvedo a sostegno del referendum. È evidente che con più risorse si potranno avviare nuovi progetti, ma mi auguro che non si tratti di pagliacciate come il miliardo per il trenino delle Dolomiti».

La Tribuna di Treviso/Veneto – 17.10.2017

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