Il fiume Po si appresta a diventare autostrada per la navigazione fluviale. Varata chiatta da 100 metri nel mantovano

Gianni Nonnato si chiede come verrà gestita l’azione di trasformazione del fiume in idrovia. Ne va della disponibilità di acqua nell’ultimo tratto per consentire l’irrigazione e l’acqua potabile, la navigazione e la coltivazione delle vongole.

L’ex assessore provinciale alla pianificazione Gianni Nonnato interviene sul tema della bacinizzazione del fiume Po. “Recentemente a Mantova è stata inaugurata una nuova chiatta lunga oltre 100 metri – comunica Nonnato – Questo fatto rappresenta certo un segnale di rinnovato interesse dell’imprenditoria verso la navigazione fluviale.Da segnalare, inoltre, il fatto che il progetto di bacinizzazione del Po è ormai pronto presso l’Aipo l’ex Magistrato per il Po. Chissà perché, però, nessuno ancora ne parla.Quello che più preoccupa è il fatto che nemmeno la Regione Veneto sembra interessata al problema anche se si tratta di un intervento che avrà un forte impatto sull’economia veneta. Questo potrà essere positivo, ma potrà anche essere fortemente impattante. Dipende dalle modalità con cui verrà gestito. Deve risultare chiaro a tutti che le cinque barriere ipotizzate sono destinate a trattenere l’acqua e ad evitare che il fiume resti a corrente libera. L’ultima di queste barriere è ipotizzata circa all’altezza di Pontelagoscuro ed il tratto che resta fino al mare potrà portare solo l’acqua che resta dopo gli utilizzi che verranno fatti a monte. Se vi sarà una gestione equa ed equilibrata anche il Polesine potrà godere di utilizzi convenienti. Se, al contrario, l’utilizzo sarà orientato a privilegiare le zone collocate a monte ci sarà ancora acqua sufficiente per il Polesine ed il Delta?

Ecco perché la bacinizzazione può essere considerata negativa se non vi saranno sufficienti garanzie concordate e sottoscritte con le altre Regioni. E’ pur vero, tra l’altro, che in un periodo in cui il Po registra un livello di siccità senza precedenti può “potenzialmente” diventare davvero utile. Il problema vero, però, è legato alla gestione che ne verrà fatta. Di come verrà distribuita l’acqua disponibile complessivamente. Quali saranno, insomma, le conseguenze per il tratto finale fino a mare per il Polesine.

Per questo sosteniamo che la Regione Veneto dovrà urgentemente interessarsi alla stipula di una convenzione o di un contratto di gestione con Aipo e le altre Regioni per il corretto ed equilibrato uso della regimazione. Ne va della disponibilità di acqua nell’ultimo tratto per consentire l’irrigazione e la produzione di acqua potabile, la navigazione e la coltivazione delle vongole, oltre che ad evitare la risalita del cuneo salino. Un problema non secondario sarà anche quello di verificare approfonditamente le conseguenze sugli equilibri idrogeologici ed ambientali, non ultimo l’impatto sulla biodiversità. Ecco perché riteniamo che sia improrogabile che debba essere programmato e concordato un urgente incontro tra le forza politiche provinciali visto che solo il Polesine, nel Veneto, è interessato dall’ultimo tratto del Po. Bisogna fare squadra. Nessun dorma!”.

RovigoOggi – 17/03/2020

© Riproduzione riservata