Entro marzo pronte le due nuove banchine da 300 metri del terminal traghetti, ma il Ministero non le ha previste
di Gianni Favarato
L’approdo “temporaneo” a Fusina per tenere le grandi navi da crociera lontano dal Bacino di San Marco, facendole entrare da Malamocco, è a portata di mano ma l’ultino “Comitatone” lo ha ignorato. Stiamo parlando delle due nuove banchine del terminal traghetti di Fusina che entro la fine di marzo saranno ultimate, pronte ad accogliere le grandi navi da crociera, in una posizione ideale all’imbocco del canale dei Petroli e senza i costi aggiuntivi e cantieri da aprire.
Una bella differenza con i tre approdi, ben più lontani da Malamocco, costosi e tutti da realizzare, indicati dall’ultimo Comitatone, nei due terminal container di Vecon e Tiv, che dovrebbero riservare a questo scopo una parte delle loro banchine alle crociere, e sul canale Nord, in piena Prima Zona Industriale, di fronte a Fincantieri.
La scomparsa del possibile approdo delle grandi navi da crociera nel cosiddetto terminal delle “Autostrade del mare” a Fusina è gestito in concessione dalla società “Re Port-Mos”, controllata dal gruppo Ingegner Mantovani e ha tutti i connotati di un vero e proprio mistero.
Oltre un anno fa, infatti, l’Autorità di sistema portuale aveva inviato al ministero delle Infrastrutture un dossier delle proposte tecniche per il Comitatone. Tra queste la principale era quella che indicava la possibilità di ricevere le navi da crociera nelle prime due banchine del terminal di Fusina, già operative e utilizzate dai traghetti passeggeri e merci (ro/ro, con una lunghezza 240 metri per 260).
Le due banchine vengono utilizzate dalla compagnia marittime Grimaldi, Anek, Neptum, con un traffico che nel 2020 ha totalizzato, malgrado l’emergenza sanitari per la pandemia, 350 navi traghetto con a bordo un totale di 150 treni merci, 45 mila auto e 50 mila passeggeri.
Nel frattempo erano iniziati i lavori della costruzione delle previste due banchine aggiuntive, più lunghe di quelle già operative, e ora quasi ultimate. Del resto lo aveva confermato in un’intervista alla Nuova Venezia un mese prima della riunione del Comitatone del dicembre scorso l’amministratore delegato di Re-Port-Mos e del gruppo Mantovani, Maurizio Boschiero, dicendo: «Il nostro hub è in grado di attirare del nuovo traffico internazionale e potrebbe essere anche in grado di fornire servizi di ormeggio alle grandi navi da crociera visto che le banchine arrivano ad una lunghezza di 300 metri».
I lavori, infatti, come indicato da Maurizio Boschiero, si concluderanno il 31 marzo prossimo. L’avanzamento dei lavori è attualmente di circa 6 milioni rispetto il totale di 8 e la quota dei fondali scavata dalle draghe è a quota -8,50 metri con l’obiettivo di arrivare entro marzo a -10,50.
Eppure, nel documento reso noto dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dopo l’atteso Comitatone del dicembre scorso, non c’è traccia del possibile approdo – già dalla prossima primavera – delle navi da crociera a Fusina.
E nemmeno è stato preso in considerazione e suggerito dalla Regione, dal Comune di Venezia, dall’Autorità portuale e dal Provveditorato che del Comitatone fanno parte a tutti gli effetti e sanno dell’esistenza del terminal di Fusina.
Se non altro per il fatto che la crisi aperta l’anno scorso, in seno al Comitato di Gestione dell’ente portuale, dai rappresentanti della Città metropolitana di Venezia e della Regione Veneto – su indicazione del sindaco Brugnaro e del governatore Zaia – hanno negato il voto al bilancio consuntivo, contestando il Piano di riequilibrio finanziario sottoscritto da Re-Port-Mos e Autorità d iSistema Portuale. Alla fine l’ispezione del Ministero confermò la correttezza del Piano, ma visto il permanere dell’opposizione dei rappresentati del Comune e della Regione, fu necessario commissariare l’ente portuale.
Nordest Economia – 25/01/2021
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