Eni: stop cracking e aromatici dal 2022, rassicurazioni per il polo di Marghera
12 Marzo 2021
La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno: per la primavera del prossimo anno è previsto lo stop degli impianti. Eni ferma così definitivamente il cracking di Porto Marghera e l’impianto degli aromatici. Lo ha comunicato l’amministratore delegato, Claudio Descalzi, al sindaco Luigi Brugnaro in un incontro riservato.
Ieri il responsabile delle risorse umane di Versalis, Davide Calabrò, e il dirigente di Eni, Bruno Serra, lo hanno confermato anche ai sindacati dei chimici veneziani, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, che hanno già annunciato di essere pronti a dare battaglia. Non si tratterà però di un addio definitivo dell’area da parte di Eni, ma di una diversificazione degli investimenti nella logica della riconversione ambientale ed energetica.
Eni, dal canto suo, dal 2014 ha avviato a Venezia la prima bio-raffineria al mondo riconvertita da un impianto tradizionale, con un investimento di 500 milioni di euro che dal 2024 prevede di potenziare. L’occupazione attuale è di circa 200 persone più altrettante impiegate nell’indotto. Sono invece 400 i dipendenti impegnati nel cracking e negli aromatici, con un indotto che raddoppia i lavoratori sull’area.
Secondo quanto detto dai sindacati, Eni avrebbe rassicurato sul mantenimento dell’occupazione, anche in forza della manodopera che intende spostare in EniRewind e nello Steam Reforming per produrre idrogeno. Operazioni che al momento non hanno convinto i sindacati. “Denunciamo la completa insufficienza degli investimenti proposti da Versalis a fronte della chiusura del cracking — dicono —. Questi piani fanno parte di accordi presi negli anni precedenti e dall’Eni mai rispettati, riteniamo necessario avere un incontro entro le prossime settimane perché Eni ci presenti il piano industriale per lo stabilimento di Marghera. Inoltre, c’è il rischio che la chiusura del cracking di Porto Marghera metta in discussione le produzioni dei petrolchimici di Mane Ferrara causando un effetto domino di chiusure e dismissioni”. Intanto, dopo le dichiarazioni di Versalis, “vista l’incertezza e la preoccupazione che questo causa, le sigle si riservano di intraprendere iniziative di protesta e mobilitazione”.
“Porto Marghera avrà un ruolo fondamentale nel nuovo percorso strategico della società, che la porterà al 2050 all’azzeramento delle emissioni nette complessive di CO2, di processi industriali e prodotti finali — sottolinea l’azienda —. A questo proposito, Eni sta valutando la realizzazione in loco di iniziative industriali basate su tecnologie innovative, volte a una sempre maggiore sostenibilità e circolarità, e strutturate con la massima attenzione per l’occupazione e le competenze presenti sul territorio”.
Ue: nel 2020 immatricolazioni camion all’insegna del diesel (96,4%), propulsione alternativa al 2,9%
Le immatricolazioni di camion nell’Ue del 2020 sono ancora all’insegna del diesel. Per quanto riguarda questo tipo di alimentazioni, infatti, la quota di mercato è del 96,4%, mentre la benzina ha rappresentato solo lo 0,1% della domanda totale dello scorso anno.
I veicoli a ricarica elettrica (Ecv) hanno rappresentato lo 0,5% di tutti i nuovi camion registrati nell’Unione europea; tutti i veicoli a propulsione alternativa (Apv) combinati hanno detenuto una quota di mercato del 3,5% nel 2020.
Il dato è stato fornito dall’Acea, l’Associazione dei costruttori automobilistici europei. Complessivamente nel 2020, le immatricolazioni di nuovi autocarri diesel nell’Unione Europea sono diminuite del 25,5% a 226.150 unità, con una domanda indebolita dall’impatto della COVID-19.
La quota di mercato è però in calo rispetto all’anno precedente
Con l’eccezione della Grecia, tutti i mercati dell’UE hanno registrato diminuzioni a due cifre nelle vendite di diesel lo scorso anno, compresi i quattro principali: Germania (-25,3%), Francia (-24,7%), Spagna (-21,4%) e Italia (-13,0%). Ciò ha portato a una quota di mercato a livello UE del 96,4% per il diesel, in calo rispetto al 97,5% del 2019. Allo stesso tempo, solo 210 camion a benzina sono stati registrati in tutta la regione dell’Ue nel 2020, il 95% dei quali sono stati venduti solo in tre paesi: Germania, Finlandia e Belgio.
Le quote per i combustibili più sostenibili
Le registrazioni di nuovi veicoli a ricarica elettrica (Ecv) nell’Unione europea sono passate da 745 camion nel 2019 a 1.059 nel 2020 (in aumento del 42,1%), con una conseguente quota di mercato dello 0,5%. Oltre il 90% di tutti i camion elettrici registrati in tutta la regione sono stati venduti in soli tre mercati: Germania (852 unità), Romania (76 unità) e Paesi Bassi (41 unità).
Al contrario, in 12 paesi dell’Ue l’anno scorso non è stato venduto un solo camion elettrico, continua l’Acea. Nel 2020, la domanda Ue di camion ibridi è aumentata del 31,5%, anche se questo è stato principalmente il risultato di una bassa base di confronto. Con 351 unità registrate lo scorso anno, i veicoli elettrici ibridi (Hev) rappresentavano ancora solo lo 0,1% di tutti i veicoli commerciali medi e pesanti venduti nell’Unione europea.
La domanda dei camion a propulsione alternativa – il 99% dei quali funziona a gas naturale – è aumentata del 5,8% a 6.861 unità, con una quota di mercato in espansione dal 2,1% nel 2019 al 2,9% nel 2020. Questo è stato principalmente guidato dalle forti vendite di camion a gas naturale in Germania, che ora è il più grande mercato dell’Ue per questi veicoli.
Autovie Venete: le chiusure in programma nel weekend 13-14 marzo
Maxi chiusura autostradale in programma per questo weekend per Autovie Venete. Da un lato il completamento delle rampe sulle direttrici Udine – Trieste e Venezia – Trieste del Nodo di Palmanova, dall’altro il varo della campata centrale del terzo dei cinque cavalcavia previsti nel tratto Alvisopoli – Nodo di Portogruaro.
Chiusura da Portogruaro al casello di Palmanova
I lavori per la costruzione della terza corsia si concentrano in questo fine settimana in due punti nevralgici della rete di Autovie Venete. Si tratta di una serie di cantieri che comporteranno la chiusura da Portogruaro al casello di Palmanova dell’autostrada A4 in entrambe le direzioni marcia dalle ore 18,00 di sabato 13 marzo alle ore 10,00 di domenica 14. Nella stessa fascia oraria sarà chiusa anche l’autostrada A23 da Udine Sud fino al Nodo di Palmanova con divieto di circolazione prolungato fino alle ore 14,00 di domenica 14 della direttrice Udine – Trieste dello stesso Nodo. Pertanto dalle 10,00 di domenica 14 chi percorre la A23 potrà dirigersi nuovamente a Venezia, chi, invece è diretto a Trieste dovrà sempre uscire a Udine Sud, percorrere la viabilità ordinaria e rientrare allo svincolo di Palmanova.
Completamento rampe sul nodo di Palmanova nelle direttrici Venezia – Trieste e Udine – Trieste
Uno dei lavori più attesi è quello del completamento delle rampe sul nodo di Palmanova nelle direttrici Venezia – Trieste e Udine – Trieste. Al termine di questa ultima fase di cantiere – quindi da domenica pomeriggio – le rampe assumeranno la loro conformazione definitiva prevista nel progetto del primo sub lotto del quarto lotto (Gonars – bivio di intersezione A4/A23). Con la conclusione di questi interventi, si potrà procedere con l’ultima fase dei lavori previsti nel sub lotto, ovvero con la stesa dell’asfalto drenante e la sistemazione delle barriere di sicurezza centrali.
Il varo del cavalcavia Teglio – Gorgo
Avanzano i lavori nel primo sub lotto del secondo lotto (Portogruaro – Alvisopoli) dove nel fine settimana verrà varata la campata centrale del cavalcavia sovrastante l’autostrada, ovvero quello di Teglio – Gorgo. Al pari degli altri manufatti gemelli già oggetto degli stessi interventi (Teglio – Fratta e Casermette) l’infrastruttura – lunga 60 metri – verrà issata da terra grazie ai martinetti idraulici e agganciata alle pile
Nel corso della notte tra sabato e domenica verrà anche posato il portale di sostegno per un pannello a messaggio variabile sovrappassante l’autostrada A4 all’altezza di Gonars e verranno adeguate le segnaletiche orizzontali in corrispondenza dei tratti di cantiere
Camion: sospesi i divieti di circolazione per domenica 14 e 21 marzo
Con un recente provvedimento, il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, con specifico decreto, ha sospeso i divieti di circolazione previsti per le prossime 2 domeniche di marzo.
La ratio è sempre la stessa: favorire il transito delle merci e agevolare le aziende di autotrasporto in un momento reso complicato dall’emergenza sanitaria in corso.
Dunque, i veicoli adibiti al trasporto di cose, di massa complessiva massima autorizzata superiore a 7,5 t, sulle strade extraurbane per i giorni, potranno circolare nei giorni 7, 14 e 21 marzo 2021.
Federlogistica-Conftrasporto: immediati ristori per il settore aeroportuale, imprese a rischio fallimento
Immediati ristori per le categorie che operano negli aeroporti. Lo chiede Federlogistica-Conftrasporto le associazioni lanciano l’allarme per il rischio crack delle società che forniscono servizi essenziali e il rifornimento degli aerei.
La richiesta, per voce del presidente Luigi Merlo, è stata inviata al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti e al Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini.
Attività azzerata negli aeroporti italiani
“Per gli aeroporti italiani, la cui attività è stata di fatto azzerata dalle conseguenze della pandemia, non si pone un problema di semplice rilancio, ma di vera e propria sopravvivenza. In un vortice di totale blackout sono precipitate aziende importanti che garantiscono forniture essenziali e servizi al comparto aeroportuale fra cui, in primis, quelle che si occupano del rifornimento aereo”.
“In un settore in cui i precedenti governi – sottolinea Merlo – hanno impegnato consistenti risorse solo per Alitalia senza ottenere alcun risultato concreto e riproponendo anzi oggi lo stesso scenario di mesi e anni orsono, Federlogistica-Conftrasporto chiede immediati ristori e quindi un’attenzione prioritaria per le imprese che, nel settore aeroportuale, non hanno ottenuto alcun sostegno e vedono oggi a rischio la propria sopravvivenza e, con questa, migliaia di posti di lavoro”.
Per Federlogistica-Conftrasporto chiede quindi che il prossimo decreto ristori comprenda queste categorie “di importanza strategica per il futuro rilancio del Paese”.
Infrastrutture: Pizzimenti, studio attento su mitigazione acustica A28
11 Marzo 2021
L’assessore regionale alle Infrastrutture e territorio, Graziano Pizzimenti, nel rispondere a un’interrogazione in Consiglio regionale in merito al risanamento acustico sulla A28, ha colto l’occasione per ribadire che “il dimensionamento delle opere previste, così com’era riportato nel Piano di contenimento e abbattimento del rumore (Pcar) predisposto nel 2007 dalla società concessionaria Autovie Venete, era frutto di uno studio preliminare finalizzato esclusivamente alla definizione delle priorità di intervento, alla pianificazione delle opere e alla definizione del piano finanziario di Autovie”.
Pizzimenti ha altresì ricordato che lo scorso 12 febbraio si era tenuta nella sala Auditorium della Regione a Pordenone una riunione con i sindaci dei Comuni interessati dagli interventi sulla rete autostradale del Friuli Venezia Giulia per illustrare i risultati della conclusione della prima fase della progettazione esecutiva, redatta secondo le indicazioni del D.M. 29.11.2000 nel rispetto della normativa vigente in materia di inquinamento acustico da traffico veicolare.
Nella definizione del Pcar, che riguarda l’intera rete autostradale gestita, fu condotto uno studio acustico, ha ricordato Pizzimenti, per definire l’indice di priorità di ciascun territorio attraversato dall’autostrada, che ha consentito di fornire le indicazioni di massima per il posizionamento e il dimensionamento delle barriere acustiche. Il Pcar è stato approvato dal Ministero dell’ambiente con decreto dell’11 marzo 2011.
Ora siamo arrivati alla fase di progettazione di dettaglio, che può determinare soluzioni anche diverse rispetto a quanto riportato nel Pcar nel 2007, in quanto nel frattempo è stato eseguito uno studio acustico di dettaglio, sulla base dell’esito di rilievi fonometrici eseguiti tra l’ottobre del 2019 e gennaio 2020, che consistevano in dieci misurazioni di durata settimanale e sette misurazioni di breve durata (tra 1 e 5 ore), presso alcuni ricettori lungo i tratti interessati dalle future protezioni.
“Attività – ha precisato Pizzimenti – che ha permesso di pervenire alla precisa definizione del clima acustico aggiornato e attuale e di tarare correttamente il modello acustico previsionale; nel frattempo, sono stati condotti contestuali rilievi del traffico, anche in corrispondenza dei rami di svincoli, per valutare con la massima precisione i volumi di traffico da considerare nello studio”.
“L’insieme dei dati elaborati – ha concluso l’assessore – mediante l’ausilio di specifici programmi di calcolo ha consentito la corretta definizione, ovvero localizzazione, altezza, estensione, prestazioni acustiche e tipologia, delle opere di mitigazione acustica effettivamente utili a contenere i livelli di pressione sonora entro i limiti di legge per ciascun ricettore presente nelle fasce di pertinenza dell’autostrada, permettendo di aggiornare le previsioni del Pcar sulla base delle migliori e più recenti informazioni e proiettandone l’efficacia sulla base degli studi previsionali eseguiti fino al 2038. Questo, in coerenza con il piano economico finanziario di Autovie. Viceversa, non è stata considerata l’installazione di pannelli fotovoltaici, vista l’esigua estensione dei tratti degli interventi e l’assenza di punti di connessione e impianti di utilizzo dell’energia”.
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 11/03/2021
Sostenibilità: carbon neutrality entro il 2050, 9 Paesi chiedono all’Ue di eliminare i motori a combustione interna
Fissare un cronoprogramma per l’eliminazione graduale della vendita di nuove autovetture e veicoli commerciali leggeri con motori a combustione interna in linea con l’obiettivo di una carbon neutrality entro il 2050.
Lo chiedono con una lettera all’Ue, i Paesi Bassi, l’Austria, il Belgio, la Danimarca, la Grecia, Malta, l’Irlanda, la Lituania e il Lussemburgo.
Verso il trasporto su strada a zero emissioni
I nove stati si sono detti favorevoli al miglioramento dell’infrastruttura di ricarica per il trasporto a emissioni zero e a standard sulle emissioni di CO2 significativamente più severi, senza però formulare proposte dettagliate. La lettera non è un documento ufficiale; l’espressione utilizzata nella lettera “non paper” è in uso a Bruxelles per tali lettere non ufficiali.
La lettera, pubblicata dalla rappresentanza diplomatica olandese a Bruxelles, è indirizzata a Frans Timmermans e ad Adina Vlean. Vlean è la commissaria per i trasporti della Commissione europea, Timmermans è il vicepresidente esecutivo responsabile del Green Deal europeo: i ministri formulano solo la richiesta di una graduale eliminazione dei veicoli a combustione interna senza indicare una data specifica, ma individuano una leva che ritengono sarebbe particolarmente efficace: “Gli attuali standard di emissioni di CO2 devono essere rafforzati in modo significativo per accelerare la transizione verso il trasporto su strada a zero emissioni. Inoltre, il meccanismo di incentivazione dovrebbe essere rafforzato per fornire la maggior spinta possibile ai produttori per sviluppare e produrre nuovi veicoli a emissioni zero”.
Mobilità sostenibile: indagine Altroconsumo, in Italia l’opzione green è poco diffusa
Il grado di inquinamento dei veicoli non è al centro dei pensieri dei consumatori italiani. E la propensione a scegliere opzioni più green è poco diffusa.
Lo dice un’inchiesta condotta, nell’ambito di un progetto dell’Unione Europea, da Euroconsumers, gruppo di organizzazioni di consumatori di cui Altroconsumo fa parte con Ocu (Spagna), Deco Proteste (Portogallo) e Test-Achats (Belgio), insieme a Sw (Germania) e Ufc (Francia).
Attraverso il coinvolgimento di 9.000 cittadini europei, di cui 2.200 italiani, è stato fotografato il livello di informazione e interesse dei consumatori sull’impatto ambientale della mobilità e si è indagato sulle intenzioni di acquisto future.
Nella scelta dell’auto pesa soprattutto il prezzo
In primo luogo, Altroconsumo ha fotografato il livello di interesse ed informazione degli italiani quando si parla di inquinamento dei propri mezzi a quattro ruote. I risultati si mostrano piuttosto negativi.
Più di un italiano su due non conosce le emissioni del suo mezzo e per l’acquisto dell’auto il prezzo è ancora la leva più importante.
In fase di acquisto di un’auto, la variabile dell’impatto ambientale prodotto dal mezzo per quasi 1 intervistato su 2 non ricopre alcuna influenza.
È, infatti, l’aspetto economico il valore di cui i consumatori tengono maggiormente conto quando devono compiere un acquisto del genere (criterio più importante per il 46% dei rispondenti), seguito dal brand dell’auto (12%) e poi dal design e l’estetica (9%).
Non a caso le persone risultano essere per lo più ignare dei consumi del proprio mezzo: il 54% degli italiani non ha idea delle emissioni nocive che produce usando l’auto e il 64% di coloro che dichiarano di conoscerle non sa rispondere in maniera plausibile a domande specifiche sulle emissioni di CO2 del proprio veicolo.
L’ambiente conterà di più in futuro?
Altroconsumo ha voluto, in seguito, sondare quelle che potrebbero essere le scelte e le leve decisionali dei consumatori in futuro per quanto riguarda l’acquisto della loro prossima auto. Un decimo degli intervistati sostiene che abbandonerà le quattro ruote e alla domanda ‘L’ambiente conterà di più in futuro?’ circa la metà dei cittadini ha risposto sostenendo che questo elemento ricoprirà una certa influenza.
Quando però si parla di scelte legate al tipo di alimentazione per la quale si opterà, i segnali di cambiamento sono limitati. Sebbene la maggior parte dei cittadini (31%) si dichiari intenzionata a comprare un’auto ibrida e il 10% un’ibrida ricaricabile, mostrando una propensione verso opzioni più sostenibili e anche convenienti, il 18% e il 16% continueranno a scegliere rispettivamente benzina e diesel.
Solamente il 9% dei rispondenti, invece, sostiene che acquisterà un’auto elettrica.
Nordest, il 2021 non basterà: Pil su del 5,6 per cento dopo un calo del 9,3 nel 2020
Presentato il rapporto di Fondazione Nord Est: turismo dimezzato, per tornare ai livelli pre crisi serviranno quattro anni. “Necessario lavorare su una nuova formazione professionale”
di Fabio Poloni
Nordest, Pil in calo nel 2020 del 9,3%, con un recupero solo parziale nel 2021 (5,6%). Il 70% degli imprenditori nordestini sia attendono che il recupero dei valori pre-crisi sarà possibile solo nel 2022. Sono i dati Prometeia contenuti nel rapporto 2020 di Fondazione Nord Est, presentato giovedì mattina. A pesare su tale dinamica il crollo del commercio mondiale, stimato pari a più del 10%, che ha avuto un impatto rilevante sulle regioni del Pentagono, ovvero il Nord Est allargato a Lombardia ed Emilia-Romagna. Il calo nazionale delle esportazioni del 16% è ampiamente ascrivibile proprio alle regioni di quest’area – in primis Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna cui si aggiunge il Piemonte – il cui peso sull’export complessivo nazionale è pari al 66%.
Crollo del turismo
La crisi ha colpito sia le imprese manifatturiere che quelle dei servizi che più sono state e sono costrette dalle restrizioni imposte per contenere i contagi a limitare la propria attività e che più ampiamente hanno registrato un forte calo della domanda. È il caso del turismo che rappresenta una componente importante dell’economia nordestina che ha sempre potuto contare su una forte presenza di arrivi internazionali, che in quest’anno sono fortemente diminuiti con un -57% a livello nazionale. A livello nordestino il calo degli arrivi complessivi nel periodo gennaio-ottobre è stato stimato pari a -49% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per i prossimi mesi che vedono confermato un ulteriore calo degli arrivi internazionali, che gli esperti stimano ritorneranno ai livelli pre-crisi non prima di 2-4 anni, si prevede che il Nord Est subirà impatti più pesanti rispetto alle regioni, come ad esempio quelle del Sud, che dipendono maggiormente da un mercato domestico.
L’export cambia pelle
La pandemia ha accentuato le dinamiche che vedono aprirsi una nuova fase di globalizzazione dove le politiche protezionistiche, le tecnologie digitali e l’automazione stanno aprendo una nuova fase di globalizzazione in cui anche le PMI dovranno familiarizzare con nuovi strumenti di ingresso dei mercati internazionali. L’export, infatti, continuerà certamente a svolgere un ruolo fondamentale, ma non sarà più la modalità esclusiva per raggiungere i consumatori oltre frontiera: all’esportazioni si affiancheranno investimenti diretti, joint venture e licencing.
Meno del 6% delle imprese dichiara di non aver alcun rapporto con l’estero. La capacità di essere presente sui mercati globali delle aziende si intreccia con la digitalizzazione dei loro processi produttivi evidenziando una relazione significativa tra dotazione di tecnologie digitali e internazionalizzazione:
• le imprese con livello elevato di “digitalizzazione classica” (sito web, e-commerce, social media), sia quelle che adottano “tecnologie 4.0” (in particolare manifattura additiva e robot) hanno sviluppato in misura maggiore strategie di internazionalizzazione produttiva.
• la digitalizzazione in generale, e in particolare quella “classica”, è fortemente correlata anche con strategie di internazionalizzazione commerciale.
La formazione
Torna fondamentale l’investimento nelle competenze utili alla progettazione sistemica e al saper cogliere le opportunità.
Perché questo avvenga è indispensabile che il Paese metta al centro il tema dell’education superando le criticità strutturali del sistema formativo italiano:
– il ridotto investimento pubblico, pari appena al 3,8% del Pil nazionale (7,9% la media europea);
– il mancato sviluppo degli istituti professionali come luoghi di specializzazione;
– le modalità di insegnamento non adeguate ai nuovi mezzi di comunicazione;
– una didattica strutturata senza collegamenti con materie trasversali;
– la marginalità di discipline come geopolitica, economia, informatica ed educazione civica;
– edilizia e infrastrututre digitali carenti.
Il lavoro
Una misura dell’impatto della pandemia sul lavoro non è ancora definibile in termini complessivi e non lo potrà essere almeno fino a quando sarà in vigore il divieto di licenziamento, ora prorogato al 30 giugno, che blocca le scelte di riorganizzazione delle imprese. Nemmeno il dato sulla demografia di imprese oggi disponibile è sufficiente a definire gli effetti del rallentamento e del blocco delle attività imprenditoriali anche in considerazione del fatto che generalmente è nel primo trimestre che Infocamere registra le comunicazioni di chiusura avvenute a fine anno.
Tuttavia, alcuni elementi sono già oggi ben delineati: da un lato la tenuta dei contratti a tempo indeterminato, dall’altra la caduta rilevante dei contratti a termine, stagionali ma non solo, soprattutto a causa delle restrizioni in molte attività di servizi – in primis il turismo, la ristorazione, la cultura, lo sport – che più utilizzano questa tipologia di rapporti.
I dati di Veneto Lavoro, inoltre, rendono evidente tra gli effetti della pandemia il calo delle occasioni occupazionali pari in Veneto a -24% a fine 2020 e in crescita a gennaio (- 27% sul dato del medesimo mese del 2020). Caduta dei contratti a termine, riduzione delle occasioni occupazionali hanno determinato una caduta delle assunzioni soprattutto per le donne e i giovani.
Nel complesso tutti i settori hanno registrato una contrazione delle assunzioni: nel manifatturiero hanno sofferto soprattutto i settori del Made in Italy, in particolare i comparti moda e occhialeria, nei servizi fortissima contrazione nel turismo (-14.800 il saldo occupazionale in Veneto), ma anche commercio al dettaglio, trasporti, attività finanziarie, editoria e cultura.
Gli imprenditori nordestini, intervistati a fine ottobre 2020, si attendono tuttavia l’emergere nei prossimi mesi di nuovi ambiti di crescita dell’occupazione: sanità, farmaceutico, logistica, digitale, alimentare. In ognuno di questi ambiti, e in generale, saranno più importanti le competenze digitali (per il 30% degli intervistati), accanto ad alcune competenze trasversali, come saper gestire situazioni e problemi imprevisti (43,7%), farsi carico di attività nuove e sfidanti (43,7%), l’autonomia (40,9%).
Il contesto nordestino
Oltre il 40% delle imprese nordestine ha dovuto sospendere la propria attività durante il primo lockdown e le aree con forte specializzazione nel settore del turismo o dei servizi, che hanno subito un ulteriore blocco anche a causa della seconda ondata pandemica manifestatasi in autunno, hanno registrato le contrazioni più rilevanti. Nonostante la campagna vaccinale iniziata a fine dicembre, la crisi sanitaria non è certamente ancora superata con inevitabili ricadute sociali ed economiche e l’ampliarsi dell’incertezza per il futuro. Il Nord Est, area tradizionalmente molto esposta sui mercati internazionali, ha inevitabilmente risentito del rallentamento del commercio mondiale e delle tensioni prima dal lato dell’offerta e poi dal lato della domanda nelle catene globali del valore1. Nel periodo gennaio-settembre 2020 in termini tendenziali le esportazioni del Trentino si sono ridotte del 16,4%, quelle del Veneto dell’11%, della provincia di Bolzano del 7,6% e del Friuli-Venezia Giulia del 6,1%. Considerando il Pentagono, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna – cui si aggiunge il Piemonte – sono le regioni che più hanno contribuito alla contrazione dell’export nazionale.
Banda ultralarga in 212.000 case del Trentino entro il 2022
10 Marzo 2021
In corso progetto per copertura aree bianche periferiche
Entro il 2022 la banda ultralarga raggiungerà 212.000 unità immobiliari nelle aree bianche del Trentino, considerate a fallimento di mercato. Lo ha riferito il presidente della Giunta provinciale di Trento Maurizio Fugatti nella sua risposta a un’interrogazione del consigliere Alex Marini, del Gruppo misto.
A quanto precisato da Fugatti, la copertura sarà garantita dal progetto “Banda ultralarga”, promosso dal Ministero dello sviluppo economico. I lavori verranno eseguiti da Open Fiber Spa, che realizzerà una rete in tecnologia Ftth (in fibra ottica) per circa l’85% delle unità immobiliari ancora da raggiungere e per il restante 15% mediante la tecnologia radio denominata “Fixed wireless access” (Fwa).
Il progetto è finanziato dalla Provincia con 12,5 milioni di euro, dai fondi europei Feasr della programmazione 2014-20 con altri 12,5 milioni e dai Fondi per lo sviluppo e la coesione 2014-20, previsti da una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile del 2015, con ulteriori 9,4 milioni.
Ad oggi, il servizio è già attivo in 30 Comuni (per 22.000 unità immobiliari), mentre sono aperti 93 cantieri e altri 103 sono già stati approvati in Conferenza dei servizi.
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