Covid-19: la Germania proroga i controlli alle frontiere con Repubblica Ceca e Tirolo

17 Marzo 2021

A causa dell’alto numero dei contagi e della maggiore circolazione delle varianti, la Germania ha deciso di prolungare i controlli alle frontiere con la Repubblica Ceca e la regione del Tirolo austriaco.

Lo ha annunciato il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer.

I controlli sono stati reintrodotti il 14 febbraio dopo il lockdown in Repubblica ceca.

Trasporti-Italia.com – 17/03/2021

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Efficienza della rete ferroviaria: FS Italiane mette in campo tecnologie 5G e satellitare

L’innovativo progetto internazionale Diagnostic Integrated Networks of Satellite and 5G (DINoS5G) punta a integrare la tecnologia di rete mobile 5G e quella satellitare per garantire una massima efficienza della rete ferroviaria in termini di manutenzione e ridurre al minimo gli impatti sulla circolazione.

Il progetto, approvato e finanziato dall’European Space Agency (ESA), ha lo scopo di integrare le tecnologie 5G e satellitare al fine di realizzare sistemi di diagnostica predittiva capaci di elaborare in tempo reale un elevato numero di segnali provenienti dai sensori installati diffusamente sulla rete ferroviaria e dai sistemi di misura installati a bordo dei treni diagnostici, consentendo una gestione rapida ed efficace delle segnalazioni degli impianti.

I protagonisti di un progetto che punta a innalzare gli standard di efficienza della rete

DINoS5G è promosso da Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane) insieme alla Fondazione Ugo Bordoni (FUB), ente di ricerca in house di Presidenza del Consiglio dei Ministri, MISE e Autorità per Garanzie nelle Comunicazioni nonché riferimento tecnico in Italia nel settore delle telecomunicazioni.

Coinvolte nella partnership, oltre a RFI e FUB, anche realtà del mondo istituzionale, della ricerca e dell’imprenditorialità nazionale nei settori telecomunicazioni, spazio e ferroviario come TIM, Telespazio, Fondazione Bruno Kessler, MerMec e Marini Impianti Industriali.

La manutenzione predittiva consentirà di innalzare gli standard di efficienza della rete. Un domani sarà così possibile monitorare l’infrastruttura anche attraverso l’impiego di veicoli a guida autonoma, fino a intervenire ancor prima del verificarsi di un’eventuale anomalia.

Un accordo da 2,6 milioni di euro

La firma dell’accordo fra Rete Ferroviaria Italiana e l’ESA dà concretamente inizio alle attività di progetto che avranno una durata complessiva di due anni, per un investimento complessivo di 2,6 milioni di euro.

Il sito pilota per le sperimentazioni è stato individuato presso il circuito prove di Bologna San Donato. Sarà dotato dei più moderni impianti di sensoristica, in grado di utilizzare un canale di comunicazione integrato 5G/satellitare per centralizzare tutti i dati diagnostici relativi all’infrastruttura.

Trasporti-Italia.com – 17/03/2021

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Logistica, Confetra: necessario che Mims operi a pieno regime per affrontare le questioni in sospeso

Dalle restrizioni al Brennero al ricorso a Bruxelles a difesa dell’impianto pubblico delle AdSP. Ecco alcuni dei temi al centro dell’incontro che si è svolto ieri tra il presidente di Confetra Guido Nicolini, la vice presidente Vicaria Silvia Moretto e la viceministra delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Teresa Bellanova.

Tra le altre questioni operative, aggiungono da Confetra, figurano: “La minaccia che grava sul ciclo operativo delle verifiche sulla merce se si consolidasse una interpretazione estensiva della normativa sui controlli radiometrici. Ci sono, inoltre, tanti temi di regolazione stratificata e contraddittoria – tra ART, AgCom, Anac, Ansfisa, Antitrust, Codice Appalti, Codice Doganale – che nelle nostre imprese fanno lavorare più avvocati e consulenti che trasportatori e spedizionieri”.

Ma molti di questi temi “necessitano di un presidio istituzionale ed amministrativo stringente. Di qui il nostro appello affinché, quanto prima ed anche attraverso l’assegnazione delle Deleghe a Vice Ministri e Sottosegretari, il nuovo MIMS sia reso operativo a pieno regime. Abbiamo appreso dalla stampa del cambio di denominazione, e prima ancora di assetto, con la costituzione di un terzo Dipartimento. Che immagino andrà riempito di contenuti, di personale e di funzioni. Il nostro appello è: mettete subito la “macchina” in condizione di correre”.

Il Governo deve acquisire il ruolo strategico della Logistica

Per Nicolini c’è poi un tema più generale: “Il Governo deve acquisire il ruolo strategico della logistica, sistema circolatorio dell’economia reale, pilastro dell’import / export nazionale nel mondo. Lo deve al Paese, prima ancora che al settore. Tra Via della Seta, guerra dei dazi, Brexit, Rotta Artica, 5G e autostrade digitali, blockchain e smart data, oggi i temi delle infrastrutture materiali e immateriali, dei flussi dati e merci, delle barriere al commercio internazionale, della digital trasformation e della transizione green sono divenuti i dossier più rilevanti nella politica economica degli Stati e nelle relazioni tra Stati.
Geopolitica, geoeconomia e logistica stanno determinando i nuovi equilibri globali perché il fattore ‘tempo di trasferimento’ è divenuto ben più importante di altri storici asset competitivi.

Una robusta semplificazione del quadro normativo

Se l’Italia vuole giocare questa partita, deve attrezzarsi. Da tutti i punti di vista: dalla rapida realizzazione delle infrastrutture utili, al sostegno alla crescita delle imprese del Settore, passando per una robusta semplificazione del quadro normativo e regolatorio. Solo se saremo protagonisti di tali dinamiche, potremo ambire anche a modificarne gli aspetti meno sostenibili e giusti dal punto di vista sia ambientale che socioeconomico. Altrimenti saremo marginali nel mondo e, ben che vada, domiciliatari di iniziative altrui”.

La numero due di Confetra e leader degli Spedizionieri internazionali, Silvia Moretto, ha aggiunto: “Confidiamo che con il nuovo ministero – e con il coordinamento dei Ministeri della Mobilità Sostenibile, dello Sviluppo, della Transizione Ecologica e dell’Innovazione – si possa finalmente affrontare il tema della funzione logistica del Paese con una visione unitaria, strutturata, trasversale”.

Trasporti-Italia.com – 17/03/2021

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Catullo: Confindustria rilancia l’aumento di capitale, ma la politica è spaccata

16 Marzo 2021

In questo momento turbolento, il presidente di Confindustria, Michele Bauli, è tornato sul futuro dell’aeroporto Catullo. La vicenda sta facendo scaldare gli animi dei Veronesi da parecchio tempo: lo scalo ha bisogno di investimenti importanti e bisogna trovare chi metta i soldi. Di questo si è parlato ieri in una riunione della commissione comunale competente, alla quale sono stati invitati i vertici di Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Apindustria, Confidi, Ristoratori e Agenzie di viaggio.

Dal presidente di Confindustria, Michele Bauli, è arrivata un’indicazione chiara: “In passato il Catullo ha rischiato di fallire, cosa che ci auguriamo non si ripeta, ma adesso vanno fatto investimenti importanti. Save ha dichiarato di voler andare in maggioranza e noi, con tutte le garanzie del caso per la tutela del territorio, non abbiamo nulla in contrario. Certamente si poteva fare anche di più, ma il giudizio su Save è positivo, ricordando da dove si era partiti. E quando si lancerà l’aumento di capitale – ha concluso Bauli – credo che l’intero sistema-Verona dovrà sottoscrivere questo aumento, perché investire sul nostro aeroporto penso sia un dovere per tutti“.

Pareri diversi arrivano invece da Apindustria e da Confidi. Renato Della Bella ha accusato Save di non aver fatto investimenti di rilievo e adesso “bisogna capire se ha le risorse per farli e se ha voglia di farli a Verona”, e Andrea Sartori, presidente di Confimi, ha aggiunto che sono i soci pubblici a dover sottoscrivere l’aumento di capitale “con il socio privato attuale oppure aprendosi al mercato perché ci sono fior fiore di realtà in grado di soddisfare le nostre esigenze”.

Ecco le reazioni del mondo politico. Alberto Bozza, Consigliere regionale di Forza Italia, ha commentato: “Condivido le parole del Presidente di Confindustria Michele Bauli che promuove l’operato di Save e auspica che si possa confermare lo schema della partnership tra soci pubblici e privati. Verona deve rimanere saldamente ancorata al sistema aeroportuale regionale veneto per non soccombere a quello lombardo. Torno a ricordare che Save ha salvato l’aeroporto, che era a un passo dal fallimento e in questi anni lo ha risanato. Attaccarla pretestuosamente significa costruirsi un comodo alibi per giustificare l’immobilismo, in questi anni, di una parte dei soci pubblici”.

Diverso il parere di Michele Bertucco, di Sinistra in Comune, che ha ricordato la sua contrarietà all’ingresso di Save nel Catullo nel 2012 senza bando di gara, “ma adesso che c’è non la si può cacciare fuori perché non piace più a coloro che l’avevano fatta arrivare in quel modo”.

Al termine dell’incontro il Pd, attraverso una nota, ha sostenuto che “sarà difficile compattare la compagine dei soci pubblici ma è proprio a questo compito che il Comune di Verona è chiamato: lo strapotere dei soci privati è stato determinato dalla stessa compagine politica che ora se ne lamenta, e per arginarlo è fondamentale che il fronte dei soci pubblici sia compatto e autorevole: ma Sboarina ne avrà la forza?”.

Veneto Report – 16/03/2021

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Smart mobility: firmato il protocollo d’intesa tra Mims e TTS

Lavorare in sinergia sulla smart mobility per passeggeri e per merci e favorire la piena diffusione del progetto Mobility as a Service (Maas) in ambito nazionale: è questo lo scopo principale del protocollo di intesa firmato dalla Struttura Tecnica di Missione del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e TTS Italia, l’associazione italiana della Telematica per i Trasporti e la Sicurezza.

TTS e Mims a lavoro per la smart mobility

La collaborazione si è delineata nell’ambito del tavolo di lavoro avviato da TTS Italia per definire le “Linee guida per lo sviluppo dei servizi MaaS in Italia”, alle quali l’associazione sta lavorando con i propri associati (enti pubblici e privati) e con stakeholder/associazioni del mondo del trasporto pubblico, della mobilità condivisa, della mobilità elettrica, del settore autostradale.
La partnership riguarda anche agli approfondimenti sulle evoluzioni tecnologiche, sulle novità normative nazionali ed europee e sulle attuali priorità e tendenze per la mobilità delle persone e delle merci.

Il ruolo della Struttura Tecnica di Missione del Mims

Tra le competenze attribuite alla Struttura Tecnica di Missione del Mims, rientrano compiti di indirizzo strategico e relativi allo sviluppo delle infrastrutture che, coerentemente con gli indirizzi del Governo e con il Green New Deal europeo, deve perseguire una strategia di crescita fondata sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale.

“Il futuro del Paese passa per l’innovazione del Trasporto pubblico locale che, sempre più, deve diventare a misura di cittadino e a basso impatto ambientale. – ha dichiarato il coordinatore della Struttura Tecnica di Missione del Ministero Giuseppe Catalano – Il Recovery Plan rappresenta una grande opportunità anche in termini di implementazione delle tecnologie a supporto del trasporto pubblico e della mobilità. Il Mims è parte attiva nel raggiungimento di questo obiettivo, mettendo in atto tutti gli strumenti utili alla realizzazione di progetti all’avanguardia non solo nell’ambito della mobilità delle persone, ma anche riguardo al settore della logistica e del trasporto merci.”

Trasporti-Italia.com – 16/03/2021

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Auto: nel 2020 gli italiani hanno speso il 20,5% in meno a causa della pandemia

La pandemia da Covid-19 ha messo in ginocchio il settore automotive che ha visto un calo della spesa sostanziale. Uno studio realizzato dall’Osservatorio Autopromotec,  struttura di ricerca di Autopromotec, ha mostrato che nel 2020 le famiglie e le imprese italiane hanno speso 157,4 miliardi di euro per l’acquisto e l’esercizio di autoveicoli (autovetture, veicoli commerciali, veicoli industriali e autobus).

Si tratta di una spesa inferiore del 20,5% a quella corrispondente del 2019 e poiché questo calo è superiore a quello del Pil, cala anche l’incidenza del settore auto che passa dall’11,1 al 9,7% del Pil.

La spesa per i carburanti in calo del 26%

Tra il 2019 e il 2020 tutte le voci di spesa sono in calo con l’eccezione di quelle relative alle tasse automobilistiche che fanno registrare una lieve crescita. I carburanti, prima voce di spesa in calo, nel 2020 sono costati agli italiani 44,9 miliardi di euro. Rispetto al 2019 vi è stato un calo del 26% dovuto a minori consumi ma anche ad un calo importante dei prezzi.

La seconda voce di spesa per importanza è quella relativa agli acquisti di autoveicoli a cui sono stati destinati 39,4 miliardi di euro, contro i 51,8 del 2019. Come si vede, vi è stato un drastico calo (-23,9%) dovuto al crollo delle immatricolazioni.

Forte rallentamento delle attività di autoriparazioni

Terza voce per importanza è quella per la manutenzione e le riparazioni di autoveicoli che nel 2020 hanno assorbito 32,9 miliardi, contro i 40,5 del 2019. Il calo tra i due anni è stato del 18,7% ed è dovuto essenzialmente ad un forte rallentamento delle attività di autoriparazione a causa delle stringenti restrizioni alla circolazione.

Al quarto posto nella graduatoria della spesa troviamo l’esborso per i premi di assicurazione, incendio e furto.
Nel 2020 le famiglie e le imprese italiane hanno pagato per l’auto alle compagnie di assicurazione 18,2 miliardi. È una cifra di poco inferiore rispetto ai 18,4 miliardi spesi nel 2019 e trova giustificazione nel fatto che sono calati, anche se di poco (-0,8%), i prezzi per l’assicurazione auto, come risulta dagli indici Istat dei prezzi al consumo per l’intera collettività.

-40,9% per i pedaggi autostradali

Quinta e sesta voce per importanza sono rispettivamente quelle relative ai ricoveri e ai parcheggi (che hanno assorbito 8,8 miliardi, con una diminuzione del 2,8% dovuta ad una riduzione delle tariffe) e alle tasse automobilistiche, che hanno dato al sistema un gettito di 6,78 miliardi, in lievissimo aumento rispetto ai 6,74 miliardi del 2019 perché, nonostante la pandemia, il parco circolante, secondo le stime dell’Osservatorio Autopromotec, è cresciuto dello 0,6%.

In chiusura di graduatoria troviamo infine la spesa per i pedaggi autostradali (a cui sono andati 4,9 miliardi, -40,9% sul 2019 a causa di un’importante contrazione dei volumi di traffico) e la spesa per i pneumatici (a cui sono stati destinati 2,1 miliardi, -14,4% a causa del calo delle vendite).

Trasporti-Italia.com – 16/03/2021

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Confindustria Vicenza lancia un appello per un’alternativa alla SS 47

14 Marzo 2021

Si continua a parlare di una bretella alternativa alla Strada statale 47 per favorire il collegamento tra il tratto bassanese della Superstrada Pedemontana e il Padovano. Un’infrastruttura che le categorie economiche chiedono da anni e che ormai con l’apertura dei caselli sulla Spv diventa necessaria.

Ad entrare nel merito della discussione c’è anche Confindustria Vicenza che lancia un appello a sindaci e presidenti di provincia per un’alternativa all’attuale SS 47.

“È arrivato il tempo che si crei una convergenza tra sindaci dei comuni interessati, le province di Vicenza e Padova, nonché le associazioni di categoria, per dare un’alternativa all’attuale SS 47”, l’appello al territorio viene dal vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega alle Strategie del Territorio Gaetano Marangoni a seguito del dibattito pubblico e istituzionale che è tornato vivo nei confronti dei tracciati viabilistici che intersecano il Bassanese con le province confinanti.

“Con l’avvenuta apertura del casello Bassano ovest della SPV – continua Andrea Visentin, presidente del Raggruppamento Bassano di Confindustria Vicenza –, la variante alla SS 47 si rende ancor più urgente, per connettere adeguatamente con la nuova infrastruttura il territorio dell’ovest Bassanese ed i suoi numerosi insediamenti produttivi, garantendo al contempo la vivibilità degli abitati di Rosà e Tezze sul Brenta, oggi ammorbati dal pesantissimo traffico di attraversamento. Una soluzione, peraltro, che sarebbe complementare, non certo alternativa, alla bretella di collegamento tra il casello SPV di Loria-Mussolente con la SR 308 (cosiddetta Strada del Santo) a Castelfranco, per la cui realizzazione in questi giorni è ripreso il pressing dei presidenti delle province di Padova e di Treviso”.

La questione degli assi di collegamento nord-sud tra i caselli SPV dell’area bassanese ed i territori delle province di Vicenza, Padova e Treviso è tornata in auge non solo per le prime concrete ricadute dalle aperture al transito di alcuni tratti della Superstrada, ma anche per le nuove opportunità di investimenti nel territorio. Da una parte ci sono i fondi legati al Recovery Plan, dall’altra lo Stato ha già messo a disposizione un finanziamento destinato alla progettazione dell’adeguamento funzionale della SS 47 da Cittadella fino al confine con il Trentino.

“Per la realizzazione di questa infrastruttura, di cui si parla da troppi anni – aggiunge Marangoni -, è necessario che il territorio si dimostri coeso su una scelta di tracciato. Si può riprendere il confronto su una proposta che avevamo già illustrato circa due anni fa che abbiamo ulteriormente affinata per tenere nel massimo conto le esigenze delle singole comunità interessate. Le risorse economiche per progettare ci sono, quelle per la realizzazione dell’opera si possono trovare. È, peraltro, indispensabile che ad ogni livello istituzionale ci sia una forte e convergente volontà politica, supportata efficacemente dalle categorie economiche. Confindustria si batterà con ancor più impegno perché ciò accada al più presto”.

Veneto Report – 14/03/2021

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Export, anno nero causa Covid: Treviso e Belluno hanno perso due miliardi nel 2020

13 Marzo 2021

Calo percentuale del 7,3 per cento nella Marca, addirittura del 21,8 per Belluno, zavorrata dalla crisi di vendite nel settore dell’occhialeria

di Fabio Poloni

Il commercio estero nelle province di Treviso e Belluno, bilancio 2020: persi nelle due province quasi due miliardi di export. Treviso in flessione del -7,3% su base annua: penalizzati il sistema moda e il settore dei macchinari; il mobile recupera nel secondo semestre; elettrodomestici e carpenteria chiudono in positivo. L’export bellunese flette del -21,8% a causa dell’occhialeria: peggior performance tra le province venete e una delle peggiori in Italia (94esima sulle 108 province analizzate dall’Istat).

Le esportazioni venete

Nel 2020 le esportazioni italiane hanno registrato una contrazione pari al -9,7% rispetto ai livelli del 2019: risultato di un primo semestre marcatamente negativo (-16,2%), condizionato dal lockdown di primavera, e di una seconda metà d’anno caratterizzata da un progressivo ma parziale recupero del terreno perso (-3,3% la variazione tendenziale nel secondo semestre, che si assottiglia al -1,8% se si considera la variazione tendenziale nell’ultimo trimestre).

La contrazione dell’export regionale, pari al -8,2%, è leggermente inferiore alla media nazionale, determinata anche per il Veneto dal recupero avvenuto nel secondo semestre 2020 (-1,2%), di contro alla flessione a due cifre (-15,2%) registrata nel primo.

Dando uno sguardo alle singole province venete si evidenziano Treviso e Verona per contrazioni annuali inferiori rispetto alla media regionale (rispettivamente: -7,3% e -4,2%) mentre Padova, Vicenza e Venezia accusano variazioni più sostenute rispetto al dato medio. Le due province venete più piccole estremizzano i risultati: a Belluno la caduta dell’export è pari al -21,8%, condizionata dall’occhialeria, mentre a Rovigo si registra una crescita del +29,5%, per effetto del buon andamento delle vendite di prodotti chimico-farmaceutici.

L’export trevigiano nel dettaglio

Le esportazioni trevigiane, pari complessivamente a 12,7 miliardi di euro, perdono il -7,3% rispetto ai livelli del 2019, che in valori assoluti corrisponde a mancate vendite per quasi un miliardo di euro.

Ragionando per semestri, si colgono meglio le dinamiche contrapposte che si sono innescate, in conseguenza della pandemia e dei vari blocchi di attività. Nel primo semestre l’export trevigiano ha conosciuto una flessione del -17,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; nel secondo semestre si è invece registrato un progressivo recupero (+2,1%) che si è intensificato nell’ultima parte dell’anno (del +5,4% è la variazione del quarto trimestre su base annua, che in valori assoluti ha corrisposto a maggiori vendite per quasi 200 milioni di euro rispetto ai risultati conseguiti nel quarto trimestre dello scorso anno).

Senza un quarto trimestre così vivace, sul fronte delle esportazioni, il bilancio del 2020 poteva chiudersi con note ancora più amare per il manifatturiero trevigiano. Ma è ora interessante analizzare come queste dinamiche infrannuali si replichino o si differenzino nei principali settori in cui si articola l’export trevigiano.

Le esportazioni di macchinari, ad esempio, prima voce dell’export trevigiano per vendite pari a circa 2 miliardi di euro, non partecipa al clima di recupero della seconda parte dell’anno. Il settore risente del clima generalizzato di sfiducia o quanto meno di attendismo, che in diversi settori ha indotto le aziende a rinviare o rivedere al ribasso i piani di investimento per il rinnovo degli impianti di produzione. Accade così che l’export di questo settore perda il -14,8% rispetto al 2019 (-350 milioni di euro), sintesi di una flessione tendenziale molto pesante nei primi sei mesi dell’anno (-21,6%) e di una ulteriore variazione negativa, pur in attenuazione, tra luglio e dicembre 2020 (-7,9%). L’analisi per Paesi di destinazione evidenzia una forte flessione annua delle vendite verso la Spagna (-38,8%; -57 milioni), l’India (-66,2%; -60 milioni), la Russia (-54,4%; -48 milioni) e il Regno Unito (-24,7%; -21 milioni).

Un altro comparto che purtroppo non conosce segnali di recupero nella seconda parte dell’anno è quello del Sistema Moda (tessile-abbigliamento-calzaturiero). La variazione annua è del -17,4% cui corrispondono minori vendite per quasi 400 milioni di euro. Il totale export di comparto passa così dai 2,2 miliardi di euro del 2019 a 1,8 miliardi del 2020.

Considerando le principali merceologie in cui si articola il comparto si segnalano le seguenti evidenze: le calzature, 921 milioni di euro di export, hanno accusato una diminuzione del -14,3% (-154 milioni) rispetto all’anno precedente, sintesi di una forte contrazione avvenuta nel primo semestre (-21,9%) e di una flessione in attenuazione che ha riguardato la seconda parte dell’anno (-6,9%). Contribuiscono al risultato negativo soprattutto le vendite in diminuzione dei primi tre partner commerciali dell’Unione Europea: Germania (-15,8%), Francia (-18,8%) e Spagna (-20,6%).

Più penalizzato il settore del tessile-abbigliamento (936 milioni di euro di export): la flessione su base annua è del -20,3% (-238 milioni). Risente della forte contrazione avvenuta tra gennaio e giugno (-29%) di poco attenuata nel 2° semestre 2020 (-12,3%).

Rispetto a questo blocco di settori fortemente sfavorito dallo scenario Covid, l’export delle bevande, che in provincia di Treviso è riconducibile quasi esclusivamente alla vendita all’estero di vino ed in particolare di Prosecco, evidenzia una flessione molto più contenuta, pari al -3,7% corrispondente a minori vendite per quasi 28 milioni di euro. Dall’analisi su base semestrale il settore risulta in perdita sia nel primo che nel secondo semestre (rispettivamente -4,8% e -2,8%). Però dall’analisi per Paesi emerge che le vendite verso l’Unione europea hanno beneficiato di una discreta crescita nel secondo semestre (+6,2%) a fronte di un prima metà dell’anno appena sotto la stazionarietà (-1%).

Un po’ diversa la storia per il settore alimentare: dietro una variazione annua piatta (-0,8%), si nasconde un primo trimestre molto vivace (+17,5% rispetto allo stesso periodo del 2019), una flessione del -11,5% (sempre su base annua) durante il lockdown di primavera, un trimestre estivo quasi in linea con quello del 2019 e infine un quarto trimestre in significativa flessione (-6,8%): assai probabile conseguenza, quest’ultimo dato, di un segmento ho.re.ca. frenato, anche a livello internazionale, dalla seconda ondata della pandemia e dalle ulteriori misure di distanziamento sociale che sappiamo aver colpito in particolare la filiera dell’accoglienza e della ristorazione. Più penalizzate le vendite all’interno dell’Unione (-2,7%), che rappresentano quasi il 71% dell’export totale, rispetto a quelle extra-Ue che risultano in crescita su base annua (+4,2%).

Le vendite di mobili, pari a quasi 1,7 miliardi di euro – seconda voce export della provincia di Treviso – sono diminuite del -6,5% (-119 milioni) rispetto al 2019. Ma nettamente differenziate sono state le dinamiche nel primo semestre (-19,4% sempre su base annua) rispetto al secondo semestre (+6,0%). Peggio, nel primo semestre, sono andate le vendite verso i mercati extra-Ue (-26%), mentre il recupero avvenuto tra luglio e dicembre ha riguardato in modo omogeneo entrambe le aree. All’interno dell’Unione spiccano due estremi: la flessione annua verso la Francia (-10,6%) e, all’opposto, la crescita verso la Germania (+11,2%) tanto nel primo che nel secondo semestre dell’anno. Al di fuori dell’Unione invece si evidenzia la forte contrazione delle vendite di mobili verso il Regno Unito (-26,8%; -52 milioni), di contro all’incremento verso gli Stati Uniti (+16,7%; +36 milioni).

Il settore della gomma-plastica, in parte sostenuto dalla domanda di dispositivi di sicurezza, in parte esposto alla crisi di altri settori (automotive, giostre), è interessato da una flessione annua delle esportazioni del -4,9% (-28 milioni in valori assoluti): perdita che matura tutta nel primo semestre (-11,9%), a fronte di un incremento export del +2,6% nel secondo semestre, sostenuto in particolare dagli ultimi tre mesi dell’anno (+6,3%). Hanno contribuito alla crescita del secondo semestre le vendite verso i mercati extra-Ue, che tra luglio e dicembre sono aumentate del +9,1%: crescita quasi completamente imputabile al Regno Unito.

Un altro settore che vive un 2020 “diviso a metà” è quello dell’automotive (mezzi di trasporto e componentistica). La flessione su base annua è del -12,4% (-64 milioni in valori assoluti), effetto della forte contrazione accusata durante la prima metà d’anno (-28,7%), poi in parte compensata da un recupero delle vendite tra luglio e dicembre (+5,3%, sempre su base annua), sostenuto soprattutto dall’ultimo trimestre (+15,2% nel confronto con lo stesso trimestre dell’anno scorso). Il buon risultato riscontrato nella seconda parte dell’anno è frutto delle maggiori vendite avvenute all’interno dell’Unione Europea ed in particolare verso la Francia (+105% nel secondo semestre).

Gli ultimi due settori che si commentano sono gli unici, in provincia, fra i primi dieci, che chiudono il 2020 con una variazione dell’export positiva: sono l’elettrodomestico e la carpenteria metallica. Ammonta a quasi 1,3 miliardi di euro l’export trevigiano di elettrodomestici e cresce nel 2020 del +7,5% (+88 milioni di euro). Il settore ha accusato una battuta d’arresto nel primo semestre (-5,5%), ampiamente recuperata nel corso della seconda metà d’anno (+17,9%) Le vendite annue all’interno dell’Unione europea hanno raggiunto il +11,6% sostenute soprattutto dalla Germania (+83,2%; +103 milioni) mentre si sono confermate appena sopra alla stazionarietà al di fuori dell’Unione.

Anche il settore della carpenteria metallica, con export pari a 892 milioni di euro, chiude l’anno 2020 con vendite in aumento del +6,8% (+56,6 milioni) rispetto all’anno scorso. La crescita annua è il risultato di un primo semestre negativo (-20,8%), ma di una seconda metà d’anno che ha ampiamente superato i livelli dello stesso periodo del 2019 (+36,2%). La crescita annua è sostenuta fondamentalmente dalle maggiori esportazioni verso il Regno Unito (+315,7%; +126 milioni) che compensa anche le flessioni all’interno dei Paesi dell’Unione europea (Romania -29%; -28 milioni).

La flessione delle esportazioni trevigiane per aree di destinazione si mantiene in linea con la media provinciale: diminuiscono del -7% (-567 milioni di euro) le vendite verso i Paesi dell’Unione Europea che assorbe quasi il 60% dell’export complessivo e del -7,7% (-428 milioni) quelle indirizzate al di fuori dell’Unione, anche se con andamenti semestrali molto differenziati. Le esportazioni intra-Ue27 subiscono una contrazione del -14,1% nel primo semestre dell’anno a causa delle diminuzioni verso tutti i principali partner commerciali mentre si mantengono perfettamente stazionarie tra luglio e dicembre 2020; quelle extra-Ue invece sono interessate da una più intensa flessione nella prima metà d’anno (-21,5%) con flessioni a due cifre verso i principali Paesi, ma risultano in ripresa nel semestre successivo (+5,2%).

L’export bellunese nel dettaglio

Le esportazioni bellunesi chiudono il 2020 con una variazione annua del -21,8%: la più pesante in Veneto e fra le peggiori in Italia (94esima sulle 108 province analizzate dall’Istat). In valori assoluti, si passa dai 4 miliardi di euro e oltre del 2019, agli attuali 3,2 miliardi circa, per una flessione prossima a 900 milioni di euro. Un risultato condizionato in buona parte dall’occhialeria, settore che muove il 65,4% dell’export provinciale e che chiude l’anno con una flessione delle vendite all’estero del -27,5% rispetto all’anno scorso (-787 milioni di euro).

Esclusa dal computo l’occhialeria, il resto delle esportazioni bellunesi si muove in linea con il dato regionale, con una variazione annua del -8,0% che va letta, come per la provincia di Treviso, dividendo l’anno in due parti: la flessione, infatti, è tutta eredità del primo semestre dell’anno (-16,0%) causa lockdown generalizzato di primavera; mentre nel secondo semestre l’insieme dei settori manifatturieri “altro” dall’occhialeria riescono a mettere a segno una performance sui mercati esteri sugli stessi livelli del secondo semestre del 2019 (+0,4%). Con alcune significative differenze, come ora diremo.

L’ occhialeria accusa una profonda flessione dell’export soprattutto nel primo semestre del 2020 (-40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Solo fra aprile e giugno il settore conosce un crollo delle vendite all’estero, sempre su base annua, prossimo al mezzo miliardo di euro. Nel secondo semestre non si assiste ad un’inversione di tendenza, ma soltanto ad un contenimento dei danni, con una flessione dell’export meno acuta ma ancora ampiamente in territorio negativo (-12,5% rispetto allo stesso periodo del 2019). I flussi relativi al quarto trimestre evidenziano un lieve recupero congiunturale (rispetto al terzo, quasi fisiologico), ma non sconfessano la tendenza di fondo su base annua: ancora fra ottobre e dicembre 2020 il settore accusa minori vendite all’estero per quasi 100 milioni di euro rispetto ai dati del quarto trimestre 2019.

Il secondo settore che sostiene l’export bellunese è quello dei macchinari, per vendite pari a 415 milioni di euro, il 13,1% dell’export provinciale. La variazione annua è negativa anche per questo settore (-6,7%): ma, a differenza dell’occhialeria, sono ben evidenti i segnali di ripartenza dell’export che si manifestano in particolare nel quarto trimestre (variazione tendenziale del +5,3%). Questo dato compensa la prestazione ancora negativa del terzo trimestre e permette al settore di chiudere il secondo semestre quasi in linea con i risultati conseguiti nello stesso periodo del 2019.

La gomma plastica è il terzo settore in provincia per valori export: 127 milioni di euro, per un peso del 4,0% sul totale export provinciale. E’ l’unico settore, per restare ai primi dieci del bellunese, che ha conosciuto una dinamica positiva per tutto il 2020. La variazione annua è del +5,3%, e nel primo semestre è risultata perfino più sostenuta (+5,9%).

Da segnalare infine la buona performance dell’abbigliamento, quinta voce dell’export bellunese con vendite per poco più di 60 milioni di euro. Il settore chiude l’anno in crescita del +3,2% rispetto al 2019, grazie ad un significativo rimbalzo nel secondo semestre (+16,7% su base annua) che compensa ampiamente la flessione (-10,7%) accusata nella prima parte dell’anno.

Lo sguardo generale sulla dinamica export per Paesi è tutta condizionata dall’andamento negativo dell’occhialeria. Le flessioni sono quasi tutte a due cifre, sia con riferimento ai principali mercati Ue (per l’aggregato geografico la variazione annua è del -16,7%), sia con riferimento a quelli extra-Ue (del -25,9% la variazione annua per questo aggregato).

Anche per l’export bellunese, come per quello trevigiano, meno acuta appare la flessione delle vendite verso la Germania: la dinamica annua è del -11,2%; ma nel secondo semestre riesce a portarsi, di poco, in territorio positivo (+1,2%). All’opposto si posiziona la dinamica delle vendite verso la Spagna: del -34,4% su base annua, corrispondente a quasi 100 milioni di vendite in meno. Verso gli Stati Uniti la caduta dell’export bellunese e del -20,4% nel 2020, corrispondente a minori vendite per 183 milioni di euro. Seguono, di analoga intensità, le flessioni verso Cina (-28,3%) e Regno Unito (-24,7%). Particolarmente profonde le cadute dei flussi export verso Messico (-44,4%), Brasile (-46,7%) e verso gli Emirati Arabi (-43,2%).

Il commento del Presidente Mario Pozza

E’ un drammatico bilancio – afferma il presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, Mario Pozza – quello offerto dai dati Istat relativi all’andamento delle esportazioni trevigiane e bellunesi nell’anno di Covid, qui elaborati dal nostro Centro Studi. Sommando le due province, abbiamo perso quasi 2 miliardi di export rispetto ai risultati del 2019. A livello regionale sono 5,3 i miliardi di export in meno rispetto all’anno scorso.

I settori più penalizzati sono, nel trevigiano, il sistema moda, e nel bellunese l’occhialeria – continua il Presidente. Il sistema moda lascia sul terreno minori vendite all’estero per quasi 400 milioni di euro rispetto al 2019 (-17,4%). L’occhialeria bellunese conosce una contrazione delle esportazioni del -27,5%, che corrisponde a minori vendite per quasi 800 milioni di euro.

Ma il clima d’incertezza generato a livello globale dalla pandemia – spiega Pozza – non è favorevole neppure all’industria dei macchinari, nostra prima voce export da sempre nel trevigiano. Riusciamo comunque a vendere 2 miliardi di macchinari, in giro per il mondo, e di questi tempi è davvero un grande risultato, ma ci mancano all’appello quasi 350 milioni di export rispetto al 2019, per una flessione anche in questo caso pesante, del -14,8%.

Più confortanti – sottolinea Pozza – i segnali che vengono dai settori legati al sistema casa: l’elettrodomestico riesce a mantenere in crescita la propria dinamica export, e l’industria del mobile, dopo la forte frenata durante il lockdown di primavera, riesce a riprendersi bene nella seconda parte dell’anno. Anche la carpenteria metallica fa uno straordinario balzo nella seconda parte dell’anno, chiudendo il 2020 con export in crescita del +6,8%. Si difende molto bene anche l’industria bellunese della gomma plastica, con un export in crescita del +5,3% sul 2019.

E’ chiaro – conclude amaro il Presidente Pozza – che qui riceviamo tutta l’ondata d’urto della pandemia, non certo inattesa, ma che quando prende forma oggettiva in questi dati fa comprendere quanto profonde siano le ferite che dovremo curare nel nostro tessuto produttivo. Per fortuna, in controluce a questo bilancio negativo, non mancano segnali incoraggianti, come abbiamo visto: settori che comunque riescono ad agganciare la ripartenza della domanda internazionale, che fanno capire quanto questo sistema continui ad avere una solida competitività internazionale, pur nell’incertezza di una pandemia che non accenna a darci tregua finché i piani vaccinali non arriveranno alla copertura sperata.

Dobbiamo però essere consapevoli – sottolinea il presidente – che in questa ripartenza della domanda internazionale il mondo sta girando a due velocità. Cina e sud-est asiatico stanno correndo più di noi, e hanno tutto l’interesse a favorire, nelle forniture, le loro aziende, piuttosto che farle arrivare a noi. Ciò ci sta creando degli svantaggi: sono diverse le aziende che mi segnalano difficoltà di approvvigionamento dalla Cina. E’ un tema di politica industriale da gestire a livello europeo, quello che in questi giorni sto ponendo in più occasioni: bisogna ridurre la nostra dipendenza economica dalla Cina e attuare un piano di rientro, possibilmente in Italia o almeno in Unione europea, di produzioni strategiche. E’ indispensabile, inoltre, attuare politiche per proteggere le aziende dagli elevati costi delle materie prime, di cui la Cina ha fatto incetta e che non lascia scelta alle nostre imprese che si vedono costrette ad acquistare a prezzi imposti, per continuare le proprie produzioni portandole però ad essere fuori mercato  e non  più competitive rispetto alle aziende concorrenti. Mi auguro infine che il Governo impieghi attivamente tutta la rete delle Camere di Commercio Italiane all’estero, assieme all’ICE,  alle Ambasciate e ai Consolati, per incrementare la penetrazione nei mercati internazionali e favorire l’export delle nostre imprese.

Nordest Economia – 13/03/2021

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Porto di Venezia, terminato escavo di un tratto del canale Malamocco-Marghera

12 Marzo 2021

Il Commissario straordinario Zincone: “Per dare un futuro a portualità, salvaguardia della Laguna e della città dobbiamo superare i rallentamenti burocratici”

L’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Settentrionale ha terminato in questi giorni l’escavo del tratto del Canale di grande navigazione Malamocco-Marghera in ingresso al Porto di San Leonardo per il ripristino della quota di pescaggio pari a -12 slmm. Complessivamente sono stati scavati circa 30.000 mc di sedimenti prevalentemente di classe B.

È il primo tassello di un mosaico più ambizioso la cui composizione, nell’ottica di ripristinare la piena navigabilità dei canali portuali, ha preso avvio nei mesi scorsi. In tal senso AdSP ha dato il via ad un imponente opera di dragaggio manutentivo che mira, complessivamente, a rimuovere più di 500mila metri cubi di fanghi al fine di garantire l’accessibilità nautica e quindi l’attrattività degli scali di Venezia e Chioggia. Le attività ad oggi in corso riguardano infatti entrambi gli scali.

Più in particolare, per quanto riguarda il porto commerciale-industriale di Marghera:

1) Sono in corso le attività di escavo dell’intero tratto del Canale Malamocco-Marghera, dal bacino di evoluzione n 3 fino al curvone di San Leonardo. Ad oggi le attività di escavo si sono concentrate nel tratto di canale compreso tra bacino di evoluzione 4 e la cassa di colmata B e sono già stati conferiti presso l’Isola delle Tresse 130mila mc di sedimenti di classe B.
2) E’ in corso un localizzato intervento manutentivo di circa 3000 mc di sedimenti al Molo A di Marghera la cui ultimazione è prevista entro la settimana corrente
3) E’ in corso un intervento presso l’accosto di San Marco Petroli nel canale industriale Sud di Marghera il cui completamento è previsto entro la fine del mese di marzo. Ad oggi sono stati scavati circa 20.000 mc di sedimenti.Per quel che riguarda lo scalo di Chioggia, dopo anni di attesa, sono iniziati i lavori di escavo manutentivo in località Val Da Rio. L’intervento, che avrà ricadute positive sui volumi di traffico del Porto clodiense, prevede un’attività di escavo a quota -7 metri e -5 metri, per un accosto con limitato pescaggio, e il conferimento all’isola delle Tresse di circa 40.000 metri cubi di sedimenti di classe B. I lavori, che si concluderanno entro maggio, permetteranno di ripristinare le quote di pescaggio degli accosti previste dall’ordinanza del 2013.
Alle attività in corso si aggiungono poi le attività programmate a Porto Marghera e che riguardano principalmente i tratti di canale prospicienti la Darsena “IROM”, la Darsena “Petroven”, la Darsena “Rana” e il Canale industriale Ovest per un totale di 200mila mc di fanghi.

“Non possiamo bearci”, sottolinea il commissario straordinario Cinzia Zincone, “È un risultato che l’AdSP, così come il PIOPP, hanno raggiunto con impegno e abnegazione straordinarie ma che, in una dinamica amministrativa sensata, dovrebbe essere derubricata a ordinaria gestione delle attività proprie di questi Enti. È chiaro quindi che, per dare un futuro alla portualità veneziana, alla salvaguardia della laguna e della città di Venezia dobbiamo cambiare paradigma e superare quegli inutili rallentamenti burocratici dovuti ad adempimenti ultronei che ostacolano, anche quando non ce n’è bisogno, i procedimenti amministrativi.

Ne è un esempio lampante la decisione unilaterale assunta per sottoporre a Valutazione di Impatto Ambientale, sebbene non ve ne fosse alcun bisogno, quei progetti che mirano proprio alla salvaguardia, ambientale, economica e sociale, di Venezia e della sua laguna.  Non vi è in questo alcuna volontà di agire al di sopra dell’ordinamento. Vi è invece la consapevolezza che, se non abbiniamo al rispetto delle norme quei sani principi di semplificazione, efficienza e leale collaborazione istituzionale – che in questa occasione sono pienamente venuti meno – possiamo, sin d’ora, archiviare qualsiasi ipotesi di proficuo ricorso ai fondi del Recovery Fund, di autentico recupero ambientale della laguna, di recupero produttivo e occupazione, sotto un profilo sia quantitativo che qualitativo, del Sistema Portuale Veneto. Tutte azioni che altro non sono se non ridare a Venezia la sua storia connessa a doppio filo con la portualità, l’innovazione e l’interpretazione della modernità”.

Nordest Economia – 12/03/2021

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Banda larga: Pizzimenti-Callari, voucher accesso esteso a tutto FVG

La Regione ha stabilito di estendere a tutto il territorio regionale la possibilità di erogare i voucher previsti per favorire la diffusione della banda ultra larga dal progetto ‘Piano voucher famiglie meno abbienti’, considerate per tali quelle con un reddito Isee inferiore ai 20 mila euro; questa misura, che fruisce di un finanziamento dello Stato, era stata inizialmente riservata ai soli residenti nei Comuni montani.

L’azione era stata stabilita – spiega l’assessore regionale alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti che ha proposto il provvedimento alla Giunta regionale di concerto con l’assessore al Patrimonio e sistemi informativi, Sebastiano Callari – per favorire gli investimenti degli operatori del settore nelle aree più svantaggiate, incentivando anche l’adesione ai servizi di banda ultra larga dei cittadini di tali territori, per assicurare loro il collegamento con i centri urbani di riferimento e consentire il ricorso a forme di lavoro agile e alla didattica a distanza. Modalità, queste ultime, che si rivelano di capitale importanza in occasione dell’emergenza sanitaria.

L’iniziativa – aggiunge Callari che è anche coordinatore delle Regioni e province autonome in seno alla Conferenza Stato-Regioni – aveva però avuto anche a livello nazionale un riscontro molto contenuto a causa delle limitazioni di reddito previste, per l’oggettiva carenza dell’offerta e perché sulla base del Decreto ministeriale che l’aveva stabilita era prevista la disponibilità di una banda minima garantita di 30 Megabit al secondo, difficilmente raggiungibile da molti operatori Fwa (Fixed wireless access) nelle zone ancora non servite dalla fibra.

Nel frattempo Agcom ha recentemente aggiornato il proprio sito rendendo meglio disponibili i dati di copertura a livello comunale e facendo intravedere la possibilità di un allargamento dei criteri territoriali all’intero Friuli Venezia Giulia. Il che garantirebbe un accesso medio per ciascun Comune alla banda ultra larga superiore al 60 per cento delle unità immobiliari, mentre il dato relativo ai Comuni montani si attesta attualmente sul 35 per cento delle unità immobiliari.

Facendo riferimento in modo più specifico al Friuli Venezia Giulia, spiegano Pizzimenti e Callari che “la crescente richiesta di accesso alle infrastrutture di posa da parte degli operatori fa ritenere raggiunto nelle aree montane l’effetto di incentivazione degli investimenti, mentre nel contempo, a quattro mesi dall’apertura della misura, le somme residue rispetto agli incentivi messi a disposizione sono ancora ben superiori al 90 per cento e il loro utilizzo consentirà così di soddisfare una più ampia platea di beneficiari”.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 12/03/2021

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