La crisi della crocieristica, i lavoratori: “Siamo con le spalle al muro”

13 Novembre 2020

Il comparto da un anno non lavora. “Non abbiamo prospettive, non sappiamo quando riprenderemo, rispetto ad altri porti in Italia abbiamo un problema nel problema. Per 8 anni abbiamo dato fiducia ai politici, abbiamo creato il comitato perché non siamo più disposti a darla” dice Vladimiro Tommasini, presidente del Comitato Venezia Lavora.

«Siamo con le spalle al muro, siamo pronti a tutto». Così Vladimiro Tommasini, presidente del Comitato Venezia Lavora, che conta 500 iscritti, lavoratori provenienti dalle molteplici attività legate all’ambito portuale ed al suo indotto, al mondo della crocieristica a Venezia: portabagagli, ormeggiatori, vetrerie, tassisti, gondolieri. Se non arriveranno risposte e sostegni agli oltre 1700 lavoratori, Tommasini ipotizza di mettere in atto azioni che creeranno «un problema di ordine pubblico. Non siamo abituati a questo, abbiamo sempre lavorato – dice -. Però se siamo messi nelle condizioni di farlo, siamo pronti ad agire».

Il problema, ricordano Tommasini e il vicepresidente del comitato, Marco Gorin, non riguarda solo la pandemia ma l’annoso e insoluto problema del passaggio delle grandi navi a Venezia. «Il comparto crocieristico – rileva Tommasini – da un anno non lavora. Non abbiamo prospettive, non sappiamo quando riprenderemo, rispetto ad altri porti in Italia abbiamo un problema nel problema. Per 8 anni abbiamo dato fiducia ai politici, abbiamo creato il comitato perché non siamo più disposti a darla».

Tommasini riosserva che c’è anche la questione del «costo delle concessioni portuali che continuano ad andare avanti: abbiamo chiesto di fare delle proroghe e che vengano annullati». «In questo anno – aggiunge Gorin – siamo partiti con la disastrosa acqua granda e abbiamo proseguito con il covid. Avevamo speranza che ad agosto o settembre qualcosa si muovesse, poi l’illusione è svanita quando abbiamo visto le navi salpare per il porto di Trieste. Vogliamo che dalla politica locale e nazionale vengano prese decisioni».

In caso contrario, perdita economica e dei posti di lavoro. Ci sono lavoratori che da aprile non hanno cassa integrazione, spiegano dal comitato, né sostegni economici. Non possiamo permettere più a nessuno di prenderci in giro.

Nordest Economia – 13/11/2020

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I lavori di cablatura non si fermano, Tim porta la fibra in altri sette comuni della Marca

Prosegue il lavoro nelle “aree bianche” per chiudere il digital divide in Italia entro il 2021. Nell’ultimo mese effettuati interventi di cablaggio in oltre 280 comuni italiani.

Anche ad ottobre è proseguito l’impegno di TIM per estendere la fibra ottica in Italia grazie ad interventi di cablaggio effettuati in 283 comuni distribuiti sull’intero territorio nazionale, di cui trentatré in Veneto, fornendo in questo modo una risposta concreta ed immediata alle esigenze di connettività provenienti soprattutto dalle “aree bianche” del Paese per consentire ad un sempre più ampio bacino di cittadini il ricorso alla smart working e alla didattica a distanza.

Accesso a internet veloce

Salgono così a circa 3mila i comuni italiani che in un arco temporale di soli otto mesi hanno beneficiato degli interventi di copertura ultrabroadband di Tim per consentire a sempre più famiglie e imprese l’accesso ad internet veloce.

I servizi

TIM conferma così l’obiettivo di chiudere il digital divide in Italia entro il 2021, estendendo a tutti la possibilità di lavorare e studiare a distanza, navigare ad alta velocità e usufruire dei servizi TV e d’intrattenimento. Grazie alla forte accelerazione infrastrutturale realizzata dall’inizio della fase emergenziale ad oggi, sono diventati oltre 4.800 i comuni italiani in cui sono disponibili i servizi a banda ultralarga di TIM a beneficio di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni.

I prossimi mesi

TIM continuerà anche nei prossimi mesi ad intensificare i propri programmi di cablaggio per portare entro dicembre 2020 la fibra al 90% delle famiglie che utilizzano la rete fissa, concentrando i propri sforzi prevalentemente nelle zone rurali o a bassa densità abitativa del Paese. In particolare, i comuni che entro l’anno verranno raggiunti dalla banda ultralarga saranno oltre 5mila, con l’obiettivo di abilitare alla vita digitale circa il 75% delle famiglie residenti nelle “aree bianche” che hanno una linea fissa attiva.

Non solo fibra

Per assicurare connessioni ultrabroadband anche alle famiglie che non saranno raggiunte dalla fibra, TIM conferma il proprio impegno di copertura in banda ultralarga grazie all’utilizzo della tecnologia FWA (Fixed Wireless Access) che si basa su un sistema ibrido di collegamenti su tecnologia radio.

Il piano di accellerazione

Il piano di accelerazione dell’infrastruttura di rete procede di pari passo con l’impegno del Gruppo per la diffusione della cultura digitale: al fianco di circa 30 partner d’eccellenza, TIM, promuove lo sviluppo delle competenze digitali attraverso il programma Operazione Risorgimento Digitale con l’obiettivo di colmare il digital divide culturale nella società.

I comuni coinvolti

I comuni coinvolti (alcuni solo ampliati) secondo le comunicazioni dell’azienda sono: Padova, Candiana, Arre, Cartura, Codevigo, Boara Pisani, Sant’Urbano, Villa Estense, Costa di Rovigo, San Martino di Venezze, Treviso, Portobuffole’, Mansue’, Monastier di Treviso, Castelfranco Veneto, Godega di Sant’Urbano, Povegliano, Noale, San Dona’ di Piave, San Pietro di Morubio, Sorga’, Erbe’, Peschiera del Garda, Belfiore, Bussolengo, Pescantina, Quinto Vicentino, Arzignano, Sarego, Marano Vicentino, Monte di Malo, Cornedo Vicentino.

Treviso Today – 13/11/2020

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«Trasporto persone, sussidi mai arrivati»

«Mai varati i decreti attuativi, che hanno illuso gli operatori del trasporto persone, settore tra i più colpiti dagli effetti della pandemia, con perdite di fatturato fino al 90%». Lo denuncia la Cna Fita Trentino Alto Adige che chiede al governo di porre termine a una situazione diventata intollerabile. “Le già scarse risorse a disposizione del trasporto persone non sono mai arrivati alle imprese” – sottolinea Piero Cavallaro.

Trentino – 13/11/2020

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Tunnel del Brennero, un contenzioso legale dietro allo stop del cantiere da 1 miliardo

12 Novembre 2020

La società BBT e la Arge H51 dichiarano battaglia dopo la risoluzione del contratto per la costruzione del mega lotto da un miliardo. Ma questo rischia di portare ritardi di quasi cinque anni sulla costruzione dell’opera.

di ALEXANDER GINESTOUS

Semaforo rosso al Tunnel del Brennero. Non tira una buona aria sul versante austriaco del cantiere dopo la decisione della BBT, società che gestisce la costruzione dell’opera, di risolvere il contratto d’appalto con il consorzio edile Arge H51. Quest’ultimo era incaricato di realizzare il mega lotto Pfons-Brennero da quasi un miliardo di euro.

Diverse, come spiegato la BBT in una nota, le controversie riguardanti la costruzione del lotto: “Il rifiuto di eseguire diverse prestazioni pattuite contrattualmente e la conseguente compromissione del rapporto di fiducia ci ha costretti a procedere alla risoluzione del rapporto contrattuale.

Per garantire che i lavori per la Galleria di Base del Brennero possano proseguire nel più breve tempo possibile, è stata già avviata una analisi di approfondimento sull’intero progetto al fine di addivenire il prima possibile alla nuova gara di appalto”, avevano dichiarato gli amministratori Gilberto Cardole e Martin Gradnitzer.

Una batosta inaspettata che rischia di avere pesanti ripercussioni sulla tabella di marcia dei lavori.

La galleria di base del Brennero è un progetto avviato nel 2007, in modalità congiunta tra Italia e Austria, e che prevede la costruzione di un tunnel che colleghi Fortezza, in Alto Adige, a Innsbruck, passando sotto al passo del Brennero, appunto. Una galleria mastodontica della bellezza di 230 km di lunghezza e dal costo esorbitante di 6 miliardi di euro. Un’opera che, secondo i piani, si dovrebbe completare entro il 2028 ma che adesso potrebbe subire uno slittamento potenziale di altri cinque anni, a causa del procedimento penale indotto tra BBT e Arge H51.

Già, perché se sul fronte italiano i lavori procedono spediti, senza alcun tipo di rallentamento, stessa cosa non si può dire sul quello austriaco sulla quale non si vedono passi in avanti nella realizzazione del cantiere. Situato esattamente al confine italiano e avvitato nel 2018, prevede uno scavo di 50 km.

Le operazioni si dovevano concentrare nella sua parte centrale dove le macchine avrebbero dovuto bucare la roccia in entrambe le direzioni. Ciò non è però ancora avvenuto perché alla base del contenzioso legale ci sarebbe un errore di natura tecnica legato alle caratteristiche dei rivestimenti della galleria previsti di una larghezza di 40 cm. Un errore che è stato velocemente rimbalzato fra ambe le parti: la Porr, il mega gruppo di costruzioni che ingloba la Arge H51, lo riconduce a BBT e ciò a portato al blocco dell’avanzamento dei lavori.

È da qui che è nata la decisione di strappare il contratto d’appalto, non prima di aver tentato un’ultima mediazione con la richiesta del consorzio di modificare lo spessore dei rivestimenti o dei valori di carico, senza andare ad impattare con costi aggiuntivi. Proposte, ovviamente, declinate da parte di BBT.

Quest’ultima ha dichiarato di avere in mano ulteriori motivazioni congrue per l’annullamento del contratto, ma che non ha reso pubbliche proprio in vista dei procedimenti legali, mentre Arge H51 ritiene illegittima la decisione di risoluzione contrattuale in quanto i requisiti tecnici erano espressi in maniera errata già nel documento di gara.

È ovvio che tutto questo polverone costringerà operai e macchine a rimanere fermi per un bel po’ di tempo sul lato austriaco, portando così enormi ritardi nella costruzione dell’opera, che dovrà passare inoltre attraverso la riassegnazione di un nuovo appaltatore oltre che alla lunga trafila burocratica e giudiziaria per capire chi la spunterà.

La reazione delle istituzioni, Kompatscher: “Pensate alle attività operative”

Non sono mancate le tirate d’orecchie da parte delle istituzioni. È l’Alto Adige che ha fatto subito intendere alla BBT di lasciare da parte le vicende legali e giuridiche e di concentrarsi sulle attività operative per portare al termine i lavori. “Ritengo fondamentale che il tunnel del Brennero venga completato entro questo decennio, perché è un corridoio necessario per la crescita della nostra economia e per il futuro del territorio”, ha detto il presidente della Provincia Arno Kompatscher, rimarcando poi l’importanza della chiarezza e della pianificazione dei lavori.

Anche il presidente della Camera di Commercio di Bolzano, Michl Ebner, si trova sulla stessa lunghezza d’onda: “La Galleria di Base riveste una grande importanza per il futuro delle nostre regioni e province lungo l’asse del Brennero. Ritengo fondamentale riuscire a collaborare in maniera efficace per completare questa ‘opera del secolo’ e permettere di spostare sempre più traffico dalla strada su rotaia”.

Tunnel del Brennero, una lunga storia

La galleria ferroviaria che attraversa per lungo il Brennero ha una lunga storia alle sue spalle. La pianificazione dell’opera infatti risale addirittura al 1986, mentre i lavori tra Italia e Austria dovevano venir completati nel 2016, poi spostai al 2028 e ora, forse, addirittura oltre. Inoltre, anche la “via tedesca” del tunnel andrà completata, e ciò potrà accadere solo entro il 2050.

I diversi ritardi sull’opera poi hanno comportato nel tempo un aumento massiccio dei costi. Inizialmente infatti la costruzione dell’opera era prevista per un totale di 6 miliardi di euro, che nel tempo dovrebbero salire ancora fino alla cifra di quasi 10 miliardi.

Nordest Economia – 12/11/2020

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Enav: calo di utili e ricavi nei primi nove mesi 2020

Risultati in calo per Enav nel primi nove mesi del 2020, a causa della pandemia che ha causato una forte riduzione del traffico aereo. A fronte dell’aumento di quasi il 10% registrato nel primo bimestre dell’anno, nei mesi immediatamente successivi il traffico è crollato con punte del 90% rispetto al 2019 per poi stabilizzarsi intorno ad un calo tra il 55% ed il 60% nei mesi estivi, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il traffico di rotta, espresso in unità di servizio, è diminuito del 59,6% nei primi nove mesi del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019 mentre il traffico di terminale è diminuito del 58,8%, in termini di unità di servizio.
I ricavi totali consolidati, nei primi nove mesi del 2020, si attestano a 589,1 milioni di euro, in diminuzione del 14,8% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno grazie alla componente di balance che ha permesso un recupero parziale del minor traffico, compensando una parte dei minori ricavi da tariffa. I ricavi da attività operativa, infatti, si attestano a 276 milioni di euro, in diminuzione del 62,6% per effetto del forte calo del traffico. Sui minori ricavi generati da gennaio a settembre 2020 contribuisce anche la riduzione del 15,3% della tariffa di rotta rispetto al 2019.
Il risultato operativo (Ebit) consolidato nei primi nove mesi del 2020 si attesta a 77,4 milioni di euro, in diminuzione del 45,7% rispetto allo stesso periodo del 2019 mentre l’utile netto è di 55,1 milioni di euro, in calo del 44,2% rispetto al 30 settembre 2019.
L’indebitamento finanziario netto è pari a 228,2 milioni di euro, con un effetto negativo di 354,6 milioni di euro rispetto al dato del 31 dicembre 2019 che presentava un saldo positivo di 126,4 milioni di euro
“Il trasporto aereo rimane fortemente legato alla situazione pandemica a livello globale, con ripercussioni economico/finanziarie che impattano negativamente sul settore e che non ci lasciano completamente indenni – ha commentato l’amministratore delegato Paolo Simioni -. Grazie al contenimento dei costi, ed alla spinta sulle attività non regolamentate, stiamo però fronteggiando le sfide che la pandemia ci impone. Rimaniamo concentrati sull’innovazione tecnologica, la digitalizzazione dei sistemi e la continua professionalizzazione delle risorse, salvaguardando la piena operatività e la sicurezza del servizio e delle nostre persone, consapevoli del ruolo di servizio imprescindibile che Enav svolge per il nostro Paese e per l’intero settore”.

Trasporti-Italia.com – 12/11/2020

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Camere commercio del Brennero, sì agli aiuti pubblici

Da qualche tempo, i vertici degli Enti camerali dislocati lungo l’asse del Brennero si incontrano periodicamente per affrontare temi politici ed economici di rilevanza transfrontaliera. Lo scopo è quello di riflettere e promuovere temi importanti per il futuro e rafforzare la collaborazione tra regioni.

Durante l’incontro organizzato lunedì da remoto, i partecipanti hanno commentato i dati congiunturali delle singole regioni e province, accomunate dalle conseguenze della pandemia da coronavirus, che hanno imposto pesanti restrizioni alle imprese per la crescita esponenziale del numero di contagi. Nonostante le cifre differiscano a seconda del luogo di appartenenza e ogni Paese preveda misure di intervento diverse, tutti i partecipanti si sono trovati concordi sulla necessità di garantire un aiuto pubblico alle imprese, chiuse e, insieme, hanno ragionato su quali fossero le misure più efficaci per ristorare le perdite subite a causa dell’inattività. Nel corso della conferenza si è anche trattato il tema della Galleria di base del Brennero. Il completamento dell’opera rischia di slittare a causa di una nuova gara d’appalto per il lotto Pfons-Brennero.

“La Galleria di base riveste una grande importanza per il futuro delle nostre regioni e province lungo l’asse del Brennero. Essa ci permetterà di spostare sempre più traffico dalla strada alla rotaia. È dunque fondamentale collaborare in modo efficace per completare nel prossimo futuro questo progetto del secolo e le sue tratte di accesso”, hanno affermato i Presidenti degli Enti camerali intervenuti alla conferenza.

Trentino – 12/11/2020

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Mobilità elettrica, Trentino Alto-Adige tra i primi territori europei per diffusione

Lo Smart Mobility Report è un report annuale realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, che analizza l’evoluzione del mercato della “smart mobility” in Italia e nel Mondo con focus sui trend mobilità elettrica, “sharing”, guida autonoma e i connessi sviluppi dell’infrastruttura di ricarica per veicoli elettrici. Nel report 2020 emerge che il Trentino-Alto Adige è di gran lunga la regione con la maggior diffusione della mobilità elettrica in Italia con il maggior numero di stazioni di ricarica e anche di auto elettriche per abitante. Con 500 veicoli e 100 stazioni di ricarica per 100.000 abitanti, il Trentino-Alto Adige si colloca idealmente tra i primi Paesi europei.

Il report evidenzia come i fattori trainanti per la mobilità elettrica siano gli incentivi pubblici, come quelli offerti dalle Province Autonome di Bolzano e Trento, e la  presenza di un’infrastruttura di ricarica capillare. In Trentino-Alto Adige questo ruolo è stato garantito da Alperia: l’affiliata Neogy è il maggiore operatore in regione e ha sostanzialmente contribuito alla realizzazione dell’infrastruttura pubblica. È infatti localmente che la joint venture di Alperia e Dolomiti Energia dedicata alla mobilità elettrica ha iniziato lo sviluppo dei propri servizi e della propria rete di ricarica, che sta ora portando in tutta Italia. L’azienda è in grado di assicurare sia un elevato standard tecnologico attraverso le proprie stazioni altamente innovative e caratterizzate da un’elevata potenza, che si traduce in tempi di ricarica più rapidi, sia una mobilità veramente sostenibile, grazie all’erogaizone di energia verde prodotta al 100% da fonti rinnovabili.

Soddisfatti dei risultati della ricerca gli assessori provinciali alla mobilità, Daniel Alfreider, e all’ambiente, Giuliano Vettorato, secondo i quali “il Report del Politecnico conferma che la linea intrapresa dalla Provincia di Bolzano in questo settore è quella giusta”. Alfreider ribadisce che “grazie al pacchetto di misure di sostegno, in maniera particolare per quanto rigaurda i contributi per l’acquisto o il leasing di un’auto elettrica, per cittadini e imprese questo tipo di mobilità è diventata una concreta alternativa a quella tradizionale. Anche in futuro, la Provincia di Bolzano investirà con convinzione in questo settore, senza trascurare la sempre maggiore importanza della mobilità ciclistica”. Dal canto suo, l’assessore Giuliano Vettorato punta l’attenzione sulle “iniziative messe in campo non solo dalla Provincia, ma anche da Alperia, per l’ampliamento della rete di stazioni di ricarica per veicoli elettrici, che è e sarà sempre più capillare su tutto il territorio altoatesino”.

Alto Adige Innovazione – 12/11/2020

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L’UNCTAD prevede che nell’intero 2020 i commerci per via marittima diminuiranno del -4,1%

Il prossimo anno è atteso un rialzo del +4,8%. L’Asia ha risentito meno di altre regioni degli effetti della crisi sanitaria

Nonostante l’impatto negativo causato dagli effetti della pandemia di Covid-19, l’Asia continua a dominare il mercato dei trasporti marittimi mondiali nonostante in questa regione la crisi sanitaria abbia provocato danni anche ai commerci marittimi. Infatti, secondo ultime le stime dell’UNCTAD, in Asia orientale il commercio per via marittima è andato relativamente meglio che in altre regioni dopo la prima ondata della pandemia, tendenza che risulta ancora più evidente nel mese di luglio con le importazioni in calo del -4% e le esportazioni del -1%, in netto contrasto con i tassi di calo a due cifre di altre regioni mondiali. Tuttavia – ha segnalato l’UNCTAD sulla base delle proprie rilevazioni incluse nel suo rapporto “Review of Maritime Transport 2020” diffuso oggi – nel contempo si sono registrati forti cali nelle sub-regioni dell’Asia occidentale e meridionale, dove le importazioni sono diminuite del -23% e le esportazioni del -29%.
In particolare – ha osservato la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo – i vincoli imposti alle attività di trasporto e alla logistica a causa delle misure per affrontare la crisi sanitaria e la carenza di lavoratori hanno impedito la consegna tempestiva di componenti dalla Cina e da altre nazioni alle fabbriche del sud-est asiatico. Di conseguenza sono state adottate misure di risposta quali l’approvvigionamento diretto attraverso il Vietnam, il passaggio dal trasporto via terra a quello aereo e il reindirizzamento delle rotte marittime che in precedenza includevano scali nelle vicinanze degli stabilimenti produttivi cinesi.
L’analisi dell’UNCTAD evidenzia inoltre che i porti asiatici hanno registrato una moderata diminuzione dei loro livelli di connettività marittima con gli altri porti mondiali garantita dai servizi navali di linea e che, se l’effetto iniziale sulla connettività portuale cinese è stato moderato durante il primo trimestre del 2020, l’impatto si è intensificato durante il secondo trimestre di pari passo con i crescenti blocchi e restrizioni imposti alle attività economiche mondiali e alla circolazione di persone e merci. Il rapporto specifica che il trend in Oceania è stato simile a quello rilevato per i porti asiatici, ma durante il secondo trimestre di quest’anno l’impatto è stato più pronunciato.
Il documento spiega che uno dei più evidenti effetti della pandemia sugli scambi commerciali per via marittima causato dalla pandemia è stato quello della congestione dei porti determinata dalle limitazioni ai movimenti di merci in entrata e in uscita dagli scali. Inoltre ad essere particolarmente colpito è stato il settore navalmeccanico, con le nazioni asiatiche attive nella costruzione navale e nel riciclaggio delle navi che hanno dovuto ritardare le consegne di nuove costruzioni e congelare le attività di riciclaggio.
Relativamente al totale degli scambi commerciali internazionali via mare, l’UNCTAD prevede che nel 2020 subiranno una contrazione del -4,1%, con la crisi innescata dalla pandemia che ha colpito un settore che già aveva perduto ulteriore slancio nel 2019, anche a causa delle persistenti tensioni commerciali e dell’elevata incertezza politica, quando i volumi via mare di merci internazionali erano aumentati del +0,5% rispetto al +2,8% registrato nel 2018 (con i soli traffici containerizzati che avevano subito una decelerazione dal +5,1% del 2018 al +2% del 2019).
L’UNCTAD ritiene che nel 2021 il commercio marittimo potrebbe segnare una ripresa del +4,8%.

InforMare – 12/11/2020

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La Venezia Port Community sollecita la nomina del nuovo presidente dell’AdSP dell’Adriatico Settentrionale

Espresso l’auspicio che l’incaricato sia espressione del territorio

Venezia Port Community, l’organismo che coinvolge associazioni, imprese ed enti interessati alla promozione della portualità veneziana, sollecita la rapida nomina del nuovo presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale e auspica che chi sarà chiamato alla guida dell’ente che gestisce i porti di Venezia e Chioggia sia espressione del territorio.

«Abbiamo bisogno – ha spiegato Alessandro Santi, coordinatore della Venezia Port Community – di un’Autorità di Sistema Portuale nei pieni poteri ed efficiente e quindi è indispensabile che si proceda in tempi brevissimi alla nomina del nuovo presidente e che la nomina sia espressione del territorio con conoscenze e professionalità specifiche sulla portualità e sulla città di Venezia; così da poter coordinare da subito le tante scelte urgenti, fra le quali anche la definizione delle concessioni per i terminal, vera linfa imprenditoriale del porto, e la questione del lavoro portuale».

Riferendosi alla quantità di merci movimentata dal porto di Venezia nei primi nove mesi di quest’anno, Santi ha sottolineato che si tratta di «una diminuzione di traffici commerciali contenuta nell’11%, collocandosi fra i porti italiani come il più resiliente, a conferma ulteriore del ruolo strategico e potenzialmente leader grazie al territorio produttivo alle spalle e all’unicità della città storica stessa. Ma ora – ha osservato – non va allentata la presa».

Circa il traffico delle crociere, la Venezia Port Community ha ricordato che per questo settore è stato tracciato un percorso già dall’ultimo Comitatone, ed è stato confermato anche dalla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti in occasione della recente visita a Venezia, percorso che dovrà garantire continuità per un traffico fondamentale della città raggiungendo obiettivi di sostenibilità ambientale in un periodo futuro di ripartenza lenta e responsabile.

«Dobbiamo – ha concluso Santi – fornire certezze agli armatori e ai tantissimi clienti del nostro porto: troppe incertezze e indecisioni sul futuro non hanno aiutato, ma ora la rotta è tracciata verso un futuro di efficienza e innovazione. Il nostro porto può diventare la realizzazione concreta di un sistema virtuoso di investimenti, magari utilizzando in parte il recovery fund, mirato a salvaguardare l’economia e l’ambiente della laguna veneta, di Venezia e Chioggia, patrimonio mondiale ma soprattutto vita per migliaia di lavoratori del porto, della pesca e del turismo».

InforMare – 12/11/2020

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Nel terzo trimestre il traffico delle merci nei porti croati è cresciuto del +7,5%

Nei primi nove mesi di quest’anno sono state movimentate 15,48 milioni di tonnellate (+1,4%)

Nel terzo trimestre del 2020 i porti croati hanno movimentato 5,54 milioni di tonnellate di merci, con un incremento del +7,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel solo porto di Rijeka sono state movimentate 825mila tonnellate di carichi (-7,4%) e nel porto di Spalato 539mila tonnellate (+10,4%). Il solo traffico containerizzato movimentato complessivamente dai porti croati è stato pari a quasi 90mila teu (+1,6%), di cui più di 81mila teu movimentati dal porto di Rijeka (+14,2%). Nel segmento dei passeggeri il traffico è stato di 10,56 milioni di persone (-44,0%), di cui 10,56 milioni di passeggeri di linea (-42,0%) e 3mila crocieristi (-99,5%).
Nei primi nove mesi di quest’anno il traffico totale delle merci in tutti i porti è ammontato a 15,48 milioni di tonnellate, con una crescita del +1,4% sul corrispondente periodo del 2019, di cui 1,67 milioni di tonnellate movimentate dal porto di Rijeka (-32,4%) e 977mila tonnellate dal porto di Spalato (-30,5%). Il solo traffico dei container è stato pari globalmente a 258mila teu (+3,6%), di cui 232mila movimentati dal porto di Rijeka (+8,8%). Nel segmento dei passeggeri, il traffico dei servizi di linea è stato di 16,11 milioni di persone (-46,2%) e quello dei servizi crocieristici di quasi 9mila persone (-99,3%).

InforMare – 12/11/2020

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