Pedaggi record in autostrada, la Regione scarica su governo e Anas. Ma sulla Pedemontana saranno più alti
di Marco Bonet
Si sono arrabbiati tutti: automobilisti, autotrasportatori, Comuni. E non poteva essere altrimenti, visto che si tratta di mettere di nuovo mano alla tasca, a causa dell’aumento del pedaggio chiesto e ottenuto da Cav lungo la tratta Padova-Mestre, una delle più trafficate del Veneto e tra le più frequentate dai pendolari.
Cav è tra le sole quattro concessionarie in Italia (con Autovia Padana, Bre.Be.Mi e Pedemontana Lombarda) e l’unica tra quelle che gestiscono la rete autostradale della nostra regione ad aver avuto dal ministero dei Trasporti il via libera al ritocco dal primo gennaio (si sale da 2,8 a 3 euro, più 7%). Con due ulteriori elementi che stanno infiammando il dibattito sui social. Il primo: Cav è una società interamente pubblica, partecipata al 50% da Anas e al 50% dalla Regione. Il secondo: con questo aumento la Padova-Mestre si conferma come la tratta più cara del Veneto (e una delle più care in Italia), in predicato d’essere superata solo dalla Pedemontana. Per carità, con 0,148 euro al chilometro siamo lontani dalle tariffe esorbitanti della BreBeMi (0,274 euro al chilometro, difatti è deserta) o della Torino-Aosta-Monte Bianco (0,287 euro, e parliamo di un’autostrada che si inerpica sulle montagne) ma comunque di gran lunga al di sopra dell’Autobrennero (0,07 euro), della A13 Padova-Bologna (0,074 euro), della A4 Venezia-Trieste (0,103 euro) e addirittura della Belluno-Venezia, una delle tratte più odiate dagli automobilisti (0,112 euro). La Pedemontana, stando alla delibera approvata dalla giunta regionale a marzo, costerà 0,162 euro al chilometro e l’argomento è già stato oggetto di scontri furiosi in consiglio.
Ne consegue, com’è ovvio, che tutti protestano. «Siamo esterrefatti – tuona Carlo Garofolini, presidente dell’Adico -. In pratica per arrivare da Mestre e Padova Est, e viceversa, bisogna lasciare 10 centesimi per ogni chilometro. Era già un pedaggio altissimo prima, come si sono sognati di ritoccarlo ancora di più? Per caso ci sono state delle migliorie che giustifichino questi aumenti? Nei prossimi giorni invieremo una lettera al ministero dei Trasporti». Proprio la mancanza di investimenti, che pure secondo Cav giustificherebbero i rincari (oltre all’obbligo di rispettare il Piano economico finanziario che impone di restituire entro il 2030 il bond da 830 milioni emesso per pagare ad Anas la costruzione del Passante) è per gli autotrasportatori la vera pietra dello scandalo: «Dovremmo invertire i fattori – dice Michele Varotto, presidente di Confartigianato Trasporti e Logistica – prima ci dicono che investimenti intendono fare, poi li fanno e solo alla fine ci chiedono i soldi. Perché ogni primo gennaio dobbiamo fronteggiare i rincari ma poi le aree sosta non si fanno, le code aumentano, i caselli si intasano, la sicurezza si riduce. Chi ci risarcisce per i ritardi che subiamo ogni giorno? E non abbiamo alternative, perché quasi tutti i Comuni ormai sono off limits per i mezzi pesanti». Allarga le braccia Paolo Zabeo della Cgia di Mestre: «Si sapeva che sarebbe finita così, perché tutto nasce dal project financing che è all’origine del Passante. Di fatto ci stiamo pagando l’autostrada due volte: con le tasse e con i pedaggi. Mentre in altre zone d’Italia si circola gratis».
Protestano i Comuni di Dolo e Mira («Questo rincaro è un nuovo schiaffo alla Riviera del Brenta, il traffico pendolare e quello pesante si riverseranno sulla viabilità urbana lasciando il cerino in mano ai Comuni») mentre il Movimento Cinque Stelle mette nel mirino Lega e Pd: «A sentire quelli che governano il Veneto la presenza della Regione come azionista dovrebbe essere garanzia di efficienza e invece è garanzia, come al solito, di costi che si gonfiano. Ma che bel risultato! Complimenti non solo alla Lega e ai suoi boiardi, bensì anche al Pd, ben rappresentato nel consiglio di amministrazione: recita la parte dell’opposizione, poi incarna quella dello zerbino». Ma l’assessore regionale ai Trasporti Elisa De Berti non ci sta: «La materia regolatoria è di esclusiva competenza del governo e del ministero e sempre il governo, attraverso Anas, è socio al 50% di Cav. Io sono pienamente d’accordo con l’Esecutivo in materia di calmierazione degli incrementi tariffari. Quanto a quelli deliberati per Cav saranno comunque indirizzati a realizzare migliorie ed efficientamento della rete».
Corriere del Veneto/Cronaca – 03/01/2020
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