Infrastrutture. De Berti: “Finalmente si concretizza il nostro accordo con Anas per migliorare la viabilità nel Veneto. Ecco dove spendere i cento milioni di euro di investimenti”

15 Gennaio 2020

“Montare sul carro dei vincitori per qualcuno è diventato uno sport, una vera e propria passione. E così, dimentichi di tutte le accuse faziose e dei rilievi pretestuosi con cui si esibirono all’indomani della sottoscrizione del 23 febbraio 2018, oggi scopriamo che i detrattori di quell’intesa tra Regione del Veneto e Anas, finalizzata allo sviluppo della rete stradale prioritaria regionale, sono i primi a intonare gli osanna per la firma da parte del premier Conte di un decreto che non fa altro che concretizzare quell’accordo da loro tanto bistrattato”.

Si leva qualche sassolino dalle scarpe l’assessore regionale alle infrastrutture e trasporti, Elisa De Berti, commentando la concretizzazione dell’Accordo Programmatico firmato poco meno di due anni fa dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e dall’allora amministratore delegato di Anas, Gianni Vittorio Armani, che prevede una serie di azioni per garantire una migliore fruibilità delle principali strade venete, assicurando adeguati investimenti per riqualificarle, ammodernarle, potenziarle e metterle in sicurezza.

“Per il Veneto – prosegue l’assessore – la riclassificazione della rete si traduce nel trasferimento a carico del Contratto di Programma Anas MIT dei costi di gestione e manutenzione dei 700 km riclassificati per una cifra annua di circa 21 milioni di euro, oltre a investimenti di manutenzione programmata per 10 milioni di euro/anno, con la previsione di uno specifico stanziamento complessivo per l’esercizio 2018-2022 pari oltre 100 milioni di euro. Questi ultimi non vengono oggi magnanimamente dispensati al Veneto grazie a chissà quali intercessioni politiche nei confronti del governo di Roma, come i suddetti ‘saltatori sul carro’ vorrebbero far apparire, ma sono il frutto di una pianificazione attenta e previdente, di una equilibrata ricerca di collaborazione con Enti nazionali come l’Anas, attuate dalla Giunta Zaia in questi anni”.

“Sottolineo che la gestione dei 700 chilometri riclassificati – precisa De Berti – continuerà a essere svolta da Veneto Strade anche se quest’ultima sarà partecipata da Anas, con buona pace di quanti a suo tempo si indignarono perché, a loro dire, rinunciavamo alla nostra autonomia operativa. La verità è che non abbiamo rinunciato ad alcuna nostra prerogativa e anzi abbiamo guadagnato per i veneti le risorse necessarie per creare una viabilità migliore e più sicura, risorse che diversamente sarebbero state assegnate ad altre Regioni”.

L’assessore De Berti ha inviato oggi per l’ennesima volta una lettera ad Anas con la quale aggiorna l’elenco dei progetti da finanziare con i 100 milioni dell’accordo. Queste le indicazioni:

per l’anno 2020:

Viabilità oggetto di riclassifica:
–     S.R. 62 “della Cisa”. 2° stralcio “Grezzanella” – Variante di Villafranca di Verona, per € 24.000.000;

–     S.R. 50 “del Grappa e del Passo Rolle”. Galleria di Lamon “Pala Rossa”, Lamon (BL), per € 8.000.000 di fabbisogno (a fronte di un importo progettuale di € 25.000.000);

–     S.R. 48 “delle Dolomiti”. Innesto tra la SR. 48 e la S.P. 532, ad Auronzo di Cadore (BL), per € 3.500.000,00.

Inoltre, per quanto riguarda la viabilità già di competenza statale, nell’aggiornamento al contratto di programma è stato chiesto un ulteriore finanziamento relativo alla S.S.12 “dell’Abetone e del Brennero”, variante da Buttapietra Sud alla Tangenziale di Verona, per € 145.000.000;

per l’anno 2021:

Viabilità oggetto di riclassifica:
–     S.R. 10 “Padana Inferiore”. Variante in nuova sede fra Este (PD) e Legnago (VR), per € 50.000.000;

–     S.R. 11 “Padana Superiore”. Rotatoria con Via Cordellina, Altavilla Vicentina (VI), per € 955.000;

–     S.R. 11 “Padana Superiore”. Rotatoria a Tavernelle di Altavilla Vicentina (VI), per € 1.100.000;

–     S.P. 15 “Messa in sicurezza della viabilità” tra i Comuni di Fontanelle (TV) e Conegliano (TV), per € 10.000.000;

–     S.R. 11 “Padana Superiore”. Rotatoria ospedale di Dolo (VE), per € 1.000.000.

Regione del Veneto/Comunicato n. 62 del 15.01.2020

© Riproduzione riservata

Dragaggi: Fedriga, chiesto a Governo tavolo nazionale

“Al temine della Conferenza Stato-Regioni ho chiesto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte di voler convocare prima possibile un tavolo al fine di affrontare il problema dei dragaggi in Friuli Venezia Giulia, nodo che pone a serio rischio il sistema produttivo regionale e che necessita pertanto di urgenti risposte da parte di tutti i soggetti interessati.”

Lo rende noto il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, a margine dell’assemblea tenutasi questo pomeriggio a palazzo Chigi.

“Il tema dei dragaggi nei porti e nei canali navigabili – rileva ancora Fedriga – è centrale per l’economia del territorio, in quanto incide pesantemente sia sull’ambito della pesca che su quello della navigazione commerciale.”

“La condivisione di un percorso comune che garantisca certezze nei tempi e nelle modalità di esecuzione degli interventi – conclude il governatore – diventa pertanto imprescindibile a tutela delle imprese e dei lavoratori che da troppo a lungo attendono risposte sul loro futuro.”

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 15/01/2020

© Riproduzione riservata

Turismo fluviale e porticciolo, serve una svolta

14 Gennaio 2020

Il consigliere comunale Lorenzo Rizzato (Lega) auspica un intervento della giunta di Rovigo per ridare slancio ai percorsi d’acqua per il trasporto di merci e per aumentare l’offerta turistica

Il Polesine, si sa, è una terra tra due grandi fiumi e l’acqua è da sempre un elemento caratteristico di tutto il territorio polesano. C’è chi crede che questa sua caratteristica possa essere un suo punto di forza come il consigliere comunale Lorenzo Rizzato (Lega) che dichiara: “Rovigo ed il Polesine hanno tante potenzialità inespresse su cui la politica deve incominciare a riflettere e credere. Una di queste sicuramente è l’importanza dei suoi corsi d’acqua. I corsi d’acqua del nostro territorio, infatti, possono essere “sfruttati” per due finalità: per il trasporto delle merci ma soprattutto per il cosiddetto turismo fluviale. Sono assolutamente convinto che credere nel  turismo, in tutte le sue forme, potrà essere la scelta vincente per rilanciare l’economia della nostra città. In passato sono stati spesi miliardi di lire e di euro da parte delle istituzioni pubbliche, quindi soldi dei cittadini, per creare strutture ed infrastrutture ad oggi o inutilizzate o sottoutilizzate e questo è un peccato. Un esempio, sconosciuto a molti rodigini (purtroppo) è il “Porticciolo turistico” di Rovigo: una struttura dalle infinite potenzialità ma poco valorizzata. Penso si debba guardare e copiare alcune zone d’Italia in cui si è creduto in questa tipologia di turismo lento che permette di scoprire un territorio affascinante come il nostro, in modo meno convenzionale. Per attirare un numero ancor maggiore di visitatori, inoltre, si dovrebbe connettere il turismo fluviale con il cicloturismo, sfruttando gli oltre 360 km di rete ciclabile presente. Nei mesi scorsi alcune iniziative di questo genere si sono già sviluppate ed hanno riscosso un successo impensabile. Mi domando allora cosa potrebbe succedere se invece di queste “iniziative a spot” ci fosse una vera e propria strategia e un serio impegno delle istituzioni in questo settore.”

Il consigliere Rizzato continua:” Secondo il Sole24ore, il turismo fluviale e il cicloturismo sono i due comparti turistici del futuro: solo il primo conta milioni di euro di fatturato e decine di migliaia di visitatori all’anno, nonostante si sia davvero sviluppato da pochi anni. In Italia il settore nell’ultimo decennio sta avendo un vero e proprio boom ed il motivo è anche che si tratta di un turismo sicuramente con una stagione più lunga rispetto a quella balneare: infatti dato le sue caratteristiche può iniziare per il mese di aprile e terminare in ottobre. Tale settore può essere una fonte di occupazione e un modo per rilanciare la nostra economia ma chiaramente impone un continuo e costante controllo e manutenzione dei corsi d’acqua e dei loro argini. Mi aspetto da parte dell’amministrazione comunale una particolare attenzione al valore strategico/logistico dell’Interporto (di cui il Comune è socio) per quanto riguarda il trasporto delle merci e per quanto riguarda, invece, il settore turistico una maggiore valorizzazione, promozione ed incentivo di attività all’interno del Porticciolo Turistico, che ricordo, è in parte di proprietà del Comune di Rovigo.” Il consigliere conclude:” Vorrei che l’amministrazione Gaffeo si interessasse di più delle enormi potenzialità turistiche inespresse del nostro territorio e che si impegnasse concretamente a valorizzarle e sfruttarle. Mi pare invece, come in altri ambiti, che l’amministrazione non abbia alcuna strategia, alcuna “visione d’insieme” e questo non fa altro che danneggiare Rovigo e il Polesine tutto. Già in altre occasioni ho richiesto che il Comune di Rovigo realizzasse una vera strategia turistica ma al momento sono rimasto inascoltato. Spero che l’amministrazione si ravveda quanto prima e possa presentare le proprie idee e progettualità in consiglio comunale.”

RovigoOggi.it – 14/01/2020

© Riproduzione riservata

5G, i piccoli Comuni insorgono: «noi ci esponiamo, l’Anci dov’è?»

12 Gennaio 2020

Camponogara: «Non faremo da cavie alla sperimentazione». Cinto Euganeo: «Verona ha detto sì, Vicenza che fa?». Gambugliano: «no a qualsiasi autorizzazione senza certezze».

di Luisa Nicoli

5G, nel profondo Veneto serpeggia la rivolta. I piccoli Comuni, inseriti in un elenco di 120, sono sul piede di guerra contro le antenne che andranno a implementare la rete esistente iper-velocizzando le comunicazioni e permettendo così di connettere oggetti e dispositivi fra loro. La lista dei municipi che hanno preso posizione è lunga: Belluno, Camponogara, Chioggia, Cinto Euganeo, Gambugliano, La Valle Agordina, Lonigo, Laghi, Pedavena, Sovizzo, Vedelago e Villafranca Padovana. In altri, per la precisione a Baone, Camponogara, Longare, Montegrotto Terme, Torreglia e Tribano, i sindaci hanno già emesso una ordinanza contingibile e urgente di stop. Altri, come Teolo, hanno scritto all’Anci regionale per avere delucidazioni sul possibile rischio ambientale o per la salute. Finora, nessuna risposta. «Nelle grandi città non c’è stata reazione – spiega Laura Masiero, referente veneta di Alleanza Italiana Stop 5G e rappresentante padovana di Apple (Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog) – il lavoro che stiamo facendo, da oltre un anno, è partito dai Comuni più piccoli perchè nelle grandi città è più complesso. Di recente però la stessa Arpa Lombardia ha spiegato che a Milano il livello di campi elettrici è così elevato, vicino al limite di legge di 6 volt per metro con alcuni sforamenti, che si potrebbero negare alcune installazioni di impianti 5G».

A Gambugliano, circa 830 abitanti nel Vicentino, il consiglio comunale ha già approvato una mozione che dà mandato al sindaco Matteo Forlin di bloccare l’installazione di impianti 5G fino a quando non ci sarà chiarezza. «Intendo scrivere ai Ministero per le Telecomunicazioni e al Ministero della Salute – spiega il primo cittadino – perchè da sindaco non voglio assumermi da solo la responsabilità di installare antenne che potrebbero avere conseguenze sui cittadini o sull’ambiente. Che siano i ministeri ad assumersi la responsabilità di dire che non ci sono pericoli. Scriverò anche alle compagnie telefoniche e all’avvocato Stefano Bertone di Torino che si sta occupando della questione per alcuni Comuni». La misura votata precisa di «adottare gli atti necessari per negare qualsiasi autorizzazione agli enti gestori della tecnologia 5G, intervenendo anche con gli strumenti urbanistici, fino quando non sarà garantita la completa sicurezza, promuovendo soluzioni tecnologiche sicure e a basso impatto ambientale e sanitario». E continua «adottare, se necessaria, un’ordinanza contingibile e urgente per sospendere l’installazione del 5G in attesa della nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dall’International Agency for Research on Cancer, applicando il principio precauzionale sancito dall’Unione Europea». Forlin chiede l’intervento dell’Anci Veneto, presieduto dal sindaco leghista di Treviso, Mario Conte: «Dovrebbe aiutarci a fare chiarezza. Nel Vicentino è stata la Provincia a scrivere a Ulss e Arpav per chiedere delucidazioni viste le perplessità dei sindaci. Avrebbe dovuto farlo anche l’Anci, che ci rappresenta».

«Istituto di sanità e Ispra escludono problemi»

A Cinto Euganeo, nel Padovano, mesi fa il locale comitato aveva raccolto circa 600 firme contro la tecnologia 5G. Il sindaco Paolo Rocca però spiega: «Da sindaco devo fare riferimento agli organi istituzionali e quindi ISS, Istituto Superiore di Sanità, e Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. L’ISS, con un documento, dice che le onde elettromagnetiche non provocano il cancro. Mentre l’Arpa verifica, ad ogni richiesta di installazione di antenne, il rispetto dei limiti, 6 volt a metro, universalmente accertati. Io sono un geologo, non ho competenze di campi elettromagnetici. Mi adeguo alle posizioni scientifiche. Ricordando che si parla di sperimentazione tecnica, cioè si sta verificando che il sistema funzioni». Lui, comunque, per sicurezza si è rivolto ai gestori di telefonia: «Ho scritto a novembre: “vi intimo a non mettere le antenne sul nostro territorio se prima non mi certificate che non fanno male, me lo dovete dimostrare”. Dopo un mese, senza risposta, ho scritto anche ai ministeri». Molti sindaci invocano l’autorità dell’Anci. Rocca: «Ma il sindaco di Vicenza Rucco si schiera contro i 5G? Se Verona è stata la prima ad autorizzare il sistema in centro…. Fai una foto ad un monumento e la tecnologia ti dà immediatamente 50 pagine di storia. L’Anci è intelligente: vogliamo davvero bloccare il 5G? Avremo anche un minore impatto ambientale. Antenne di 20 metri? E’ da sfatare: saranno antennine posizionate sui piloni della luce. E comunque per utilizzare il sistema ci vuole la tecnologia appropriata: il telefonino 5G, la lavatrice 5G, la televisione 5G. E nel mercato ancora non ci sono. Per questo intanto procedono nelle città. Noi siamo stati selezionati solo perchè il Ministero ha disposto che non si possono lasciare fuori i paesi piccoli».

«L’Anci dovrebbe aiutarci a capire»

A Camponogara, Comune veneziano di 13mila anime, il sindaco Antonio Fusato la mette giù dura: «Non voglio che il mio Comune faccia da cavia alla sperimentazione per chi vuole arrivare prima degli altri, per mangiare la fetta più grossa. Qui c’è di mezzo la salute. Non c’è ancora certezza sul fatto che le onde elettromagnetiche non facciano male. Le autorità europee non si sono ancora pronunciate. Ma prima di inondare il territorio di campi magnetici e poi magari ritirarli perchè si scopre che fanno venire il cancro, come ha raccontato un ricercatore di Bologna (Istituto Ramazzini ndr) dopo una sperimentazione sulle cavie, meglio concludere i test e capire. Non è che tutto è permesso perchè lo Stato ha incassato dalle compagnie telefoniche i soldini». Fusato ha già scritto a Ministero, Regione e a tutti gli organi istituzionali: «Prima di dare il nulla osta alle installazioni attenzione. Non sono contrario alla modernità, basta che sia sufficientemente sperimentata e sicura. Vogliamo risposte». E chiama in causa anche l’Anci: «Dovrebbe aiutarci a capire come stanno le cose. Alcuni sindaci si sono mossi, altri fanno finta di niente. Inizialmente ero un po’ restio a procedere con l’ordinanza. Un Comune di 13mila abitanti che si mette a fare la guerra alle società telefoniche, multinazionali, quando invece ci sono città, che hanno già fatto i lavori per adeguare la rete, che non hanno detto nulla, come Milano. Mi pareva assurdo. Io però mi sono esposto. Milano invece no. Dalle istituzioni però nessuna risposta. E i sindaci al solito sono soli e in prima fila. Ma oltre a indicazioni urbanistiche non possiamo fare molto. Si rischiano i ricorsi delle compagnie telefoniche ed è quello che vorrei evitare».

Vvox – 12/01/2020

© Riproduzione riservata

Divieti ai Tir, la Cna Fita: «Intervenga il Governo»

Cna Fita esprime preoccupazione per l’aggravarsi della situazione del trasporto merci sull’asse del Brennero. Soprattutto dopo l’entrata in vigore, dal 1° gennaio, dei nuovi divieti imposti.

Cna Fita esprime preoccupazione per l’aggravarsi della situazione del trasporto merci sull’asse del Brennero. Soprattutto dopo l’entrata in vigore, dal 1° gennaio, dei nuovi divieti imposti dall’Austria al transito dei mezzi pesanti. «L’asse del Brennero – sottolinea la categoria dell’autotrasporto della Cna nazionale – è di vitale importanza per i trasporti e l’economia del Paese. L’abolizione o la modifica sostanziale dei divieti austriaci rimangono uno degli impegni presi dal Ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, nel protocollo d’intesa sottoscritto con le associazioni di rappresentanza dell’autotrasporto, siglato lo scorso novembre per scongiurare il fermo annunciato da Unatras, il coordinamento delle associazioni di categoria del settore». La Cna Fita del Trentino Alto Adige aggiunge: «A maggior ragione, questo asse riveste importanza economica vitale per le province di confine come l’Alto Adige e il Trentino che sono attraversate dalla A22 e la cui economia è caratterizzata dalla presenza di numerose micro e piccole imprese dell’autotrasporto, che rischiano di essere stritolate dalla concorrenza sleale dei colleghi tirolesi, favorita dai divieti austriaci, che si somma alla concorrenza sleale e al dumping sui costi da parte delle imprese dell’Est europeo, fenomeno già più volte denunciato attraverso la segnalazione di casi di cabotaggio irregolare». Secondo Cna Fita «l’Austria non può unilateralmente infrangere le regole sulla libera circolazione delle merci e non può permettersi impunemente di introdurre divieti arbitrari e fortemente limitanti la circolazione tra Paesi membri. Pur apprezzando l’impegno e la tenacia sino ad ora dimostrati – aggiunge Piero Cavallaro, referente regionale per la categoria dell’autotrasporto di Cna – il ministro De Micheli deve urgentemente e concretamente porre rimedio».

Trentino – 12/01/2020

© Riproduzione riservata

Sul cellulare i tempi di attesa di bus e corriere

Trento. Annunciata nelle scorse settimane, è già disponibile l’App “Muoversi in Trentino”, che indica in tempo reale la posizione dei bus e delle corriere extraurbane nonché i tempi di attesa

Annunciata nelle scorse settimane, è già disponibile l’App “Muoversi in Trentino”, che indica in tempo reale la posizione dei bus e delle corriere extraurbane nonché i tempi di attesa alla fermata. Si può scaricare da Apple Store e da Play Store di Google. «Mettiamo a disposizione dell’utenza – commenta il presidente della provincia Maurizio Fugatti – un ulteriore strumento per rendere più vicino al cittadino il servizio di trasporto pubblico».

Con questa applicazione migliora la diffusione delle informazioni all’utenza del servizio di trasporto pubblico. L’App consente infatti un “colloquio” in tempo reale con tutti i bus e le corriere distribuiti sul territorio (oltre 700 mezzi), dei quali è possibile conoscere l’esatta posizione attraverso il sistema di localizzazione ed il tempo di attesa prima che giungano alla fermata desiderata. L’applicazione riveste particolare utilità sia per gli utenti del trasporto urbano, soprattutto delle tratte più congestionate, per valutare il tempo di attesa del mezzo successivo, ma anche per quelli del servizio extraurbano, che copre anche località periferiche nelle quali risulta difficile disporre di informazioni aggiornate in tempo reale.

L’App “Muoversi in Trentino”, spiega la nota della Provincia, è stata elaborata nei mesi scorsi dal gruppo di lavoro congiunto della Provincia, di Trentino trasporti e di Trentino Digitale, attraverso l’Rti aggiudicatario della gestione del sistema di bigliettazione elettronica Mitt.

Trentino – 12/01/2020

© Riproduzione riservata

Ora occorre un piano di sviluppo omogeneo

11 Gennaio 2020

Con la Zona Logistica Semplificata per Venezia e il Polesine con gli stessi benefici di una Zes, i comuni della provincia di Rovigo, secondo Gilberto Bianchini, devono cominciare a muoversi in sintonia

La Zes – Zls grazie alla tenacia di Confindustria, dei Sindaci polesani, dei Parlamentari, Sottosegretari e Ministri Veneti è oggi realtà.

I due rami del Parlamento infatti l’hanno approvata con il voto di fiducia alla manovra di Bilancio che conteneva anche il maxi emendamento del Governo con la previsione della Zona Logistica Semplificata per Venezia e il Polesine con gli stessi benefici di una Zes.

“A questo punto ha ragione il Sindaco di Trecenta – sottolinea Gilberto Bianchini – che per questo risultato si è sempre mosso istituzionalmente in rappresentanza della Provincia, a chiedere alla Regione Veneto di prevedere una serie di interventi strutturali per accompagnare lo sviluppo della Zes-Zls.

Occorre in effetti riprendere in mano alcuni progetti messi da parte alcuni anni fa riguardanti la viabilità, in particolare la costruzione di una bretella stradale che colleghi la Traspolesana, all’Ospedale San Luca e alla Eridania per snellire i collegamenti fra direttrici interregionali”. 

“Inoltre per evitare contraccolpi negativi fra Territori/Comuni contigui – sottolinea l’esponente di Insieme per Trecenta – occorre soprattutto un Piano di Sviluppo Omogeneo e concordato fra le 16 Amministrazioni Comunali che fanno parte della Zes-Zls con il contributo non formale di Confindustria Venezia-Rovigo e della Regione Veneto, coinvolgendo anche la Provincia di Rovigo e il Comune Capoluogo.

In questo contesto l’Amministrazione Comunale di Trecenta non può stare ferma ad attendere non si sa quali eventi, ma deve avviare da subito una ricognizione/mappatura pubblico/privata delle aree e degli immobili idonei a possibili insediamenti industriali e non solo.

Nei prossimi mesi bisogna anche promuovere incontri pubblici per divulgare nei particolari che, grazie alla Zes-Zls, le Aziende che decideranno di insediarsi nelle aree e negli immobili indicati potranno godere di crediti d’imposta, semplificazioni burocratiche, agevolazioni fiscali, esenzioni sui contributi previdenziali ed assistenziali dei lavoratori.

RovigoOggi.it – 11/01/2020

© Riproduzione riservata