Il presidente di Save: «Lasci Venezia alle compagnie capaci. Zaia ha ragione quando reclama collegamenti più adeguati»
«Alitalia? È una calamità naturale, una compagnia sussidiata che divora miliardi e vegeta fuori dal mercato, incapace perfino di onorare i pochi impegni assunti. Ad oggi, dei cento collegamenti attivi da Venezia, è in grado di assicurarne due: Roma e Catania- È tra i nostri peggiori clienti, meglio sarebbe se abbandonasse del tutto il Marco Polo, visto l’interesse espresso dalle altre compagnie, i tre-quattro voli giornalieri per Roma diventerebbero rapidamente una decina».
Parole come pietre quelle di Enrico Marchi, il presidente del Gruppo Save – la holding di gestione degli scali di Venezia, Treviso, Verona e Brescia – lesto a raccogliere la protesta di Luca Zaia ( «Alitalia sta abbandonando il Veneto, il nostro territorio non merita questo trattamento») e rincarare la dose snocciolando cifre, raffronti e percentuali.
Il governatore lamenta il progressivo disimpegno della compagnia di bandiera ma quest’ultima ribatte che la sua operatività è immutata…
«Zaia ha perfettamente ragione, i veneti avrebbero diritto ad un servizio ben diverso, da anni Alitalia sta sprecando opportunità disinvestendo su rotte che si sono rivelate strategiche. Un dato per tutti: nel 2013 movimentava 1,1 milioni di passeggeri a Venezia, da allora il suo decremento è proceduto al ritmo del 10% annuo, chiudendo il 2018 a quota 525 mila. Un crollo inaudito. Personalmente, ho tentato molte volte di coinvolgere gli amministratori delegati di turno in piani di sviluppo, ma senza esito; penso al volo intercontinentale per Tokyo, attivato su nostra insistenza e poi cancellato proprio quando stava intercettando una nuova fascia di utenti. Aggiungo che oggi Alitalia è completamente assente dalle dieci rotte a lungo raggio che collegano Venezia al mondo: i turistiche arrivano qui, lo fanno esclusivamente grazie agli altri vettori».
Il casus belli nasce dalla scarsità di voli Venezia-Roma, tre appena secondo Zaia. Alitalia ribatte sottolineando che in periodo estivo saliranno a sei e che a metà giugno sarà ripristinato quello notturno, sospeso per problemi tecnici.
«Ma che razza di spiegazione è? Così si confondono i viaggiatori indicando nei programmi voli che nella realtà non ci sono o che sono limitati ad un paio di mesi. La verità è che Alitalia ha cancellato una serie di collegamenti con Roma per liberare aerei da destinare alla Sardegna».
Ma lo scalo veneziano è effettivamente appetibile? E se così è, perché Alitalia ne prende le distanze?
«Non io ma i fatti dicono che tutte le principali compagnie guardano al nostro aeroporto, diventato il terzo hub intercontinentale del Paese. Abbiamo le maggiori statunitensi – Delta, American, United – e le principali del Medio Oriente, Emirates e Qatar; garantiamo voli diretti in Canada e a Seul. Ci sono cinquanta compagnie che operano in questo scalo e tutte manifestano disponibilità ad investire ulteriormente per crescere. Tutte, tranne una».
Per un’impresa in grave crisi d’ossigeno, oggetto di una complessa trattativa di salvataggio dove la politica spesso prevarica le logiche di mercato, è oggettivamente difficile programmare il futuro e assumere impegni a lunga scadenza.
«Infatti non è in grado di fornire risposte né garanzie. Per questo non sono affatto fiducioso e ribadisco che una sua eventuale uscita da Venezia risulterebbe vantaggiosa, sia per noi che, soprattutto, per gli utenti del Veneto».
Non di solo cielo vive il trasporto. Da più parti si lamentano i ritardi insostenibili sul versante treni, strade e Alta Velocità.
«Tante chiacchiere, pochissimi fatti. Da parte mia posso dire che con Rfi stiamo lavorando bene al collegamento ferroviario con il Marco Polo, vogliamo ultimarlo entro il 2025, un anno prima delle Olimpiadi che, naturalmente, contiamo siano assegnate a Cortina. Prevediamo di velocizzare l’intera linea Trieste-Venezia, non sarà proprio una Tav ma ci andrà vicina».
Che altro sul versante mobilità?
«Osservo che i treni arrancano, che la rete autostradale non è ottimale, che la viabilità ordinaria non è manutentata a dovere. Quanto alle navi, visto ciò che accade in laguna, meglio non parlarne. Sarò di parte ma credo che l’unica modalità di trasporto capace di non farsi sopraffare dagli eventi e di rispondere ad un mercato in continua evoluzione sia proprio quella aerea».
Il Piccolo/Nordest Economia – 11/06/2019
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