Ad aprile il traffico delle merci nel porto di Ravenna è cresciuto del +5,3%

11 Giugno 2019

Nei primi quattro mesi del 2019 il totale è stato di 8,73 milioni di tonnellate (+2,6%)

Lo scorso aprile il traffico delle merci movimentato dal porto di Ravenna è cresciuto del +5,3% essendo ammontato a 2,33 milioni di tonnellate rispetto a 2,21 milioni nell’aprile 2018, di cui 2,02 milioni di tonnellate allo sbarco (+6,1%) e 304mila tonnellate all’imbarco (+0,4%). Complessivamente nel settore delle merci varie sono state movimentate 227mila tonnellate di carichi containerizzati (+4,0%), 116mila tonnellate di rotabili (-2,5%) e 711mila tonnellate di merci convenzionali (+23,8%). Il traffico delle rinfuse liquide si è attestato a 392mila tonnellate (-5,2%), di cui 231mila tonnellate di prodotti petroliferi (-10,8%), 103mila tonnellate di derrate alimentari e mangimi (+13,7%) e 57mila tonnellate di prodotti chimici (-9,6%). Le rinfuse solide hanno totalizzato 881mila tonnellate (-0,5%).
Nei primi quattro mesi del 2019 il porto ha movimentato globalmente 8,73 milioni di tonnellate di merci, con una progressione del +2,6% sullo stesso periodo dello scorso anno, di cui 7,55 milioni di tonnellate di carichi allo sbarco (+2,4%) e 1,18 milioni di tonnellate di carichi all’imbarco (+4,2%). Il totale dei carichi in container è stato pari a 830mila tonnellate (+2,3%) ed è stato realizzato con una movimentazione di contenitori pari a 71.813 teu (+1,3%). I rotabili hanno segnato una lieve flessione del -0,3% scendendo a 512mila tonnellate. In crescita le merci convenzionali con 2,50 milioni di tonnellate (+11,8%). Le rinfuse liquide sono ammontate a 1,43 milioni di tonnellate (-5,3%), di cui 795mila tonnellate di prodotti petroliferi (+3,0%) e 637mila tonnellate di altri carichi (-14,0%). Le rinfuse solide sono state 3,46 milioni di tonnellate (+0,7%).

InforMare – 11/06/2019

© Riproduzione riservata

Veneto senza voli. La furia di Marchi: «L’Alitalia? È una calamità naturale»

Il presidente di Save: «Lasci Venezia alle compagnie capaci. Zaia ha ragione quando reclama collegamenti più adeguati»

«Alitalia? È una calamità naturale, una compagnia sussidiata che divora miliardi e vegeta fuori dal mercato, incapace perfino di onorare i pochi impegni assunti. Ad oggi, dei cento collegamenti attivi da Venezia, è in grado di assicurarne due: Roma e Catania- È tra i nostri peggiori clienti, meglio sarebbe se abbandonasse del tutto il Marco Polo, visto l’interesse espresso dalle altre compagnie, i tre-quattro voli giornalieri per Roma diventerebbero rapidamente una decina».

Parole come pietre quelle di Enrico Marchi, il presidente del Gruppo Save – la holding di gestione degli scali di Venezia, Treviso, Verona e Brescia – lesto a raccogliere la protesta di Luca Zaia ( «Alitalia sta abbandonando il Veneto, il nostro territorio non merita questo trattamento») e rincarare la dose snocciolando cifre, raffronti e percentuali.

Il governatore lamenta il progressivo disimpegno della compagnia di bandiera ma quest’ultima ribatte che la sua operatività è immutata…

«Zaia ha perfettamente ragione, i veneti avrebbero diritto ad un servizio ben diverso, da anni Alitalia sta sprecando opportunità disinvestendo su rotte che si sono rivelate strategiche. Un dato per tutti: nel 2013 movimentava 1,1 milioni di passeggeri a Venezia, da allora il suo decremento è proceduto al ritmo del 10% annuo, chiudendo il 2018 a quota 525 mila. Un crollo inaudito. Personalmente, ho tentato molte volte di coinvolgere gli amministratori delegati di turno in piani di sviluppo, ma senza esito; penso al volo intercontinentale per Tokyo, attivato su nostra insistenza e poi cancellato proprio quando stava intercettando una nuova fascia di utenti. Aggiungo che oggi Alitalia è completamente assente dalle dieci rotte a lungo raggio che collegano Venezia al mondo: i turistiche arrivano qui, lo fanno esclusivamente grazie agli altri vettori».

Il casus belli nasce dalla scarsità di voli Venezia-Roma, tre appena secondo Zaia. Alitalia ribatte sottolineando che in periodo estivo saliranno a sei e che a metà giugno sarà ripristinato quello notturno, sospeso per problemi tecnici.

«Ma che razza di spiegazione è? Così si confondono i viaggiatori indicando nei programmi voli che nella realtà non ci sono o che sono limitati ad un paio di mesi. La verità è che Alitalia ha cancellato una serie di collegamenti con Roma per liberare aerei da destinare alla Sardegna».

Ma lo scalo veneziano è effettivamente appetibile? E se così è, perché Alitalia ne prende le distanze?

«Non io ma i fatti dicono che tutte le principali compagnie guardano al nostro aeroporto, diventato il terzo hub intercontinentale del Paese. Abbiamo le maggiori statunitensi – Delta, American, United – e le principali del Medio Oriente, Emirates e Qatar; garantiamo voli diretti in Canada e a Seul. Ci sono cinquanta compagnie che operano in questo scalo e tutte manifestano disponibilità ad investire ulteriormente per crescere. Tutte, tranne una».

Per un’impresa in grave crisi d’ossigeno, oggetto di una complessa trattativa di salvataggio dove la politica spesso prevarica le logiche di mercato, è oggettivamente difficile programmare il futuro e assumere impegni a lunga scadenza.

«Infatti non è in grado di fornire risposte né garanzie. Per questo non sono affatto fiducioso e ribadisco che una sua eventuale uscita da Venezia risulterebbe vantaggiosa, sia per noi che, soprattutto, per gli utenti del Veneto».

Non di solo cielo vive il trasporto. Da più parti si lamentano i ritardi insostenibili sul versante treni, strade e Alta Velocità.

«Tante chiacchiere, pochissimi fatti. Da parte mia posso dire che con Rfi stiamo lavorando bene al collegamento ferroviario con il Marco Polo, vogliamo ultimarlo entro il 2025, un anno prima delle Olimpiadi che, naturalmente, contiamo siano assegnate a Cortina. Prevediamo di velocizzare l’intera linea Trieste-Venezia, non sarà proprio una Tav ma ci andrà vicina».

Che altro sul versante mobilità?

«Osservo che i treni arrancano, che la rete autostradale non è ottimale, che la viabilità ordinaria non è manutentata a dovere. Quanto alle navi, visto ciò che accade in laguna, meglio non parlarne. Sarò di parte ma credo che l’unica modalità di trasporto capace di non farsi sopraffare dagli eventi e di rispondere ad un mercato in continua evoluzione sia proprio quella aerea».

Il Piccolo/Nordest Economia – 11/06/2019

© Riproduzione riservata

 

La Zes viaggia sul doppio binario

8 Giugno 2019

Ma spunta un piano B: “Un documento per impegnare il governo e far partire il piano industriale”

Un piano A ed un piano B. Due strade per non veder tramontare la Zes per Marghera e il Polesine, due strade che entreranno nella discussione del governo, e del Parlamento, nei prossimi giorni, con l’onorevole Andreuzza in prima linea per vincolare il governo ad impegni e certezze.

Domani pomeriggio i sindaci polesani, parlamentari e Confindustria, si riuniranno in Provincia nel vertice convocato da Ivan Dall’Araper fare il punto sulla Zona economica speciale. Nei giorni seguenti, invece, la partita si giocherà a Roma, in sede di commissione attività produttive e poi di analisi e voto del decreto Crescita. Lo sviluppo del Polesine, quindi, è al centro dei lavori dei palazzi romani e nel cuore dei punti di frizione fra gli alleati del governo Lega-5 Stelle.

L’onorevole veneziana del Carroccio, Giorgia Andreuzza ha già depositato un emendamento in sede di commissione attività produttive, l’emendamento 34.4 al decreto Crescita. “Si tratta – spiega la deputata veneziana – di un emendamento che fa riferimento alla possibilità di allargare le aree Zes, prendendo da subito in considerazione il piano industriale definito da Confindustria Venezia-Rovigo, un piano condiviso anche dalla Regione Veneto. L’emendamento sarà discusso e votato in commissione e poi alla Camera, probabilmente già entro la settimana”.

Ma in calendario c’è anche un piano B, una sorta di compromesso per chiedere al governo un impegno formale verso la Zes veneta “che potrebbe – spiega Andreuzza – dare la possibilità agli imprenditori di andare avanti con il loro piano, nella certezza che entro pochi mesi l’istituzione della Zona economica speciale sarà formalizzata”. In questo casa di tratta di osservazioni, con parere positivo unanime, che chiedono l’allargamento delle aree Zes anche in altre zone d’Italia, non solo al sud. “Sarebbe – continua Andreuzza – un passo comunque importante, perché impegnerebbe il governo con un segnale preciso”.

L’onorevole di Venezia precisa anche che “l’introduzione della Zes a Marghera e in Polesine non andrebbe affatto a sovrapporsi con quelle già istituite per il sud. Sia per la specificità del piano redatto da Confindustria, sia perché farebbe arrivare in Italia aziende che senza questa opportunità non verrebbero e sceglierebbero altri Paesi europei. Non sfruttare questa occasione farebbe perdere al Paese delle grandi opportunità. Non solo per il territorio polesano e veneziano, perché creare migliaia di posti di lavoro e portare in Italia aziende che altrimenti non verrebbero produrrebbe un notevole aumento del Pil. I benefici poi sarebbero per tutta l’Italia. Questo è il senso della Zes in Veneto. La partita in gioco è quella di aumentare l’attrattività di un territorio, non capire questa opportunità, definita proprio dall’Unione europea, sarebbe un farsi del male da soli.

Lunedì scorso il ministro per il Sud aveva aperto l’acqua della doccia gelata per la provincia di Rovigo annunciando che di Zes per Marghera e Polesine se ne riparlerà in occasione della legge di bilancio tra autunno e inverno, rimandando tutto, inoltre, ad un progetto composito, che comprenda anche altre aree del Centro Nord.

Ma in Veneto non ci si rassegna ad annacquare l’entusiasmo, Confindustria è già al lavoro per pianificare il tema Zes anche di concerto col ministero dello Sviluppo economico. Sul fronte politico invece da una parte sindaci e istituzioni del Polesine stanno cercando vie per far sentire la propria voce. Dall’altra ci sono i parlamentari di governo impegnati nel far cambiare idea al ministro per il Sud Barbara Lezzi, a partire dalle prossime sedute della commissione parlamentare attività produttive.

La Voce di Rovigo.it/Economia  – 08/06/2019

© Riproduzione riservata

Il Tunnel del Brennero vale 8,38 miliardi

La quota in carico all’Italia è di 4,19 miliardi. Questi i conti forniti dalla società del tunnel Bbt Se

In merito ai costi complessivi del tunnel del Brennero la società del tunnel Bbt Se precisa che il costo per la realizzazione della galleria di base del Brennero è pari a 8,38 mld di euro.

Il costo anzidetto è la somma di tre addendi ovvero il mero costo di realizzazione (scavo delle gallerie e attrezzaggio ferroviario, comprensivo dei costi per l’amministrazione) di 7,067 mld, la componente per i rischi quali gli imprevisti geologici, l’aumento del prezzo delle materie prime, ecc.. e l’adeguamento monetario.

Mentre il costo di realizzazione è univoco, gli importi relativi sia ai rischi che all’adeguamento monetario derivano da metodologie di calcolo applicate in maniera differente in Italia e in Austria.

La differenza tra i diversi metodi e le diverse prassi di calcolo applicate è di complessivi 917 mln di euro. Pertanto il costo globale «italiano» si ferma a 8,384 miliardi di euro, mentre il costo globale «austriaco» raggiunge i 9,301 mld, non riconosciuto né finanziato dall’Italia.

Ne consegue che la quota di finanziamento in capo all’Italia (50%) è pari a 4,19 mld di Euro.

Per far fronte agli impegni di spesa già assentiti, l’Italia si giova del cofinanziamento garantito dall’Unione Europea, in misura del 50 % per le attività di progettazione e prospezione e in misura del 40% per le attività di realizzazione.

Il Piccolo/Nordest Economia – 08/06/2019

© Riproduzione riservata

Cina e Russia si accordano per avviare l’operatività della Via della Seta Polare

7 Giugno 2019

Le russe Sovcomflot e Novatek e le cinesi COSCO Shipping e Silk Road Fund costituiranno la joint venture Maritime Arctic Transport

Se nel 2013 il presidente cinese Xi Jinping aveva annunciato il rilancio della Via della Seta quale storico collegamento tra l’Oriente e l’Occidente, proponendone prima uno sviluppo terrestre e poi anche uno per via marittima utile per rafforzare ulteriormente i collegamenti tra i porti cinesi e quelli europei attraverso il canale di Suez, oggi è stata annunciata un’iniziativa per dare operatività alla terza direttrice di connessione tra l’Estremo Oriente e l’Europa che passa attraverso i mari artici, denominata Via della Seta Polare.

Per utilizzare questa terza Via, oggigiorno più navigabile per la diminuzione della presenza di ghiacci nella regione, era indispensabile anche il coinvolgimento della Russia dato che una buona parte della rotta transita di fronte alla sua costa. Partecipazione che è stata ottenuta oggi nel quadro degli accordi siglati da Russia e Cina in occasione della visita del presidente Xi Jinping a Mosca.

Se Jinping e il presidente russo Vladimir Putin hanno sottoscritto una serie di accordi di cooperazione strategica tra cui uno per promuovere lo sviluppo sostenibile della regione artica, oggi a San Pietroburgo, nell’ambito del St. Petersburg International Economic Forum 2019 e alla presenza per la parte russa del vice premier russo Maxim Akimov, del vice ministro ai Trasporti, Yuriy Tsvetkov, e del vice ministro allo Sviluppo economico, Oksana Tarasenko, è stata firmata un’intesa per sviluppare la rotta marittima artica.

L’accordo di oggi è stato siglato da Sergey Frank, presidente e amministratore delegato della compagnia armatoriale russa Sovcomflot nel cui direttivo risiedono anche i due vice ministri Tsvetkov e Tarasenko, da Leonid Mikhelson, presidente del Management Board della Novatek, compagnia energetica che è il principale produttore indipendente russo di gas naturale liquefatto, da Xu Lirong, presidente del gruppo armatoriale cinese COSCO Shipping, e da Wang Yanzhi, presidente del senior management di Silk Road Fund, il fondo del governo cinese per promuovere gli investimenti lungo la Nuova Via della Seta.

L’intesa prevede la costituzione della joint venture Maritime Arctic Transport LLC, compagnia marittima che sarà dotata di una flotta di navi ice-class già in servizio e di navi di nuova costruzione che si occuperà del trasporto di gas naturale liquefatto a servizio dei progetti in corso e futuri della Novatek. Inoltre l’accordo prevede la collaborazione allo sviluppo del traffico marittimo lungo la Northern Sea Route per collegare l’Asia con l’Europa occidentale. In particolare, le parti hanno specificato che questa iniziativa contribuirà a promuovere l’ulteriore sviluppo della rotta artica quale corridoio di scambi commerciali globali tra i bacini del Pacifico e dell’Atlantico.

InforMare – 07/06/2019

© Riproduzione riservata

Montagna: Zannier, via libera a progetto d’area Dolomiti Friulane

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche, delegato alla Montagna, Stefano Zannier, ha approvato il progetto d’area delle Dolomiti Friulane, che si avvale dei fondi statali destinati alle aree interne, cioè ai territori – per lo più montani – in cui spopolamento e difficoltà di accesso mettono a rischio i servizi di base (istruzione, servizi socio-sanitari, trasporto pubblico).

Il progetto prevede interventi finalizzati a contrastare tale rischio, migliorando e qualificando l’offerta formativa locale, il presidio sanitario e il servizio socio-assistenziale e la mobilità. Sono inoltre previsti – grazie ai fondi europei 2014-2020 – interventi di sostegno all’economia locale.

L’area interna è costituita dai comuni di Arba, Barcis, Cavasso Nuovo, Cimolais, Claut, Erto e Casso, Fanna, Frisanco, Maniago, Meduno, Sequals, Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto, Vajont e Vivaro, con i comuni delle valli interne come primi destinatari degli interventi, in particolare di quelli riguardanti i servizi di base. In totale il progetto – validato dal Comitato tecnico aree interne del dipartimento per le Politiche di coesione di Palazzo Chigi – si avvale di quasi 4,4 milioni di euro per interventi rivolti a sostenere le scuole locali tramite investimenti e formazione sulla didattica digitale, iniziative di integrazione scuola-lavoro, corsi residenziali universitari, efficientamento energetico degli edifici scolastici. Altre finalità delle azioni previste sono di garantire il presidio sanitario tramite la telemedicina e la disponibilità di punti salute diffusi sul territorio e di prevenire le situazioni di disagio sociale e di patologie connesse tramite il rafforzamento del servizio sociale. Il progetto punta inoltre a migliorare la mobilità, aumentando l’offerta pubblica del trasporto su gomma e sfruttando in termini di intermodalità e a fini turistici la riattivazione della ferrovia Sacile-Gemona.

Con altri 4 milioni di euro circa – con interventi già avviati a carico dei fondi europei – si sostengono investimenti delle imprese dei diversi settori economici (agricoltura, industria, turismo).

Il progetto diventerà pienamente esecutivo con la sottoscrizione di un accordo di programma quadro da parte della Regione, del Comune capofila in rappresentanza di tutti i Comuni dell’area, dell’Agenzia per la coesione territoriale e i ministeri interessati.

Il progetto delle Dolomiti Friulane segue quello dell’Alta Carnia, esecutivo dal settembre 2018, e precede quello del Canal del Ferro-Val Canale al quale stanno lavorando, oltre alla Regione, gli enti locali, l’azienda sanitaria, le scuole e i rappresentanti del mondo economico locale con l’obiettivo di sottoscrivere il relativo accordo di programma quadro a inizio autunno.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 07/06/2019

© Riproduzione riservata

Digitale: Pizzimenti, Sappada avrà la fibra ottica regionale

Il Comune di Sappada avrà la fibra ottica regionale

Lo ha annunciato oggi l’assessore alle Infrastrutture e territorio, Graziano Pizzimenti, rendendo noti i contenuti di una delibera approvata oggi dalla giunta regionale che affida in delegazione amministrativa ad Insiel l’estensione della Rete Pubblica Regionale (RPR) al comune di Sappada.

“Sappada potrà disporre di una infrastruttura digitale pubblica che è elemento competitivo per lo sviluppo imprenditoriale e turistico di questa splendida località” ha affermato Pizzimenti, specificando che “la rete raggiungerà undici siti pubblici di interesse a partire dal punto di presenza di Forni Avoltri e correndo lungo la strada regionale 355, così da collegare anche ulteriori sedi presenti nel comune di Forni Avoltri, come il centro biathlon situato lungo il tracciato e probabile sede di alcune prove previste dal programma delle Olimpiadi invernali dei giovani (EYOF) del 2023. Tutto il comprensorio quindi potrà godere di una rete indispensabile a garantire servizi e accessibilità a tutti i cittadini”.

La progettazione e la realizzazione degli interventi di collegamento prevedono un investimento di un milione e 35mila euro (risultati da economie su precedenti interventi sulla linea Udine-Tarvisio e Udine-Pordenone), con la previsione di concludere le opere entro il 2021.

I punti collegati saranno il PO di Sappada presso il magazzino comunale in Borgata Bach, il municipio, la scuola secondaria di primo grado e la scuola primaria di Borgata Mulbach, l’ufficio turistico, il palazzetto dello sport in borgata Soravia, l’ambulatorio medico, il piccolo museo della Grande Guerra, la sede dei Vigili del Fuoco, il museo etnografico Giuseppe Fontana e la Carnia Arena International Biathlon centre di Piani di Luzza.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 07/06/2019

© Riproduzione riservata

Brennero: Unioncamere Veneto, il divieto è un grave danno per il Nordest

“Il divieto di transito è una grave limitazione dei diritti fondamentali dell’Ue sulla libera circolazione” Lo ha dichiarato il presidente di Unioncamere Veneto Mario Pozza.
“Se si vuole fare un danno all’economia del Nordest d’Italia e all’export italiano, lo si dica chiaramente perché di fatto è questo che il Governo del Tirolo causa con una grave limitazione dei diritti fondamentali dell’Unione Europea sulla libera circolazione – ha aggiunto -. Chiudere il valico e bloccare le merci con il contingentamento da e per l’Italia, che già avviene in alcuni orari, pensando di estenderlo nell’arco di un’intera giornata, è un vero sabotaggio. Il divieto non è una strategia, non è un pensiero da economia responsabile, non è un’idea di economia circolare, è solo un ostacolo che non trova soluzioni, le pospone e quel che è peggio crea tensioni sociali per l’effetto della concorrenza sleale che procura alle nostre imprese”.

Pozza ha spiegato di condividere quanto scritto dal presidente della Camera di Commercio di Bolzano, Michl Ebner secondo il quale le vie di transito esistenti su strada e su rotaia dovrebbero invece essere utilizzate al meglio distribuendo il traffico ed evitando le ore di punta. “I divieti finora applicati hanno dimostrato l’inefficacia di questo concetto, che serve soltanto a spostare il problema nelle regioni confinanti, ovvero l’Alto Adige e la Baviera”, ha spiegato.

“Dal momento che viene causato un danno per tutto l’export italiano – esorta Pozza – invito il Sistema economico e politico a contestare le soluzioni di divieto del Tirolo di contingentamento sull’autostrada del Brennero. Il 19 giugno a Roma affronteremo il tema, come Sistema camerale, Unioncamere e Uniontrasporti, al convegno nazionale Strategie d’intervento per il transito attraverso il Brennero. Siamo in un momento di crisi economica. L’export italiano deve essere favorito e non osteggiato. Le Istituzioni hanno l’obbligo di sostenere le aziende, hanno l’obbligo di sostenere l’economia nazionale, devono proteggere i mercati da azioni di boicottaggio e di chiusura. Unioncamere Veneto è disponibile a sedersi al tavolo di lavoro per un sereno confronto e analisi dei rischi e benefici di nuove soluzioni”.

Trasporti-Italia.com – 07/06/2019

© Riproduzione riservata

Sicurezza dei viadotti: Mit, in elaborazione un vademecum per i concessionari

Un documento con indicazioni omogenee e puntuali per le società concessionarie sui criteri da tenere in considerazione nella valutazione della sicurezza dei viadotti. Lo sta elaborando il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, tramite l’Ufficio ispettivo territoriale (Uit) di Roma, con l’ausilio di esperti delle Università di Trento, Roma La Sapienza, Federico II Napoli, Politecnico di Torino e Università di Chieti.

La necessità di stilare questo vademecum per i concessionari autostradali nasce dalle verifiche disposte dal Ministro Danilo Toninelli, ed effettuate dall’Uit di Roma, su almeno 150 viadotti sparsi sulle autostrade italiane del Centro-Sud. L’ufficio preposto del Mit ha rilevato una estrema eterogeneità nella valutazione della sicurezza da parte delle società concessionarie e ha dunque espresso la necessità di stilare delle linee guida uniche valide per tutti.

Proprio per verificare quali debbano essere le pratiche che i concessionari dovranno utilizzare per monitorare lo stato di salute dei viadotti, il Mit, sempre con l’ausilio delle università coinvolte, avvierà a fine giugno un campo prove, come “caso studio”, in seno alla rete gestita da Autostrade per l’Italia, portando a collasso il viadotto Alveo Vecchio, sulla A16 Napoli-Canosa, da tempo abbandonato.

Si tratterà di prove di inestimabile interesse scientifico, uniche nel settore, che consentiranno di studiare il comportamento reale dei viadotti in condizioni critiche di esercizio e di collasso, e daranno la possibilità di raccogliere informazioni preziose sugli standard di sicurezza, con particolare riferimento alle indagini sulle grandezze che governano la resistenza e la durabilità delle strutture, da inserire nelle linee guida ai concessionari.

Trasporti-Italia.com – 07/06/2019

© Riproduzione riservata

Accordo tra il porto di Trieste e Kombiverkehr

6 Giugno 2019

Lo scopo è di creare un corridoio intermodale con il terminal tedesco di Neuss

Oggi, nel contesto della fiera Transport Logistic di Monaco di Baviera, l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale e l’operatore intermodale tedesco Kombiverkehr hanno siglato un memorandum d’intesa che definisce l’obiettivo comune di promuovere un corridoio intermodale tra il porto di Trieste e il terminal di Neuss Trimodal, collocato sul Reno vicino a Düsseldorf e gestito dall’azienda germanica.

L’accordo traccia un percorso mirato a sviluppare una partnership strutturale, individuando i prerequisiti in termini di infrastruttura ferroviaria e organizzazione dei flussi logistici tra i due hub, definendo inoltre le future condizioni operative per il raggiungimento di più elevati standard di efficienza.

Evidenziando che il memorandum con l’operatore tedesco conferma il forte legame tra il porto di Trieste e la Germania, che attualmente si basa su 55 connessioni settimanali, il presidente dell’AdSP del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino ha sottolineato che «Kombiverkehr è stato il primo operatore straniero a credere nello sviluppo intermodale del nostro scalo. Rafforzare questa nuova partnership – ha aggiunto – è un modo per affermare la nostra volontà di essere sempre più un porto dal respiro internazionale. Per questo condividiamo il progetto di sviluppare una nostra presenza oltre le Alpi, a Neuss, collaborando con un terminal che ha un grande potenziale a livello logistico».

InforMare – 06/06/2019

© Riproduzione riservata