Auto, Anfia: in aumento le immatricolazioni ad aprile

3 Maggio 2019

Il mercato italiano dell’auto totalizza 174.412 immatricolazioni, in crescita dell’1,5% rispetto allo stesso mese del 2018. Lo si evince dai dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

I volumi immatricolati nel primo quadrimestre del 2019 registrano però un calo complessivo del 4,6% con 712.196 unità totali.

I dati nel dettaglio

Per quanto riguarda l’alimentazione prosegue la contrazione a doppia cifra delle autovetture diesel, -22% e 20.000 vetture in meno rispetto ad aprile 2018, con una quota del 40%, mentre le auto a benzina crescono del 33% e rappresentano il 45% del mercato. Nei primi quattro mesi dell’anno, le autovetture diesel risultano in diminuzione del 25%, mentre quelle a benzina sono in aumento del 24%.

Le autovetture ad alimentazione alternativa rappresentano il 14,7% del mercato di aprile e sono in crescita del 15% nel mese e, nel cumulato rappresentano il 13,6% del mercato, in crescita del 7%.

Le autovetture Gpl risultano in aumento del 12% nel mese con una quota del 7% e del 5% nel cumulato, con il 6,6% di quota, mentre quelle a metano subiscono, a aprile, un altro pesante ridimensionamento, -27%, dopo il tonfo del 50% di dicembre, del 46% di gennaio, del 54% di febbraio e del 36% di marzo. Nel cumulato, il calo delle autovetture a metano è del 41%. Nel complesso, nel mese, le autovetture a gas rappresentano l’8,6% del mercato di aprile (6,9% per il Gpl, 1,7% per il metano).

Il mercato dell’usato totalizza 359.751 trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture a concessionari ad aprile 2019, registrando un calo dello 0,5% rispetto ad aprile 2018. Nel primo quadrimestre del 2019, i trasferimenti di proprietà sono 1.480.849, il 4,1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2018.

Infine, nel mese si registra una notevole crescita (+20%) delle superutilitarie (A) e una crescita del 9,5% dei SUV. Pur mantenendo un trend positivo le vetture di lusso e sportive, nell’alto di gamma, i segmenti delle vetture medie e medio-superiori riportano, insieme, un calo del 31%.

Auto elettriche e ibride

Le vetture elettriche sono più che quadruplicate nel mese (1.200 unità, come nell’intero primo quadrimestre 2018), toccando la quota record dello 0,7%, seppure ancora molto bassa. Nei primi quattro mesi del 2019, le auto elettriche sfiorano le 2.400 unità, il doppio rispetto ad un anno fa.

Per le vetture elettriche pure (BEV), le regioni in testa alla classifica di aprile in termini di volumi sono, nell’ordine, Toscana, Lombardia, Trentino, Veneto e Lazio. Nella seconda, terza e quarta, l’Ecobonus statale (contributo all’acquisto di autovetture con emissioni di CO2 non superiori a 70 g/Km) è cumulabile con gli incentivi locali per la mobilità elettrica, mentre in Trentino possono aver pesato anche le decisioni di acquisto delle società di noleggio (Trento e Bolzano sono le province con IPT ridotta).

Le autovetture ibride (incluse le plug-in) vedono il proprio mercato aumentare del 30% ad aprile e del 33% nel primo quadrimestre. La quota di mercato delle auto ibride, nel mese, è del 5,4%, un punto in più rispetto ad aprile dello scorso anno. Tra le ibride, ad aprile, registrano una crescita maggiore le ibride ricaricabili (+187% e 540 unità), rispetto alle ibride tradizionali (+14%), che ammontano a quasi 8mila. Ricordiamo che, nel 2018, l’Italia rappresenta il terzo mercato in UE28+Efta per le auto ibride tradizionali, dopo Germania e Francia.

Trasporti-Italia.com – 03/05/2019

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Porti: D’Agostino, per Ue sì investimenti Cina, no se italiani

2 Maggio 2019

‘Paradosso’ legislativo allo studio su porti Italia e Spagna

“Se la Cina vuole fare investimenti nel Porto di Trieste non ci sono norme ostative ma se volesse farlo il Governo italiano, si configurerebbe come aiuti di Stato”. E’ il paradosso sintetizzato da Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale in merito all’ipotesi legislativa europea in base alla quale verrebbe tassata l’attività delle autorità portuali considerando queste alla stregua di imprese in quanto enti che possono dare concessioni.

Della proposta si discute da aprile 2018 ed è quasi certo che diventerà legge, come ha lasciato intendere Bruxelles nei carteggi con le autorità italiane.

“E’ un vero paradosso – dice D’Agostino – Le Autorità sono enti pubblici non economici, svolgono funzioni per delega dello Stato, danno dunque in concessioni beni dello Stato”. Paradosso nel paradosso: “I canoni di concessione non pagano Iva, e questo Bruxelles lo interpreta come distorsione della concorrenza” in quanto attività svolta da una impresa. Ne discende che, se le Autorità sono imprese, “se il Governo italiano erogasse loro fondi si configurerebbe aiuto di Stato”. Una parziale soluzione, nel ginepraio burocratico, potrebbe essere ridurre i canoni di concessione facendo pagare l’Iva, visto che “i canoni non sono decisi a livello comunitario: non ci sarebbe distorsione della concorrenza”. In ogni caso, aumenteranno le procedure burocratiche con relativo “allungamento ulteriore dei tempi”.

Al momento le indicazioni sono state inviate dall’UE a Spagna e Italia, in precedenza a Olanda, Belgio, Francia (gli ultimi due hanno avviato contenziosi) e comunque le forme di gestione di quei porti sono diverse da quelle italiani e spagnole dove i vincoli sono maggiori proprio in quanto enti pubblici.

“Non si corrono rischi, comunque, per quanto riguarda le intese commerciali con la Cina”, riflette D’Agostino. La vicenda è temporaneamente ferma per una ‘pausa di riflessione’ ma Bruxelles sembra determinata. D’Agostino fa un distinguo: “Il Mare del Nord, dove ci sono porti totalmente comunitari, è una realtà; il Mediterraneo, dove si trovano porti comunitari e non comunitari è una realtà diversa”. Basti pensare che gli scali di Algeciras (Spagna) e di Tangeri (Marocco) sono distanti 16 chilometri, una legge come quella allo studio “significherebbe fare un regalo enorme a Tangeri”.

Ansa/Mare – 02/05/2019

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