Aeroporti, a Venezia incontro Save-Enac su masterplan 2012-2021

17 Maggio 2019

La riunione ha rappresentato l’occasione per condividere l’avanzamento del piano di sviluppo previsto dal Master Plan 2012-2021: le opere previste al Marco Polo nel piano sono stimate ad oggi per circa 900 milioni di euro, 507 dei quali già realizzati.

Il Presidente di Enac, Nicola Zaccheo, il Direttore Generale, Alessio Quaranta, e il Direttore Centrale Vigilanza Tecnica, Roberto Vergari, hanno incontrato il Presidente del Gruppo Save, Enrico Marchi, e l’Amministratore Delegato, Monica Scarpa. La riunione ha rappresentato l’occasione per condividere l’avanzamento del piano di sviluppo previsto dal Master Plan 2012-2021: le opere previste al Marco Polo nel piano sono stimate ad oggi per circa 900 milioni di euro, 507 dei quali già realizzati.

Dopo l’illustrazione da parte di Save delle principali opere già concluse, quali l’edificio della nuova darsena, il moving walkway di collegamento con il terminal, le nuove caserme di Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco, la centrale di trigenerazione e il primo ampliamento dell’aerostazione, è stato affrontato il tema dell’intervento di riqualifica e adeguamento delle piste di volo avviato lo scorso 1 settembre e attualmente in corso.

Concluse le prime due fasi di lavori, l’1 aprile ha preso avvio la terza fase relativa principalmente al rifacimento della pavimentazione e degli impianti della pista principale, all’ammodernamento dei raccordi esistenti e alla realizzazione di nuovi raccordi ad alta velocità tra la pista principale e quella secondaria. La riapertura al traffico della pista principale è prevista l’1 luglio. L’intero intervento, dal costo complessivo di 135 milioni di euro, terminerà a settembre 2020.

Proseguono nel frattempo i lavori di ampliamento dell’area extra Schengen del terminal e sono in fase di gara quelli relativi al futuro ampliamento lato Nord. Sono attualmente nove i cantieri attivi in aeroporto. Parte dell’incontro si è focalizzato sull’impegno di Save e dell’aeroporto in termini di sostenibilità ambientale. Il Master Plan approvato dall’Enac prevede investimenti in quest’area pari a 46,5 milioni di euro, 25,5 dei quali ad oggi già impiegati. «L’Aeroporto di Venezia – ha dichiarato il Presidente dell’Enac Zaccheo – costituisce, insieme a Roma e Milano, una delle principali porte d’ingresso al nostro Paese». «L’incontro con Enac è stato estremamente proficuo, in quanto ci ha permesso di analizzare e condividere lo stato di avanzamento del piano di sviluppo del Marco Polo, focalizzandoci in dettaglio anche su progetti ed attività meno noti, ma altrettanto elaborati e complessi, come quelli finalizzati alla sostenibilità ambientale» ha concluso Marchi.

Il Piccolo/Nordest Economia – 17/05/2019

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Regione Fvg: investimenti per 146 mln euro con Cdp

La Giunta regionale ha autorizzato, su proposta dell’assessore alle Finanze e Patrimonio, la stipula con la Cassa depositi e prestiti spa (Cdp) del contratto di mutuo per 146 milioni di euro. Si tratta, informa una nota, di un importo che coprirà i finanziamenti nel triennio 2019-2021.

La Giunta regionale ha autorizzato, su proposta dell’assessore alle Finanze e Patrimonio, la stipula con la Cassa depositi e prestiti spa (Cdp) del contratto di mutuo per 146 milioni di euro. Si tratta, informa una nota, di un importo che coprirà i finanziamenti nel triennio 2019-2021 (37.413.050,00 euro nel 2019, 81.326.950,00 nel 2020 e 27.260.000,00 nel 2021) per interventi suddivisi fra i settori delle attività produttive, autonomie locali, sicurezza e politiche dell’immigrazione, cultura e sport, finanze e patrimonio, infrastrutture e territorio, risorse agroalimentari, forestali e ittiche, salute, politiche sociali e disabilità, ambiente ed energia.

Ad ogni singola erogazione corrisponderà uno specifico piano di ammortamento che potrà essere regolato, a scelta dell’Ente, in tasso fisso o variabile. Il mutuo ad erogazione multipla, secondo l’amministrazione regionale, prevede degli importanti benefici perché consente la disponibilità immediata dei 146 milioni di euro ma interessi e quota capitale verranno conteggiati solo con la richiesta di erogazione e in base alle esigenze specifiche. Infine, lo spread verrà fissato solo al momento della stipula.

Nel dettaglio i 146 milioni saranno così ripartiti: Infrastrutture e territorio (68.050.000), Attività produttive (23.179.150), Autonomie locali, sicurezza e immigrazione (4.728.000), Cultura e sport (31.425.000), Risorse agroalimentari e forestali (9.736.000), Finanze e patrimonio (1.640.000), Ambiente ed energia (600.000), Salute e politiche sociali (6.641.850). L’iter di questo provvedimento, ricorda ancora la nota, parte dalla legge di Stabilità 2019 che, come è stato ricordato, ha aperto al ricorso al mercato finanziario mediante la contrazione di mutui per una cifra massima di 319 milioni di euro nel triennio 2019-2021.

Di questa somma, la Giunta ha già autorizzato nel corso del corrente anno un finanziamento di 48 milioni di euro destinato a molteplici interventi per i quali era prevista una copertura a bilancio con mutuo. Per i restanti 271 milioni, la Giunta ha previsto un mutuo di 125 milioni con la Banca europea per gli investimenti (Bei) e quello autorizzato oggi di 146 milioni con Cdp. Risorse finalizzate, soprattutto per quanto riguarda la parte infrastrutturale, a sostenere lo sviluppo sostenibile e il rilancio economico del territorio.

Il Piccolo/Nordest Economia – 17/05/2019

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Nel primo trimestre lieve crescita (+0,6%) del traffico containerizzato movimentato dai terminal portuali della Eurokai

Aumento dei volumi movimentati nei porti tedeschi (+5,1%) e nei terminal esteri del gruppo (+6,6%) ad eccezione di quelli italiani (-10,0%)

Nei primi tre mesi di quest’anno i terminal portuali che fanno capo al gruppo tedesco Eurokai hanno movimentato un traffico dei container pari a 3,48 milioni di teu, con un lieve incremento del +0,6% sullo stesso periodo del 2018. La contenuta crescita è stata generata dall’aumento dei volumi di traffico movimentati nei porti tedeschi e in quelli di Cipro, Marocco, Portogallo e Russia che hanno compensato l’accentuata flessione registrata in Italia che è stata prodotta dalla rilevante contrazione del traffico nei terminal dei porti di Gioia Tauro e di Cagliari.
Complessivamente nei terminal dei porti tedeschi sono stati movimentati 1,99 milioni di teu, con un rialzo del +5,1% sul primo trimestre dello scorso anno, di cui 1,25 milioni di teu movimentati nel porto di Bremerhaven (-7,8%), 542mila teu nel porto di Amburgo (+41,0%) e 205mila teu nel porto di Wilhelmshaven (+28,6%). La diminuzione registrata a Bremerhaven è stata determinata dal trasferimento all’inizio di quest’anno di quattro servizi transatlantici operati dalla compagnia di navigazione tedesca Hapag-Lloyd dal terminal Eurogate Container Terminal Bremerhaven al terminal HHLA Containerterminal Altenwerder. L’incremento ad Amburgo è stato prodotto dall’arrivo a gennaio 2019 delle portacontainer del servizio FAL operato dalla compagnia francese CMA CGM nell’ambito della Ocean Alliance, dell’arrivo nel corso del 2018 delle navi del servizio con l’Estremo Oriente operato dalla compagnia sudcoreana Hyundai Merchant Marine (HMM) e dall’aumento dei volumi movimentati in porto dalla compagnia tedesca Hamburg Süd.
In Italia il traffico gestito dai terminal operati dalla Contship Italia, che è partecipata al 66,6% dalla Eurokai e al 33,4% dalla tedesca Eurogate (a sua volta partecipata al 50% dalla Eurokai), è stato pari ad un totale di 970mila teu, con una diminuzione del -10,0% sui primi tre mesi del 2018. La filiale Medcenter Container Terminal (MCT), che gestisce l’intero traffico containerizzato del porto di Gioia Tauro, ha movimentato 476mila teu, con una riduzione del -16,7%. Ricordiamo che lo scorso mese MSC è diventata di intera proprietà della Terminal Investment Limited del gruppo armatoriale Mediterranean Shipping Company (MSC) che ha rilevato il 50% del capitale della società detenuto dalla Contship Italia. Nel porto di Cagliari la filiale Cagliari International Container Terminal (CICT) ha movimentato 30mila teu, con un rilevante calo del -48,6% sul primo trimestre dello scorso anno. In lieve flessione anche il traffico movimentato nel porto di Ravenna dalla Terminal Container Ravenna (TCR) che è ammontato a 43mila teu (-0,9%). In crescita, invece, il traffico movimentato nel porto della Spezia dalla La Spezia Container Terminal (LSCT) e nel porto di Salerno dalla Salerno Container Terminal (SCT), volumi che si sono attestati rispettivamente a 328mila teu (+2,5%) e 93mila teu (+10,1%).
Negli altri terminal esteri che fanno capo al gruppo Eurokai il traffico è stato pari globalmente a 517mila teu (+6,6%), di cui 378mila movimentati nel porto marocchino di Tanger Med (+12,6%), 93mila teu nel porto cipriota di Limassol (+5,5%), 30mila teu nel porto portoghese di Lisbona (-22,2%) e e 15mila teu nel porto russo di Ust-Luga (-30,8%).

InforMare – 17/05/2019

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Tav veneta, Toninelli assicura: «È finanziata e andrà avanti. Sulla Valdastico vedo problemi»

Il ministro: tra Regione e Provincia di Trento non c’è sintonia sul tracciato

di Annalisa Dongilli

Ministro Toninelli, qual è il futuro della Tav veneta, visto che le categorie economiche la chiedono a gran voce? «Come abbiamo già detto, l’opera, di cui si parla da circa 30 anni e che quindi di certo non stenta a procedere per responsabilità dell’attuale gestione ministeriale, andrà avanti. A brevissimo pubblicheremo l’analisi costi benefici che non l’ha mai rallentata e che servirà invece a migliorarla in termini di efficienza e sostenibilità. In ogni caso ricordiamo che la linea completa, Brescia-Padova, è già finanziata nel Contratto di programma con Rfi per 4,4 miliardi sugli 8,6 miliardi complessivi».

Mercoledì il Cipe ha dato il via libera all’intesa per la concessione di A22: un evento importante, alcuni hanno detto storico, che sancisce la fine di mesi di trattative non sempre facili. È soddisfatto di questo accordo? Quali sono ora i prossimi passi?«Soddisfatto perché il lungo e paziente lavoro di tessitura conduce a un accordo che sblocca oltre 4 miliardi di investimenti e fissa un modello virtuoso di gestione senza precedenti in Italia. Un modello che valorizza i territori, la qualità del servizio e l’interesse pubblico. A questo punto, viste le polemiche di qualche mese fa, permettetemi di sottolineare le differenze fondamentali tra una gestione quasi totalmente pubblica come nel vecchio assetto e una in house pubblica al 100%. Come sempre, il tempo è galantuomo».

Chi è stato o quale è stato la persona o l’elemento chiave che ha sbloccato le trattative è permesso questo risultato? «Potrei sottolineare il grande lavoro del Mit, di tutti i miei collaboratori. Ma anche dalla parte dei soci pubblici ha prevalso alla fine la voglia di dialogo costruttivo. E non era scontato. Ricordiamo che abbiamo sbloccato una impasse lunga cinque anni ereditata dai professionisti della politica, quelli cosiddetti bravi».

Uno degli ultimi scogli su cui si era arenata la trattativa era la clausola per liquidare i soci privati: come avete superato l’ostacolo? «Il concedente non poteva restare ostaggio dei soci privati. Abbiamo messo a punto un piano B che speriamo di non dover utilizzare. Ci auguriamo che le trattative tra soci pubblici e i privati uscenti procedano in modo serio per una chiusura in tempi brevissimi, auspicabilmente entro la data di registrazione della delibera Cipe da parte della Corte dei conti, quindi 30-60 giorni».

I soci del sud, vista la novità per l’ordinamento italiano della vignetta ambientale, hanno chiesto garanzie: se la vignetta non partisse i soldi saranno prelevati dal fondo ferrovia. Sarà così? Non si rischia che il fondo ferrovia si assottigli troppo?«Due opere su tre, ossia l’Interporto di Trento e Isola della Scala, già rientrano nelle opere accessorie intermodali previste dalla normativa vigente, quindi sono già coperte dal fondo ferrovia. La terza, invece, potrebbe anche partire subito con fondi del concessionario e poi essere compensata con la vignetta».

Ieri lei diceva che si potranno anche immaginare dei pedaggi meno cari: c’è già una stima di quanto si potranno contrarre i costi per gli automobilisti? «Per la prima volta nella storia avremo tariffe che, per tutti i 30 anni della concessione, conosceranno aumenti inferiori all’inflazione programmata. Passiamo da una media del 3,1% della vecchia gestione a un tetto dell’1,1%. In corrispondenza di ciò aumenteranno gli investimenti da una media di 83 milioni a 138 milioni l’anno. Mi sembra un risultato eccellente in termini di efficienza».

Accanto a questa partita il Trentino ha aperto un tavolo con il Mit anche sul fronte della Valdastico: nelle scorse settimane la Provincia vi ha consegnato uno studio di sostenibilità per la realizzazione dell’arteria autostradale con uscita a Rovereto. Che opinione si è fatto di questo elaborato? Quali sono i prossimi passaggi? «Al Mit sono a oggi arrivate le ipotesi di tracciato per la Valdastico nord dal Trentino e dal Veneto, con comunicazioni disgiunte, nonostante il ministero avesse più volte chiesto una valutazione congiunta. Per la definizione di un eventuale tracciato occorre ora procedere a una verifica delle soluzioni proposte, a carico del concessionario. Questa analisi ci consentirà di verificare se esista la possibilità di una sostenibilità tecnica ed economica dell’opera».

Corriere del Veneto/Politica – 17/05/2019

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Cantieri congelati da dieci anni: mancano all’appello 17 miliardi

Studio Unioncamere, Pozza attacca i «burocrati romani». Confindustria: tavolo con la Regione

di Marco Bonet

Dopo industriali e artigiani, nuove bordate arrivano all’indirizzo del Gruppo Fs, colpevole di non aver finanziato il completamento della Tav da Brescia a Padova, e del governo Conte-Salvini-Di Maio, accusato di non risolvere le croniche carenze infrastrutturali che affliggono il Veneto, col rischio di azzopparne il sistema produttivo mentre nuove crisi si profilano all’orizzonte.

La delusione delle categorie

Mercoledì erano stati il presidente di Assindustria VenetoCentro Massimo Finco e il presidente di Confartigianato Agostino Bonomo a picchiare, parlando di «schiaffo sulla Tav» dopo «un quarto di secolo di inconcludenza» che dovrebbe spingere i veneti ad interrogarsi «sulla nostra debole capacità politica di incidere sulle scelte». Ieri è stato il turno del presidente di Unioncamere Mario Pozza, che nel corso di un convegno dedicato alle «infrastrutture per la competitività» allo Sheraton di Padova ha attaccato frontalmente le burocrazie romane: «Siamo stanchi dell’arroganza e della miopia di una bella fetta della classe dirigente romana, che premia i fannulloni, che non ci dà l’autonomia, che non investe qui, dove si produce il 10% del Pil italiano, che continua a considerarci dei nani politici». Il linguaggio è lo stesso di dieci, vent’anni fa (ai tempi di Giorgio Lago era il semaforo malfunzionante all’incrocio il simbolo dello Stato che non va e si scorda del Veneto; ora sono la Freccia e il volo Alitalia cancellati all’improvviso ad assurgere a testimoni del progressivo isolamento della nostra regione) anche se da allora molto è cambiato, su tutto il fatto che la Lega è al governo ed è chiamata a dar risposta a quel malcontento che ha sempre cavalcato, minacciando sfracelli contro la capitale.

La mappa delle opere

Tant’è, il convegno dello Sheraton è stato utile, una volta di più, per fotografare lo stato (grigio) delle infrastrutture del Veneto ed una mappa in particolare ben rappresenta la realtà. L’abbiamo riprodotta qui sotto, vi si leggono i cantieri giudicati di «massima urgenza» e «assolutamente prioritari» dagli imprenditori riuniti nelle Camere di commercio, dieci anni fa: Pedemontana, Valdastico Nord, Terza Corsia sulla A4, Gra di Padova, completamento della A27 e della A23, Nogara-Mare, il collegamento ferroviario con l’aeroporto di Mestre, l’Alta Velocità Brescia-Padova e Venezia-Trieste, il Mose, la metropolitana di superficie Smfr. Ebbene, di tutto ciò, a oggi, nulla di nulla è stato fatto. «Ci sono cantieri che dovrebbero essere chiusi nel 2020, come il Mose o la Pedemontana, ma molti altri scollinano il 2026 e ce ne sono alcuni classificati addirittura “n.d.”, ossia con data di fine lavori “non disponibile”. Il che non fa ben sperare per il futuro» spiega Antonello Fontanili, direttore di Uniontrasporti. Sempre dallo studio di Unioncamere: il Veneto, baricentrico per la logistica del Nordest, è interessato da opere per circa 43 miliardi di euro, 25 dei quali afferiscono a opere che si esauriscono entro i nostri confini, i restanti 18 riguardano opere sovraregionali, come l’asse ferroviario Verona-Fortezza o la superstrada Mestre-Orte. Quasi 21 miliardi riguardano la ferrovia (18 miliardi soltanto per la Tav), 14 miliardi le infrastrutture viarie, il resto è ripartito tra Mose, portualità, intermodalità, accesso agli aeroporti e sistemi urbani. Il fabbisogno finanziario, però, resta molto alto, attorno al 40%, ossia 17,7 miliardi di euro.

La battaglia

Come se ne esce? «Letto sui giornali che alcuni presidenti e amici, leader territoriali, bravi imprenditori e a capo di forti associazioni economiche, chiedono al sistema camerale di esserci, nella battaglia – dice Pozza -. Il sistema camerale, a dire il vero, questa battaglia ha già incominciato a combatterla da molte settimane, ma oggi incominciamo anche noi a contare amici e alleati. Noi ci siamo. E per prima cosa propongo alle categorie di costituire una cabina di regia a difesa degli interessi economici e politici del nostro territorio». Una proposta subito raccolta dal presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas: «Concordando sull’opportuna strategicità di un lavoro di squadra, ho già avuto un confronto con l’assessore regionale alle Infrastrutture Elisa De Berti con la quale ci siamo trovati d’accordo nel mettere a sistema ad un tavolo, in termini di lavoro, tutte le istanze rilevate dai territori insieme alle rappresentanze di categoria regionali interessate dal tema. L’obiettivo è fare sistema per lo sblocco delle opere che oggi avanzano ad una velocità incompatibile con le necessità di sviluppo e competitività del territorio. Iniziando dalla necessità immediata dello sblocco dei cantieri e dalla definizione di un piano strategico di sviluppo al medio termine dove tutti gli attori coinvolti, non solo su scala regionale, si prendano i propri impegni. Propongo quindi di mettere tra le prime priorità il tratto della Tav Verona-Padova».

Gli interrogativi politici

Chiude, rimettendo sotto scacco la politica, il presidente di Ance Veneto, Giovanni Salmistrari: «Siamo in una fase di recessione e per uscirne servono investimenti in infrastrutture. Questo non solo per il nostro settore, ma per il sistema economico nel suo complesso. Non è nel nostro stile fare polemica, ma da più parti si sente dire che l’edilizia e le infrastrutture permetterebbero di far crescere l’economia ed il Paese, ma poi tutto rimane lettera morta e nei fatti non viene fatto nulla. Questo governo come accaduto con altri in passato privilegiano la spesa corrente rispetto agli investimenti». Lo Sblocca Cantieri? Per Salmistrari è un segnale allo stesso tempo positivo e negativo: «È un segnale positivo perché da corregge alcune storture sulla legge sui lavori pubblici, ma negativo perché non sbloccherà nulla, non contiene delle norme incisive. Come ho detto più volte fino quando gli amministratori pubblici avranno l’incubo del danno erariale no firmeranno nulla e tutto resterà fermo».

Corriere del Veneto/Politica – 17/05/2019

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Quale Europa vogliamo

16 Maggio 2019

di Paolo Costa

Di quelle in corso per le decisioni già prese e di quelle che verranno aggiunte o modificate per tener conto dei mutamenti geopolitici e geoeconomici post 2013: la maggior integrazione nell’Unione degli stati balcanici, il complicarsi dei rapporti con la Turchia, quelli più stretti con i confinanti euroasiatici, e, soprattutto, la maggior presenza globale della Cina, sia essa vestita o meno da Via della Seta. Ai parlamentari europei del Nordest non mancherà il lavoro, con un supplemento per quelli del Veneto dove urge recuperare il molto tempo perduto. C’è molto da fare per veder realizzate le tratte nordestine dei corridoi prioritari europei di competenza: lo «Scandinavo-Mediterraneo» dal Brennero a Bologna, il «Baltico-Adriatico» da Tarvisio a TriesteVenezia e Ravenna, e il Mediterraneo da Peschiera a Trieste. La realizzazione compete ovviamente agli stati membri. Successi (tunnel del Brennero, nodo ferroviario di Bologna, aeroporto di Venezia, porto di Trieste, etc) ritardi (su tutti, l’alta velocità Brescia Padova, sotto la spada di Damocle dell’analisi costi benefici farlocca del MIT) indecisioni (porto di Venezia) o sottovalutazioni (necessità di rafforzare un nodo infrastrutturale metropolitano tra Venezia, Padova e Treviso) vanno tutti attribuiti o imputati ai governi statale e regionali. Purtroppo in materia l’Italia sconta i ruvidi cambi di strategia post 2013 tra i governi Letta, Renzi e Gentiloni e la maggior o minor «disattenzione» delle Regioni. Ma squisitamente europeo – e quindi proprio dei nostri parlamentari – è il compito di non veder «traditi» in fase di realizzazione gli obiettivi «politici» faticosamente raggiunti in sede di pianificazione e legislazione comunitaria. L’esempio più eclatante è quello che vedeva i corridoi prioritari tutti dotati di radici marittime sia a Nord (mar del Nord e Baltico) sia a Sud (Mediterraneo) anche per riequilibrare da sud – per motivi di efficienza e soprattutto ambientali – l’alimentazione da fuori UE dei mercati europei. Riequilibrio del tutto ignorato invece dai Coordinatori europei ai quali è stata affidata la realizzazione sia del corridoio Reno-Alpi (sbocco a Genova) sia del Baltico-Adriatico (sbocco a RavennaVeneziaTrieste con Koper e Rijeka). Nel caso Alto Adriatico hanno contribuito il sostanziale fallimento della trilaterale Italia-SloveniaCroazia e l’atteggiamento da «polli di Renzo» dei porti italiani, avallata dalle politiche regionali e statale. La conseguenza è che la «capacità» di alimentazione dell’Europa dai porti Alto Adriatici non è stata adeguata alla competizione col mar del Nord (Anversa, Rotterdam e Amburgo, sentitamente ringraziano) e si è trovata impreparata alla sfida lanciata proprio alla fine del 2013 dalla Cina di XiJinping con la Via della Seta Marittima. Sfida che si sarebbe potuto e dovuto cogliere per rilanciare la competizione con i porti del Nord. La partita si riapre con la revisione delle Ten-T. Sapranno i nostri parlamentari europei aiutare l’Italia è il Nordest a vincerla?

Corriere del Trentino – 16/05/2019

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A22, la concessione porta terza corsia e nuovo interporto

Dopo nove mesi di braccio di ferro, governo e soci pubblici di A22 hanno trovato l’intesa sul rinnovo della concessione dell’autostrada del Brennero. Ieri sera il Cipe ha approvato la delibera con i contenuti dell’accordo che sarà firmato nelle prossime settimane. E l’accordo soddisfa tutti, anche i soci veronesi. Soddisfatto anche il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli: «I proventi dell’autostrada rimarranno sul territorio e saranno usati per rendere l’infrastruttura più sicura. E diminuiranno i pedaggi». Per lo Stato è un affarone da 2,3 miliardi. L’erario incasserà 580 milioni per il valore della concessione, 688 di accantonamenti per il fondo ferrovia del Tunnel del Brennero (fino al 2018) più altri 1.035 da qui al 2049 (34,5 milioni l’anno). I territori attraversati dall’autostrada invece ottengono di poter finanziare tramite tariffa opere attese da anni, tra cui la terza corsia e i nuovi interporti. Nel complesso sono previsti 4,1 miliardi di investimenti. Il grosso, quasi 2 miliardi, è per la terza corsia tra Modena e Verona (743 milioni) e per la terza dinamica tra Verona e Bolzano Nord (1 miliardo). Il nodo dei pedaggi ambientali, quello più critico, è stato sciolto con un po’ di creatività. I fondi dell’ecovignetta, stimati in 250 milioni, saranno usati per finanziare gli interporti di Trento e Isola della Scala, nel Veronese, e per il porto di Valdaro. Qualora il pedaggio ambientale non dovesse decollare, gli interporti verranno finanziati con il fondo ferrovia. Così si toglieranno risorse al tunnel del Brennero e rimane da vedere come questo buco verrà tappato. Chiarito anche il nodo della liquidazione dei privati. Se l’operazione dovesse risultare troppo onerosa, allora la concessione verrà data alla newco Brenner Corridor che sarà formata solamente dai soci pubblici.

Corriere del Veneto – 16/05/2019

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Digitalizzazione: alla PA oltre a tecnologie servono risorse umane

Regione Fvg porta al ForumPA 2019 i suoi progetti innovativi

La Regione intende cavalcare l’evoluzione digitale nella pubblica amministrazione per assicurare ai cittadini del Friuli Venezia Giulia servizi ad alto valore aggiunto. Per raggiungere questo obiettivo è quindi necessario favorire l’ammodernamento dell’Amministrazione, non solo in termini tecnologici, ma anche dal punto di vista delle risorse umane, attraverso l’acquisizione di professionalità che consentano lo sviluppo di processi innovativi. È infatti necessario un cambio di mentalità che ponga i cittadini e i servizi al centro dell’azione dell’ente e garantisca una riorganizzazione dei processi burocratici, i quali devono divenire ancora più trasparenti e tarati sulle esigenze del territorio.

È questo il messaggio lanciato dall’assessore regionale alla Funzione pubblica, semplificazione e sistemi informativi, nonché coordinatore della Commissione Agenda digitale della Conferenza delle Regioni, dal palco del Forum Pa 2019 durante il proprio intervento nell’ambito del convegno “La trasformazione digitale del Paese. Come creare valore attraverso una nuova e fattiva partnership pubblico-privato”, la cui chiusura è stata affidata al presidente del Consiglio dei Ministri, che ha confermato l’importanza della digitalizzazione della Pa per lo sviluppo dell’Italia.

Nello specifico, è stata rimarcata la necessità per la Regione di sfruttare la “leva digitale”, ed in particolare i big data, per agevolare il governo del territorio e favorire lo sviluppo economico, come sta avvenendo per il Porto di Trieste, il cui ruolo focale nella “Nuova vita della seta” è stato reso possibile, oltre che dallo status di porto franco e dalla posizione, dall’elevata digitalizzazione dello scalo.

Particolare rilevanza è stata quindi data all’azione di coordinamento e confronto attuata recentemente dalle Regioni e dal costante dialogo con il Governo, che ha portato alla stesura del Piano triennale della dell’informatica nella Pa. In tale contesto è stata sottolineata l’importanza di dare vita a una “costituente del digitale” che coinvolga il Governo, le Regioni, gli enti pubblici e i portatori d’interesse e permetta di trasformare le pubbliche amministrazioni in una grande infrastruttura a supporto dell’innovazione e dello sviluppo del Paese, basata sulla rapida e costante interazione tra organismi nazionali, centri decisionali e le realtà territoriali con le proprie tipicità.

Inoltre è stato spiegato che la Pa, sia a livello nazionale sia locale, deve assumere un nuovo ruolo di cooperazione con le piattaforme digitali italiane e internazionali ed è stato espresso l’auspicio che, come hanno fatto il Friuli Venezia Giulia e altre Regioni, il Governo valorizzi le risorse digitali con l’identificazione di una figura specifica, una sorta di “ministro del digitale”, che dia forte impulso a una trasformazione anzitutto culturale ancorché tecnologica. Al fine di tutelare appieno i cittadini, i loro dati e favorire la disponibilità di servizi è infatti necessario che vengano affrontati temi come l’etica digitale, l’accountability degli algoritmi, il diritto di cittadinanza digitale, l’obbligo alla trasformazione digitale per la Pa, la blockchain e il machine learning. Un percorso ampio che deve coinvolgere in primo luogo le pubbliche amministrazioni, ma anche il terzo settore, le aziende e i cittadini e i privati.

All’interno di questa trentesima edizione del Forum Pa la Regione Friuli Venezia Giulia ha avuto un ruolo rilevante grazie ad alcuni dei sui progetti più riusciti, come “VeLA. Veloce, Leggero, Agile: Smart Working per la Pa”, il quale ha permesso di avviare con ottimi risultati numerose esperienze di telelavoro ed EnergiaFvg, che punta alla promozione dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e alla riduzione delle emissioni inquinanti.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – 16/05/2019

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Sviluppo Ferrovie: investimenti aggiuntivi per 13 miliardi di euro

Investimenti aggiuntivi per le opere ferroviarie in Italia. E’ stato registrato dalla Corte dei Conti, ed entra effettivamente in vigore, il decreto di approvazione del Contratto di Programma Rfi-Mit 2017-2021 che prevede 13,259 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi per lo sviluppo delle opere ferroviarie in Italia. Nel frattempo il Mit sta lavorando all’aggiornamento del Contratto 2018/2019.

Le risorse previste dal Contratto di Programma saranno destinate al potenziamento e alla messa in sicurezza di tratte ferroviarie e, più in generale, per garantire un servizio migliore a tutti coloro che usano il treno per viaggiare.

Degli oltre 13 miliardi di euro di investimenti previsti, 1,958 miliardi verranno usati per interventi in sicurezza ed adeguamento ad obblighi di legge; 688 milioni di euro per l’ammodernamento tecnologico della dotazione delle linee e degli impianti ferroviari; 6,887 miliardi per interventi a supporto del traffico pendolare; 36 milioni per la valorizzazione delle ferrovie minori; 1,029 miliardi per il miglioramento dei collegamenti con porti, terminali ed adeguamenti prestazionali assi merci; 2,661 miliardi di euro per lo sviluppo dell’Alta capacità.

Trasporti-Italia.com – 16/05/2019

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Superstrada Pedemontana Veneta. Riprendono i lavori sul tratto in corrispondenza del “Bosco della Speranza”

15 Maggio 2019

La Struttura di progetto della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV), comunica quanto segue:

Riprendono i lavori della Superstrada Pedemontana Veneta sul lotto 3, tratta b, in corrispondenza del “Bosco della Speranza”. 
È stato, infatti, revocato, dal Tribunale di Treviso, in sede di sentenza definitiva, il decreto emesso dal medesimo Tribunale in data 6 dicembre 2018, di accoglimento dell’istanza di sospensiva avanzata da Giuseppe Piccolotto. 
Superstrada Pedemontana Veneta S.p.a. ed il subappaltatore Costruzioni Generali Santangelo S.r.l. hanno disposto l’immediata ripresa dei lavori sulle aree suddette del Comune di Altivole (TV).
Giuseppe Piccolotto è stato condannato alla rifusione, in favore di Superstrada Pedemontana Veneta S.p.a., delle spese del procedimento. 
Il Concessionario congiuntamente con la Struttura di Progetto Superstrada Pedemontana Veneta stanno valutando come recuperare i sei mesi di stallo imposto a causa dell’azione giudiziaria proposta dal privato.
Regione Veneto – Comunicato stampa N° 766 del 15/05/2019
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