L’iniziativa. Sindacati e associazioni di tutte le categorie produttive si compattano sull’iniziativa promossa dalla locale Confindustria. Il presidente Scaglia: «Dalle opere sviluppo e occupazione»
di Luca Orlando
Che a spingere per far partire i cantieri siano i costruttori dell’Ance è in fondo nella natura delle cose, una non-notizia. Ma che a “tifare” per nuove infrastrutture si trovino anche le aziende agricole, ontologicamente allergiche ad ogni ipotesi di nuovo cemento e consumo di suolo, è in effetti qualcosa di meno ordinario.
E decisamente più rilevante, anche perché a Bergamo si tratta solo di due tasselli di un mosaico ben più ampio, un’alleanza vasta che sotto la regia della locale Confindustria abbraccia l’intero apparato produttivo: dall’industria all’artigianato, dal commercio all’edilizia, a cui si aggiungono Cgil, Cisl e Uil. Fronte che si compatta non tanto e non solo per la logica e consueta richiesta al Governo di affrontare i nodi logistici del territorio, ma per esprimere piuttosto un concetto più ampio: la certezza che anche opere geograficamente distanti, come la Tav, siano in realtà strumenti fondamentali di competitività dell’intero Paese.
«Vede – spiega il presidente di Confindustria Bergamo Stefano Scaglia – anche in futuro il lavoro arriverà da lì, ed è per questo che sono preoccupato». L’istogramma indicato da Scaglia è la proiezione temporale dell’export, la massa di manufatti e componenti che ogni anno Bergamo piazza nel mondo, oltre 16 miliardi nel 2018.
Ed ecco perché la richiesta è quella di rilanciare con forza gli investimenti nelle infrastrutture, grandi opere in primis, fattore abilitante per consentire la mobilità di merci e persone, ingrediente principale della crescita economica, a maggiore ragione in un territorio a così spiccata vocazione internazionale. A condividere il documento a Bergamo sono quindi Confindustria e Ance, Unione Artigiani e Confagricoltura, Imprese e territorio (cioè Coldiretti, Ascom, Cia, Cna, Confartigianato, Confcooperative, Confesercenti, Confimi Apindustria, Fai e Lia), Compagnia delle Opere, Cgil, Cisl e Uil.
«Da Bergamo, uno dei motori economici del paese – scandisce Scaglia – lanciamo un segnale importante: imprese di ogni settore e dimensione, insieme ai lavoratori, dicono forte e chiaro che le grandi opere nazionali sono imprescindibili fattori di sviluppo ed occupazione e chiedono a gran voce che si proceda alla realizzazione di quanto pianificato, a partire dalla Tav Torino-Lione, e che si ritiene inconcepibile, in un momento di rallentamento economico, bloccare ulteriori cantieri già finanziati ed avviati».
L’insoddisfazione per quanto previsto in manovra, molta spesa corrente e pochi investimenti, è evidente, così come risulta poco gradita l’inerzia sul fronte delle regole, uno dei motivi per cui opere già finanziate per 25 miliardi sono al momento al palo. «Chiediamo invano da tempo la modifica del codice degli appalti – spiega la presidente di Ance Bergamo Vanessa Pesenti – e dobbiamo registrare anche che il Dl semplificazioni per il nostro settore non semplifica proprio nulla».
Compatti sul punto anche i sindacati, a pochi giorni dalla manifestazione unitaria del 9 febbraio a Roma, organizzata proprio per contrastare le politiche del Governo. «Per il momento – spiega il segretario generale di Cgil Bergamo Gianni Peracchi – gli investimenti sono stati drasticamente ridotti, opere e cantieri già progettati sono al palo, le risorse per la manutenzione di ponti e strade non bastano: così non va». Per Francesco Corna (Cisl) «tutelare il lavoro significa mettere in campo azioni che generino sviluppo e crescita: senza infrastrutture non si attraggono investimenti e senza investimenti non si crea nuovo lavoro». «Mentre altri paesi fanno piani di lungo termine a 50 anni – aggiunge Angelo Nozza (Uil) – noi rischiamo di tornare indietro. E la decrescita è solo decrescita, e mai felice». Allineati anche il presidente dell’Unione artigiani Remigio Villa («questo è il tavolo dell’intera economia, speriamo sia di stimolo alla politica»), così come il presidente della locale Compagnia delle Opere Alberto Capitanio («basta guardare all’impatto della Brebemi per capire quale sia il legame tra logistica e sviluppo»). «Le connessioni con l’Europa – aggiunge il presidente di Imprese & Territorio Alberto Brivio – non sono solo importanti per i grandi gruppi ma anche per le Pmi». «Ci sono paesi – osserva il presidente di Confagricoltura Bergamo Renato Giavazzi – che con prodotti di minore qualità esportano più di noi grazie a maggiore efficienza commerciale ma anche a trasporti, reti, logistica: un gap che va colmato».
Il Sole 24 Ore – 02/02/2019
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