A22, Fai-Conftrasporto chiede un impegno del governo contro i divieti imposti dal Tirolo

5 Febbraio 2019

L’A22 del Brennero è oggetto di polemiche dopo che, a causa della copiosa nevicata dello scorso weekend, il traffico è rimasto bloccato fino a lunedì.

A determinare l’incresciosa situazione – secondo Fai-Conftrasporto – è il divieto di transito nel weekend imposto dalle Autorità austriache che comporta la concentrazione di traffico pesante lungo il confine tutti i venerdì sera.

Andrea Manfron, direttore di della Fai, la Federazione degli autotrasportatori che fa capo a Conftrasporto-Confcommercio sottolinea, in un comunicato stampa, che è necessario verificare se “tutta la macchina organizzativa abbia funzionato a dovere e soprattutto nei tempi dovuti”.

“Di contro, alcuni viaggiatori, anche professionali, in stragrande maggioranza stranieri, non hanno brillato in correttezza e hanno contribuito ad aggravare l’emergenza non rispettando le più elementari regole di circolazione – prosegue Manfron – alcuni mezzi non avevano montato o, peggio, non erano in possesso di catene o pneumatici invernali.

Infine nota il Presidente, le vicende dello scorso weekend sono l’ennesima dimostrazione di come sia fragile il sistema dei trasporti lungo le direttrici alpine così indispensabile per la nostra economia.

“Abbiamo bisogno di un sistema efficiente e resiliente, difendiamolo. Il governo si batta contro i divieti imposti dall’Austria ai mezzi commerciali”, conclude il direttore di Fai-Conftrasporto.

Trasporti-Italia.com – 05/02/2019

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Territorio: Pizzimenti, idea ciclovia su ex ferrovia Casarsa-Pinzano

4 Febbraio 2019

L’assessore a Infrastrutture e territorio Graziano Pizzimenti ha incontrato stamane a Udine, presso la sede della Regione, i sindaci dei Comuni di San Giorgio della Richinvelda, Valvasone Arzene, San Martino al Tagliamento, Spilimbergo, Pinzano al Tagliamento e Casarsa della Delizia per discutere dell’utilizzo del sedime dell’ex ferrovia Casarsa della Delizia – Pinzano al Tagliamento.

“Un percorso di 26 km – ha spiegato l’assessore – che mi piacerebbe fosse destinato a ospitare una pista ciclabile: soluzione che sarebbe peraltro coerente con il quadro delle ciclovie regionali già esistenti e che offrirebbe nuove prospettive di sviluppo turistico al territorio.”

La proposta dell’assessore ha raccolto l’adesione dei sindaci, che hanno definito l’opera “strategica per la promozione dei Comuni interessati”.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 04/02/2019

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Toninelli: “Ispezione su A22. La gestione tornerà totalmente pubblica”

3 Febbraio 2019

Il ministro entra a gamba tesa sulla questione della concessione scaduta. E prosegue: “Vogliamo capire se è garantita la sicurezza”

Vogliamo vederci chiaro sui disagi che si sono verificati negli ultimi giorni sulla A22 autostrada del Brennero. È infatti già in corso un’ispezione per verificare che il concessionario sia intervenuto adeguatamente per garantire la sicurezza degli utenti, come prevede la convenzione».

Lo dice il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, in una nota nel quale ricorda che la concessione è scaduta da anni e si è «ad un passo dal rinnovo con una gestione totalmente pubblica e più conveniente».

«Per la gestione dell’A22 la concessione è scaduta da anni e siamo a un passo da rinnovarla con una gestione totalmente pubblica e più conveniente per i territori e per chi viaggia – aggiunge – Nonostante ciò l’attuale concessionario, la cui gestione non si può dire sia stata soddisfacente in questi giorni, e che in questi anni di proroga ha continuato a godere di ricchi profitti, ha fatto ricorso contro la rivoluzione che stiamo mettendo in atto. Una scelta incomprensibile, a meno che la si legga alla luce del tentativo di continuare a guadagnare con gli enormi dividendi di una concessione che non vorrebbero finisse mai».

«Ma noi non ci fermeremo – conclude – siamo convinti della rivoluzione nella gestione delle autostrade che stiamo portando avanti. Una rivoluzione che garantirà pedaggi più bassi ed equi, servizi migliori e utili reinvestiti sul territorio».

Biancofiore: esterrefatta da Toninelli. «Sono esterrefatta dalle affermazioni del ministro degli infrastrutture e trasporti, Toninelli, in merito all’autostrada del Brennero. O il ministro non sa o finge di non sapere o siamo innanzi all’ennesima gaffe, quando annuncia che la gestione dell’A22 tornerà pubblica». Lo afferma la deputata altoatesina di Forza Italia Michaela Biancofiore. «La società autostrada del Brennero – spiega – è già pubblica, partecipata all’oltre 81% da enti pubblici e la differenza con quella che lui chiama »rivoluzione« pare consti nel concedere semplicemente la concessione a una nuova società A22 al 100% pubblica, ma gestita dagli stessi enti pubblici di oggi, che lui dice non sono stati efficienti e ai quali ha inviato un’ispezione».

«Una partita di giro insomma – prosegue la deputata – che evidentemente il ministro ignora e che nulla ha a che fare con la governance dell’A22, che è di eccellenza, ma che ha sempre dovuto subire le ingerenze e le limitazioni della politica, essendo la concessione un vero e proprio tesoretto. La posizione di Forza Italia, che da sempre si pone dalla parte dell’economia di mercato e della concorrenza è sempre stata chiara e netta, avremmo preferito la gara che probabilmente sarebbe stata vinta dall’A22 stessa, in quanto concessionario uscente, ma oggi chiediamo perlomeno che si metta la parola fine all’ordinaria amministrazione e si affidi senza avere a cuore solo i profitti e il possesso degli accantonamenti, una concessione fondamentale che non può vivere di ordinaria amministrazione ma ha bisogno di investimenti, regole e decisioni, subito».

Trentino – 03/02/2019

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«Infrastrutture per competere». Da Bergamo parte la svolta

2 Febbraio 2019

L’iniziativa. Sindacati e associazioni di tutte le categorie produttive si compattano sull’iniziativa promossa dalla locale Confindustria. Il presidente Scaglia: «Dalle opere sviluppo e occupazione»

di Luca Orlando

Che a spingere per far partire i cantieri siano i costruttori dell’Ance è in fondo nella natura delle cose, una non-notizia. Ma che a “tifare” per nuove infrastrutture si trovino anche le aziende agricole, ontologicamente allergiche ad ogni ipotesi di nuovo cemento e consumo di suolo, è in effetti qualcosa di meno ordinario.

E decisamente più rilevante, anche perché a Bergamo si tratta solo di due tasselli di un mosaico ben più ampio, un’alleanza vasta che sotto la regia della locale Confindustria abbraccia l’intero apparato produttivo: dall’industria all’artigianato, dal commercio all’edilizia, a cui si aggiungono Cgil, Cisl e Uil. Fronte che si compatta non tanto e non solo per la logica e consueta richiesta al Governo di affrontare i nodi logistici del territorio, ma per esprimere piuttosto un concetto più ampio: la certezza che anche opere geograficamente distanti, come la Tav, siano in realtà strumenti fondamentali di competitività dell’intero Paese.

«Vede – spiega il presidente di Confindustria Bergamo Stefano Scaglia – anche in futuro il lavoro arriverà da lì, ed è per questo che sono preoccupato». L’istogramma indicato da Scaglia è la proiezione temporale dell’export, la massa di manufatti e componenti che ogni anno Bergamo piazza nel mondo, oltre 16 miliardi nel 2018.

Ed ecco perché la richiesta è quella di rilanciare con forza gli investimenti nelle infrastrutture, grandi opere in primis, fattore abilitante per consentire la mobilità di merci e persone, ingrediente principale della crescita economica, a maggiore ragione in un territorio a così spiccata vocazione internazionale. A condividere il documento a Bergamo sono quindi Confindustria e Ance, Unione Artigiani e Confagricoltura, Imprese e territorio (cioè Coldiretti, Ascom, Cia, Cna, Confartigianato, Confcooperative, Confesercenti, Confimi Apindustria, Fai e Lia), Compagnia delle Opere, Cgil, Cisl e Uil.

«Da Bergamo, uno dei motori economici del paese – scandisce Scaglia – lanciamo un segnale importante: imprese di ogni settore e dimensione, insieme ai lavoratori, dicono forte e chiaro che le grandi opere nazionali sono imprescindibili fattori di sviluppo ed occupazione e chiedono a gran voce che si proceda alla realizzazione di quanto pianificato, a partire dalla Tav Torino-Lione, e che si ritiene inconcepibile, in un momento di rallentamento economico, bloccare ulteriori cantieri già finanziati ed avviati».

L’insoddisfazione per quanto previsto in manovra, molta spesa corrente e pochi investimenti, è evidente, così come risulta poco gradita l’inerzia sul fronte delle regole, uno dei motivi per cui opere già finanziate per 25 miliardi sono al momento al palo. «Chiediamo invano da tempo la modifica del codice degli appalti – spiega la presidente di Ance Bergamo Vanessa Pesenti – e dobbiamo registrare anche che il Dl semplificazioni per il nostro settore non semplifica proprio nulla».

Compatti sul punto anche i sindacati, a pochi giorni dalla manifestazione unitaria del 9 febbraio a Roma, organizzata proprio per contrastare le politiche del Governo. «Per il momento – spiega il segretario generale di Cgil Bergamo Gianni Peracchi – gli investimenti sono stati drasticamente ridotti, opere e cantieri già progettati sono al palo, le risorse per la manutenzione di ponti e strade non bastano: così non va». Per Francesco Corna (Cisl) «tutelare il lavoro significa mettere in campo azioni che generino sviluppo e crescita: senza infrastrutture non si attraggono investimenti e senza investimenti non si crea nuovo lavoro». «Mentre altri paesi fanno piani di lungo termine a 50 anni – aggiunge Angelo Nozza (Uil) – noi rischiamo di tornare indietro. E la decrescita è solo decrescita, e mai felice». Allineati anche il presidente dell’Unione artigiani Remigio Villa («questo è il tavolo dell’intera economia, speriamo sia di stimolo alla politica»), così come il presidente della locale Compagnia delle Opere Alberto Capitanio («basta guardare all’impatto della Brebemi per capire quale sia il legame tra logistica e sviluppo»). «Le connessioni con l’Europa – aggiunge il presidente di Imprese & Territorio Alberto Brivio – non sono solo importanti per i grandi gruppi ma anche per le Pmi». «Ci sono paesi – osserva il presidente di Confagricoltura Bergamo Renato Giavazzi – che con prodotti di minore qualità esportano più di noi grazie a maggiore efficienza commerciale ma anche a trasporti, reti, logistica: un gap che va colmato».

Il Sole 24 Ore – 02/02/2019

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Porto di Venezia cresce del 5,4 per cento

Oltre 26 milioni di tonnellate di merci movimentate. Sul totale risulta prevalente la quota di merci ascrivibili al settore manifatturiero, pari al 52%, che ricomprendono container, rinfuse solide come ad esempio prodotti siderurgici, rinfuse liquide o merci in colli (tutti prodotti che servono la produzione delle industrie del Veneto e del Nordest)

La movimentazione complessiva delle merci a fine 2018 cresce dello 5.4% rispetto all’anno precedente; si passa dalle 25.134.624 tonnellate del 2017 alle 26.495.278 tonnellate movimentate nell’anno appena concluso.

Sul totale delle merci movimentate, risulta prevalente la quota di merci ascrivibili al settore manifatturiero, pari al 52%, che ricomprendono container, rinfuse solide come ad esempio prodotti siderurgici, rinfuse liquide o merci in colli (tutti prodotti che servono la produzione delle industrie del Veneto e del Nordest); segue il settore energetico – per lo più relativo agli additivi per la miscelazione del bio-diesel o ad altre materie prime per la produzione energetica – al 38% e l’agroalimentare al 10%, da intendersi come merce volta all’alimentazione umana o animale.

La prevalenza della componente manifatturiera si rinviene negli ottimi risultati registrati dai settori portuali ad esso connessi. A partire dal traffico container (+3.4% nel 2018 rispetto al 2017), interamente a servizio dell’import/export del mercato domestico. Il 100% dei 632.250 TEU movimentanti nel Porto di Venezia infatti provengono o sono destinati esclusivamente alle imprese del tessuto produttivo locale, regionale o del Nord Est. Non un solo container viene movimentato in transhipment, modalità che sfrutta il porto solo come mero “scambiatore” per rifornire altri mercati.

Anche il traffico project cargo, nel quale Venezia conferma la leadership nazionale, ha registrato la movimentazione di 800 pezzi unici ad altissimo valore aggiunto, esportati dalle industrie della Pianura padana, attraverso lo scalo lagunare.

A riprova della funzione prevalentemente manifatturiera del Porto di Venezia, si registra anche la crescita a doppia cifra (+20.8% per un totale di 1.841.491 tonnellate) delle merci trasportate via traghetto, a conferma dell’ottima risposta del mercato rispetto al nuovo terminal di Fusina dedicato esclusivamente al traffico ro/ro e ro/pax. Un settore che, una volta operativa la seconda darsena in corso di implementazione, vedrà duplicata l’offerta portuale a servizio delle Autostrade del Mare.

Il 2018 registra poi ottimi risultati anche per quanto concerne lo sviluppo intermodale del Porto di Venezia. Record storico anche per il traffico ferroviario. Nel 2018 sono stati 100.754 i carri movimentati (+11,3%rispetto al 2017) per 2.596.742,96 tonnellate (+11,2%) pari a 5.543 treni/anno gestiti alla stazione di Marghera Scalo. Il record storico del traffico ferroviario conferma la buona risposta del mercato all’implementazione condotta sia sotto il profilo infrastrutturale, sia sotto il profilo operativo della modalità ferroviaria; modalità che raggiunge destinazioni a medio e lungo raggio come, ad esempio, Cremona, Verona e Rho in Italia e destinazioni estere (per lo più tedesche o austriache) attraverso il Brennero e il Tarvisio.

Allo stesso modo, la crescita registrata per quanto concerne la modalità fluviale, pari a +71.3% di tonnellate trasportate, testimonia l’interesse del mercato per il Porto di Venezia, unico scalo nazionale che, attraverso la via navigabile Fissero-Tartaro-Canal Bianco, può connettere lo scalo commerciale con il Porto di Valdaro (Mantova) 365 giorni all’anno mentre, utilizzando il Po, può raggiungere Piacenza 265 giorni all’anno.

I principali, ulteriori segni positivi registrati nel 2018 riguardano le rinfuse solide che segnano un +7.8%; tra queste cresce più di tutti il settore dei cereali che segna un +27.6% su base annua con oltre 200.000 tonnellate in più. Bene anche i materiali da costruzione (metalli, cemento, calce, malta) che segnano un +34.8% rispetto al 2017.

Infine, i passeggeri nel 2018 sono stati 1.787.848 di cui 1.579.246 crocieristi (+9.2% rispetto al 2017) e 208.602 passeggeri “locali” – ovvero da traghetti e da navigazione entro le 20 miglia nautiche – con una crescita del 2.2% nel 2018.

Il Piccolo/Nord Est Economia – 02/02/2019

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Comitato S. Anna: Ponte sul Brenta pericoloso, cosa si aspetta?

Il comitato cittadino di Sant’Anna lancia l’ennesimo allarme sulle condizioni del ponte sul Brenta, chiedendo che cosa si aspetti a far partire i lavori già da tempo previsti e che, per ragioni ignote, non sono ancora stati cantierati.

Per queste ragioni il comitato di Sant’Anna ha scritto al sindaco di Chioggia, Alessandro Ferro ed al coordinatore territoriale per il nord-est di Anas, Claudio De Lorenzo, per conoscere le motivazioni di questi ritardi.

“Durante la riunione del 20 settembre scorso – scrive il comitato – della commissione comunale sulla sicurezza della statale Romea, in presenza dei rappresentanti di Anas Venezia, gli stessi responsabili di Anas dichiaravano che c’era la necessità di intervenire urgentemente con lavori di manutenzione per garantire la sicurezza e l’agibilità del ponte sul Brenta. Lavori che dovevano iniziare subito, in ottobre, ma che a distanza di oltre quattro mesi, invece ancora non sono partiti“.

“Esprimiamo forte preoccupazione – continua il presidente del comitato di Sant’Anna, Valterino Baldin – per il mancato inizio dei lavori e per la pericolosità del ponte sul Brenta, collegamento di fondamentale importanza per la Romea e per gli abitanti della frazione che lo attraversano più volte al giorno per recarsi a Chioggia.Non vogliamo che si debba assistere ad una disgrazia perché i lavori possano partire e chiediamo quindi che si provveda immediatamente a mettere in sicurezza il ponte e garantire l’incolumità dei cittadini“.

Chioggia News 24 – 02/02/2019

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Autonomia del Veneto, accordo sulle infrastrutture: «Sì al trasporto locale e no alle autostrade»

1 Febbraio 2019

E l’Anas dà il via libera all’accordo con la Regione per reinvestire sul territorio gli utili milionari di Cav

di Marco Bonet

Dopo Giulia Grillo (Sanità) e Marco Bussetti (Istruzione), anche Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, ha fatto sapere che il confronto con la Regione sull’autonomia è a buon punto e di più, su alcuni capitoli fondamentali sarebbe già stata trovata l’intesa. Un entusiasmo accolto con serafica compostezza in Regione, dove si attende di leggere la bozza definitiva messa a punto dal ministero degli Affari Regionali prima di sbilanciarsi in un senso o nell’altro.

«Prevale l’interesse nazionale»

Certo il dato più rilevante della nota diffusa dal Mit sta all’ultima riga e non va esattamente nella direzione auspicata dal Veneto: «Il ministero ha ritenuto preminente l’interesse nazionale all’unitarietà della rete infrastrutturale ferroviaria e autostradale». Il che significa che mai il Mit permetterà a Palazzo Balbi di regionalizzare la rete e assumere il ruolo di concedente con compiti di controllo sui concessionari. Scenario che comunque non è di per sé ostativo alla nascita della holding del Nordest cara al presidente Luca Zaia, progetto che vedrebbe in ogni caso lo Stato nel ruolo di concedente e la Regione, all’interno di una società pubblica in-house, nel ruolo di concessionario, come sta accadendo con la A4 e la nuova Alto Adriatico Spa.

L’apertura

Va detto che la richiesta della Regione era tra quelle classificate da subito come «esagerate» dal ministero, con cui i rapporti sono comunque buoni, come conferma il via libera arrivato dal consiglio di amministrazione di Anas alla sottoscrizione di un protocollo con la Regione e il ministero stesso sulla gestione delle risorse generate da Cav, la società del Passante di Mestre che da aprile inizierà a macinare utili milionari avendo finito di ripagare il prestito per la costruzione dell’autostrada (da parte ci sarebbe già un tesoretto da 115 milioni, per statuto i soldi dovranno essere reinvestiti sul territorio). Un passaggio importante, se si pensa che il protocollo era in stand-by da dieci anni, salutato da Zaia come «fondamentale: l’obiettivo è riqualificare la rete viaria esistente». In questo senso, probabilmente, va letto il passaggio in cui Toninelli annuncia «aperture sull’ipotesi di concedere più autonomia in materia di infrastrutture stradali che insistono sul territorio» anche se resta da chiarire come questo si concili con l’operazione avviata dalla Regione che dovrebbe riportare in capo ad Anas 700 chilometri di strade date vent’anni fa a Veneto Strade.

La portualità

Il Mit fa quindi sapere che «le Regioni concorrano attivamente alla fase propositiva dei masterplan aeroportuali» e avranno «una partecipazione più forte nella governance portuale». Zaia oggi concorre alla nomina del presidente del Porto con un parere: diventerà vincolante? Sarà richiesta un’intesa? Il presidente di Federlogistica Luigi Merlo si dice in ogni caso «molto preoccupato. Il mercato portuale è globale e la competizione è internazionale. Uno dei punti di debolezza della portualità italiana è stato in passato proprio l’eccesso di provincialismo. Occorre invece rafforzare la programmazione nazionale».

L’accordo

Quindi «è stato raggiunto un accordo con le Regioni per riconoscere loro una quota fissa del Fondo nazionale per il Trasporto pubblico locale», aspetto pure questo da chiarire visto che già oggi la ripartizione viene fatta per una quota fissa, basata sul chilometraggio, ed una parte variabile, calcolata ad esempio sugli investimenti: l’individuazione di un budget predeterminato e non soggetto a tagli potrebbe aiutare la programmazione e lasciare nelle casse della Regione eventuali surplus virtuosi. Infine, tra gli «enormi passi in avanti» c’è «la chiusura di un accordo molto complicato in materia di interventi edilizi di rigenerazione urbana e in zone sismiche» e «l’apertura sulla possibilità di riconoscere autonomia in tema di infrastrutture idriche ed elettriche», come in effetti è già successo con l’emendamento al Dl Semplificazioni che trasferisce agli enti locali la titolarità delle centrali.

Corriere del Veneto – 01/02/2019

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Cav, Zaia: “Fondamentale via libera dell’Anas al protocollo sulle modalità di prelievo degli utili Cav e loro reinvestimento su territorio veneto”

“Il via libera alla firma di questi protocolli da parte di Anas è strategico per la Regione del Veneto in quanto vengono formalmente definite le modalità di prelievo degli utili che CAV (concessionario pubblico ed esempio virtuoso di gestione) produce e che verranno reinvestiti sul territorio in infrastrutture”.

È il commento del Presidente del Veneto, Luca Zaia, alla decisione del CdA di esprimere parere favorevole in merito alla sottoscrizione di un protocollo tra Anas, Regione Veneto e Ministero delle Infrastrutture, sulle modalità di gestione delle risorse generate da CAV, concessionaria delle tratte A4 Passante di Mestre e A57 Tangenziale di Mestre.

“Questo protocollo che dovrà essere firmato anche dal MIT in qualità di concedente dell’infrastruttura, è accompagnato da un secondo protocollo che verrà sottoscritto tra MIT e Regione Veneto che stabilisce la modalità in cui viene declinata l’intesa prevista dalla delibera Cipe – prosegue Zaia -. Ricordo che gli utili devono essere reinvestiti sul territorio dalla Regione Veneto previa intesa con il MIT. Questa intesa non è mai stata declinata in una procedura e crea un blocco burocratico nell’utilizzo di questi fondi”.

“Con il parere favore al protocollo, Anas ha definitivamente riconosciuto la titolarità degli utili nonché delle modalità di prelievo – continua il Presidente -. Con il ‘protocollo opere’ che sarà sottoscritto nei prossimi giorni dal MIT verrà definita anche quella per l’intesa. La procedura si concluderà in entrambi i casi con la firma del MIT che auspichiamo avvenga a stretto giro”.

“Insieme all’operazione che coinvolge Veneto Strade, la Regione Veneto, di comune accordo con Anas, intende promuovere e garantire la miglior fruibilità della rete stradale, quale elemento fondamentale dell’offerta infrastrutturale al servizio del cittadino e delle imprese – conclude Zaia -. L’obiettivo è quello di garantire la riqualificazione della rete viaria esistente e di promuovere nuovi investimenti per l’ammodernamento della stessa”.

Regione del Veneto/News Comunicati Stampa  – 01/02/2019

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Autonomia, Toninelli: più poteri al Veneto su porti e aeroporti

Nota del Ministero delle infrastrutture e trasporti: restano in capo al governo le competenze sulle autostrade

Grandi passi avanti nei negoziati tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna per il riconoscimento di una maggiore autonomia regionale sui temi di competenza del ministero. Dopo un ciclo di incontri al Mit con i rappresentanti delle tre Regioni si è dato un forte impulso ai negoziati. Nello specifico – si legge in una nota del ministero – si è raggiunto un accordo con le Regioni Veneto e Lombardia per riconoscere ai due enti locali una quota fissa del Fondo nazionale per il Trasporto pubblico locale e una partecipazione più forte nella governance portuale.

Enormi passi in avanti nella trattativa con tutte e tre le Regioni al tavolo si sono fatti in merito al governo del territorio: non solo si è chiuso un accordo molto complicato per riconoscere maggiore autonomia regionale in materia di interventi edilizi di rigenerazione urbana e interventi in zone sismiche, ma il Mit ha anche dimostrato apertura sulla possibilità di riconoscere autonomia alle Regioni in tema di infrastrutture idriche ed elettriche.

Il Ministero ha inoltre dimostrato apertura sull’ipotesi di concedere più autonomia in materia di infrastrutture stradali che insistono sul territorio delle regioni interessate e sulla possibilità che le Regioni concorrano attivamente alla fase propositiva dei masterplan aeroportuali. Il Ministero ha invece ritenuto preminente l’interesse nazionale all’unitarietà della rete infrastrutturale ferroviaria e autostradale.

La Nuova di Venezia – 01/02/2019

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