Porti: Trieste investe su 22 progetti Ue, budget da 130 mln

8 Febbraio 2019

Finanziamento Ue da 32 mln

Sono 22 in totale i progetti europei portati avanti dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, con un budget complessivo di 130 milioni di euro e un finanziamento europeo di più di 32 milioni.

Diversi, informa una nota, i settori di azione. Tra i più importanti quelli infrastrutturali, con finanziamenti per la Piattaforma Logistica, i cui lavori si concluderanno entro l’anno, e lo scalo ferroviario di Campo Marzio. Non mancano poi progetti su tematiche ambientali: un innovativo sistema legato al procurement pre-commerciale per la bonifica di aree inquinate, la progettazione dell’elettrificazione delle banchine per rendere ancora più pulito il traffico marittimo, e lo sviluppo e adozione delle nuove tecnologie per ottimizzare l’uso delle infrastrutture esistenti e aumentare così la capacità portuale. In cantiere anche progetti legati al settore culturale e alla valorizzazione del patrimonio storico dello scalo, in occasione della ricorrenza dei 300 anni di fondazione del Porto Franco. L’ultimo avviato, ricorda la nota, è Promares “Promoting maritime and multimodal freight transport in the Adriatic Sea”.

Con un budget di 2,8 milioni euro, Promares è co-finanziato dal Programma Interreg Italia-Croazia e vede l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale capofila. Tramite questo progetto, i porti italiani dell’Adriatico collaboreranno con i principali porti croati per 30 mesi. Obiettivo sarà potenziare l’intermodalità attraverso l’adozione di tecnologie innovative, sviluppando una strategia transfrontaliera comune e scambiando buone pratiche con la realizzazione di concrete azioni pilota in ogni porto. “È sulle risorse umane che si giocano lo sviluppo e la competitività del porto”, ha commentato il presidente dell’Autorità di Sistema, Zeno D’Agostino. “Da due anni abbiamo creato un Ufficio interno dedicato all’ideazione e gestione di progetti finanziati dall’Unione Europea che sta portando ottimi risultati. Si tratta di idee progettuali divenute realtà dal 2015 ad oggi e ora tutte avviate”.

Ansa/Mare – 08/02/2019

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Camion: il traffico dei veicoli pesanti aumenta del 4,6%

Il traffico dei veicoli pesanti in autostrada ad ottobre 2018 è cresciuto del 4,6% rispetto allo stesso mese del 2017. Considerando i primi dieci mesi del 2018 l’aumento è stato del 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo rivelano i dati elaborati da Aiscat (Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori) e sono resi noti dal Centro Ricerche Continental Autocarro.

Dati in controtendenza rispetto all’andamento del traffico di veicoli leggeri in autostrada. Ad ottobre scorso, infatti, è diminuito del 3,7% rispetto allo stesso mese del 2017, mentre considerando i dati dei primi dieci mesi il calo è stato dello 0,4%.

Trasporti-Italia.com – 08/02/2019

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Trasporto pubblico, Euro 0: le Regioni chiedono differimento di un anno per lo stop alla circolazione

Una diffusa presenza di mezzi Euro 0 sulle strade italiane. Con questa motivazione le Regioni hanno chiesto di differire il termine fissato al 1° gennaio 2019 che impone lo stop alla circolazione per pullman e autobus pubblici alimentati a benzina o gasolio Euro 0 su tutto il territorio nazionale.

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato un ordine del giorno sul trasporto pubblico locale che parte dalla constatazione che nel parco “mezzi pubblici” presenti nel nostro Paese si riscontra ancora una diffusa presenza di veicoli di categoria Euro 0 in circolazione, con una media del 3% del parco rotabile, pari a 2.515 veicoli. Per questo motivo chiede di differire di 12 mesi il termine fissato dal comma 232 della Legge n. 190 del 2014 al 1 gennaio 2019 al fine di scongiurare interruzioni del pubblico servizio, vincolando però le Regioni stesse a procedere, con i propri piani di investimento, nel periodo di proroga alla sostituzione prioritaria dei mezzi Euro 0 in servizio di Trasporto Pubblico Locale sui propri territori.

“Considerato che il periodo intercorso dall’emanazione della norma all’entrata in vigore del divieto è stato caratterizzato da difficoltà di natura diversa che non hanno portato al rinnovo del parco nella misura auspicata- si legge nel documento – e tenuto conto che tra le difficoltà in questione vi sono quelle relative alle procedure di attuazione delle misure di finanziamento attivate dallo Stato a partire dal 2015 e, in particolare, quelle stabilite dagli ultimi provvedimenti di riparto, tra cui il forte ritardo nell’avvio della procedura di acquisizione centralizzata Consip S.p.A. e vicissitudini societarie del costruttore Industria Italiana Autobus, aggiudicatario di alcuni lotti della gara effettuata da tale centrale di committenza. (…) Le regioni e le province autonome chiedono pertanto al governo l’adozione di un provvedimento che differisca di 12 mesi il termine fissato dal comma 232 della Legge n. 190 del 2014 al 1 gennaio 2019 al fine di scongiurare interruzioni del pubblico servizio, vincolando le Regioni e le Province autonome a procedere, con i propri piani di investimento, nel periodo di proroga alla sostituzione prioritaria dei mezzi EURO 0 in servizio di TPL sui propri territori”.

Trasporti-Italia.com – 08/02/2019

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Tav, il primo elenco degli espropri. Si parte da Peschiera

7 Febbraio 2019

Coinvolte aziende e decine di privati cittadini. La società autostradale Brescia-Padova dovrà cedere in tutto 67 mila metri quadrati.

di Katia Ferraro

Dalle carte del progetto redatto dal consorzio Cepav Due della tratta BresciaVerona emergono gli elenchi di enti e cittadini che dovranno essere espropriati oppure cedere parti di aree per occupazioni temporanee del cantiere ferroviario. Saranno espropriati terreni di proprietà dell’Autostrada Brescia-Padova spa (A4), a sud della quale è previsto corra la ferrovia ad alta velocità, terreni di aziende agricole, di stabilimenti, di privati. Interessati anche terreni di ordini religiosi. Oggi pubblichiamo la prima di quattro puntate, nei prossimi giorni la seconda. Il sindaco Federico Sboarina ha presentato il bilancio di previsione: non aumentano le tasse, 27 milioni di investimenti per le opere Coinvolte aziende e decine di privati cittadini. La società autostradale Brescia-Padova dovrà cedere in tutto 67mila metri quadrati Katia Ferraro Dalle carte del progetto redatto dal consorzio Cepav Due della tratta dell’Alta velocità tra Brescia e Verona, oltre alle foto satellitari con il dettaglio del tracciato (pubblicate sul nostro giornale lo scorso 24 gennaio) emergono gli elenchi di enti e cittadini che dovranno essere espropriati oppure cedere parti di aree per occupazioni temporanee. Li pubblichiamo così come riportati nel progetto definitivo e nella successiva integrazione.

In termini assoluti, a Peschiera del Garda gli espropri maggiori per la Tav BresciaVerona saranno sui terreni di proprietà dell’Autostrada Brescia-Padova spa (A4), a sud della quale è previsto corra la ferrovia ad alta velocità. Alla A4 verranno espropriati circa 67mila metri quadrati tra quelli destinati alla ferrovia (oltre 16mila), alle strade (33mila) e a opere di mitigazione ambientale (17.500 metri quadrati circa).

In termini relativi buona parte degli espropri in territorio sarà concentrata su aree di proprietà dell’azienda di trasporti Mesaroli Logistica, con sede a Trevenzuolo: l’azienda dovrà cedere oltre 16mila metri quadrati per la ferrovia, quasi 13mila per le strade e oltre 23mila per le mitigazioni ambientali.

Ci sono poi i terreni di un cittadino titolare di un’azienda agricola, che dovrà cedere oltre 9mila metri quadrati per la ferrovia, circa mille per le strade, più di 8mila per le mitigazioni ambientali e «prestarne» oltre 4mila per le occupazioni temporanee, definizione in cui rientrano le aree da adibire a cantieri logistici o comunque temporanei (circa 7.700 metri quadrati in tutto nel territorio di Peschiera).

Tra gli espropriandi anche l’azienda Franke spa che dovrà cedere circa 13mila metri quadrati; l’azienda Di Canossa Matilde srl (circa 23mila) e l’azienda vitivinicola Zenato srl (quasi 8mila).

Tra le aree da espropriare alcune sono di proprietà del Comune di Peschiera: 7mila metri quadrati, mille in più di quelli inseriti nel piano di esproprio del 2014. Per quanto riguarda l’area del santuario della Madonna del Frassino, una delle zone più delicate coinvolte nel passaggio della Tav, l’esproprio a carico della «Provincia Veneta di Sant’Antonio» (organizzazione territoriale dell’Ordine dei frati minori) è di 742 metri quadrati.

Interessati anche alcuni terreni che appartengono all’Istituto suore terziarie elisabettiane (3mila metri quadrati). Tra le definizioni delle aree da espropriare c’è anche la voce «demolizioni», che complessivamente nel territorio di Peschiera conta poco meno di 1.500 metri quadrati, spalmati tra più proprietà. Tra gli edifici che dovrebbero essere abbattuti c’è l’Hotel Olioso, vicino al santuario del Frassino, che si trova sulla traiettoria della galleria della Tav ma anche, fanno sapere dall’Ufficio tecnico di Peschiera, un’abitazione in località Broglie.

L’Arena – 07/02/2019

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Passante di Mestre: compie 10 anni l’opera che ha rivoluzionato la mobilità del Nordest

Nel 2018 registrati 25 milioni e 821 mila transiti di veicoli con una media di circa 71 mila al giorno, di cui più di 20 mila pesanti: una mole di traffico consistente

Il Passante di Mestre, l’opera che ha rivoluzionato la mobilità del Nordest, compie 10 anni. L’8 febbraio 2009 entrava infatti ufficialmente in esercizio il tratto autostradale lungo 32,3 chilometri, da Pianiga a Quarto d’Altino, che ha permesso di bypassare il vecchio tratto urbano della A4, poi ridenominata A57-Tangenziale di Mestre.

I dati

Nell’ultimo anno di esercizio, il 2018, il Passante di Mestre ha registrato 25.821.204 transiti di veicoli (18.380.564 leggeri, 7.440.640 pesanti), con una media di circa 71.000 veicoli al giorno, di cui più di 20.000 pesanti: si tratta di una mole di traffico consistente che, in assenza dell’opera, avrebbe gravato sul vecchio tratto urbano della A4 e quindi sul nodo di Mestre. Il dato naturalmente va inquadrato nel periodo storico attuale, che vede da qualche anno un aumento generalizzato del traffico, frutto anche della ripresa economica, tenendo presente che la congiuntura è iniziata più o meno contestualmente all’apertura dell’opera. Dal giorno dell’apertura al 31 dicembre scorso sono stati 220.196.815 i veicoli che hanno percorso il Passante nelle due carreggiate.

Storia e caratteristiche 

Il Passante di Mestre si sviluppa attraverso 9 tratti in trincea, 8 gallerie artificiali e 4 viadotti, attraversando due province (Venezia e Treviso) e 12 Comuni. È stato aperto al traffico l’8 febbraio 2009 e gestito fin dal primo giorno da Cav-Concessioni Autostradali Venete, costituita per legge circa un anno prima, il primo marzo 2008, da Anas e Regione Veneto. Pochi giorni dopo l’entrata in esercizio, il 18 febbraio 2009, è diventato operativo il casello di Preganziol, il 14 luglio dello stesso anno ha aperto quello di Spinea, mentre quello di Martellago-Scorzè è stato aperto al traffico il primo aprile 2015. Alle tre stazioni intermedie si aggiungono le due interconnessioni alle estremità con la A57-Tangenziale di Mestre e quella, aperta il 24 maggio 2009, con la A27.

Traffico

Significativo, in questo decennio, è il beneficio apportato dalla nuova infrastruttura al territorio anche in termini di drenaggio del traffico dalla viabilità ordinaria. A tale riguardo si fa presente che i movimenti di stazione attorno ai tre caselli aperti lungo il tracciato risultano più che raddoppiati dal 2009 al 2018. Lo scorso anno i movimenti di traffico totali attorno alle stazioni di Preganziol, Martellago-Scorzè e Spinea hanno segnato l’apice con 7.624.940 veicoli in entrata e uscita, contro i 5.697.447 registrati nel 2015, primo anno di contestuale apertura di tutti e tre i caselli. Finora, lungo il Passante, sono stati realizzati circa 128 ettari di aree verdi, con la messa a dimora di 15 mila arbusti e 34 mila alberature. L’obiettivo ora è coinvolgere i territori e i proprietari dei terreni per renderli partecipi della fase 2 del progetto: «Con l’obiettivo – dice la presidente di Cav Luisa Serato – di dimostrare che le opere volute e condivise si possono trasformare in benefici, non solo economici, per l’intera collettività».

Venezia Today – 07/02/2019

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Iata: in decisa crescita anche nel 2018 il traffico passeggeri mondiale

Anche nel 2018 il trasporto aereo si è dimostrato un settore in salute. Secondo i dati appena resi noti dalla Iata, l’associazione internazionale del trasporto aereo, nell’anno appena concluso la domanda passeggeri misurata in RK (revenue passenger kilometers) è cresciuta del 6,5% rispetto all’anno precedente. E’ vero che si tratta di un dato in diminuzione rispetto all’incremento dell’8% registrato nel 2017 ma è comunque un risultato più che positivo. La capacità nell’anno è aumentata del 6,1% di conseguenza il load factor è cresciuto di 0,3 punti percentuali, arrivando a quota 81,9%.
“Il 2018 è stato un altro anno di forte crescita della domanda passeggeri – ha sottolineato Alexandre de Juniac, direttore generale e ceo della Iata -. Ci aspettiamo una performance simile anche per l’anno in corso. Tuttavia, il rallentamento della domanda nella seconda parte del 2018 e le preoccupazioni per quanto riguarda la Brexit e le tensioni tra Usa e Cina stanno creando qualche incertezza rispetto a questa visione positiva”.
Per quanto riguarda il traffico internazionale, nel 2018 è salito del 6,3%, in calo rispetto al +8,6% dell’anno prima. Tutte le regioni hanno riportato risultati in crescita, a partire dall’Asia Pacifico che ha registrato un incremento del 7,3%. Bene anche le compagnie aeree europee che hanno segnato un aumento del 6,8%, anche se inferiore rispetto al +9,4% ottenuto nel 2017. I vettori del Medio Oriente hanno invece ottenuto un +4,2% e quelli del Nord America un +5%, in crescita rispetto al +4,7% riportato nel 2017. Ottimi risultati anche per le compagnie dell’America Latina (+6,9%) e per quelle africane (+6,5%).

Trasporti-Italia.com – 07/02/2019

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Infrastrutture: Pizzimenti, ponte Chiopris aperto entro fine estate

6 Febbraio 2019

Sopralluogo dell’assessore al cantiere del ponte sul Torre.

“Un’opera importante e imponente sia dal punto di vista strutturale che finanziario.”

Così l’assessore regionale a Infrastrutture e territorio, Graziano Pizzimenti, ha definito il ponte sul fiume Torre, in costruzione lungo la provinciale 50 tra l’abitato di Chiopris – Viscone e lo snodo di San Vito al Torre.

L’assessore ha effettuato stamattina un sopralluogo al cantiere che costituisce il primo lotto stralcio del collegamento veloce Palmanova – Manzano e prevede, oltre al rifacimento del ponte con l’abbattimento di quello attualmente in uso, la riqualificazione viaria della provinciale “Palmarina” per un tratto di circa due chilometri, con la realizzazione di una controstrada a servizio della zona industriale di Nogaredo al Torre, tre nuove rotatorie di raccordo con la viabilità esistente e una ciclopedonale lungo tutto l’intervento. Un investimento dall’ammontare complessivo di 32 milioni di euro.

“Lo stato di avanzamento lavori è ottimo, per cui è plausibile che il ponte sia aperto entro la fine dell’estate e si possa poi proseguire con gli altri interventi di riqualificazione della viabilità provinciale esistente, strettamente connessa con la nuova viabilità autostradale ed in particolare con i lavori della terza corsia e del nuovo casello di Palmanova sulla A4” ha constatato Pizzimenti.

Il raffronto a poca distanza di metri l’uno dall’altro tra il vecchio ponte, che negli ultimi anni era stato oggetto di chiusure temporanee per manutenzione straordinaria, ed il nuovo ha messo in evidenza l’evoluzione ingegneristica intercorsa in quasi 60 anni.

Più alto di alcuni metri, per garantire maggiore sicurezza in risposta alle piene del Torre, il nuovo manufatto poggia su 14 pile e due spalle, è lungo 665 metri ed è costituito da una struttura reticolare metallica che contribuisce ad esaltarne trasparenza e leggerezza. L’ampiezza totale dell’impalcato è di 15,8 metri e comprende, oltre alla carreggiata stradale di 10 metri e mezzo, un marciapiede sul lato Nord e una pista ciclabile su quello a Sud.

Proprio la presenza dei percorsi ciclo-pedonali è l’elemento di sicurezza che costituisce il valore aggiunto dell’opera rispetto al vecchio ponte, secondo la visione espressa dai due sindaci dei comuni interessati. La nuova viabilità infatti, collegherà il percorso alla ciclovia regionale Alpe – Adria verso Palmanova e aprirà un collegamento diretto con la rete ciclabile del cividalese verso Manzano.

Per Gabriele Zanin, sindaco di San Vito al Torre “l’opera migliora notevolmente l’aspetto della sicurezza, soprattutto per la zona industriale di Nogaredo che ora avrà una viabilità adeguata al volume di traffico dell’area. L’eliminazione di un semaforo, inoltre, dovrebbe ridurre gli incidenti che qui erano piuttosto frequenti”.

Dello stesso avviso il sindaco di Chiopris – Viscone, Raffaella Perusin, secondo la quale “l’opera risponde alla precisa richiesta dei territori di mettere in collegamento i vari comuni con un sistema viario sicuro sia per i mezzi pesanti che per i pedoni e i ciclisti. Ci auguriamo che anche le opere connesse possano proseguire in tempi brevi”.

Il cantiere ha comportato 52 espropri, senza alcun contenzioso, una bonifica bellica ed interventi di disboscamento su 50 mila metri quadrati di aree, oltre alla risoluzione di decine di interferenze con infrastrutture energetiche, idrauliche, telefoniche. Anche per questo, il nuovo ponte accoglie nella parte inferiore, l’attraversamento del nuovo acquedotto Cafc, le fibre ottiche e le linee telefoniche ed elettriche.

Al sopralluogo hanno preso parte, oltre ai tecnici dell’impresa esecutrice (Icop Spa di Basiliano), anche il personale del Commissario per l’emergenza della mobilità sull’A4 e della concessionaria Autovie Venete, braccio operativo del Commissario delegato.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizia dalla Giunta – 06/02/2019

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Iata: air cargo cresce del 3,5% nel 2018

E’ cresciuta del 3,5% nel 2018 la domanda di trasporto cargo aereo, misurata in FTK (freight tonne kilometers). Lo rende noto la Iata, l’associazione internazionale del trasporto aereo, specificando che si tratta di un risultati ben al di sotto dell’incremento del 9,7% registrato nel 2017. La capacità, misurata in AFTK (Available freigt tonne kilometers) è aumentata invece del 5,4% superando quindi l’incremento annuale della domanda; questo ha esercitato una pressione al ribasso sul load factor. Se si considera il solo mese di dicembre, la domanda è diminuita dello 0,5%, la peggior performance da marzo 2016. “La domanda di cargo aereo ha perso slancio verso la fine del 2018 a seguito dell’indebolimento del commercio globale, del crollo della fiducia dei consumatori e a causa della situazione geopolitica – ha sottolineato Alexandre de Juniac, direttore generale e ceo della Iata -. Tuttavia la domanda è cresciuta del 3,5% rispetto al 2017 e siamo cautamente ottimisti sul fatto che nel 2019 crescerà del 3,7%. Tuttavia per il persistere di tensioni commerciali e azioni protezionistiche da parte di alcuni governi vi è un significativo rischio al ribasso. Mantenere le frontiere aperte alle persone e al commercio è fondamentale”.
Analizzando la situazione delle varie regioni, i vettori dell’Asia Pacifico hanno riportato il risultato peggiore a dicembre, con un calo del 4,5%. Nell’intero anno, invece, la domanda è salita solo dell’1,7%. Al contrario, le compagnie del Nord America ha dicembre hanno realizzato la crescita migliore per il settimo mese consecutivo con un incremento del 2,9%. Nell’intero anno l’aumento è stato miglioramento invece del 6,8%. Bene anche l’Europa che ha segnato un +1,9% a dicembre e del 3,2% per l’intero anno. In calo invece il Medio Oriente, che a dicembre ha riportato solo un +0,1% mentre per l’intero anno ha registrato un perdita del 4,5%. L’America Latina e l’Africa, infine, hanno riportato rispettivamente per il 2018 un miglioramento del 5,8% e una diminuzione dell’1,3%.

Trasporti-Italia.com – 06/02/2019

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Kompatscher, traffico A22 oltre limiti

5 Febbraio 2019

Venerdì confronto con Trento e Innsbruck

Ansa/Trentino A.A. – 05/02/2019

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D’Agostino (Assoporti): sosterremo il governo nell’opporsi alla richiesta UE di tassare le authority portuali come se fossero imprese

Zerbini (Propeller Club Trieste): questa ulteriore incertezza del diritto non rende tranquilli gli investitori nazionali ed esteri

La recente richiesta rivolta nuovamente dalla Commissione Europea all’Italia affinché adegui il proprio sistema di tassazione dei porti alle norme comunitarie in materia di aiuti di Stato rimuovendo l’esenzione dall’imposta sulle società per le Autorità di Sistema Portuale (ex Autorità Portuali), esenzione fiscale che secondo Bruxelles costituisce appunto un aiuto di Stato, è stata al centro ieri di uno specifico incontro organizzato dal Propeller Club di Trieste nel corso del quale il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, ha confermato che l’Associazione dei Porti Italiani (Assoporti), di cui è presidente da metà 2017, sosterrà il governo italiano nell’opporsi alla decisione della Commissione UE.
La legislazione italiana sui porti qualifica le authority portuali come enti pubblici non economici e «le Autorità di Sistema Portuale – ha ricordato D’Agostino – sono la longa manus del governo e non fanno impresa. Se lo fanno, lo fanno attraverso società che pagano le tasse. Chiedo quindi a Bruxelles – ha sottolineato – di fare le cose per bene».
Nel corso della riunione l’avvocato Alberto Pasino, partner di Zunarelli Studio associato, ha illustrato la normativa di riferimento dell’intera vicenda spiegando come in passato la Commissione Europea abbia già valutato la tesi secondo la quale lo Stato non può pagare tasse allo Stato e – ha precisato – gli esiti non sono stati propriamente favorevoli a chi la sosteneva. Secondo Pasino, sono altre quindi le strade che l’Italia dovrà percorrere per far valere le proprie ragioni perché – ha confermato l’avvocato – «per lo Stato italiano le Autorità di Sistema Portuale sono enti pubblici non economici e non sono soggetti a tassazione».
A conclusione degli interventi il presidente del Propeller Club di Trieste, Fabrizio Zerbini, ha fatto notare come «questa ulteriore incertezza del diritto» non renda tranquilli gli investitori nazionali ed esteri, soprattutto per investimenti di lungo periodo, e sia di rilevante danno per l’Italia. Zerbini ha evidenziato inoltre che, in un contesto di concorrenza tra i porti, tutti devono uniformarsi alle leggi europee in merito, mentre allo stato attuale non è così. Per questo motivo, secondo Zerbini, è auspicabile un intervento dirimente della Commissione Europea. A proposito di concorrenza, il presidente del Propeller Club ha specificato che deve essere fatta sulla specializzazione dei diversi porti e non sul «tutti fanno tutto», obbligando ad investimenti pubblici plurimi, costosi e senza vantaggi per il sistema Italia.

InforMare – 05/02/2019

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