Aeroporti: Save, no offerta per Trieste

9 Gennaio 2019

La Save di Venezia non presenterà offerte per la gara aperta dalla Aeroporto Friuli Venezia Giulia per la cessione del 55% del capitale azionario dello scalo di Ronchi dei Legionari. Lo apprende l’ANSA da fonti vicine alla società presieduta da Enrico Marchi, che gestisce il sistema aeroportuale veneto. Dopo aver analizzato attentamente i termini del bando, Save – come già era successo nella prima gara, che finì deserta a giugno 2018 – ha scelto di non avanzare proposte. Le motivazioni saranno rese note da Save quando la procedura pubblica sarà conclusa. Il pacchetto azionario detenuto dalla Regione Friuli Venezia Giulia ha un valore di circa 70 milioni di euro.

L’Arena – 09/01/2019

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Linea Mestre-Adria, previsto un taglio delle corse

8 Gennaio 2019

Il sistema automatico di sicurezza provoca forti disagi. Gambato (Sistemi Territoriali): «Rimborsare gli abbonati»

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Rivoluzione in vista per la linea ferroviaria Mestre – Adria con corse che a causa del nuovo sistema di gestione dureranno in media 15 minuti in più. Diverse corse, cioè quelle in orari non di punta rischiano di essere soppresse. Entro il mese il tabellone delle corse e degli orari subirà profonde e radicali modifiche.

Anche ieri i ritardi sono stati mediamente nell’ordine dei 40– 45 minuti. Sono in arrivo però rimborsi per gli utenti. A spiegarlo è il direttore di Sistemi Territoriali, la società che gestisce la linea, Gian Michele Gambato. Il tutto mentre centinaia di utenti protestano inferociti.

«Ora», spiega Gambato, «nel giro di una decina di giorni dobbiamo risolvere due grosse anomalie che provocano grossi ritardi. La prima riguarda lo scambio dati fra le due linee: ha costretto i treni a una velocità ridotta nel tratto Cona-Cavarzere-Adria. Per ovviare il problema è attivo un bus navetta da Adria a Cavarzere. Una seconda anomalia si è avuta su una curva a ridosso della stazione di Mira Buse. Quello che però deve essere chiaro è che con questo nuovo sistema di sicurezza automatico della linea, da testare a convogli in funzione, le corse dureranno mediamente 15 minuti in più. Alcune, nel necessario riordino degli orari, rischiano di saltare. Vogliamo potenziare quelle al mattino, di cui fruiscono prevalentemente dalla Riviera verso Mestre e Venezia migliaia fra pendolari e studenti».

La velocità dei treni, con questo nuovo sistema, rallenta automaticamente vicino alle stazioni. I sindaci della Riviera avevano chiesto incontri con Sistemi Territoriali .

«Di fronte ai disagi di questi giorni», spiega Gambato, «chiederò al consiglio di amministrazione di Sistemi Territoriali che venga posto il tema del rimborso almeno da parte di chi ha comprato abbonamenti. Incontreremo poi i sindaci dell’area per spiegare che entro poche settimane ci saranno delle modifiche di orari e corse».

La Nuova di Venezia – 08/01/2019

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Porti: Commissione Ue, l’esenzione da tasse è aiuto di Stato

Rixi, confronto con Ue, siamo pronti a rivedere la legge Delrio

La Commissione Ue è scesa oggi in campo contro le esenzioni fiscali di cui beneficiano i porti italiani e spagnoli ritenendo che possano essere considerati come aiuti di Stato e “invitando” le autorità nazionali ad adeguare le rispettive legislazioni in modo che dal primo gennaio del prossimo anno anche loro paghino le imposte sulle società come tutte le altre aziende che realizzano profitti.

Per Margrethe Vestager, commissaria responsabile per la concorrenza, “i porti sono infrastrutture essenziali per la crescita economica e lo sviluppo regionale. Per questo le norme Ue sugli aiuti di Stato prevedono che gli Stati membri dispongano di ampi margini di manovra per l’adozione di misure di sostegno e di investimento a favore dei porti”. Ma “al tempo stesso, per garantire condizioni eque di concorrenza in tutta l’Ue, i porti che generano profitti esercitando attività economiche vanno tassati allo stesso modo degli altri operatori economici, né più, né meno”.

Le decisioni odierne, si legge in una nota di Bruxelles, “fanno seguiti a recenti decisioni in cui la Commissione ha chiesto a Paesi Bassi, Belgio e Francia di abolire le esenzioni dall’imposta sulle società di cui beneficiavano i rispettivi porti”. “La concorrenza transfrontaliera – si osserva nel comunicato – svolge un ruolo importante nel settore portuale e la Commissione si è impegnata a garantire condizioni concorrenziali eque in questo fondamentale settore economico. I porti svolgono sia attività non economiche che attività economiche”.

Il primo caso (sicurezza e controllo del traffico marittimo o sorveglianza antinquinamento), spiega Bruxelles, “rientra solitamente nell’ambito di competenza delle autorità pubbliche. Tali attività sono escluse dal campo di applicazione delle norme Ue in materia di aiuti di Stato”. “Lo sfruttamento commerciale delle infrastrutture portuali (come la concessione dell’accesso al porto dietro pagamento) costituisce al contrario – spiega ancora la Commissione – un’attività economica. A questo secondo tipo di attività si applicano le norme Ue in materia di aiuti di Stato. L’esenzione dall’imposta sulle società per i porti che realizzano profitti da attività economiche può rappresentare un vantaggio competitivo sul mercato interno e pertanto comporta un aiuto di Stato che potrebbe essere incompatibile con la normativa dell’Ue”.

In Italia, ricorda Bruxelles, i porti sono integralmente esentati dall’imposta sul reddito delle società. In Spagna i porti sono esentati dall’imposta sul reddito delle società per quanto riguarda i loro principali cespiti, ad esempio le tasse portuali o i redditi derivati da contratti di locazione o concessione. Nei Paesi Baschi, i porti sono totalmente esentati dal pagamento dell’imposta sulle società. Nell’aprile 2018, la Commissione ha informato l’Italia e la Spagna in merito alle proprie preoccupazioni relative ai regimi di tassazione dei porti in vigore nei due Paesi. “La Commissione ritiene, in via preliminare, che tanto in Italia che in Spagna i regimi fiscali vigenti concedano ai porti un vantaggio selettivo che potrebbe violare le norme UE in materia di aiuti di Stato”. I due Paesi hanno ora due mesi di tempo per replicare.

“Avvieremo un confronto con la Commissione europea perché le osservazioni sui presunti aiuti di Stato, così come sono state formulate, di fatto significherebbero una limitazione gravissima nel piano degli investimenti infrastrutturali del nostro Paese”, dice – con un comunicato – il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Edoardo Rixi.

“Le peculiarità dei nostri porti, che insieme a quelli spagnoli sono fondamentali per lo sviluppo del Mediterraneo, vanno preservate – osserva Rixi dopo i rilievi della Commissione UE sull’esenzione fiscale di cui beneficiano i porti italiani e spagnoli -: in quest’ottica siamo disponibili a una eventuale revisione del ruolo delle Autorità di sistema portuale e quindi della legge Delrio, che oggi penalizza e ingessa i nostri scali rispetto ai competitors del Nord Europa”.

Ansa/Mare – 08/01/2019

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Brennero, +7,4% tir nel 2018

Tirolo vuole ridurre traffico passante al valico italo-austriaco

Nel 2018 complessivamente 2,42 milioni di tir hanno attraversato il Brennero, questo corrisponde a un aumento del 7,4%. Lo scrive la Tiroler Tageszeitung in riferimento ai passaggi dei mezzi pesanti al casello autostradale di Schoenberg sul versante austriaco del valico. Il boom di tir, che nei primi mesi del 2018 cresceva a doppia cifra (a gennaio addirittura del 21%), negli ultimi cinque mesi ha registrato una frenata. A dicembre, per esempio, i passaggi sono calati del 2,8%, mentre a settembre del 4,8%. Il traffico complessivo, che include quello leggero, è invece stabile con 14,13 milioni passaggi (+0,13%).
Il Tirolo intende ridurre il traffico pesante sull’asse del Brennero con divieti notturni e i cosiddetti divieti settoriali (per alcune merci). A gennaio si riunirà a Bruxelles per la prima volta il tavolo di coordinamento per il progetto pilota di un ‘pedaggio di corridoio’ al valico italo-austriaco, prospettato recentemente dalla commissaria Ue Violetta Bulc.

Ansa/Trentino A.A. – 08/01/2019

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Aeroporto di Trieste: nuovo volo per Colonia

Sarà attivo dal prossimo 2 giugno con frequenza bisettimanale il nuovo collegamento diretto Trieste-Colonia, operato da Eurowings, compagnia low-cost di proprietà del gruppo Lufthansa, basata a Dusseldorf. Dopo il lancio del collegamento giornaliero con Francoforte si estende così la rete di voli da e per lo scalo regionale verso la Germania.
Il volo sarà operato il giovedì e la domenica con un aeromobile Airbus 319 da 144 posti,  fino al 24 ottobre.
“Il nuovo collegamento Colonia-Trieste è soprattutto un’opportunità di sviluppo del mercato turistico proveniente dalla Germania, ma anche una prospettiva interessante per il Business delle imprese regionali verso una così importante e primaria area industriale – ha sottolineato Marco Consalvo, direttore generale di Trieste Airport -. Con PromoTurismoFVG, Trieste Airport ha iniziato un percorso comune di sviluppo di nuovi mercati turistici non di prossimità che sta dando e darà sempre maggiori risultati”.

Trasporti-Italia.com – 08/01/2019

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Alps link, volo per unire Aosta e Bolzano

7 Gennaio 2019

Collegamento aereo da giugno per ampliare offerta a asiatici

Un collegamento aereo tra Aosta e Bolzano per unire le montagne più alte delle Alpi alle Dolomiti in chiave turistica. Al progetto – denominato Alps link e promosso da Rete Turismo – ha aderito il gruppo Kuoni che ogni anno porta migliaia di turisti asiatici in Italia. “Abbiamo in catalogo entrambe le destinazioni – ha detto Hideki Kaneko, ispettore e validare di Kuomi, giunto ad Aosta per un sopralluogo – ma per collegarle con un bus ci vogliono molte ore. La soluzione di un aereo, per un volo molto panoramico di un’ora, amplificherà l’appeal di entrambe le aree”.
Il collegamento (con un Atr 42 da circa 40 posti) scatterà a giugno e proseguirà per tutta l’estate. Il gruppo Kuoni organizza viaggi sulle Alpi per circa 25.000 turisti asiatici ogni anno. “Vogliamo valorizzare l’aeroporto Corrado Gex – ha aggiunto Takeshi Sugiyama, ideatore del concept di Alps link – e mettere Aosta al centro di un network di rotte alpine”.

Ansa/Trentino A.A. – 07/01/2019

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Pedemontana, non si apre manca l’accordo sui pedaggi

Lo rende noto oggi la struttura di progetto della superstrada. «Il contratto di concessione di Pedemontana Veneta stipulato con Spv Spa – precisa una nota – prevede la possibilità di aprire anche anticipatamente le tratte ultimate, previo accordo tra la Regione e il concessionario.

La Superstrada Pedemontana Veneta può essere aperta, nel tratto di interconnessione tra la A31 Valdastico e Breganze (Vicenza), ma ciò non è ancora possibile poiché manca la stipula dell’accordo con tutti i concessionari per la regolamentazione degli introiti da pedaggio. Lo rende noto oggi la struttura di progetto della superstrada. «Il contratto di concessione di Pedemontana Veneta stipulato con Spv Spa – precisa una nota – prevede la possibilità di aprire anche anticipatamente le tratte ultimate, previo accordo tra la Regione e il concessionario. È il caso della tratta A31-Breganze, i cui lavori di realizzazione sono stati ultimati da tempo. Purtroppo, ciò non è sufficiente per poter mettere in esercizio l’infrastruttura. Infatti, poiché la tratta si interconnette con il sistema autostradale esistente, il concessionario deve preventivamente entrare a far parte di Aiscat, ingresso già avvenuto il 13 novembre 2018, e quindi deve stipulare l’accordo tra tutti i concessionari per la regolamentazione degli introiti da pedaggio. Questo permette di entrare, ad esempio, a Bari ed uscire a Breganze, pagando un unico pedaggio al termine del percorso a Spv Spa. Il problema da superare oggi pertanto è esclusivamente tra i privati che devono riuscire ad attuare quanto già richiesto da Spv Spa ad Aiscat con nota del 21 giugno 2018».

La Tribuna di Treviso/Nordest Economia – 07/01/2019

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Caro pedaggi, la CNA: «Decisione iniqua»

3 Gennaio 2019

Il triangolo Venezia-Padova-Treviso, l’area più industrializzata e competitiva del Paese, è il più penalizzato d’Italia.

Aumento dei pedaggi autostradali sulle tratte gestite da CAV (Concessioni Autostradali Venete), la CNA non ci sta. Il triangolo Venezia-Padova-Treviso, l’area più industrializzata e competitiva del Paese, è il più penalizzato d’Italia dai rincari approvati da questo Governo. Tassa inaccettabile che colpisce in modo iniquo molte ditte artigiane, soprattutto del trasporto e della logistica, ma non solo.

«I rincari dei pedaggi sono pesanti e vanno a colpire in maniera iniqua il nostro territorio – afferma Giuliano Rosolen, direttore provinciale di CNA Treviso – Avevano detto che non ci sarebbero stati aumenti e gli unici a trovarceli, insieme a poche altre aree in Italia, siamo noi. Non si capisce per quale ragione tratte di autostrada che sono tra le più care d’Italia subiscano ancora aumenti mentre altre tratte no. Il Ministro dovrà spiegare le sue scelte che vanno ad aggravare di imprese trevigiane e venete e rischiano di inficiarne la competitività. Dovrà spiegare agli artigiani trevigiani e veneti quali criteri ha usato per licenziare trattamenti così discriminanti».

Treviso Today – 03/01/2019

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I treni non migliorano e il biglietto aumenta

2 Gennaio 2019

Anno nuovo, prezzo nuovo. Da ieri, primo gennaio 2019, chi viaggia su treni regionali in Veneto paga il 2 per cento in più, secondo l’adeguamento Istat calcolato sull’inflazione. In soldoni, per le corse singole si sborseranno 10 centesimi in più mentre per gli abbonamenti l’aumento si attesta tra 1 e 2 euro. Roberto Nardo, presidente di Adiconsum Padova, in una nota commenta la novità: «Non siamo soddisfatti dell’aumento medio sui treni regionali perché ciò che conta è la qualità del servizio e la puntualità dei treni. Anche se prendiamo atto che Trenitalia si sta rinnovando in positivo, con meno ritardi e più posti disponibili, non basta. Sono ancora tanti i pendolari che viaggiano in condizioni non dignitose. I miglioramenti devono essere di più». Parole che nella nostra provincia suonano come l’ennesimo appello ad avere cura di una tratta «dimenticata da Dio», si potrebbe dire, ovvero della Verona-Rovigo, una delle linee più problematiche d’Italia.

UN TRISTE PRIMATO che è stato ribadito anche dal rapporto «Pendolaria 2018» di Legambiente: treni vecchi, servizio a singhiozzo e tempi di percorrenza che si allungano anno dopo anno e che portano all’esasperazione i pendolari. «La Regione Veneto», avevano spiegato il deputato dem Diego Zardini, l’esponente del Pd di Rovigo Diego Crivellari e il consigliere comunale di Rovigo Giorgia Businaro, «avrebbe la possibilità di intervenire e di ridurre i disagi. Uno dei problemi è l’elettrificazione di due terzi dei 97 chilometri e il potenziamento della capacità della linea. Il costo è tutt’altro che esorbitante, circa 30 milioni di euro, ma sembra mancare la volontà politica. Infatti, non c’è un euro disponibile per il potenziamento della linea». La Regione ha rinnovato, a gennaio, il contratto di servizio assicurando a Trenitalia, senza gara pubblica, quindici anni di gestione delle ferrovie regionali per la cifra di 4,5 miliardi di euro. Eppure la linea Verona-Rovigo avrebbe un bacino di utenza «molto ampio, di 430 mila persone», ricordano Zardini, Crivellari e Businaro, «ovvero è una tratta che potrebbe trasportare ancora più pendolari di oggi, con vantaggi enormi su sicurezza, traffico in ingresso e uscita da Rovigo e Verona e qualità della vita dei lavoratori». Negli ultimi anni, però, sottolinea il rapporto di Legambiente, c’è stato un deterioramento del servizio. Quindici anni fa il treno più veloce impiegava 1 ora e 25 minuti, oggi 16 minuti in più. Non c’è poi un sistema di bigliettazione unica che agevolerebbe gli spostamenti tra le diverse località lungo la linea. Il costo del biglietto, a fronte di un servizio così inefficace è esorbitante: 2,55 euro per 13 chilometri e senza gli investimenti infrastrutturali, a poco serviranno i nuovi treni che dovrebbero entrare in servizio nel 2019. «Poiché l’accordo tra Trenitalia e Regione prevede investimenti in cambio di una concessione di 15 anni nella gestione del servizio (10 più 5 in opzione), la Regione deve utilizzare parte di quelle risorse che, lo ricordiamo arrivano dallo Stato e non dal bilancio regionale, per il potenziamento di alcune linee in particolare dove il servizio è particolarmente deficitario in termini di tempi, continuità e qualità», concludono Zardini, Crivellari e Businaro. Ai consiglieri Pd aveva risposto piccata l’assessore regionale ai trasporti Elisa De Berti: «Se i rappresentanti del Pd di Verona e Rovigo devono dire la loro sui problemi dei trasporti, almeno lo facciano dopo essersi documentati e non con interventi confusi e strampalati che creano solo disinformazione e non contribuiscono a far comprendere ai cittadini quali sono le reali iniziative da attuare per migliorare la qualità dei servizi. Nella loro disamina arruffata e inconcludente, i tre confondono addirittura i ruoli di RFI, gestore dell’infrastruttura ferroviaria, e Trenitalia, società incaricata dello svolgimento del servizio su tutta la rete veneta, fuorché proprio della tratta Verona-Rovigo e della Rovigo-Chioggia. Ma svarioni a parte, dimenticano, o omettono di ricordare, che già nelle prossime settimane sono previsti potenziamenti dei servizi e che nei prossimi anni vi saranno importanti investimenti per riqualificare complessivamente il collegamento ferroviario in quest’area».

DE BERTI evidenzia che, in via sperimentale, dal 7 gennaio, opereranno sulla linea 4 nuovi «regionali veloci» che, oltre a migliorare i tempi di percorrenza, avranno ricadute positive sulla qualità della vita di lavoratori e studenti. «Sarà garantito l’accesso a Verona già dalle prime ore della mattina, in tempo per le principali coincidenze ferroviarie nazionali, mentre i nuovi servizi serali, potenziati ulteriormente nei giorni festivi, permetteranno di prorogare la propria permanenza in città anche di sera». «Per quanto riguarda l’elettrificazione della linea», continua De Berti, «in sede di revisione dell’accordo quadro sottoscritto dalla Regione con RFI alla fine del 2016, abbiamo proposto di realizzarla sui 20 chilometri tra Cerea e Isola della Scala, completando così l’elettrificazione tra Verona e Legnago, 48 km circa. Ma gli interventi che ora sono prioritari, e non perché lo dico io ma perché viene richiesto a viva voce dal territorio, sono quelli di eliminazione dei troppi passaggi a livello lungo tutta la tratta, spesso causa di ritardi e disservizi. E in tal senso abbiamo recentemente sottoscritto un protocollo d’intesa con Rete Ferroviaria Italiana per la soppressione di 50 passaggi a livello nel territorio regionale, dei quali più di un terzo, ben 18, sono lungo la linea ferroviaria Verona-Rovigo. Portate a compimento queste opere, avremo sicuramente ricadute positive in termini di puntualità, affidabilità e sicurezza».

«MA SONO POI previsti anche importanti finanziamenti per il completo rinnovo della flotta dei treni», conclude l’assessore De Berti, «la Giunta regionale ha infatti già previsto di destinare 24 milioni del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, che determineranno un investimento complessivo di circa 40 milioni di euro, per l’acquisto di nuovi convogli da assegnare prioritariamente alle linee Verona-Rovigo e Rovigo-Chioggia. Se aggiungiamo a tutto ciò che la Regione integra annualmente con circa 25 milioni di euro le risorse stanziate dallo Stato per la gestione dei contratti dei servizi ferroviari di interesse regionale e locale, la polemica sollevata dagli esponenti del Pd appare ancor più pretestuosa e inutile».

L’Arena – 02/01/2019

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La maggioranza a Roma boccia il completamento dell’idrovia: «Così abbandoniamo il territorio»

Bocciato l’ordine del giorno di Caon (Fi): l’opera anti-dissesto resta al palo.

di Marco Bonet

Che non fosse esattamente in cima ai pensieri del governo (di questo come di quelli che l’hanno preceduto), lo si era capito da un pezzo. Ma nell’ambito dell’approvazione della manovra, domenica, dal parlamento è arrivata una nuova conferma del fatto che l’idrovia resterà buona per i convegni della logistica, i dossier contro il dissesto idrogeologico, qualche dibattito tra irriducibili appassionati del tema e poco altro. Nonostante in parlamento siedano infatti molti parlamentari veneti, e alcuni di loro – anche nella Lega e nel Movimento Cinque Stelle – provengano da Padova, Vicenza e Venezia, le province interessate dall’opera, l’ordine del giorno presentato da Roberto Caon di Forza Italia che impegnava l’esecutivo a completare l’opera è finito mestamente bocciato dall’aula.

La delusione del firmatario

Lo racconta lui stesso, con una certa delusione: «L’idrovia, a fronte di una somma non certo inaffrontabile per le casse dello Stato, metterebbe al sicuro dal rischio di alluvioni i territori di oltre 30 Comuni interessati dal bacino Bacchiglione-Brenta – ricorda il deputato azzurro -. Progettata nei lontani anni ‘60, è una delle grandi incompiute del Nordest. Tra i più accesi sostenitori del suo completamento il professor Luigi D’Alpaos, autore dopo il disastro del 2010 del piano per la sicurezza idraulica della Regione, rimasto in gran parte sulla carta». Ebbene, «la difesa di tre province venete dal pericolo di una nuova catastrofe sembra non sia tra le priorità del governo, né dei deputati veneti di Lega e Cinque Stelle che hanno votato contro il finanziamento di quest’opera, o che come il sottosegretario Massimo Bitonci hanno abbandonato l’aula al momento del voto per non trovarsi a dover dare spiegazioni imbarazzanti ai propri elettori. Quando dei deputati antepongono le logiche di partito alla sicurezza dei territori che li hanno mandati in parlamento, non è mai un bello spettacolo».

Va detto che un emendamento analogo, in quel caso presentato da Piero Ruzzante di Leu, era stato bocciato anche dal consiglio regionale, durante la discussione della legge di Bilancio di Palazzo Balbi: «L’emendamento chiedeva semplicemente di stanziare 5 milioni per il progetto funzionale al completamento dell’opera – disse all’epoca Ruzzante -. Ne deduco che manca da parte della Lega la volontà di arrivare entro i prossimi 3 anni non dico ad aprire i cantieri, ma nemmeno ad affidare la redazione del progetto. Eppure il completamento dell’idrovia è nel loro programma e nel Defr». Questo, d’altronde, pare essere il destino dell’idrovia: tutti la vogliono, per tutti è utilissima, ma nessuno è disposto a sborsare un euro per costruirla (non si tratta di pochi soldi: 450-500 milioni, una quindicina solo per chiudere la progettazione). Tempo fa anche l’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin chiamò in causa il governo «amico», spiegando che tutto quel che la Regione poteva fare, l’ha fatto: «Ho scritto ai ministri competenti e continuerò ad evidenziare le nostre necessità a Roma nella speranza sia meno sorda rispetto agli ultimi anni. È chiaro che non si tratta di progettare una vasca da bagno, è un’opera complessa che necessità di ingentissime risorse finanziarie. Spetta al governo nazionale trovarle».

Rimpalli di responsabilità

Nell’attesa che la Corte dei conti chiarisca se vi siano o meno responsabilità per danno erariale (è stata aperto un fascicolo, finora senza esito), le opere complementari che sono state realizzate negli anni passati sono cadute in malora, divenute in larga parte inservibili e sono oggetto di continui rimpalli di responsabilità tra la Regione e i Comuni su chi debba occuparsi della loro manutenzione (dopo Genova a Mira il sindaco era pronto a emettere un’ordinanza contro la Regione; Palazzo Balbi ha infine stanziato allo scopo, proprio nell’ultima manovra, 1,4 milioni). Con un paradosso, evidenziato da Carlo Crotti, presidente dell’associazione che si batte per il completamento dell’opera: «Da un lato non si può lanciare un bando per il progetto definitivo-esecutivo perché in cassa non ci sono i 500 milioni necessari per realizzare l’opera. Dall’altro non si possono chiedere i soldi a Bruxelles o ai privati perché non si ha in mano un progetto che fissi le cifre. Intanto il ministro Toninelli invita le Regioni a presentare progetti per opere che contrastino il dissesto idrogeologico e il sottosegretario all’Ambiente Gava annuncia che a questo proposito sono già disponibili 159 milioni per il solo Veneto…»

Corriere del Veneto – 02/01/2019

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