Passano gli indirizzi sul Porto. Sviluppo di ferrovia e piazzali

1 Dicembre 2018

Per lo scalo futuro specializzato nei traffici di merce varia. Il Pd si astiene sul metodo definito «poco partecipativo». Tra i contrari Morsolin e Furfaro

Passano con i voti della maggioranza le linee di indirizzo del Comune sul porto di Monfalcone. Un nodo fondamentale che ha suscitato un dibattito tranquillo l’altra sera in Consiglio comunale. Tra i favorevoli con la maggioranza Suzana Kulier di Progetto Fvg. Una votazione che ha registrato l’astensione del Pd, critico sul metodo più che sul merito (l’accusa alla giunta Cisint è di non aver attuato un percorso partecipativo). Contrari alle linee di indirizzo invece Cristiana Morsolin (La Sinistra), Annamaria Furfaro (Lista civica) e Gualtiero Pin (M5S).

Traffici specializzati di merce varia con manipolazioni su banchine e piazzali con lo sviluppo di un terminal multi-uso, potenziamento del traffico di automobili con ampliamento delle aree e nuove strutture anche coperte (e per quanto possibile, scambi strategici con Capodistria che è ormai satura), appoggio al porto di Trieste per ospitare traffici non attrattivi per il capoluogo ma appetibili per Monfalcone. Queste le linee di indirizzo del Comune e che verranno presentate all’Autorità di sistema portuale del mar Adriatico orientale e che vedono concordi la gran parte delle imprese portuali dello scalo.

«Abbiamo fatto un buon lavoro con la verifica delle aree e la salvaguardia delle zone naturalistiche ed ambientali – commenta soddisfatto per il risultato Giuseppe Nicoli che ha la delega ai lavori pubblici – nel contempo si è puntato al potenziamento delle ferrovie ma anche della tutela delle aree di maggior interesse naturalistico, il laghetto Enel, la zona del canneto, la foce del Timavo e l’area Sic. E’ prevista una zona cuscinetto con le aree industriali e portuali. Prevista anche una destinazione futura per l’area della centrale con quella del terminal carbone».

Tra i nodi anche la banchina ex De Franceschi ora Casillo e l’implementazione ferroviaria con la creazione di binari, l’elettrificazione e la realizzazione di una stazione logistica con soluzioni dei “colli di bottiglia” tra cui quello del casello del Lisert.

Da registrare una presa di posizione da parte del consigliere Pd Fabio Delbello, esperto di logistica e trasporti, che ha rinnovato la richiesta di estendere a Monfalcone il Porto Franco. Irrinunciabile per il consigliere di opposizione la fusione dei due scali ma «Se deve essere Porto di Trieste-Monfalcone e se il porto di Trieste è porto franco, per logica proprietà transitiva si dovrà parlare anche di Porto franco di Trieste-Monfalcone». Uno strumento unico nella portualità europea che, secondo Delbello, può mettere il Fvg in grado di giocare con ancora più chance le proprie carte sullo scacchiere della logistica internazionale «in particolare alla luce delle opportunità aperte dalla Nuova via della Seta nonchè alla luce delle grandi potenzialità derivanti da Trieste che è il primo porto ferroviario nazionale».

Il Piccolo – 01/11/2018

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Scavo del canale dei Petroli. Nuovo rinvio al 6 dicembre

«Servono approfondimenti» Il Porto: «Va bene ma decidete» Unindustria: «Grave rinviare» Ma per gli ambientalisti sassi e palaconole sono «illegittimi»

Decisione sullo scavo del Canale dei petroli e sulle nuove difese con sassi e palancole rinviata all’11 dicembre. Ancora uno stop per il progetto presentato dall’Autorità portuale che prevede lo scavo del canale di navigazione e la creazione di un’area per lo stoccaggio fanghi difesa da sassi, con il rinforzo delle rive in palancolato. Modalità che secondo le associazioni ambientaliste non sono conformi alle norme e ai piani in vigore. E necessitano di una Valutazione di Impatto ambientale. La maggioranza dei componenti della commissione, di nomina politica, sembrava ieri favorevole ad approvare il progetto. Alla fine si è deciso di chiedere al Porto di fornire alcuni elementi integrativi. Entro il 6 dicembre dovranno essere presentati maggiori dettagli su quattro punti: la provvisorietà dell’intervento, la riduzione della velocità delle navi transitanti lungo il canale durante gli eventuali lavori, gli effetti idrodinamici conseguenti all’intervento sulla biodiversità (flora e fauna). E la verifica che la soluzione del palancolato presentata nel progetto sia l’unica opzione percorribile. «Forniremo le informazioni perché si arrivi finalmente a una decisione», commenta il presidente dell’Autorità portuale Pino Musolino, «la comunità portuale attende una decisione. Dobbiamo contribuire a trovare un punto d’incontro tra la salvaguardia della componente ambientale e quella delle attività produttive che sono fonte di ricchezza e occupazione per la città e che non possono prosperare nell’incertezza».

Vincenzo Marinese, presidente degli Industriali veneziani, attacca la Salvaguardia. «Il rinvio di oggi è un fatto gravissimo, valuteremo cosa fare. C’è un problema di salvaguardia ambientale della laguna che significa anche mettere in sicurezza le sponde che la stanno contaminando. Ci sono i soldi per farlo, per i dragaggi e riportare il pescaggi a 11,20 metri. Ma siamo fermi al palo. Se uccidiamo le infrastrutture rimaniamo fermi».

La Nuova di Venezia – 01/12/2018

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