Trilaterale mobilità, «pressing» degli industriali: «No ai divieti»

8 Giugno 2018

Il 12 giugno a Bolzano è in programma il summit trilaterale Italia-Austria-Germania per discutere della mobilità lungo l’asse del Brennero. «Auspichiamo che si parli soprattutto di soluzioni e non di divieti», si augurano il Vice-Presidente di Confindustria e Presidente di Confindustria Trentino-Alto Adige, Stefan Pan, il Presidente di Confindustria Trento, Enrico Zobele e il Presidente di Assoimprenditori Alto Adige, Federico Giudiceandrea.
«La sfida della sostenibilità è quella di favorire la mobilità di persone e merci in modo compatibile con l’ambiente: questo obiettivo non si raggiunge con i divieti, che non diminuiscono i trasporti, ma li rendono meno efficienti producendo costi e inquinamento aggiuntivi, bensì puntando sull’innovazione. Le nostre imprese stanno investendo sui loro parchi mezzi e i TIR di ultima generazione sono sempre più ecologici. Dobbiamo sostenere questo sforzo e far sì che lo stesso rinnovamento avvenga anche relativamente alle autovetture, che rappresentano la maggior parte dei mezzi in transito lungo l’asse del Brennero», affermano i tre Presidenti.

 «La raggiungibilità e l’apertura sono fondamentali per il nostro territorio: creando nuove barriere mettiamo a rischio il nostro benessere sociale», avvertono Pan, Zobele e Giudiceandrea. I ripetuti divieti imposti in Tirolo provocano concorrenza sleale (il divieto di transito settoriale non vale per gli autotrasportatori tirolesi e il contingentamento dei TIR colpisce in particolare chi deve attraversare il Tirolo, come gli autotrasportatori del Trentino-Alto Adige) e sono spesso controproducenti: il divieto di transito notturno ad esempio non consente un flusso dei trasporti continuo e concentra tutto il traffico pesante sulle ore del giorno.
Gli industriali del Trentino-Alto Adige invitano infine a non creare false aspettative riguardo allo spostamento del trasporto merci da gomma a rotaia: «E’ un obiettivo che condividiamo tutti, ma al momento attuale lungo la tratta del Brennero non esiste l’infrastruttura adeguata e non ci sono treni sufficienti a trasportare le merci che viaggiano in autostrada. Per favorire lo spostamento del trasporto merci dalla strada alla ferrovia bisogna potenziare la rete infrastrutturale e garantire un servizio a condizioni competitive: il tunnel di base del Brennero sarà fondamentale in questo senso».

Alto Adige Innovazione – 08/06/2018

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Alta Velocità ferroviaria e Pedemontana, infrastrutture indispensabili

Bonomo (Confartigianato Veneto): “Ultima chance per agganciare il Veneto al nuovo triangolo produttivo Mi-Ve-Bo. Altrimenti rischiamo l’emarginazione”

“La firma del contratto per la realizzazione del primo lotto dell’Alta Velocità ferroviaria da Brescia Est a Verona, per un valore di 1,6 miliardi è un’ottima notizia. La posizione del neo Ministro Toninelli che la considera un’opera “sotto esame” è invece una notizia preoccupante. L’opera ferroviaria è necessaria per tenere il Veneto all’interno del grande triangolo industriale economico e sociale “Mi-Ve-Bo” e per evitare un’ulteriore marginalizzazione della nostra Regione in atto anche con l’esodo continuo di terziario avanzato”.

E’ pragmatico e concreto Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto, nelle sue considerazioni sulla importanza della rivoluzione trasportistica in atto da nordovest a nordest.

“Ci tengo a ricordare – precisa il presidente – che solo un anno fa è stato certificato, attraverso i dati dei censimenti Istat natalità e concentrazione d’impresa, tassi di occupazione e di esportazione, produttività, infrastrutture, geografia dei distretti, che il Nord Est è il nuovo triangolo economico motore dell’economia italiana in sostituzione del precedente TO-MI-GE. Ora, se uniamo questo a quanto recentemente denunciato dal prof. Gubitta sullo “spopolamento” in atto, nella nostra regione, di giovani laureati in favore dei nostri “vicini” Lombardia e Emilia Romagna, dovuto anche alla difficoltà di movimento di merci e persone in tempi ragionevoli, capiamo la pericolosità che sta dietro a questo scontro politico sulle infrastrutture. L’alta velocità ha portato a 1h e 11 minuti la “distanza” tra Bologna e Milano, mentre oggi, a quasi parità di distanza chilometrica, ci si mette ancora due ore e 16 per andare da Mestre a Milano”.

“Tutto ciò – prosegue – carica di responsabilità l’attuale classe dirigente. La perdita di residenti laureati in età compresa tra 25 e 39 anni è come dare il “bacio della morte”, come afferma Gubitta, alle nostre opportunità di sviluppo e al futuro delle generazioni che si stanno formando”.

“Non assisteremo da semplici osservatori a quanto potrà succedere in tema TAV e Pedemontana Veneta – conclude Bonomo -. Il quadrante lombardo-veneto-emiliano è abitato da un terzo della popolazione italiana, produce il 40% del Pil nazionale, occupa il 49% degli addetti al manifatturiero ed esporta il 54% del “made in Italy”. Secondo i dati cresce inoltre il peso della piccola impresa arrivata ad occupare il 72% degli addetti. Una realtà che merita di essere tutelata e rappresentata, e noi siamo tra i candidati a farlo”.

La Nuova di Venezia/Nordest Economia – 08/06/2018

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Veneto Strade, maggioranza alla Regione

di Davide Piol

È bastata la piccola firma di un notaio veneziano e il 41,42% del capitale sociale di Veneto Strade è passato nelle mani di Palazzo Balbi che detiene ora il 71,42% della società. Potere assoluto, o quasi.

La firma arriva alla fine di un percorso lungo e complesso fatto di perizie e contro-perizie per stabilire il valore delle quote societarie. A novembre scorso il direttivo Upi Veneto era finalmente arrivato a una conclusione: tre province su sette (Verona, Vicenza e Rovigo) avrebbero ceduto la loro parte alla Regione.

«L’operazione – spiega il vicepresidente della giunta regionale Gianluca Forcolin – fa finalmente chiarezza a livello societario, spostando il baricentro della governance verso la Regione e i soggetti che erogano i trasferimenti necessari al finanziamento delle spese di gestione delle strade venete non a pedaggio».

Veneto strade si occupa della manutenzione di circa 2.000 chilometri di strade regionali, statali dismesse e provinciali. Prima dell’acquisizione del 41,42% della quote da parte della Regione, la società era divisa tra 12 soci: Palazzo Balbi (30%), le Province di Belluno, Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Verona e Rovigo (ciascuna con il 7,14%), A4 Holding, Autostrade per l’Italia, Autovie Venete e Autostrade serenissima (ognuna con il 5%). Con l’atto formale di ieri sono uscite definitivamente dalla società Verona, Rovigo e Vicenza. Belluno ha venduto il 5%, rimanendo socia per il 2,14%.

Si sono tenute le loro quote Venezia, Treviso e Padova e la società delle Autostrade Serenissima che dovrebbe però cedere il suo 5% nelle prossime settimane. «Per effetto di questa operazione – continua Forcolin – la Regione ha pieno controllo su Veneto Strade e può finalmente iniziare il percorso di riorganizzazione societaria, insieme al socio attuale Provincia di Belluno e, in futuro, ad Anas. Il protocollo di intesa firmato il 23 febbraio scorso prevede infatti il possibile ingresso di Anas in aumento di capitale, una volta che sarà dato riscontro a tutte le condizioni poste a base dell’accordo».

I tempi però potrebbero allungarsi. La riclassificazione delle strade e l’entrata di Anas nella società avrebbero dovuto concludersi già in estate, ma slitteranno probabilmente in autunno o a fine anno. Un problema per la Provincia di Belluno che dovrebbe pagare i 15 milioni richiesti da Veneto Strade per la manutenzione viabilistica. Somma che il presidente Roberto Padrin aveva assicurato, almeno in parte, all’ad della società Silvano Vernizzi ma di cui non ha l’intera disponibilità finanziaria.

Veneto Strade ha inoltre una causa aperta con la Provincia di Belluno che non avrebbe pagato alcune somme previste dalla convenzione tra i due enti. Si parla di circa 24 milioni di euro. Nelle scorse settimane si era cercato di giungere a un accordo chiedendo alla Regione di aiutare Belluno pagando 13 milioni di euro e lasciando a Padrin meno della metà della somma dovuta, circa 11 milioni di euro. Accordo, però, negato.

Corriere del Veneto – 08/06/2018

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Tav, Zaia avvisa: «Nessuno la intralci» Ma il ministro lo gela: «È sotto esame»

Toninelli di traverso, rischio di collisione giallo-verde. Delrio: «Devono chiarirsi»

di Silvia Maria Dubois (ha collaborato Silvia Madiotto)

«Rivoluzione» contro «rivalutazione». E non si pensi che il primo termine appartenga a qualche attivista e il secondo a qualche conservatore. No: l’entusiasta in questione è il governatore (leghista) Luca Zaia; il revisionista è il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, grillino. Tema: la Tav. Questione (politica) venetissima,in questo momento, dopo l’approvazione del lotto Brescia-Verona, firmato martedì sera.

Rete Ferroviaria Italiana e Consorzio Cepav due (in qualità di general contractor) hanno concluso l’accordo per la realizzazione del primo tratto costruttivo dei 42 chilometri dalla Brescia Est a Verna, per un valore di 1,645 miliardi di euro (costo complessivo: 1,9 miliardi) che comprende anche quella fetta di territorio dell’interconnessione «Verona Merci», prezioso collegamento con l’asse del Brennero.

Una giornata-simbolo, un nuovo capitolo pronto a scuotere la lunga odissea della Tav in Italia. E fra i sostenitori più entusiasti, con un comunicato che arriva alle 9,59 sui pc delle redazioni, c’è proprio lui, il governatore Luca Zaia. «Futuro», «Rivoluzione trasportistica», «cambiamento radicale» sono solo alcune delle espressioni usate dal presidente della Regione, dentro un vocabolario degno di galoppare dentro una dichiarazione dei vertici di Confindustria. «Con la firma del contratto per il primo lotto Brescia-Verona, per i distretti industriali più forti d’Europa comincia il futuro – spiega Zaia, che si definisce «soddisfatto» -. Cambia radicalmente il concetto di spostamento di merci e persone sull’asse economico più importante del Paese, con il progressivo trasferimento dalla gomma al ferro e con il collegamento con i grandi corridoi europei. Una decisione che il Veneto attendeva da tanto, troppo tempo». Il governatore sottolinea come la Tav «modificherà radicalmente le abitudini di spostamento delle persone e consentirà alle imprese di contare su consegne meno costose, ma anche più rapide e sicure». «La linea convenzionale ormai è satura – si ribadisce da Venezia – e soltanto il quadruplicamento previsto potrà incrementare i traffici, quindi le economie, dei territori del lombardo-veneto lungo l’asse orizzontale».

Alta velocità come volano dell’economia, dunque, per Zaia, che parla di vera e propria «rivoluzione trasportistica» che consegnerà al Veneto anche «un incremento sostanzioso di puntualità e regolarità», per non parlare dei milioni di viaggiatori del Nord «che si troveranno definitivamente collegati agli altri grandi assi trasportistici ed europei a Sud e a Nord». Ma l’ingegneria economica, lascia spazio per una frecciata politica, indirizzata ai grillini: «Non resta che augurarsi che i lavori comincino davvero quanto prima – è la chiosa finale di Zaia – e che non subiscano intralci».

Ad unirsi alla gioia del governatore anche Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera: «La firma è un’ottima notizia: un’altra opera importante che parte. Ed è certo che ora non si torna più indietro anche se grillini e Lega hanno opinioni molto diverse – spiega l’ex ministro alle Infrastrutture – Io non mi vergogno a dire che con Luca Zaia in questi anni ho lavorato molto bene, ognuno si è preso sempre le sue responsabilità. Sarebbe un errore, ora, voler fermare opere in fase avanzata. Grillini e Lega devono chiarirsi e trovare un accordo».

In attesa di capire se una retromarcia è davvero esclusa a priori, un rallentamento comunque è in agenda. A frenare gli entusiasmi, infatti, è lo stesso ministro ai Trasporti Toninelli, che ieri si è espresso proprio sulle novità venete della Tav: «Queste opere, come il tratto Brescia-Verona dell’Alta Velocità e la stessa Pedemontana saranno soggette ad un nuovo scrutinio e ad una project review – si fa sapere dal ministero – rispetto al rapporto costi-benefici. Ma verrà valutato tutto: l’aspetto economico, quello ambientale e anche quello sociale». A tal proposito, il ministro ha già ricevuto la richiesta dei deputati M5S di organizzare, quanto prima, un sopralluogo nei comuni veneti interessati dalla tratta. Ora c’è solo da organizzare il tour. «Mi auguro che quelle tre parole, “analisi costi-benefici”, non diventino un muro per fermare lo sviluppo infrastrutturale della nostra regione”, avverte anche il senatore Udc Antonio De Poli.

Corriere del Veneto – 08/06/2018

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Mega-bando per il trasporto extraurbano

7 Giugno 2018

E’ stato pubblicato ieri sera dall’Agenzia sul Sistema informativo dei contratti pubblici il bando per l’affidamento in concessione dei servizi di trasporto pubblico di linea extraurbano con autobus di competenza della Provincia autonoma di Bolzano. La procedura ristretta prevede quattro Bacini di Traffico Ottimali (Bolzano e dintorni – Oltradige – Bassa Atesina; Val Venosta – Burgraviato; Valle Isarco – Alta Valle Isarco; Val Pusteria) per un importo complessivo di 800 milioni di euro.

Ansa/Trentino Alto Adige – 07/06/2018

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Montagna: Pizzimenti, estendere banda larga a tutto il FVG

L’assessore regionale alle Infrastrutture, Graziano Pizzimenti, ha inaugurato ieri sera ad Amaro, nei pressi del municipio, il primo dei cantieri che segnano l’avvio dei lavori di realizzazione del collegamento a banda larga e ultra larga in sette comuni della montagna friulana.

“Uno dei punti che caratterizzano il programma di questa Giunta regionale è il completamento della rete di connessione a banda larga – ha detto l’assessore Pizzimenti – e la sua attuazione sarà monitorata nel tempo, per poter dare piena risposta, entro il 2020, alle attese del maggior numero di cittadini e di imprese”.

“Questo – ha precisato – è uno degli esempi più concreti della filiera Europa, Regione, Enti locali, perché dimostra come sia possibile fruire dei finanziamenti pubblici anche comunitari”.

“Ciò che risulta evidente da questo progetto – ha soggiunto Pizzimenti – è che esso metterà la fibra ottica a disposizione almeno di circa la metà delle unità immobiliari esistenti, ma anche di un elevato numero di imprese; a questi interventi, dovrà essere data adeguata promozione affinchè il maggior numero di cittadini possa fruire di un servizio che, specialmente nell’area montana, concorrerà a favorire la crescita e lo sviluppo”.

I cantieri che saranno avviati, è stato precisato nel corso di un incontro nella sede civica di Amaro dopo il saluto del sindaco, Laura Zanella, presenti i primi cittadini dei Comuni interessati, permetteranno alla fibra ottica, indispensabile tra l’altro per i servizi di telemedicina e quelli più moderni di supporto ai cittadini, di raggiungere a Enemonzo 692 unità immobiliari, 285 a Raveo, 308 a Zuglio, 1043 a Moggio Udinese, 1533 a Villa Santina, 554 ad Amaro e 968 a Fanna.

Il progetto, che sarà concretizzato da Infratel e Open Fiber, si avvale della rete Ermes per garantire connessioni ultraveloci, stabili e di qualità su tutte le aree bianche del territorio.

Per aree bianche, gli operatori del settore intendono quelle zone a fallimento di mercato, nelle quali non vi sarebbero operatori interessati a investire nei prossimi tre anni per erogare il servizio.

Servizio, che, invece, in questo modo, sarà messo a disposizione dei cittadini con il supporto della Regione.

La rete Ermes è una delle reti infrastrutturali più estese d’Italia, finanziata dalla Regione e realizzata da Insiel, che dal 2017 consente il collegamento delle sedi della pubblica amministrazione dei Comuni del Friuli Venezia Giulia in banda larga e ultra larga.

“Dopo i sette Comuni della Carnia e della montagna che fanno parte di questo progetto – ha concluso Pizzimenti – l’obiettivo della Regione è quello di contribuire a colmare le restanti aree bianche esistenti nel Friuli Venezia Giulia, per creare le condizioni di poter accedere ai moderni servizi offerti dal web a tutti i cittadini e al maggior numero di imprese, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e la competitività del territorio”.

Regione Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 07/06/2018

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Aeroporto del Fvg, flop della gara. Si riparte

Deserto il bando per acquisire quote della società: per gli operatori interessati sono troppi 3 anni per passare dal 45 al 55%

di Elena Del Giudice

Il 100% del pacchetto azionario dell’Aeroporto del Friuli Venezia Giulia resta in mano alla Regione. Per ora. La gara che puntava ad individuare un nuovo socio al quale cedere il 45% delle quote, è infatti andata deserta. La motivazione? Troppi i tre anni previsti dal bando per passare dal 45 al 55%, ovvero da socio di minoranza ad azionista di maggioranza. Questo il motivo dirimente per cui il «grande interesse» che pure ha suscitato la messa in vendita di una quota significativa dello scalo regionale, non si è concretizzato in una offerta.

A spiegarlo ieri nel corso di una conference call, il presidente di Aeroporto Friuli Venezia Giulia spa, Antonio Marano, e il direttore generale Marco Consalvo. «Le ragioni per cui era stata indetta la gara – riepiloga Consalvo – risiedevano nella volontà di ritagliare, per il nostro scalo, un profilo internazionale e per farlo è necessario entrare in un network diverso e avere un partner industriale di grande dimensione, in grado di agevolare la nostra capacità negoziale con le compagnie aeree». La gara, che si basava su criteri e linee guida definiti da due delibere della giunta regionale (quella guidata da Debora Serracchiani, ndr), aveva indicato nel 45% del capitale sociale la quota da mettere in vendita, con un’opzione per un ulteriore 10% «al verificarsi di certe condizioni e dopo tre anni», ancora il dg.

L’interesse del mercato c’è stato. Una decina le richieste di informazioni, tre le compagnie che hanno scelto di entrare nel data room (per un approfondimento sui conti), e tutte italiane. Nomi Marano non ne fa, ma tra quelle apertamente interessate allo scalo di Ronchi si ricorda Sacbo, che gestisce l’aeroporto di Orio al Serio, partecipata da Sea al 30,98%, la stessa Sea (Milano Linate e Malpensa) e Aeroporti di Roma. All’appello mancava la veneta Save che, in caso di nuovo bando, potrebbe rivalutare la propria scelta di restare fuori dalla partita. Ci sono state avances anche da società straniere, bloccate però dall’ostacolo “lingua” (per legge la documentazione è stata predisposta in lingua italiana). Escluse invece le company provenienti dall’oriente (nel caso specifico una società cinese), perché prive di uno dei requisiti fondamentali del bando: l’essere già un gestore di aeroporti da almeno 10 milioni di Wlu (acronimo di Work Load Unit, ovvero una unità di misura che somma passeggeri e merci gestiti in un anno); i cinesi avevano, invece, un profilo prettamente finanziario.

Nonostante l’approfondimento, la formulazione di un’offerta entro il termine (che scadeva ieri, con altre 24 ore di tempo fino alle 12 di oggi per attendere eventuali plichi spediti in zona Cesarini) non è arrivata. E dunque come si procede? Si riparte daccapo? Si chiederà alla nuova giunta regionale indicazioni sul cosa fare?

«Naturalmente il primo passo sarà quello di informare l’azionista e ragguagliarlo sulle ipotesi post gara». E procedere con un nuovo, e modificato, bando? «I presupposti per fare una nuova gara ci sono – risponde il presidente Marano -, magari tenendo in considerazione le osservazioni arrivate dal mercato e dagli operatori. Questa è una possibilità». E queste indicazioni dai possibili futuri soci riguardano, come accennato, la quota di controllo e i tempi necessari a raggiungerla. Troppi i 3 anni previsti dal bando, perché si tratta di un arco di tempo in cui molte cose possono cambiare, al di là della volontà dell’investitore. Sul fatto che possa essere rischioso cedere la quota di controllo subito, Marano cita il caso dell’aeroporto di Klagenfurt, «la cui privatizzazione – spiega – ha portato alla cessione del 78% del pacchetto azionario ad un investitore privato».

Per quel che riguarda i tempi per una nuova gara, Marano non azzarda previsioni. «L’azionista è appena insediato (e il riferimento va alla nuova maggioranza alla guida della Regione Fvg) e quindi ci confronteremo quanto prima con l’assessore di riferimento e sarà lui a dettare la tempistica».

Intanto l’Aeroporto continua ad avere un trend positivo di gestione, di conti e di passeggeri. «Il 2017 ha chiuso con un utile significativo – ricorda Consalvo – e da gennaio a maggio 2018 il trend è in linea con il 2017, sostenuto dal piano di investimenti già varato e dai benefici della profonda riorganizzazione che abbiamo avviato».

La Nuova di Venezia/Nordest Economia – 07/06/2018

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Il porto di Trieste si è presentato agli operatori della Repubblica Ceca

A Praga un incontro con 150 addetti del settore e investitori

Dopo i road-show a Monaco, Vienna e Budapest, il porto di Trieste si è presentato a Praga ad una platea di 150 operatori del settore e investitori con lo scopo di rafforzare ulteriormente i rapporti commerciali e aumentare le connessioni ferroviarie con la Repubblica Ceca. Organizzato al centro Manes, in un palazzo storico degli anni ’30 affacciato sul fiume Moldava, l’evento di presentazione del porto e delle sue prospettive di sviluppo è stato promosso ed organizzato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Praga e la Camera di Commercio Italo-Ceca.

Ha aperto l’incontro l’ambasciatore Aldo Amati, che ha sottolineato il ruolo strategico del porto giuliano per il Centro-Est Europa, e sono seguiti gli interventi di Alessandro Pasquale, vice presidente della Camera di Commercio Italo-Ceca, e di Mario Carini delle Assicurazioni Generali. Sul ruolo di Trieste quale gateway per tutto il bacino mitteleuropeo si è soffermato il presidente dell’AdSP del Mare Adriatico Orientale: «siamo – ha sottolineato Zeno D’Agostino – un porto in controtendenza rispetto agli altri scali italiani. La nostra vocazione è internazionale: il 90% dei nostri traffici è diretto all’estero, mentre il 10% serve il mercato interno. Tutto quello che facciamo – ha specificato D’Agostino – è collegato alla ferrovia. Lo sviluppo ferroviario del porto sta conoscendo una crescita senza precedenti, dai 5.980 treni del 2015 siamo passati a 8.681 nel 2017 e puntiamo a toccare quota 10.000 a chiusura 2018».

Nel corso dell’incontro sono state evidenziate le connessioni intermodali in atto tra il porto di Trieste e la Repubblica Ceca. In particolare, dal container terminal di Trieste Marine Terminal (TMT) partono tre coppie di treni alla settimana per la città ceca di Paskov. Si tratta di un company train, gestito da MSC, a cui si aggiunge anche il collegamento con quattro partenze alla settimana verso il terminal slovacco di Dunajská Streda, situato a sud di Bratislava. Questi due servizi, come ha sottolineato Michaela Svrckova, responsabile di MSC Praga per la Repubblica Ceca e la Slovacchia, hanno un utilizzo in import/export che raggiunge quasi il 100%, segno che il collegamento funziona e ha ampi margini di crescita sulle frequenze. Numeri importanti anche per Europa Multipurpose Terminals (EMT), che gestisce un terminal multipurpose nel porto di Trieste e che storicamente ha sempre avuto una forte vocazione ferroviaria: dal molo VI – ha spiegato Murat Bog, manager di Ekol, il gruppo turco che controlla il terminal intermodale – partono invece quattro coppie di treni settimanali verso la città ceca di Ostrava, su cui vengono trasportati prevalentemente mobili, pneumatici, collettame e componentistica di automobili. Ottima infine la performance di TAL SIOT, che gestisce il terminal petrolifero di Trieste che rifornisce il 50% del fabbisogno energetico della Repubblica Ceca: sono 3.775.722 le tonnellate esportate in questo Paese nel 2017 (+93% sul 2016).

La missione del porto di Trieste a praga si è conclusa con alcuni incontri istituzionali presso il Ministro dei Trasporti e la direzione generale delle Ferrovie Ceche.

InforMare – 07/06/2018

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C’è il contratto per la Brescia-Verona

Firmato tra Rete Ferroviaria Italiana e Consorzio Cepav 2 l’accordo per il primo lotto da 1.645 milioni

I lavori per la costruzione della tratta ad alta velocità BresciaVerona hanno compiuto ieri un significativo passo avanti e l’apertura dei cantieri ormai è sempre più vicina. Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane) e il Consorzio Cepav due, di cui Saipem attualmente detiene una partecipazione pari al 59%, hanno firmato infatti ieri il contratto per la realizzazione del primo lotto costruttivo della tratta alta velocità e alta capacità BresciaVerona per un valore di 1.645 milioni.

Il valore totale della tratta BresciaVerona è pari a 2.160 milioni.

Lo rende noto un comunicato di Saipem, la cui quota di competenza della commessa è di circa 970 milioni, secondo il quale il contratto prevede la realizzazione di un tracciato ferroviario di circa 48 chilometri, compresi i 2,2 chilometri dell’interconnessione «Verona Merci», di collegamento con l’asse Verona-Brennero, che interessa Lombardia e Veneto e, in particolare, le Province di Brescia, Mantova e Verona.

Si tratta di uno snodo di enorme importanza per la circolazione sia delle persone che delle merci perché consente di connettere il corridoio europeo Lisbona Kiev (il vecchio corridoio Ten 5) con il Corridoio 1 del Brennero che arriva da Berlino. Una interconnessione strategica per un interporto gomma-rotaia come il Quadrante Europa.

Nell’ambito della linea Milano-Verona, inoltre Saipem, sempre tramite il consorzio Cepav due, ha anche partecipato alla realizzazione del tratto di linea Treviglio-Brescia di 39 chilometri e ulteriori 11,7 di interconnessione con linee convenzionali.

Se i cantieri verranno aperti entro quest’anno, ce ne vorranno sei per vedere poi l’opera completata e nel frattempo si procede con la messa a punto della Verona-Vicenza-Padova.

La notizia arriva in una fase molto delicata per le infrastrutture a livello di Governo centrale perché il tema sembra un nervo scoperto dell’attuale e inedita alleanza Lega-M5S: i grillini sono contrari alla Tav e il ministro Danilo Toninelli dei Cinquestelle lancia strali sulla Torino-Lione e intende rivedere tutte le Grandi Opere, Tav compresa. Invece il leader della Lega Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell’Interno si è speso in varie dichiarazioni a garanzia delle tratte della Tav previste al Nord, suo bacino elettorale, affermando che si va avanti come da programma. E proprio il Nordest da anni si lamenta di essere in arretrato di un ventennio sul fronte delle infrastrutture rispetto al Nordovest.

Lo stesso premier Conte nel discorso per la fiducia alla Camera di ieri, come sottolineato da varie forze politiche, non ha toccato il capitolo delle infrastrutture e a proposito di Nordest a Montecitorio l’ex presidente del Friuli e attuale deputata del Pd Debora Serracchiani ha criticato il premier: «Visto che abbiamo un Governo che si vanta di portare il Paese al cambiamento non rimane che chiedersi come pensano di portacelo, forse a dorso di mulo. Infatti il presidente del Consiglio pare ignorare l’esistenza di corridoi europei, hub portuali, aeroporti e autostrade, cioè le arterie che fanno circolare e crescere l’economia italiana, con imprese, cantieri e investimenti miliardari che danno lavoro a migliaia di persone».

Proprio le opere pubbliche sono il motore dell’economia di un Paese, sottolinea Franco Miller, veronese, presidente di Traspadana, Comitato promotore dell’alta velocità, e delegato di Confindustria Veneto alle infrastrutture.

«La notizia della firma del contratto per il primo lotto della Brescia-Padova è molto positiva; ora è difficile tornare indietro dopo che Corte dei Conti, Cipe, ministero hanno dato il loro via libera. I finanziamenti ci sono, gli appalti pure. Non resta che aprire i cantieri perché tutto è pronto. Un po’ di buon senso non guasterebbe, perché l’alta velocità per il Veneto non è un capriccio ma una necessità fondamentale per la nostra economia, che consentirà di spostare le merci dalle autostrade alla rotaia. Ma cambierà la vita quotidiana delle persone molto più di quanto si pensi. Inoltre i lavori creeranno lavoro, indotto, ricchezza. Speriamo…».

L’Area – 07/06/2018

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Italo rafforza i treni da Venezia verso Roma e Torino

6 Giugno 2018

Parte dal Veneto il rafforzamento di Italo nei collegamenti ferroviari da Venezia con le diverse zone del paese con 30 servizi Roma.

Parte dal Veneto il rafforzamento di Italo nei collegamenti ferroviari da Venezia con le diverse zone del paese con 30 servizi Roma. Non è un caso che dallo scorso maggio i treni della società corrono per 14 volte al giorno lungo la Milano-Venezia-Torino.

Itinerari che si aggiungono ai 16 (un anno fa erano 8) già attivi sulla direttrice Venezia-Roma (con 11 tappe intermedie a Ferrara e 5 a Rovigo), e con un prolungamento fino a Salerno. Il Veneto è una regione fortemente produttiva, da sola vanta il 9% del Pil nazionale (stima Tra Consulting), meta di numerosi business travellers che quotidianamente necessitano di collegamenti per arrivare da Roma, Bologna, Milano, Torino ed altre zone d’ Italia.

Inoltre il Veneto richiama ogni giorno migliaia di turisti. Per queste ragioni Italo ha avviato il servizio lungo la direttrice del Nord Est che rappresenta una delle linee a più grande potenzialità nel panorama italiano (da una stima Tra Consulting, la domanda ferroviaria espressa in passeggeri chilometri sulla direttrice Torino-Milano-Venezia è di 2 mld).

La Tribuna di Treviso/Nordest Economia – 06/06/2018

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