Porto di Trieste: ad aprile +4,68% di traffico merci rispetto al 2016

8 Giugno 2017

di Gloria De Rugeriis

Il Porto di Trieste registra una crescita in tutti i settori merceologici nel mese di aprile. Lo scalo giuliano, infatti, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente ha movimentato 4.632.674 di tonnellate di merce, con un +4,68% sullo stesso mese dell’anno precedente. Anche i dati dei container sono incoraggianti con 52.253 TEU, pari a +23,73% sempre in rapporto allo stesso mese del 2016. Altri dati positivi sono la crescita a doppia cifra per le merci varie con un +11,65%, il trend positivo per il comparto RO-RO a +1,20%, le rinfuse liquide con +2% e le rinfuse solide a quota +0,77%.

Dando uno sguardo al primo quadrimestre del 2017, il quadro delineato rappresenta una movimentazione delle merci rimasta pressoché invariata rispetto allo stesso periodo del 2016 (-0,56%) con un volume pari a 19.118.014 tonnellate. I primi 4 mesi chiudono ancora con una buona  performance del settore container che registra un incremento del +16,54%, e 189.473 TEU.

L’andamento positivo sul quadrimestre anche per le merci varie (+7,18%) e per il comparto RO-RO con 99.269 unità transitate (+1,95%), ad eccezione delle rinfuse solide che riportano un –24,5%, dunque, rappresentano un’attività sostanzialmente stabile. Infine, sommando la movimentazione dei container con i semirimorchi e le casse mobili, espressi in TEU equivalenti, nel corso dei primi 4 mesi di quest’anno, sono stati raggiunti i 419.689 TEU (+8,27%).

Il porto di Trieste, è considerato strategico grazie alla sua posizione nel cuore dell’Europa, nel punto d’incontro fra le rotte marittime e i corridoi europei, Adriatico-Baltico e Mediterraneo. È un hub internazionale, snodo per i flussi dell’interscambio terra-mare che interessano il dinamico mercato del Centro ed Est Europa.

L’intensificarsi degli scambi commerciali e del traffico marittimo tra il Far East e l’Europa, nonché l’allargamento ad Est dell’Unione Europea hanno rilanciato la centralità dell’Alto Adriatico e hanno aperto a Trieste nuove possibilità di crescita. In tale contesto Trieste gioca un ruolo decisivo su due distinte catene logistiche: i collegamenti marittimi intercontinentali a lungo raggio e le relazioni a corto-medio raggio intra-mediterranee. L’incontro tra gli assi strategici TEN-T delle Autostrade del mare del Mediterraneo Orientale da un parte, e i corridoi europei Adriatico-Baltico e Mediterraneo dall’altra parte,  favoriscono la crescita dell’intermodalità e lo sviluppo di soluzioni innovative nel campo della logistica e dei trasporti.

Non a caso, la Regione ha intrapreso una serie di azioni in campo internazionale per essere parte del progetto della Via della seta e mettere a frutto la capacità di movimentazione del Porto. Un riconoscimento anche nei confronti dello sforzo compiuto sulle infrastrutture e su uno snodo importante che ha saputo risollevarsi e aggiudicarsi una posizione di leadership, non soltanto in Italia.

Trasporti-Italia – 08.06.2017

© Riproduzione riservata

Ultimo miglio: FerCargo Manovra chiede un tavolo con gli stakeholders

7 Giugno 2017

Si è svolta oggi a Roma l’assemblea di FerCargo Manovra, l’associazione degli operatori della manovra ferroviaria. Compongono oggi l’associazione: Cargo Rail Italy, Esercizio Raccordi Ferroviari di Porto Marghera, Fuorimuro, Quadrante Servizi, Logyca Ultimo Miglio Ferroviario, Sograf, Traction&Service.

Ecco i principali temi discussi: impatto delle norme sui costi per le imprese di manovra, adeguamento e semplificazione delle stesse; investimenti per l’ultimo miglio e i necessari interventi finalizzati e rendere più efficienti le attività di manovra; la necessità di una proroga per l’adeguamento locomotori di manovra ex Decreto Ansf 1/2015.

Fercargo ritiene urgente l’apertura di un tavolo di confronto con tutti gli stakeholders sulle problematiche che riguardano l’ultimo miglio, ovvero la manovra ferroviaria, al fine di eliminare gli ostacoli che ne impediscono un sviluppo efficiente, fondamentale per una logistica ferroviaria competitiva e in grado di attrare nuovi clienti. Gli ostacoli sono sia di tipo infrastrutturale ma spesso anche di carattere burocratico.

“Si rischia di vanificare gli innumerevoli sforzi e risultati postivi che hanno fatto questo Governo e il precedente per il rilancio del cargo ferroviario – ha dichiarato il presidente Elvi D’Angela – se non si interviene immediatamente sulle attività di manovra. Il treno merci ha necessariamente bisogno di questo servizio, non è possibile farne a meno, e soprattutto se il servizio è svolto in maniera efficiente ne beneficia tutta la catena logistica, risparmiando tempi e con meno costi”.

Per questo motivo l’associazione ribadisce la disponibilità a promuovere un tavolo di lavoro con tutti gli stakeholders del settore, già proposto recentemente e al quale ha già manifestato disponibilità alla partecipazione RFI, e auspica alla partecipazione anche di ulteriori interlocutori preposti come ANSF, ART e MIT, oltre che tutti gli operatori interessati.

Trasporti-Italia – 07.06.2017

© Riproduzione riservata

 

Iata: il cargo aereo rallenta ad aprile ma rimane in salute

6 Giugno 2017

L’Associazione internazionale del trasporto aereo (Iata) ha diffuso i dati relativi al cargo aereo mondiale per il mese di aprile, che attestano un aumento della domanda, misurata in FTK (freight tonne kilometers), dell’8,5% rispetto allo stesso mese 2016. Sebbene la cifra sia ben al di sotto della crescita del 13,4% registrata a marzo, è comunque ampiamente al di sopra rispetto al tasso di crescita media degli ultimi cinque anni, +3,5%.
Rallenta la capacità, che si attesta nel mese di aprile a una crescita, misurata in AFTK (available freight tonne kilometers) del 3,9%.

Tutte le aree geografiche, con l’eccezione dell’America Latina – che deve fare i conti con una contrazione dell’1,9% -, registrano numeri positivi. I volumi di merci trasportate dalle compagnie dell’Asia-Pacifico sono cresciuti dell’8,4%. Il Nord America registra una crescita del 7,3%; in Europa la crescita è stata del 12,9%; in Medio Oriente del 3,1%; l’Africa registra il balzo maggiore tra tutte le regioni, con il cargo in crescita ad aprile del 26%.

“La domanda rallenta ad aprile. Tuttavia i tassi di crescita rimangono più robusti rispetto a quelli che abbiamo visto negli ultimi sei anni – ha commentato Alexandre de Juniac, ceo e direttore generale Iata -. Si tratta di una buona notizia, ma non dobbiamo prenderla come il segnale che nel cargo vada tutto bene. I processi industriali necessitano di una modernizzazione. Con l’utilizzo di prenotazioni elettroniche che superano ad aprile il 50%, stiamo facendo progressi. E dobbiamo approfittare del momento per imbrigliare i cambiamenti che l’industria sta operando strada facendo”.

Trasporti-Italia – 06.06.2017

© Riproduzione riservata

Primo servizio ferroviario merci diretto tra la Cina e l’Italia

Collegherà Chengdu con l’Interporto di Mortara. Anche il porto di Zeebrugge stringe i legami con gli esportatori cinesi

Il prossimo settembre prenderà il via il primo servizio ferroviario merci diretto tra la Cina e l’Italia che collegherà Chengdu, capoluogo della provincia cinese del Sichuan, con l’Interporto di Mortara (Pavia). Quest’anno il collegamento, realizzato grazie ad un accordo tra la Beijng Changjiu Logistics Corporation, azienda cinese specializzata nella logistica automotive, e il Polo Logistico Integrato di Mortara, sarà effettuato da una coppia di treni alla settimana e si prevede che la frequenza salirà a tre coppie di treni settimanali nel 2018. Il viaggio tra Cina e Italia verrà realizzato in 18-22 giorni.

«Questo – ha commentato il vicepresidente della Regione Lombardia e assessore alla Casa, Housing sociale, Expo e Internazionalizzazione delle imprese, Fabrizio Sala – è un accordo estremamente importante in particolare per alcuni settori: moda, arredamento, design, alimentare e automotive. È un accordo che va verso l’intensificazione dei rapporti tra il nostro territorio e la Repubblica Popolare Cinese che è una delle strategie perseguite dalla nostra Regione. Si inizia con un treno ma dal 2018 potremmo avere tre o quattro treni merci diretti alla settimana verso la Cina, è un risultato straordinario».

Intanto Beijng Changjiu Logistics ha siglato un accordo anche con la China Development Bank e con l’Autorità Portuale di Zeebrugge in base al quale l’istituto bancario cinese fornirà supporto finanziario alle aziende esportatrici cinesi che vogliono istituire un proprio centro di consolidamento europeo nel porto belga. Inoltre la China Development Bank offrirà anche sostegno finanziario al progetto Silk Road Platform Zeebrugge che è stato avviato dall’Autorità Portuale di Zeebrugge con il gruppo armatoriale cinese China COSCO Shipping Corporation e con il gruppo minerario e metallurgico cinese China Minmetals Corporation (CMC) con lo scopo di incrementare i traffici tra la Cina e l’Europa attraverso il porto di Zeebrugge.

L’Autorità Portuale dello scalo belga ha siglato anche una specifica intesa con la Beijng Changjiu Logistics per l’avvio di un collegamento ferroviario tra la provincia cinese di Heilongjiang, nel nord-est del paese, e Zeebrugge che avrà una frequenza di 4-6 partenze alla settimana. Ogni treno sarà caricato con 225 automobili Volvo ed effettuerà il viaggio in meno di 20 giorni.

InforMare – 06.06.2017

© Riproduzione riservata

 

Atlantia: missione in Spagna per portare a casa la fusione con Abertis

Si teme l’effetto Fincantieri con l’affare Stx. Il ceo di Atlantia ha programmato un viaggio a Madrid nella seconda metà di giugno per convincere il governo dopo la presentazione del prospetto dell’opas da 16,3 miliardi

Missione in Spagna per il consigliere delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, con l’obiettivo di convincere il governo di Madrid a dare il via libera e non ostacolare l’operazione che prevede la fusione tra il gruppo dei Benetton ed Abertis.

La strada infatti potrebbe non essere in discesa e il gruppo italiano delle infrastrutture vorrebbe mettersi al riparo da eventuali sorprese, come il recente stop del presidente francese Macron al controllo di Fincantieri dei cantieri Stx.

Castellucci, secondo quanto scrive il sito internet di El Confidential, si prepara a un viaggio in Spagna nella seconda metà di giugno, dopo la presentazione del prospetto dell’Opas da 16,3 miliardi. Secondo fonti del quotidiano spagnolo, l’agenda di Castellucci includerà un incontro con il Ministro dello Sviluppo, Inigo de la Serna, il quale ha detto recentemente che la posizione del governo sarà quella di “assicurarsi che il servizio pubblico stradale sia fornito nelle migliori condizioni per i cittadini”. Il ministro dell’Economia spagnolo, Luis de Guindos, ha assicurato da parte sua che il governo “difenderà l’interesse generale”.

Atlantia, secondo quanto riporta il sito, potrebbe anche proporre il congelamento dei suoi diritti di voto in Hispasat, la società satellitare considerata strategica dal governo e controllata da Abertis, in attesa di una sua dismissione. Abertis è socio di maggioranza di Hispasat, un gruppo da 175 milioni di euro di utili (bilancio 2016) su cui Madrid ha una golden share del 9,6%, che rende il suo parere vincolante.

La Tribuna di Treviso/Nord Est Economia – 06.06.2017

© Riproduzione riservata

Brennero, l’accordo rischia di slittare

Decreto presidenziale, i fondi del Mit per le regioni terremotate

di Andrea Rossi Tonon

La firma per l’accordo di programma 2017-2021 di Rfi potrebbe slittare al 2018 e con esso il cantiere del Brennero. È una delle possibili conseguenze della programmazione di investimenti pubblici fissata con la firma da parte del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni del decreto che stanzia il budget e le priorità del relativo Fondo. Il Dpcm mette a disposizione da qui al 2032 ben 47 miliardi di euro ma a poterne usufruire per primi saranno quei ministeri che possono avviare fin da subito programmi di spesa. Da qui al 2019 i miliardi a disposizione dei dicasteri saranno 7,1 e tra quelli che per primi vedranno la loro quota dovrebbero esserci il ministero dell’Istruzione (circa 1,4 miliardi) e il Mit (2,6 miliardi). Quest’ultimo dovrebbe spendere 383 milioni durante quest’anno con priorità alla messa in sicurezza dei territori terremotati. Seguiranno i lavori sui tratti ferroviari regionali coinvolti nel trasferimento di gestione a Rfi. Rallenterebbero quindi gli investimenti per il finanziamento di cantieri sul Brennero contenuto nell’accordo di programma con Rfi insieme al Terzo Valico, alla Brescia-Verona-Vicenza e il raddoppio della Messina-Catania. Slittamenti sono previsti anche, per la stessa ragione, per la sottoscrizione dell’accordo 2016-2020 di Anas: una firma che impregnerebbe altri 5 miliardi e mezzo.

Corriere del Trentino – 06.06.2017

© Riproduzione riservata

 

Logistica sostenibile: nasce il marchio per riconoscere l’impegno degli operatori

5 Giugno 2017

L’Associazione per la Logistica Sostenibile SosLog e l’organismo di certificazione Lloyd’s Register hanno annunciato il lancio di un protocollo per la logistica sostenibile che mira ad oggettivare e riconoscere, attraverso uno specifico marchio, l’impegno delle imprese per una maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale dei propri processi di fornitura.

I processi di logistica e supply chain infatti vengono ancora oggi indicati come processi a forte impatto ambientale, economico e sociale. Impatti che, se trascurati, rischiano di vanificare gli sforzi profusi per abbattere l’impronta ecologica e gli effetti economico-sociali di molti prodotti e servizi che vengono consumati quotidianamente. Come conseguenza di una pressione al ribasso sui prezzi nei nuovi modelli di consumo e di e-commerce difficilmente sostenibile e frutto di una percezione errata del valore della logistica e del suo contributo all’industria manifatturiera, il protocollo introduce anche il tema della sostenibilità economica e sociale per contrastare i rischi di comportamenti e modalità degenerative su molti processi di trasporto, movimentazione, magazzinaggio e distribuzione.

Il protocollo nasce quindi come strumento con cui le aziende potranno sviluppare un proprio modello di sostenibilità perseguendo nel tempo obiettivi strutturati e adeguati al proprio livello di consapevolezza e necessità. Un percorso personalizzato che permetterà di calare il tema della sostenibilità ambientale, sociale ed economica nella propria organizzazione attraverso una guida predefinita e riconosciuta. L’azienda da una parte non è obbligata a norme cogenti e dall’altra può vantare l’impegno nel perseguire un obiettivo di sviluppo sostenibile quale elemento differenziante con i propri competitor e valorizzante per i propri clienti diretti ed indiretti. Un esempio tangibile per evitare l’autoreferenzialità dei risultati, sempre più sbandierata nelle pratiche di greenwashing, e che per di più sarà riconosciuto da Lloyd’s Register oltre i confini nazionali.

Il protocollo per la logistica sostenibile garantisce l’adattamento ai nuovi standard GRI e ISO integrandone i principi e la nuova struttura metodologica offrendo vantaggi concreti, sia dal punto di vista dello sviluppo del modello e delle relative attività di implementazione, sia per ciò che riguarda le attività di audit. Le aziende in questo modo si preparano già alla transizione ai nuovi schemi certificativi. L’adesione al protocollo rappresenterà una chiara oggettivazione del proprio impegno di sostenibilità, come leva commerciale, promozionale e di cambio culturale, attraverso un marchio che potrà essere esposto ufficialmente sui propri mezzi, gli asset, i prodotti e su tutto il materiale promozionale. Un supporto che faciliterà tutti i portatori di interesse nella valutazione della coerenza tra quanto viene dichiarato e quanto viene effettivamente fatto nei confronti della sostenibilità da parte delle imprese.

“Abbiamo raccolto oltre 10 anni di casi aziendali e lavorato per molti mesi insieme ad operatori nazionali ed internazionali” – ha commentato Daniele Testi, Presidente di SosLog – “per arrivare a sintetizzare un modello sulla base di 21 sfide di logistica sostenibile che riteniamo siano oggi la base teorica per oggettivare l’impegno degli operatori coinvolti a vario titolo nella supply chain. Siamo di fronte ad una sfida fondamentale per il futuro delle attività economiche dove, non solo l’ambiente ma anche l’uomo con il suo lavoro e l’impresa con la sua motivata ricerca di profitto, devono ritrovare un nuovo equilibrio. Il protocollo di logistica sostenibile, nasce in Italia e per la prima volta unisce tutti questi fattori alzando l’asticella verso una definizione di sostenibilità come leva per innovare, essere più efficienti e quindi più competitivi. Sappiamo che sarà un percorso complesso e molto lungo che potrà essere velocizzato solo se crescerà una nuova cultura nel consumatore finale che potrà riconoscere e valorizzare la differenza di un prodotto o servizio, non solo in base alla provenienza o alla modalità di produzione, ma anche considerando il processo logistico che ne ha determinato il ciclo di vita; dall’approvvigionamento al suo auspicabile riciclo o riuso finale.”

Elena Cervasio, Sustainability and Customized Assurance Senior Manager di Lloyd’s Register ha così commentato: “il lavoro in concerto tra Lloyd’s e l’associazione è stato fondamentale per offrire alle aziende uno strumento di autoanalisi e confronto, allineato a tutte le iniziative internazionali. L’emanazione da parte delle Nazioni Unite dei 17 target per lo sviluppo sostenibile conferma come il tema della corporate social responsibility sia assolutamente attuale nonché condizione che deve permeare tutti i settori ed interessare tutti i soggetti, da chi produce, chi trasporta, fino al consumatore finale al quale devono essere offerte soluzioni chiare, trasparenti e riconoscibili per scelte di consumo responsabili. Il protocollo di logistica sostenibile ha proprio questo obbiettivo: dare concretezza e trasparenza a tutti gli attori coinvolti lungo la filiera.”

Trasporti-Italia – 05.06.2017

© Riproduzione riservata

L’AdSP del Mare Adriatico Orientale ottiene la certificazione ISO 9001 e 14001 del proprio sistema di gestione integrato

On-line la gestione delle pratiche relative alle concessioni demaniali

L’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale è la prima AdSP italiana ad aver ottenuto la conferma e l’estensione della certificazione del proprio sistema di gestione integrato ai sensi dell’ultima revisione degli standard 9001 e 14001. Lo ha sottolineato l’ente che gestisce il porto di Trieste ricordando che in precedenza l’authority aveva già fatto da apripista in materia ambientale con l’approvazione del piano regolatore portuale che ha visto integrate, come primo caso italiano, i due procedimenti di VIA e di VAS.

La certificazione di qualità, in origine relativa solo alla stazione appaltante di lavori pubblici, è stata estesa infatti anche alla direzione demanio e alla direzione attività portuali dell’AdSP del Mare Adriatico Orientale. Inoltre il sistema qualità è stato integrato con il sistema di gestione ambientale ed entrambi sono stati adeguati agli standard previsti dalla normativa revisionata nel 2015.

Tutto ciò – ha evidenziato il presidente dell’AdSP, Zeno D’Agostino – con il fine di «aumentare la sicurezza e la tutela dell’ambiente all’interno del porto». «Nel 2016 – ha spiegato D’Agostino – abbiamo puntato molto sul miglioramento e l’integrazione dei sistemi di gestione per la qualità e l’ambiente. Quest’ultimo step nella certificazione non rappresenta la mera acquisizione della correttezza delle procedure, ma un vero e proprio punto di riferimento per il processo di riorganizzazione che l’ente sta perseguendo».

L’AdSP ha specificato che un secondo versante sul quale l’ente si sta impegnando attiene alla recente revisione legislativa in materia portuale: nel contesto della riforma – ha ricordato l’authority – è stabilito che la gestione del demanio marittimo debba avvenire esclusivamente tramite il Sistema Informativo Demanio marittimo (S.I.D.), uno strumento di particolare importanza nato per fornire supporto non solo alle pubbliche amministrazioni interessate alla gestione e alla tutela dei beni demaniali marittimi, ma anche ai cittadini che intendono fruirne. Il Sistema rende disponibili on-line le banche dati che consentono la conoscenza dello stato d’uso del demanio marittimo, insieme con procedure automatizzate. Il S.I.D. prevede sostanzialmente l’utilizzo da parte dei concessionari di modelli di domanda normalizzati per tutte le fattispecie interessate, come ad esempio il rilascio di nuova concessione demaniale marittima, il rinnovo della concessione, le variazioni nel contenuto della concessione, il subingresso ecc. Tutte le istruzioni per l’utilizzo del S.I.D. sono disponibili sul sito dell’Autorità di Sistema Portuale all’indirizzo http://www.porto.trieste.it/ita/modulistica/concessioni-demaniali.

InforMare – 05.06.2017

© Riproduzione riservata

Per Rfi 10 miliardi, Anas ne aspetta 5,5. Sì al fondo progetti

Gli obiettivi del ministero Infrastrutture

Risorse per i contratti di programma di Rfi ed Anas, investimenti sulle metropolitane e i porti, risorse per far partire il nuovo fondo progettazione del Codice appalti. E poi altri capitoli di taglio più piccolo: la rimozione delle barriere architettoniche, la sicurezza delle reti ferroviarie, la messa in sicurezza antisismica, l’edilizia popolare.

Il ministero delle Infrastrutture, con la pubblicazione del Dpcm che ripartisce il fondo investimenti della legge di Bilancio 2017, ha incassato 21 miliardi quasi esatti, circa il 45,6% dei 46 miliardi totali: si tratta, di gran lunga, della quota più rilevante tra tutti i dicasteri coinvolti dal provvedimento. Questi soldi saranno impegnati seguendo la linea strategica tracciata dal ministro Graziano Delrio. Quindi, grande attenzione alla cosiddetta “cura del ferro”, al miglioramento del trasporto pubblico locale e alla qualità della vita nelle città. Proseguirà, poi, l’impegno sulle manutenzioni delle opere esistenti e sulla “cura dell’acqua”.

Nel dettaglio, le cifre esatte dei singoli piani non sono ancora fissate e saranno cristallizzate solo con l’approvazione dei diversi strumenti attuativi. Esiste, però, già un piano di massima per la spesa di queste risorse, che è possibile anticipare, considerando però che esistono dei margini di flessibilità legati all’implementazione degli interventi. Quindi, qualche aggiustamento in corso è molto probabile. Anche per effetto del passaggio davanti alle commissione parlamentari.

Il pezzo più rilevante del piano, in termini quantitativi, riguarderà i due accordi di programma di Anas ed Rfi. A Rete ferroviaria italiana andranno 10 miliardi di euro per la prima tranche del contratto di programma 2017/2021. Serviranno per quattro capitoli: prosecuzione dei lavori sui corridoi europei (Terzo Valico, Brennero, Brescia-Verona-Vicenza e raddoppio della Messina-Catania), potenziamento dei nodi ferroviari di tutte le grandi aree metropolitane, investimenti sulle reti regionali e collegamenti di porti e aeroporti alla rete nazionale. Non è l’unico investimento che sarà fatto sulla rete, perché nel piano rientrano anche 400 milioni di euro per la sicurezza delle reti ex concesse non interconnesse alla rete nazionale gestita da Rfi, anche a causa di differenti standard tecnici. Il capitolo dedicato all’ Anas riguarda il contratto di programma 2016-2020 e avrà un valore di 5,5 miliardi di euro totali: ci saranno soprattutto manutenzioni, oltre a investimenti su Salerno-Reggio Calabria e Orte-Mestre e al completamento di diverse opere di taglio medio-piccolo.

La spa potrebbe essere coinvolta anche in un altro capitolo: la messa in sicurezza delle strade nelle zone terremotate, che avrà un valore di circa 600 milioni di euro. C’è, poi, lo strumento che, in termini qualitativi, rappresenta probabilmente la maggiore innovazione di tutto il Dpcm, almeno per la parte che riguarda il ministero: è il fondo progettazione che sarà attivato in attuazione dell’articolo 202 Codice appalti. Si tratta di uno strumento che, secondo le indicazioni che arrivano dal Mit, sarà ad ampio raggio. Riguarderà cioè tutte le tipologie di stazioni appaltanti: sia le amministrazioni centrali che gli enti locali. E avrà soprattutto due obiettivi: portare a termine progetti di fattibilità e project review. Dovrebbe valere circa 800 milioni di euro. Non saranno messi a disposizione con meccanismo rotativo ma saranno attribuiti alle amministrazioni a fondo perduto, con obbligo di cofinanziamento.

Un altro capitolo rilevante di spesa sarà dedicato alle metropolitane : al completamento dei progetti attualmente in corso sarà riservato un miliardo di euro, sia per le infrastrutture che per il nuovo materiale rotabile. Completano il quadro altri finanziamenti di taglio più piccolo, ma comunque molto importanti. Per le ristrutturazioni negli edifici di edilizia popolare saranno previsti 300 milioni di euro, per la rimozione di barriere architettoniche dagli edifici privati arriveranno 150 milioni di euro, per gli investimenti nei porti, a valle della riforma delle Autorità, sono previsti 300 milioni di euro.

Edilizia e Territorio – 05.06.2017

© Riproduzione riservata

Infrastrutture, si parte da 7 miliardi per 3 anni

4 Giugno 2017

di Alessandro Arona

Più risorse nei primi tre anni ai ministeri che hanno dimostrato al Mef di avere programmi capaci di innescare nuova spesa già da subito, soprattutto il Mit con la messa in sicurezza delle ferrovie e le strade delle zone colpite dal sisma e l’Istruzione con l’edilizia scolastica, che avrà 1,4 miliardi fino al 2019. L’analisi dello schema di Dpcm firmato dal premier Paolo Gentiloni il 29 maggio dice che, tra le pieghe di una programmazione di lungo periodo orientata al 2032, sono stati individuati alcuni obiettivi di breve e medio termine da centrare tra il 2017 e il 2019, che consentiranno impegni fino a un massimo di 7,1 miliardi.

Il fondo investimenti ha debuttato quest’anno, al comma 140 della legge di Bilancio. Risorse per 47,5 miliardi in 15 anni, di cui 1,9 miliardi nel 2017, 3,15 nel 2018, 3,5 nel 2019 e poi tre miliardi all’anno fino al 2032. L’utilizzo dei fondi doveva essere disposto con “uno o più” Dpcm. L’obiettivo era dare una forte iniezione di risorse per gli investimenti pubblici, con decisioni sulla destinazione dei fondi non più fissate nelle tabelle di bilancio ma con decreti del premier: dunque, scelte più flessibili e legate alle previsioni di spesa effettiva.

I primi 800 milioni sono stati assegnati al Programma periferie 2016 con un primo Dpcm (in registrazione alla Corte dei conti). Agli investimenti delle Regioni sono stati assegnati 400 milioni dalla manovrina. Infine, altre risorse sono state preassegnate all’edilizia scolastica e ai centri immigrati. Questo ha portato il residuo a circa 46 miliardi e la dote 2017 da 1,9 a 1,16 miliardi.

Il Dpcm che li ripartisce è appena approdato alle Camere e consiste, in pratica, in una tabella con indicazione di filoni di massima di spesa e la ripartizione dei fondi. Non c’è nessun dettaglio in più sui programmi, che dunque vengono completamente delegati ai ministeri, né alcuna previsione o vincolo sugli obiettivi di spesa. Saranno, quindi, i singoli dicasteri a decidere come ripartire i propri fondi ed è prevedibile che la spesa effettiva 2017 sarà contenuta (non oltre 450 milioni su 1,9 miliardi secondo stime calcolabili dalla relazione al Dpcm). I tempi fra l’altro si sono allungati rispetto alle attese. Le Camere hanno 30 giorni per i pareri, poi comunque il Dpcm andrà alla Corte dei conti: quindi Gazzetta ufficiale, a occhio e croce, a inizio agosto.

L’analisi della ripartizione tra i ministeri dei 7,1 miliardi previsti fino al 2019 consente di capire dove sarà convogliata la spesa con urgenza maggiore. Al di là delle attribuzioni al 2032, che rischiano di restare almeno in parte virtuali (o comunque rinviate ai futuri governi), alcuni dicasteri incasseranno infatti molte risorse su­bito. Il ministero dell’Istruzione, ad esempio,è l’unico che prenderà oltre metà del suo denaro tra il 2017 e il 2019: circa 1,4 miliardi. Saranno impiegati per l’edilizia scolastica: le scuole, insomma, hanno capacità di muovere immediatamente investimenti per le manutenzioni dei fabbricati e la messa in sicurezza antisismica.

L’altro forno in grado di bruciare molte risorse è il Mit, che fino al 2019 mette in cascina 2,6 miliardi. Nel 2017 sono previsti impegni di spesa per 383 milioni: dovrebbero andare soprattutto alla messa in sicurezza delle strade nelle zone terremotate. Si tratta di un fronte già aperto dall’Anas. Allo stesso modo, Rfi sta trattando per ottenere il trasferimento della gestione di alcuni binari regionali: i contatti con Umbria, Emilia Romagna e Lazio sono in fase avanzata. Così, altri impegni di spesa per il 2017 potrebbero riguardare proprio la messa in sicurezza della rete regionale delle “ex concesse”. Tempi più lunghi serviranno, invece, per far decollare i due accordi di programma 2017­-2021 di Rfi (10 miliardi) e 2016­2020 di Anas (5,5 miliardi) alimentati dal Dpcm. Il primo finanzia cantieri come il Terzo Valico, il Brennero, la Brescia­-Verona-­Vicenza, il raddoppio della Messina­-Catania. Il secondo punta soprattutto sulla manutenzione, sulla Salerno-­Reggio Calabria e la Orte-­Mestre. Entrambi, però, consentiranno di accantonare spesa solo dal 2018.

Il ministero della Difesa incasserà il grosso dal 2020 in poi. Nel primo triennio si limita a mezzo miliardo: saranno impiegati per le infrastrutture di telecomunicazione ma anche per alloggi e strutture militari. Anche lo Svi­luppo economico avrà, fino al 2019, una piccola quota delle sue risorse: 400 milioni su 3,5 miliardi. Serviranno quasi tutti per forniture militari ad alta tecnologia. Il ministero della Giustizia, invece, incasserà quasi 400 milioni entro il 2019. In parte serviranno a informatizzare i processi ma in parte saranno impiegati per lavori su tribunali e carceri. Capitolo a parte per il Mef, che incassa 810 milioni da impiegare nei modi più vari: risanamento ambientale, immobili del demanio, periferie. Mentre il Viminale si limita a 253 milioni per le sedi di Polizia e Vigili, commissariati e caserme. Completano il quadro i dicasteri che incasseranno di meno, come l’Ambiente e i Beni culturali, entrambi sopra quota 200 milioni: saranno impiegati per il dissesto idrogeologico, le bonifiche, il miglioramento della vulnerabilità sismica dei musei.

Il Sole 24 Ore – 04.06.2017

© Riproduzione riservata