Viaggi a Roma e Milano. La giunta sfida Trenitalia e contatta i concorrenti

Al via una manifestazione d’interesse per offerte alternative a quella delle Fs. In pole per la successione Italo, la tedesca Deutsche Bahn e l’austriaca Obb.

di Diego D’Amelio

Alternative a Trenitalia cercansi. Nel prossimo futuro potrebbe non essere più lo storico vettore ferroviario a compiere i viaggi che collegano il Friuli Venezia Giulia a Milano e Roma. E alla finestra ci sono già l’operatore nazionale Italo, la tedesca Deutsche Bahn e l’austriaca Obb.

Stando a quanto emerge dal Documento di economia e finanza regionale, infatti, entro i primi mesi del 2019 la Regione avvierà una manifestazione di interesse per reperire alternative al servizio offerto da Trenitalia sulle due tratte ad alta percorrenza, andando magari a incrementare il numero di collegamenti giornalieri da e per Trieste e Udine.

Al momento non si tratta ancora di una gara ma di una procedura pubblica per intercettare l’eventuale disponibilità di vettori privati a proporsi per operare sui percorsi in questione. E sarebbe la prima volta, anche se Ntv ha in più occasioni annunciato la propria intenzione di prolungare i propri collegamenti Italo con Roma e Milano, rispettivamente 16 e 14, che al momento si fermano a Mestre e che il presidente Luca Cordero di Montezemolo ha prospettato di voler portare fino a Trieste. Libera iniziativa di un privato, che in futuro potrebbe assumere tuttavia un’altra valenza, posto che il Friuli Venezia Giulia paga al momento 3,1 milioni a Trenitalia a copertura di un servizio che l’operatore offrirebbe altrimenti in perdita.

L’idea di saggiare un cambio di cavallo è trasversale. La prima indicazione era venuta nel 2014 dalla giunta Serracchiani, ma l’impostazione è ribadita nel primo Defr della gestione Fedriga. Come spiega l’assessore alle Infrastrutture, Graziano Pizzimenti, «pensiamo a una manifestazione di interesse a cui possano partecipare anche altri soggetti nazionali e di paesi vicini. Con questa scelta la Regione si allinea a quanto richiesto dall’Autorità di regolazione dei trasporti», che domanda agli enti locali di aprirsi alla concorrenza tra privati per abbattere i costi e migliorare il servizio, uscendo da logiche di monopolio. Ed è quanto la Regione conta di fare in prospettiva futura: «In questo modo – continua Pizzimenti – cerchiamo di arricchire il servizio da un punto di vista qualitativo e quantitativo a tutto vantaggio dell’utenza, che magari potrebbe anche contare su un maggior numero di tratte». Questione non immediata comunque, visto che la data nel mirino è il 2022: l’assessore evidenzia che «il nostro obiettivo è arrivare pronti a quel momento, quando scadrà il contratto di affidamento in vigore con Trenitalia e sarà a quel punto necessario reperire sul mercato l’operatore che gestirà il servizio negli anni successivi».

Se qualche vettore uscirà allo scoperto, verrà quindi bandita una gara d’appalto vera e propria, basata sulla valutazione dei servizi offerti e della quantità di partenze e arrivi previsti, oltre ovviamente alla richiesta economica avanzata nei confronti della Regione. Una procedura da dentro o fuori, che non prevede lo spezzatino fra operatori diversi, ma intende affidare a un unico soggetto le tratte supportate dal finanziamento regionale.

Tra i possibili pretendenti c’è appunto Italo, che in passato ha avviato qualche ragionamento e potrebbe pensarci più seriamente, invogliato appunto dal sostegno dell’ente pubblico. Ma non si esclude una sortita di Deutsche Bahn e Obb, che in passato hanno entrambe manifestato interesse per estendere il proprio raggio d’azione al Fvg.

Il passaggio fra 2018 e 2019 sarà inoltre cruciale per il rinnovo del ben più cospicuo contratto da 40 milioni che lega Regione e Trenitalia per la gestione del servizio pubblico ferroviario locale, ovvero per l’erogazione dei collegamenti Trieste-VeneziaTrieste-Udine-Venezia e Udine-Tarvisio. Linee deficitarie dal punto di vista dei ricavi, come d’altronde avviene in tutti i servizi pubblici ferroviari, in cui il biglietto copre mediamente solo un terzo circa dei costi, mentre il resto è coperto dal committente pubblico. In questo caso il contratto è in proroga fino a fine 2019, a causa della complessità della procedura per il nuovo affidamento, che verrà correlata a investimenti significativi che saranno richiesti al futuro gestore.

Il Piccolo – 06/07/2018

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