Unioncamere, il 2019 anno zero dei trasporti a Nordest: il Covid ha cambiato tutto

Il consuntivo 2019 assume il valore di una fotografia di un “tempo zero” del sistema logistico da cui partire per analizzare gli impatti del nuovo coronavirus sulle principali infrastrutture nel primo trimestre 2020, afferma la ricerca. Sulla rete autostradale del Nord Est il volume di traffico veicolare complessivo era rimasto stazionario (quasi 19 miliardi veicoli/km)

Secondo una ricerca di Unioncamere del Veneto a partire da fine febbraio 2020 i flussi veicolari nelle autostrade hanno risentito pesantemente delle limitazioni per il contenimento della diffusione del Covid previste dal Governo.

Il transito è rimasto consentito solo per i veicoli dedicati al trasporto di prodotti indispensabili (come carburante, ortofrutta, latte e derrate alimentari, ricambi o rifornimenti per le imprese, ecc.). Nel periodo 12-30 marzo 2020 i transiti di veicolo leggere alla frontiera del Brennero si sono azzerati rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre il traffico pesante è crollato tra il -30% e il -70%.

Sulla rete autostradale del Nord Est l’effetto Covid ha provocato, soprattutto nelle settimane clou del lockdown (dal 16 marzo 2020 in poi), un traffico leggero in picchiata e una forte contrazione dei mezzi pesanti, per poi riprendersi gradualmente da metà aprile in concomitanza della Fase 2 e dell’allentamento delle misure di sicurezza. Sulla base degli ultimi dati disponibili, nel 2019 sulla rete autostradale del Nord Est il volume di traffico veicolare complessivo era rimasto stazionario (quasi 19 miliardi veicoli/km) e sostenuto solo dal traffico pesante.

Gli incrementi maggiori della componente pesante si erano registrati nelle tratte dell’A31 Valdastico (+3,5%), dell’A27 Mestre-Belluno (+2,5%), dell’A13 Bologna-Padova (+2,3%), dell’A22 Brennero-Verona (+2,1%), e dell’A4 Padova-Mestre (+1,8%). Si era invece osservata una flessione del traffico veicolare leggero soprattutto nell’A4 Venezia-Trieste (-1,8%) e nell’A23 Udine-Tarvisio (-1,0%) a causa dei lavori riguardanti la Terza Corsia che incoraggia, per spostamenti brevi, l’utilizzo della viabilità ordinaria.

porti dell’Alto Adriatico avevano registrato nel 2019 dati di traffico generalmente in calo. Il porto di Venezia aveva movimentato quasi 25 milioni di tonnellate di merce, in flessione del -6% rispetto al 2018. Particolarmente colpiti erano stati i settori delle rinfuse solide (-16,3%) e delle rinfuse liquide (-3,7%).

Per quanto riguarda la movimentazione dei container, l’anno scorso erano stati movimentati oltre 593 mila TEU (-6,2% rispetto al 2018, anno in cui si era raggiunto il record storico). In calo nel 2019 (-2,9%) anche il traffico RO-RO al terminal di Fusina.

Lo scalo veneziano aveva risentito del rallentamento dell’industria nonché del mancato avvio (per nodi burocratici e normativi) degli interventi urgenti di dragaggio dei canali portuali (in particolare del Canale Malamocco-Marghera), già previsti nel Piano Operativo Triennale 2018-2020. In controtendenza il settore passeggeri che nel 2019 era cresciuto del +1,5%, raggiungendo oltre 1,8 milioni di persone, grazie alla ripresa del settore crocieristico (+2,5%).

Nel 2019 il porto di Chioggia invece con oltre 1,3 milioni di tonnellate di merci, era aumentato del +29% rispetto al 2018 grazie al contributo positivo delle merci varie e delle rinfuse solide. Il porto di Trieste, con quasi 62 milioni di tonnellate di merce trasportata, aveva segnato un calo del -1,1% rispetto all’anno precedente. Il settore delle rinfuse liquide, che ha continuato a prevalere rispetto agli altri settori (circa il 70% del traffico totale portuale), era rimasto stabile rispetto al 2018.

Il settore del general cargo aveva registrato una flessione annua del -4,8%. In calo di quasi un quarto anche il trasporto RO-RO con quasi 228 mila unità transitate. Il comparto delle navi-traghetto aveva continuato a risentire della crisi turca ma anche del trasferimento di parte del traffico pesante da/verso la Turchia su treno. In aumento invece era risultato il settore delle rinfuse solide (+3,1% rispetto al 2018).

Per quanto riguarda la movimentazione dei container, nel corso del 2019 era stato raggiunto il record storico con quasi 790 mila TEU (+8,8% sul 2018). Il traffico passeggeri era quasi raddoppiato grazie soprattutto al comparto crocieristico che aveva superato i 190 mila passeggeri a seguito dal dirottamento di alcune navi da crociera provenienti da Venezia. Nel 2019 il porto di Monfalcone aveva movimentato circa 4 milioni di tonnellate, in calo del -9,8% rispetto al 2018.

Trend negativo soprattutto per il settore delle merci varie (-11,9%), a causa del calo del general cargo e delle rinfuse solide (-8,9%), influenzate dalla flessione dei prodotti destinati alla centrale termoelettrica A2A di Monfalcone. In calo anche il settore container (-17,1%) e i passeggeri (-16,2%).

Lo scalo friulano di Porto Nogaro aveva trasportato oltre 1,3 milioni di tonnellate di merci (+3,1% rispetto all’anno precedente). Il traffico marittimo del porto è in lenta ripresa grazie all’avvio degli interventi manutentivi commissionati dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e al miglioramento dell’intermodalità logistica con il vicino Interporto Alpe Adria di Cervignano del Friuli.

Infine, il porto di Ravenna aveva movimentato 26,3 milioni di tonnellate di merce (-1,6% rispetto all’anno precedente). Le rinfuse solide avevano segnato un decremento del -1,2% rispetto all’anno precedente (raggiungendo 11,1 milioni di tonnellate), a causa delle flessioni dei cereali e dei prodotti minerali, cementi e calci in seguito al rallentamento del comparto edile e della produzione di piastrelle e ceramiche dell’industria del distretto di Sassuolo. Stabili rispetto al 2018 erano risultate le rinfuse liquide (+0,4%) con 4,6 milioni di tonnellate. Anche il traffico container aveva visto un andamento positivo (+0,8%) raggiungendo oltre 218 mila TEU. In forte calo il traffico passeggeri (-9,2%) ascrivibile al crollo di quasi un terzo dei passeggeri nei traghetti.

Nel corso del 2019 era proseguito l’incremento dei traffici passeggeri nei principali aeroporti del Nord Est (in particolare a Verona +5,2%, Venezia +3,4% e Trieste +1,4%). Nello scalo scaligero grazie all’attivazione di nuovi collegamenti con città europee e destinazioni extra europee (Amsterdam, Birmingham, Madrid, Zante, Malta, Chisinau, Edimburgo, Manchester) i passeggeri erano arrivati a oltre 3,6 milioni. L’aeroporto di Venezia aveva registrato il record storico di quasi 11,6 milioni di passeggeri movimentati, grazie al rafforzamento del traffico di medio raggio nel Maghreb e nel Mar Rosso.

L’aeroporto di Treviso invece aveva visto arrivare oltre 3,2 milioni di passeggeri, in calo del -1,6% rispetto al 2018, a causa della scelta di Ryanair di trasferire alcune rotte importanti dall’Aeroporto Canova di Treviso al Marco Polo di Venezia.

L’aeroporto triestino di Ronchi dei Legionari aveva movimentato oltre 783 mila passeggeri, grazie al forte aumento del traffico internazionale (+18,8%) dovuto alla nuova rotta per Malta. Infine, lo scalo di Bolzano, che opera con voli charter organizzati dall’Aveo Tours di Bolzano e con aerei privati, aveva ridotto i livelli di traffico passeggeri (-41,7% rispetto al 2018). Il traffico cargo era risultato in drastica discesa in tutti gli aeroporti (in particolare -70,7% Verona con oltre mille tonnellate trasportate e -6% Venezia con quasi 64 mila tonnellate), in linea con la tendenza nazionale e mondiale. Nel 2019 le tensioni commerciali hanno infatti causato una crescita debole del commercio globale e il rallentamento della crescita del PIL nelle economie ad alta intensità di produzione.

Analizzando la mobilità intermodale, spicca nel 2019 l’interporto Quadrante Europa di Verona in cui erano transitate circa 28 milioni di tonnellate di merci, di cui ben 8,4 milioni via treno. L’80% dei traffici dell’interporto proviene e riparte per le destinazioni del Nord-Europa (Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio). Era apparso in crescita il mercato domestico, grazie alla spinta degli operatori logistici nazionali verso il traffico intermodale.

L’anno scorso erano stati lavorati quasi 16 mila treni, che avevano sviluppato un volume di traffico intermodale trasportato complessivo corrispondente ad oltre 436 mila UTI – Unità di Trasporto Intermodale (+2% rispetto al 2018). L’ottimo risultato era stato raggiunto grazie all’incremento dei collegamenti logistici, come il “servizio intermodale ferroviario multistop dedicato ai semirimorchi” che collega i terminal di Orbessano (Torino) – Verona – Bari, nato dal Gruppo SMET, gestito attraverso la sua controllata SIT Rail in collaborazione con Compagnia Ferroviaria Italiana (CFI).

L’interporto di Padova invece aveva movimentato oltre 180 mila UTI, in crescita del +4,7% rispetto al 2018. Nel 2019 sono stati lavorati oltre 5 mila treni (+4,2% su base annua). Sono attualmente attive relazioni ferroviarie con i principali porti del Nord Italia. Nel periodo dell’emergenza Covid gli interporti di Padova e Verona sono rimasti operativi e hanno svolto il ruolo di infrastrutture cardini anche a servizio della rete intermodale ferroviaria che non aveva subìto limitazioni.

Nordest Economia – 26/06/2020

© Riproduzione riservata