Traffici marittimi, è il tempo dell’incertezza, Zerbini: «Flussi ridisegnati dalle materie prime»

Il presidente di Trieste Marine Terminal (Msc-To Delta): parte degli impianti in Asia si sta già ricollocando in Est Europa avvantaggiando Triest

di Diego D’Amelio

«La parola chiave è incertezza. Spero che le cose migliorino domattina, ma temo non sarà così e non siamo in grado di dire quando torneranno normali». Sta tutta in una frase la situazione dei traffici marittimi al tempo del Covid. A pronunciarla è il presidente di Trieste Marine Terminal Fabrizio Zerbini, contemplando l’evoluzione globale dello shipping. La società costituita da Msc e ToDelta gestisce i movimenti di container nel porto di Trieste e, dopo aver tenuto nella fase più dura della pandemia, si prepara a un autunno col segno meno e a un 2021 imprevedibile.

Negli scali adriatici come in quelli tirrenici, che stanno anche peggio. La fiducia riposta nella fase 2 sfuma e gli operatori sono rassegnati a navigare a vista, in assenza di modelli previsionali credibili. Il contesto è quello da poco presentato nel 7° Rapporto “Italian Maritime Economy” del centro studi Srm, collegato al gruppo Intesa Sanpaolo: stima di un 2020 chiuso con il –7,3% dei traffici marittimi globali (un ritorno ai livelli del 2017), riduzione delle tratte (il cosiddetto blank sailing) e contrazione dei passaggi di container dal Far East attraverso il Canale di Suez (-15% nei primi cinque mesi dell’anno).

La Cina smette di trainare: secondo Srm, un quinto dei tremila progetti legati alla Belt and Road Initiative risulta «gravemente colpito». Lo studio evidenzia infine che in Italia l’import-export via mare è sceso drasticamente nel primo semestre: -11% delle tonnellate di merci trasportate e -21% del loro valore.

Il quadro è a tinte fosche: Zerbini spiega che «il Covid-19 ha paralizzato l’economia e la ripresa manca. La Cina è mancata su tutte le linee e cali importanti ci sono stati dalle Americhe: la frenata è brusca ovunque. Vale anche per l’Italia. Tmt è riuscita a resistere nella prima parte del 2020 (da gennaio ad agosto c’è stata perfino una crescita del +0,22% dei volumi, ndr), ma il trend è in diminuzione».

Il Molo VII, di cui Tmt è concessionaria, segna un -14,8% dei traffici container ad agosto e a settembre il calo è del -9,45% rispetto allo stesso mese del 2019. La diminuzione dei traffici ferroviari segue di conseguenza: da gennaio a settembre il terminal ha movimentato su ferro il -12,4% dei volumi e il -14, 5% dei treni: a 382 convogli in meno in confronto all’anno scorso.

«Nel caso della ferrovia – ragiona Zerbini – pesano la flessione dei traffici verso il Sud Europa, che ha sentito la recessione già con i primi segni dati dal Covid a inizio anno. Il terminal però ha sempre lavorato, nel rispetto delle norme sulla tutela della salute, grazie all’impegno e alla professionalità di tutto il personale. E purcon minori introiti e maggiori costi per le attività di prevenzione, Tmt ha mantenuto invariato il livello occupazionale».

Secondo il presidente di Tmt, «i numeri dimostrano la grande incertezza per il futuro immediato e per il 2021. La recrudescenza del Covid-19 sta impattando sulla fiducia dei consumatori, che sono quelli che attivano le importazioni. Le statistiche parlano di una possibile perdita di 800 mila posti di lavoro solo in Italia e i consumi diminuiscono».

Le rotte commerciali sono strettamente legate alla vita quotidiana: «In questo periodo – rileva Zerbini – si registra normalmente un aumento dei traffici dovuto al Natale, ma l’incremento non si nota. In caso di ulteriore lockdown la situazione diventerebbe molto difficile».

Basta vedere i dati complessivi del porto di Trieste, che pur va meglio di altri, ma che per effetto della recessione ha perso nel primo semestre il -13% delle rinfuse liquide, il -10% delle merci varie, il -5% dei ro-ro e il -4% dei container. Dati presentati a luglio come positivi, quando i comunicati ufficiali mostravano però un ottimismo sulla fase successiva, che viene smentito dai fatti.

A Venezia va pure peggio: se sono paragonabili il -8,9% delle rinfuse liquide e il -11,4% delle merci varie, si segnala il più cospicuo -13% sui container. Gli analisti immaginano intanto per il futuro il ridisegno delle catene logistiche di fornitura come risposta al Covid.

Per Zerbini, «andiamo verso la creazione di zone più baricentriche rispetto a reperibilità delle materie prime, trasformazione e successivo consumo. Questo può essere un vantaggio per i porti dell’Adriatico: una parte della produzione e degli impianti in Asia si stanno già ricollocando in Est Europa e Trieste rappresenta in questo caso il porto più conveniente».

Non a caso già oggi gli scali dell’Adriatico stanno soffrendo la crisi Covid meno di quelli tirrenici, potendo sfruttare mercati che grazie anche al minor costo della manodopera hanno continuato a lavorare più intensamente che in Europa occidentale.

Nordest Economia – 16/10/2020

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