Tir, è caos tamponi: «Bisogna pagarli e con i controlli perdiamo tre ore»

Da martedì i test imposti dalla Germania costano 40 euro. Conftrasporto: «Una vera beffa, e non c’è reciprocità»

di Matteo Marian

Dalle code chilometriche per fare il tampone «alla beffa». Perché dopo essersi scontrati con la stretta anti-Covid della Germania per il tramite dell’Austria, anche i trasportatori veneti da ieri devono fare i conti con la fine della gratuità del tampone e con una nuova routine dove bisogna mettere in conto, se va bene, un’ora di stop.

«Da oggi (ieri, ndr) a Vipiteno i camionisti italiani diretti in Germania devono pagarsi il tampone anti-Covid, se vogliono proseguire il viaggio. Non ci resta che piangere» tuona il presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè. «Bene che il ministro dei Trasporti scriva lettere e chieda il rispetto del principio della libertà di circolazione delle merci, ma, anche di fronte a quest’ennesima beffa imposta all’Italia da un altro Paese comunitario, scrivere non basta più. “A brigante, brigante e mezzo”, ebbe a dire il presidente della Repubblica Sandro Pertini. Insomma, a questi Paesi rispondiamo applicando quantomeno il principio di reciprocità. Per l’economia nazionale e per i trasportatori, ogni ritardo, ogni rallentamento, significano perdita di competitività e costi».

Il caso è noto. La Germania ha imposto a tutte le persone (compresi i camionisti) in arrivo nel Paese l’obbligo di esibire l’esito di un tampone (con referto scritto in inglese o tedesco) negativo ed effettuato da non più di 48 ore. L’Austria ha spostato il problema al confine con l’Italia, e il Brennero è diventato così il collo di bottiglia anti-Covid. Tutto questo, una settimana fa, si è tradotto in 40 chilometri di Tir in coda e camionisti all’addiaccio in una stazione di servizio (Sadobre) in attesa del tampone. Ma non è tutto.

Da ieri, infatti, i tamponi sono a pagamento (40 euro) e garantirselo implica almeno un’ora di sosta. «Questo dopo che ci siamo dati da fare come categoria» spiega Alessio Sorio, segretario della Fai Conftrasporto di Verona. «Prima la fermata per il tampone faceva perdere dalle due alle tre ore di lavoro». All’interno di Interporto Verona è stato infatti organizzato un punto tamponi dove i camionisti che lavorano con la struttura possono fermarsi per eseguire il test. «È a pagamento, il costo è di 40 euro come quelli che si fanno a Sadobre e a Trento. Ma almeno c’è un punto accessibile e i camionisti non sono costretti a cercare per mezza provincia una farmacia con spazi esterni dove poter parcheggiare Tir».

Ieri, nella prima giornata di operatività, sono stati eseguiti 150 tamponi ma il punto è attrezzato per arrivare a un massimo di 900 test. «Nel frattempo c’è chi preferisce farsi 150 chilometri in più per andare in Germania passando da Tarvisio, visto che qui non vige alcun obbligo» prosegue Sorio. «Un’ora in meno di guida, dato che sono nove al giorno, significa comunque una giornata compromessa per il 15%. E i clienti non ne vogliono sapere di costi aggiuntivi».

I camion, in questo periodo di crisi, rientrano senza carico. «E il ritorno è fondamentale per riuscire a guadagnare» conclude Sorio. «A questo va aggiunto il costo del tampone e il fatto che comunque, complessivamente, un viaggio per la Germania dura dalle due alle tre ore in più, visti i controlli e le code che si creano. Significa lavorare sapendo già che non si guadagnerà».

Nordest Economia – 23/02/2021

© Riproduzione riservata