Scavo del canale dei Petroli. Nuovo rinvio al 6 dicembre

«Servono approfondimenti» Il Porto: «Va bene ma decidete» Unindustria: «Grave rinviare» Ma per gli ambientalisti sassi e palaconole sono «illegittimi»

Decisione sullo scavo del Canale dei petroli e sulle nuove difese con sassi e palancole rinviata all’11 dicembre. Ancora uno stop per il progetto presentato dall’Autorità portuale che prevede lo scavo del canale di navigazione e la creazione di un’area per lo stoccaggio fanghi difesa da sassi, con il rinforzo delle rive in palancolato. Modalità che secondo le associazioni ambientaliste non sono conformi alle norme e ai piani in vigore. E necessitano di una Valutazione di Impatto ambientale. La maggioranza dei componenti della commissione, di nomina politica, sembrava ieri favorevole ad approvare il progetto. Alla fine si è deciso di chiedere al Porto di fornire alcuni elementi integrativi. Entro il 6 dicembre dovranno essere presentati maggiori dettagli su quattro punti: la provvisorietà dell’intervento, la riduzione della velocità delle navi transitanti lungo il canale durante gli eventuali lavori, gli effetti idrodinamici conseguenti all’intervento sulla biodiversità (flora e fauna). E la verifica che la soluzione del palancolato presentata nel progetto sia l’unica opzione percorribile. «Forniremo le informazioni perché si arrivi finalmente a una decisione», commenta il presidente dell’Autorità portuale Pino Musolino, «la comunità portuale attende una decisione. Dobbiamo contribuire a trovare un punto d’incontro tra la salvaguardia della componente ambientale e quella delle attività produttive che sono fonte di ricchezza e occupazione per la città e che non possono prosperare nell’incertezza».

Vincenzo Marinese, presidente degli Industriali veneziani, attacca la Salvaguardia. «Il rinvio di oggi è un fatto gravissimo, valuteremo cosa fare. C’è un problema di salvaguardia ambientale della laguna che significa anche mettere in sicurezza le sponde che la stanno contaminando. Ci sono i soldi per farlo, per i dragaggi e riportare il pescaggi a 11,20 metri. Ma siamo fermi al palo. Se uccidiamo le infrastrutture rimaniamo fermi».

La Nuova di Venezia – 01/12/2018

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