Il territorio si scopre poco competitivo e con minore attrattività industriale. Ci sono correttivi in vista?
Polesine non strategico per industria ed economia? Sembrerebbe così ad analizzare le motivazioni che hanno spinto Ecolab ad abbandonare il sito produttivo di Rovigo per trasferire la produzione in Francia. Una scelta che comporta pesanti ricadute sull’immediato e che pone seri interrogativi sul futuro a medio-lungo termine del panorama economico-occupazionale del Polesine.
Ecolab infatti spiega che la chiusura dello stabilimento di Rovigo è legata ad una revisione industriale che ha portato in superficie costi operativi che a Rovigo risultano più alti che in altri siti della multinazionale che si occupa di detergenti industriali. Costi maggiori, dunque, determinati da una logistica più complessa in quanto la maggior parte dei clienti Ecolab proviene da oltre i confini italiani, inoltre dal fatto che la maggior parte delle materie prime per la lavorazione proviene dall’estero. E quindi costi di trasporto più onerosi e tempi di consegna più lunghi. Il Polesine e Rovigo, quindi, si scoprono, detta in parole povere, meno competitivi dal punto di vista strategico-industriale, almeno per quelle attività imprenditoriali che lavorano molto nell’export. Ecco allora che l’interrogativo primario a cui cercare di dare risposta è il seguente: il Polesine è in gradi di competere, a livello economico e industriale, con le sfide della globalizzazione e di un mercato sempre più aperto e ‘competitivo’? Stando alle motivazioni, ovviamente ‘di parte’, di Ecolab, non sarebbe così.
Interrogativi a cui dare risposte nel breve. Perché Ecolab sta chiudendo i battenti adesso, tagliando 43 posti di lavoro (ma potrebbero essere di più), ma il rischio è che nei prossimi mesi il mondo economico-produttivo si impoverisca ulteriormente.
La Voce di Rovigo.it – 15/09/2019
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