L’Italia prova a coinvolgere la AIIB per sbloccare gli accordi sulla Via della Seta

Secondo quanto riferisce il Financial Times il nostro paese sarebbe in una fase avanzata dei colloqui per sostenere il programma Belt and Road Initiative nonostante l’avvertimento dell’UE e le pressioni di Washington. Stamattina a Roma in un vertice a palazzo Chigi il memorandum sulla via della Seta è passato senza modifiche: la Lega ha accettato l’impostazione data dal Mise.

L’Italia sta considerando di farsi finanziare dall’Asian Infrastructure Investment Bank come parte dei piani per diventare il primo paese del G7 ad appoggiare il conteso programma di investimenti globali “Belt and Road” (la nuova Via della Seta) di Pechino. Lo riferisce il Financial Times.  La AIIB è la più grande banca multilaterale per lo sviluppo infrastrutturale nell’area asia-pacifico. Nel 2015 Francia, Germania e Italia sono entrati come membri fondatori dell’istituzione finanziaria.

I due paesi, dice il quotidiano finanziario britannico, stanno pianificando di “esplorare tutte le opportunità di cooperazione” in Italia e “paesi terzi”, secondo il progetto di accordo di cinque pagine che riferisce il Financial Times ha avuto l’opportunità di leggere. L’ampio accordo coprirà aree quali politica, trasporti, logistica e progetti infrastrutturali.

La bozza mostra che l’Italia è in colloqui avanzati con la Cina e resiste alle pressioni di Washington e di Bruxelles per abbandonare tali discussioni in un momento di crescente preoccupazione per le ambizioni di Pechino e la potenziale minaccia alla sicurezza.

Il governo italiano intende firmare il “memorandum of understanding” sul BRI il 22 marzo, quando Xi Jinping, il presidente della Cina, visiterà Roma. Il potenziale coinvolgimento dell’AIIB, una banca multilaterale di sviluppo guidata da Pechino, suggerisce che l’Italia sta cercando modi per dissipare le preoccupazioni di Bruxelles rendendo l’accordo conforme alle norme dell’UE. Questo perché l’AIIB si presta secondo gli standard internazionali, inclusi gli appalti competitivi e gli studi sull’impatto ambientale, che sono richiesti all’interno dell’UE.

“Il potenziale coinvolgimento dell’AIIB nelle BRI in Italia è un punto di svolta”, ha affermato un diplomatico dell’UE a Bruxelles si legge ancora sul Financial Times. “Senza il coinvolgimento dell’AIIB nel prestito ai progetti, sarebbe difficile per le BRI arrivare in uno stato membro chiave dell’UE”.

I piani BRI cinesi mirano a finanziare e costruire infrastrutture in oltre 80 paesi in Eurasia, Medio Oriente e Africa. Gli Stati Uniti e i grandi paesi europei sono preoccupati che favoriscano le imprese cinesi, creino trappole del debito per gli stati beneficiari e siano utilizzati per rafforzare l’influenza strategica e militare di Pechino.

I piani, rivelati dal Financial Times la scorsa settimana, hanno scatenato proteste a Washington e Bruxelles. Diversi paesi dell’Europa centrale e orientale hanno già approvato i BRI, ma l’Italia sarebbe il primo paese del G7 a farlo. Roma crede che una più stretta collaborazione con la Cina possa aiutare a risolvere problemi tra cui l’alto debito pubblico e la migrazione illegale dall’Africa. Dalla crisi del debito europeo, le società cinesi hanno acquistato asset strategici come la rete elettrica del paese, i produttori high-tech e le marche di lusso.

Stamattina a Roma in un vertice a palazzo Chigi il memorandum sulla via della Seta è passato senza modifiche. La Lega – riferiscono fonti di governo del Movimento 5 stelle – ha accettato l’impostazione data dal Mise.  Via libera dunque alla firma. Al vertice – a quanto si apprende – presenti Conte, Di Maio, Tria, Moavero e  Salvini.

Il Piccolo/Nord Est Economia – 15/03/2019

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